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| << | < | > | >> |IndiceA proposito di libri Cos'è la carta 9 I mestieri del libro 23 Inizi, Francesco Piccolo 33 (Quasi) tutti i libri italiani sono in Garamond 39 Quanto tempo ci vuole per fare un libro 51 Titoli scartati di libri famosi 58 Storia delle copertine 63 Di chi sono le case editrici italiane 74 L'invenzione dei libri piccoli 78 Sull'editore, Michele Serra 89 Da dove vengono i loghi delle case editrici italiane 94 Il metodo Sellerio 101 Atlante degli investigatori italiani 110 Storia di Stile Libero 117 È una questione di cura, Concita De Gregorio 126 Vita da editor 131 Chi sono i Big five dell'editoria in lingua inglese 140 Chi sono i ghostwriter 142 Leggere le classifiche dei libri 153 Mario e io, Chiara Valerio 16o Come si fanno gli audiolibri (e cosa fanno ai libri) 171 Le tante strade di un libro illustrato 180 Storie di titoli tradotti o traditi 185 Perché certi libri stranieri si fanno aspettare 193 Mio padre e «The Dead», Giacomo Papi 201 La fabbrica dei libri 204 Come si apre una libreria 215 L'illusione dello scrittore, Luca Sofri 224 Chi ruba nelle librerie 229 Curatori: Arianna Cavallo, Giacomo Papi Illustrazioni: Giacomo Gambineri Gli autori: Arianna Cavallo, Gabriele Gargantini, Ludovica Lugli, Giacomo Papi, Marco Verdura |
| << | < | > | >> |Pagina 22| << | < | > | >> |Pagina 38| << | < | > | >> |Pagina 58| << | < | > | >> |Pagina 62| << | < | > | >> |Pagina 94| << | < | > | >> |Pagina 110| << | < | > | >> |Pagina 130| << | < | > | >> |Pagina 142| << | < | > | >> |Pagina 204| << | < | > | >> |Pagina 214| << | < | > | >> |Pagina 228I bravi ladri di libri non lasciano tracce, solo mancanze che alla fine dell'anno saranno contabilizzate come ammanchi di magazzino o differenze inventariali, senza poter essere attribuite con certezza a ladrocinio. La scomparsa dei libri potrebbe essere dovuta a errori negli ordini o a scatoloni smarriti o non registrati o dispersi o trafugati. Un altro caso piuttosto comune è causato, semplicemente, da chi in libreria consulta un libro e poi lo deposita su un altro scaffale impedendo al povero libraio di rintracciarlo. La prova che un furto c'è stato è solo la flagranza del reato: gli unici ladri di libri accertati sono quelli che vengono presi, cioè una piccola parte del totale e comunque non i più abili. Se i ladri di libri sono invisibili è anche perché le librerie - le piccole come le grandi, le indipendenti come quelle di catena - non ci tengono particolarmente a parlarne, per timore che l'ammissione dei furti subiti possa incoraggiare altri ladri all'azione.
In mancanza di dati ufficiali, un'indagine empirica permette di stabilire
che in una grande libreria i furti vanno dallo 0,4 per cento - a suo tempo
dichiarato da Riccardo Cattaneo, ex direttore generale delle librerie Mondadori,
che corrispondevano a ottantamila libri all'anno - fino all'1,5 per cento della
giacenza media - dato che si ricava da altre ammissioni non
ufficiali. In media viene rubato, insomma, un libro su cento.
In una grande libreria italiana la merce che manca ogni anno
nell'inventario può arrivare anche a valere diverse decine di
migliaia di euro (a cui però bisogna fare la tara dovuta a errori
di carico, magazzino e libri dispersi). Nelle librerie più piccole l'incidenza
dei furti è la stessa: ogni settimana scompaiono
in media uno o due libri per un totale di una settantina all'anno in una
percentuale che è sempre intorno all'uno per cento. Anche se nelle librerie i
ladri sono meno attivi di quelli che frequentano i negozi di vestiti o di
occhiali da sole, per dire, che costando di più incoraggiano rischi maggiori, il
costo dei furti ricade interamente sul libraio - non su autori ed editori - e
costituisce un ulteriore vantaggio competitivo di Amazon, a cui
nessun cliente può rubare alcunché.
QUALI LIBRI SI RUBANO DI PIÙ Giulio Einaudi era convinto che l'attenzione dei ladri per un libro fosse un segno di quella del pubblico. Si racconta che per testare il potenziale di vendita delle uscite, lasciasse le novità in vista in casa editrice, disponibili al prelievo non autorizzato. «Un libro rubato è un libro letto» diceva. Il criterio di Einaudi vale fino a un certo punto. Non è del tutto vero, infatti, che i libri più rubati siano quelli che vendono di più. Sono quelli più costosi, di moda o adatti a dare identità a chi li possiede. Però dipende anche dal tipo di librerie e dal tipo di ladro. Alla libreria minimum fax di Roma come alla libreria Verso di Milano - piuttosto piccole e frequentate da una clientela attenta alla qualità - i titoli che vanno di più sono le novità di narrativa di cui è bene sapere per tenersi informati, ma che magari non si ha una gran voglia di leggere e pagare. Nelle librerie più grandi, per esempio alla Feltrinelli Duomo di Milano, vanno molto i testi universitari e i libri più costosi, specialmente i Meridiani, anche perché si trovano in zone più periferiche e, quindi, meno sorvegliate da sicurezza, commessi e telecamere. I libri che costano di più sono quelli più rubati anche in un'altra grande libreria milanese, la Hoepli, che però ha un'offerta meno generalista di quella delle grandi catene. Quindi, libri di grafica e arte - che sono grandi e difficili da fare sparire - o guide (stranamente quelle di scacchi, in particolare Scacchi for dummies, andavano a ruba anche prima del successo della Regina di Netflix) o saggi importanti, come Il tardoantico di Rene Pfeilschifter, Einaudi. Rubare libri sembra essere, cioè, un piacere riservato soprattutto agli intenditori, a quelli che Vanni Scheiwiller - l'editore della collana di poesia All'insegna del pesce d'oro - definiva «libridinosi». Una libridine, insomma. Il ladro di libri più «libridinoso» della storia si chiama William Jacques, inglese, studi a Cambridge, soprannominato «Tome raider», arrestato nel 2002 per avere rubato libri antichi nelle migliori biblioteche d'Inghilterra per un valore complessivo stimato per difetto in 1 milione di sterline (più di 1,2 milioni di euro). Il suo primo colpo clamoroso furono i Principia mathematica di Isaac Newton a cui seguirono il Sidereus Nuncius e i Dialoghi di Galileo, oltre a libri di Keplero, Copernico, Malthus e Adam Smith. Ovviamente in edizione originale. L'ultimo arresto di Jacques risale al 2004, quando fu beccato alla British library di Londra con una barba finta e gli occhiali da sole. Oggi, dopo quattro anni di galera nel 2002 e altri tre e mezzo nel 2010, è interdetto da tutte le biblioteche del Regno Unito. E chissà cosa legge. Il fascino che esercita il furto tra i feticisti del libro è confermato anche dalle classifiche estere dei libri più rubati (si chiamano best stolen?). Come quella degli autori più saccheggiati alla libreria Barnes & Noble di Union square, compilata nel 1999 dal critico e scrittore Ron Rosenbaum sul New York Observer: Martin Amis, Paul Auster, Georges Bataille, William S. Burroughs, Italo Calvino, Raymond Chandler, Michel Foucault, Dashiell Hammett, jack Kerouac e soprattutto - coerentemente con i personaggi dei suoi libri - Charles Bukowski.
Essere rubati dimostra un desiderio. Qualche anno fa la
rivista letteraria inglese
Granta
basò la propria campagna di abbonamenti proprio sulle dieci ragioni per cui era
risultata la rivista più rubata d'Inghilterra.
TIPOLOGIE DI LADRI Anche sui ladri le informazioni sono piuttosto empiriche. Dalle interviste ai librai emerge una differenza sostanziale, di genere, tra librerie di catena e indipendenti. Nelle grandi librerie a rubare - cioè a essere presi - sono soprattutto i maschi, suddivisibili in due grandi categorie: gli studenti che rubano libri universitari e raccontano di averlo fatto per mancanza di soldi, e signori in giacca e cravatta, più inclini a prendersi i libri costosi e a giustificarsi dicendo di credere che si pagasse alla (fantomatica) cassa al piano di sopra. Nella Feltrinelli di piazza Duomo a Milano si aggirava anche «il serial killer dei Meridiani», un uomo elegante e dotato di aplomb, passato alla storia per essere stato preso con la ventiquattr'ore rigonfia dell'opera omnia del poeta modernista americano Wallace Stevens. Invece l'impressione dei librai di librerie più piccole - per esempio la Verso di Milano - è che a rubare siano prevalentemente donne di ogni età, forse per la comodità della borsa. Un piccolo libraio, dietro garanzia di anonimato, racconta un'apparizione: «Qualche giorno fa è entrata in libreria una ragazza bellissima, mora, alta, stivali, la gonna al ginocchio e un cappello a larghe tese, hai presente Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi? Non riuscivo a non guardarla, anche volendo. Mi veniva da sorriderle. Si è fatta un giro in libreria e quando è uscita, mi sono reso conto che si era portata via un paio di libri, non mi ricordo neanche quali, guarda, da tanto ci sono rimasto male, anche perché se me li avesse chiesti probabilmente glieli avrei regalati.» Una parte dei furti ha ragioni professionali. C'è chi ruba libri anche per rivenderli alle bancarelle o chi lo fa su commissione, soprattutto nel mercato antiquario. In caso di furto cumulato oltre alla figuraccia si rischia fermo e denuncia, mentre di norma la scelta per chi è sorpreso a rubare libri è tra pagare la merce o lasciarla dov'era. Nella casa di uno studente arrestato alla Hoepli con libri universitari per 410 euro sono stati trovate altre decine di libri rubati, probabilmente per essere rivenduti in università. Ma sono casi rari. Rubare libri, oggi, sembra essere soprattutto un'attività ricreativa.
L'età dell'oro del furto di libri è passata. Per quanto sopravviva un
residuale feticismo, la quantità di libri pubblicati e i
prezzi bassi li hanno resi oggetti meno desiderabili e identitari, rimpiazzati
da telefonini e scarpe. Si sa per esempio che
a Londra, durante i disordini del 2011, gli unici negozi a non
essere saccheggiati furono proprio le librerie (con la sola sessista esclusione
di Gay's the word a Bloomsbury, specializzata
in Lgbt). L'ultimo rigurgito di centralità rivoluzionaria del libro
probabilmente è testimoniato da
Ruba questo libro
di Abbie Hoffman, quello dei
Chicago 7,
pubblicato nel 1971, in cui si teorizzava il furto di libri come atto politico
rivoluzionario. Prima che diventasse un simbolo della controcultura, però,
rubare libri è stata un'attività di piccola criminalità come altre,
assimilabile al furto di biciclette o di portafogli sul tram, proprio perché il
furto di libri poteva dare da vivere.
TECNICHE PER RUBARE Il primo segno per cui i librai si mettono in allerta è la presenza di zaini e borse. La cosa non riguarda solo le donne, ovviamente, che la borsa ce l'hanno quasi sempre. Il secondo sono i movimenti: un cliente che si china è più sospetto di uno che limiti al massimo i movimenti. Tutte le librerie concordano sul fatto che la presenza di sorveglianti diminuisce il numero di furti, ma i sorveglianti hanno un costo che non è necessariamente minore, anzi, di quello dei furti. Anche le telecamere funzionano, ma non si possono piazzare ovunque, e nelle librerie piccole ci stanno proprio male. Sono efficaci anche le bande magnetiche infilate tra le pagine o i codici a barre argentati simili ai bollini Siae che le stanno sostituendo, ma è impossibile inserirle in tutti i libri: una libreria piccola ha 10mila titoli - «referenze» - per circa 15mila libri - «pezzi» -, una grande può arrivare a 70mila per 160mila totali. Per i librai il furto, insomma, rappresenta un rischio di esercizio preventivato che si può tenere sotto controllo, ma non azzerare. Dal lato dei ladri, invece, sopravvive anche un'ottica romantica fondata sull'idea che i libri non siano merci come tutte le altre e che rubarli sia meno grave che rubare in generale. Esiste un libro intitolato Come rubare libri dell'artista americano David Horvitz, pubblicato in inglese e italiano da una piccola casa editrice veneziana, che elenca ottanta modi per farlo. David Horvitz ha dichiarato: «Immagino un giorno di possedere una libreria di soli libri rubati. Ogni libro conterrà la storia di come è arrivato nella mia libreria speciale.» Alcuni dei metodi concepiti da Horvitz: * Vestiti da poliziotto ed esci dal negozio tenendo il libro in mano. * Indossa un cappello, una maschera, una maglietta a righe e porta con te un sacco con dipinto il simbolo del dollaro. Metti il libro nel sacco ed esci. * Lega il libro a un cane ed esci dal negozio insieme al cane. * Libera un cane selvaggio nel negozio. Esci con il libro nel subbuglio. * Ruba il libro mentre stai piangendo. * Esci con il libro in equilibrio sulla testa. * Esci camminando con il libro legato con un elastico sotto la scarpa.
* Ruba il libro una pagina per volta da differenti negozi.
(Forse è quello che ha in testa il cosiddetto «killer delle
pagine» che da qualche tempo imperversa alla Feltrinelli
di Milano strappando libri qua e là, con una certa predilezione per quelli di
poesia.)
ANTICHI RIMEDI Nei tempi andati, quando i libri erano cose preziose come i diamanti, c'era un rimedio radicale: incatenarli. In Europa esistono ancora biblioteche - le più famose sono in Inghilterra, nella cattedrale di Wenchoster nel Suffolk e in quella di Hereford, vicino a Gloucester - dove i libri sono assicurati ai tavoli e agli scaffali da pesanti catene. Potrebbe essere un'idea da aggiornare alla modernità: si può immaginare una libreria con un unico libro per tipo disponibile alla consultazione e tutti gli altri custoditi sotto vetro come le bottiglie di barolo e champagne nei supermercati. Un accorgimento arredativo che forse li renderebbe più desiderabili. Il furto di libri è sempre stato un flagello alquanto diffuso tra i conoscitori, che un tempo erano soprattutto chierici. Papa Pio V - il santo che scomunicò Elisabetta I d'Inghilterra e definì l'omosessualità «l'esecrabile vizio libidinoso contro natura» - ebbe a che fare anche con l'esecrabile vizio libridinoso: il 14 novembre 1568 emanò una bolla che scomunicava chiunque avesse sottratto un libro a un monastero. Non è un caso, forse, che sia stato proprio lui a istituire la «Congregazione per la riforma dell'Indice dei libri proibiti», con il compito di aggiornare la lista dei titoli eretici - e degli autori - da vietare ed eventualmente bruciare. Un'altra bolla di scomunica fu esposta anche all'Università di Salamanca e nel 1752 un'altra scomunica fu emanata da papa Benedetto XIV, senza evidentemente eliminare il problema. Visto che le bolle papali non sortivano effetti, ci si provò con le maledizioni. In Una storia della lettura Alberto Manguel cita quella presente nella biblioteca del monastero San Pedro de les puelles di Barcellona: «A colui che ruba un libro, o lo sottrae senza poi restituirlo: che le sue mani si cangino in serpente e lo stritolino nelle loro spire. Che egli sia colpito da paralisi e che tutte le sue membra esplodano. Che si strugga nelle pene invocando la misericordia e che la sua agonia non cessi fino a che il suo corpo non sarà dissolto. Che i tarli gli rosicchino le viscere, come il verme che mai non muore. E, quando infine arriverà il momento del giudizio, che le fiamme dell'Inferno lo consumino in eterno.» Ma la lotta contro il ladrocinio di libri non era appannaggio di biblioteche, ma un pericolo corso da chiunque ne possedesse (come sa chiunque ne abbia prestati senza rivederli mai più). In Notes on Bibliokleptomania (New York Public Library, 1944) Lawrence S. Thompson racconta che spesso le maledizioni erano scritte direttamente sul libro dai proprietari medesimi. Questa è stampigliata su un volume di epoca rinascimentale: «Vedi qui scritto il nome del mio padrone: guardati dunque dal rubarmi; perché se lo fai il tuo delitto sarà da me punito senza fallo. Guarda qui sotto la figura di un ladro impiccato; pensaci bene quindi e fermati in tempo, se non vuoi pendere da una forca.»
Ma erano cose da Medioevo, appunto.
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