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| << | < | > | >> |IndicePrefazione 18 Introduzione 21 Europa 28 Asia 122 Africa e Medio Oriente 206 Americhe 290 Oceani e isole 380 Universo 452 Note sugli autori e sui fotografi 503 |
| << | < | > | >> |Pagina 21Introduzione di Paul Martin40 milioni di lettori di NATIONAL GEOGRAPHIC costituiscono un gruppo estremamente vario. Stabiliti in tutti i Paesi del pianeta, rappresentano le Nazioni Unite delle lingue, delle culture, dei modi di vedere il mondo. Nondimeno, condividono un'innata passione per la fotografia: sia che abitiamo a Manhattan, sia che siamo moscoviti l'immagine fotografica parla in modo eloquente a noi tutti. Un direttore di NATIONAL GEOGRAPHIC, John Oliver La Gorce, affermò una volta che la potenzialità comunicativa fa della fotografia un linguaggio universale. Negli ultimi 113 anni poche pubblicazioni hanno contribuito a sviluppare questa forma espressiva tanto quanto ha fatto la rivista dalla copertina gialla. Oggi l'archivio della National Geographic Society spazia su un impressionante totale di 10.500.000 immagini, pubblicate e inedite, che abbracciano tutta la storia della fotografia - dalle rare lastre Autochrome alle pellicole in negativo e alle diapositive, fino al ritocco digitale - offrendo una documentazione unica sul mondo nel secolo scorso, sulle sue conquiste mediche, scientifiche ed esplorative, sulle drammatiche trasformazioni culturali, sulle guerre e sui disastri naturali. Pensate allora quanto sia difficile scegliere, fra queste immagini inestimabili, un campione delle migliori fotografie prodotte per la National Geographic Society: tale è la meta ambiziosa che si sono posti i redattori di questo libro. Nelle pagine che seguono vedrete il mondo attraverso l'obiettivo di fotografi leggendari quali William Albert Allard e James L. Stanfield, ammirerete immagini che hanno fatto storia, veri punti di riferimento nel settore, come quelle che documentano le spedizioni polari dell'ammiraglio Richard E. Byrd, ma incontrerete anche fotografie catturate da fotografi non professionisti, come gli astronauti che, pieni di meraviglia, hanno contemplato lo spazio oltre gli oblò di una navicella spaziale in orbita intorno alla Terra o alla Luna remota. Le fotografie contenute nel volume spaziano dall'intimo al grandioso. Come un tappeto volante, vi porteranno nei deserti, nelle foreste, nelle giungle, vi condurranno sotto il mare, vi lanceranno persino verso le stelle. Molte immagini esaminano particolari di vita quotidiana, soggetto che i fotografi di National Geographic hanno trattato spesso e con dedizione. "Il lavoro sul campo avvicina alla gente", osserva il fotografo George Steinmetz. "Non solo offre una via d'accesso privilegiata che a un viaggiatore normale manca, ma spinge a guardare le cose in un modo diverso, più analitico che empirico. Obbliga ad ampliare sé stessi, a calarsi nelle situazioni". Questo libro è organizzato geograficamente e rispecchia così sia il metodo e la missione della rivista, sia la struttura dell'archivio fotografico della Society. Ciascuno dei sei capitoli si apre con un saggio che aiuta a collocare le immagini in prospettiva. Scritti da esperti le cui competenze vanno dalla novellistica alla scienza, i diversi brani riflettono le prospettive e gli interessi particolari dei loro autori. Il primo capitolo è focalizzato sull'Europa, una delle aree più presenti nelle collezioni fotografiche della Society. Le immagini, dedicate alla vita rurale e urbana dall'alba del XX secolo fino a oggi, compongono un ritratto culturale che tocca un gran numero di nazioni. Le più rilevanti comprendono ritratti di donne e bambini, con interessanti contrasti tra i nostri tempi e il passato, dai bimbi di Barcellona che si divertono con le bolle di sapone a una festa, a quelli olandesi che calzano zoccoli di legno, immortalati nel 1929. Il capitolo è completato da classici paesaggi rurali e urbani e da immagini di persone impegnate nel lavoro e nello svago. Il secondo capitolo si riferisce all'Asia, il continente più popoloso, dimora di 3,8 miliardi di persone. Terra di cambiamenti fulminei e di tradizioni immutabili, l'Asia coniuga lo skyline di Shanghai con i templi di Angkor. Le vivaci fotografie scattate per le strade di Hong Kong da John Scofield contrastano con le immagini dei guerrieri di terracotta di Xi'an, in Cina, antichi di 22 secoli, mentre le signore di Shanghai fotografate da Bruce Dale in un salone di bellezza offrono un ritratto senza tempo, come le donne nepalesi, immortalate con i loro abiti migliori nel 1920 da John Claude White. Il terzo capitolo, dedicato all'Africa e al Medio Oriente, comprende alcune delle drammatiche fotografie di natura che hanno dato fama a National Geographic, come il gruppo di magnifici leopardi colti nel buio della notte o la giraffa solitaria che attraversa una foresta dall'aspetto quasi sovrannaturale. Ampia attenzione è poi dedicata alla cultura, vista attraverso il prisma del lavoro, della vita quotidiana e delle tradizioni, dallo svelto cacciatore sudafricano in cerca di ratti nei canneti alle donne avvolte nei burka in attesa di votare nella capitale dello Yemen, dalla donna della tribù nordafricana Ouled Nail adorna di monete ai cercatori d'oro che sudano sette camicie nella foresta di Minkébé, nel Gabon. Il quarto capitolo delinea l'immensa fascia delle Americhe, due terre le cui similitudini topografiche sono impressionanti non meno delle differenze culturali. Pregna dello spirito ispanico e portoghese, l'America Latina presenta un volto assai diverso dalle culture anglo-francesi che predominano negli Stati Uniti e in Canada: in questa sezione le immagini variano quindi dall'esotismo di un terzetto di giovani donne della tribù Kayapo, in Brasile, all'essenzialità tutta yankee dell'operaio di Pittsburgh che espone con orgoglio la bandiera a stelle e strisce sul portico di casa. Le eccezionali fotografie naturalistiche, poi, ritraggono lupi, grizzly e quetzal. Il quinto capitolo esplora il mondo sommerso, le isole e le culture isolane. Negli anni, la Society ha sostenuto esploratori subacquei famosi come Emory Kristof, membro della squadra che offrì al mondo la visione del relitto del Titanic. Il fotografo David Doubilet, il cui lavoro è presente in queste pagine, dice: "Veniamo dal mare e proprio per questo si avverte una sensazione primordiale fotografando sott'acqua". Altrettanto affascinanti sono le terre abbracciate dai mari, qui rappresentate da immagini che documentano meraviglie, come le fonti di vapori idrotermali islandesi e il tuatara, un "fossile vivente" della Nuova Zelanda. Il sesto capitolo presenta una carrellata sull'esplorazione umana dei cieli. Molte fotografie sono frutto della lunga collaborazione tra NATIONAL GEOGRAPHIC e NASA, dalle immagini delle missioni lunari Apollo a quelle dello space shuttle, fino alle emozionanti fotografie inviate dal Voyager e dal telescopio Hubble, che svelano quinte colorate di pianeti lontani e di galassie remote: una conclusione perfetta per il nostro viaggio fotografico.
Esaminando i sei
capitoli che seguono, vedrete fotografie che non hanno perso nulla del loro
impatto emotivo, benché le informazioni fornite negli articoli che le
accompagnavano in origine sulla rivista non siano più attuali già da molti anni.
Il permanere della loro forza la dice lunga sul valore duraturo di quest'arte in
un mondo saturo di televisione, film e video. Joel Sartore, uno dei giovani
maestri della fotografia moderna, sostiene che essa "non cadrà mai in disuso
perché ha l'impareggiabile capacità di fermare il tempo, letteralmente: un bimbo
è sempre un bimbo, un uccello è eternamente in volo". E allora, cosa rende
memorabile un'immagine particolare? "Secondo me, un grande scatto ha tre
componenti", prosegue Sartore. "Buona luce. Buona composizione, con uno sfondo
che non confligga con il soggetto principale. E poi l'attimo, che può essere
un'emozione o qualcosa
che emerge potente sulla scena". Il tempismo è decisivo. "Infatti", continua,
"gli scatti migliori sono quelli apparentemente impossibili. Un classico esempio
è la fotografia del lupo che salta da un iceberg a un'altro, scattata da Jim
Brandenburg. La luce è magnifica, soffice, la composizione è buona e l'immagine
cattura un istante perfetto: il lupo sospeso a mezz'aria". Certe fotografie
possono cambiare una vita. Sartore non dimenticherà mai un ritratto di Martha,
l'ultimo piccione viaggiatore, risalente al 1913: "Lo osservavo e mi chiedevo:
'come può essere l'ultimo? Una volta ce n'erano milioni'. Ci penso ancora. In
effetti, quell'immagine mi ha messo sulla strada della conservazione
naturalistica. Mi ha dato la volontà di usare la fotografia per tentare di
salvare la Terra, per dar voce alle specie in pericolo, che voce non hanno". La
fotografia non cambia la vita della maggior parte di noi, ma di certo trasforma
la nostra mentalità, aprendola al mondo e contribuendo a generare comprensione.
Le immagini di questo libro testimoniano la potenzialità comunicativa della
grande fotografia, ancora in grado, dopo più di cent'anni, di riconfermarsi una
volta al mese sulle pagine di NATIONAL GEOGRAPHIC.
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