Copertina
Autore AA. VV.
Titolo Segni e sogni della terra
Sottotitoloil disegno del mondo dal mito di Atlante alla geografia delle reti
EdizioneDe Agostini, Novara, 2001 , pag. 286, dim. 250x280x18 mm , Isbn 978-88-415-9901-3
Classe storia , scienze naturali , storia della scienza , storia della tecnica , citta'
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Indice


Premessa                                     11
di Carlo Pirovano

Dalla Terra piatta alla Terra cava           15
di Umberto Eco

Mela o melone? Il problema della forma       23
della Terra nel Settecento
di Pasquale Tucci

L'oscuro abisso del tempo                    27
di Paolo Rossi

Catalogo

Luomo guarda la Terra                        34

Mito, religione e conoscenza:                48
la mappa del mondo medievale
Peter Barber

Carte e potere                               80
Monique Pelletier

Il viaggio, la scoperta, la carta           130
Marica Milanesi

La scopeta del territorio vicino            166
Carlo Pirovano

Il ruolo dei Globi nella conoscenza         192
della Terra
Rudolf Schmidt

L'istinto della misura.                     220
3000 anni di disegno della Terra
Enrico Gamba

La Terra ridisegnata dallo spazio           254
Giovanni Caprara

Il cyberspazio. Mappe e viaggi              262
in un nuovo spazio
sospeso tra il reale e il virtuale
Paolo Cavallotti

Glossario                                   270
a cura di Giuseppe Motta

Bibliografia                                281

 

 

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Pagina 15

Dalla Terra piatta alla Terra cava
di Umberto Eco



Era abbastanza realistico per gli antichi ritenere che la terra fosse piatta. Corrispondeva all'esperienza immediata, così come i dati della percezione ci dicono che il sole si leva a est a si muove sopra la terra sino a che tramonta a ovest. Per Anassimene, nel VI secolo a.C., il rettangolo terrestre, fatto di terra e di acqua, e contornato dalla cornice dell'Oceano, navigava su una sorta di cuscino di aria compressa.

Per Omero la terra era un disco circondato dall'Oceano e ricoperta dalla calotta dei cieli, e un disco piatto era per Talete e per Ecateo di Mileto. Per Anassimandro, che pure già parlava dell'eclittica, dal caos primigenio era esplosa una massa che aveva assunto la forma di un cilindro che sosteneva il disco terrestre.

Tuttavia, che la Terra fosse sferica, lo si pensa abbastanza presto, e più per ragioni teoriche che per ragioni empiriche. Se per Parmenide la perfezione dell'essere assumeva la forma ideale di uno Sfero immobile e inalterabile, Pitagora e i suoi seguaci, per ragioni mistico-matematiche, avevano elaborato un complesso sistema planetario in cui la terra non era neppure al centro dell'universo. Stava in periferia anche il sole, e tutte le sfere dei pianeti ruotavano intorno a un fuoco centrale. Tra l'altro, ciascuna sfera ruotando produceva un suono della gamma musicale, e per stabilire una esatta corrispondenza tra fenomeni sonori e fenomeni astronomici, era stato introdotto persino un pianeta inesistente, l'Antiterra. Nel loro furore matematico-musicale (e nel loro disprezzo per l'esperienza sensibile) i pitagorici non avevano considerato che se ogni pianeta produceva un suono della gamma, la loro musica mondana avrebbe prodotto una disgustosa dissonanza, come se un gatto saltasse di colpo sulla tastiera di un pianoforte. Ma l'idea della musica mondana la ritroviamo mille e più anni dopo in Boezio, che pure di musica se ne intendeva - e non dimentichiamo che anche Copernico era stato ispirato da principi matematico-estetici.

Per le stesse ragioni Platone, nel Timeo, parla - se non della Terra - del Cosmo intero come di una entità rotonda in quanto perfetta e autosufficiente: "E diede a esso una forma che gli era conveniente e affine. Infatti al vivente che deve comprendere in sé tutti i viventi è conveniente quella forma che comprende in sé tutte quante le altre forme. Perciò lo tornì arrotondato, in forma di sfera che si stende dal centro agli estremi in modo eguale da ogni parte, ossia la più perfetta di tutte le forme e la più simile a se medesima, ritenendo il simile più bello del dissimile" (33B).

Su osservazioni empiriche si erano invece basate le successive dimostrazioni della rotondità della terra. Tra coloro che non ponevano in dubbio la sfericità della terra porremo Eudosso, Aristotele, Euclide, Archimede.

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Pagina 22

Che cosa unisce il discorso sulla Terra piatta a quello sulla Terra cava? Nel primo caso abbiamo una leggenda (presa sul serio anche in ambienti colti), per la quale si era attribuito ai medievali una credenza di cui essi avevano fatto giustizia da gran tempo. Nel secondo, tendiamo a ignorare che, proprio tra i nostri contemporanei, allignano credenze ben più deliranti, diffusissime anche attraverso il Web. Come a dire che, anche nella storia delle mappe, non bisogna troppo cercare la pagliuzza nell'occhio dei nostri antenati. I quali, se non altro, avevano rappresentato (sia pure in modo discutibile) delle terre reali.

Quanto alla superficìe interna della Terra cava, restiamo in attesa. Per ora le mappe non ci sono.

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Pagina 27

L'oscuro abisso del tempo
di Paolo Rossi



George Louis Leclerc, conte di Buffon, pubblicò nel 1749 la Storia e teoria della Terra e, nel 1778, Le epoche della natura. Nella pagina iniziale di quest'ultimo libro troviamo un parallelo tra la storia della Terra e la storia civile e troviamo anche l'affermazione del carattere breve della storia umana al quale si contrappone la sterminata lunghezza dei tempi della storia naturale: "Come nella storia civile si consultano i documenti, si ricercano le medaglie, si decifrano le antiche iscrizioni, così nella storia naturale si deve rovistare negli archivi del mondo, si devono estrarre dalle viscere della Terra i vecchi monumenti, raccogliere i loro resti... È questo il solo mezzo per fissare qualche punto nell'immensità dello spazio e per porre qualche pietra numeraria sulla via eterna del tempo... La storia civile è limitata ad un tempo assai vicino al nostro e si estende soltanto a quelle piccole parti della Terra abitate da popoli preoccupati della loro memoria. La storia naturale invece abbraccia tutti gli spazi e tutti i tempi".

Questo testo, che ebbe efficacia grandissima, contiene affermazioni che ci sembrano del tutto ovvie. Ma ciò che è ovvio per noi, non era affatto ovvio nei secoli passati. Alcune opinioni e tesi e teorie sono diventate "ovviamente vere" attraverso processi lunghi e complicati, che hanno richiesto mutamenti profondi nei modi di pensare e nei modi di concepire il mondo e i rapporti tra noi e il mondo. Un primo punto, che vale la pena di sottolineare, riguarda la nozione stessa di una storia della natura e di una storia della Terra. Quando usiamo il termine "storia naturale" ci dimentichiamo, in genere, che il significato di questa espressione, per molti secoli, non ebbe nulla a che fare con i processi temporali. Fu quello che a esso avevano attribuito Aristotele e Plinio: una historìa o una descrizione atemporale di entità non mutevoli.

Nel nostro mondo postdarwiniano storia dell'universo, storia del sistema solare, storia della Terra, storia della specie umana sono entità costruite su scale cronologiche enormemente diverse: 5000 milioni di anni per la storia della Terra, da 2 a 3 milioni di anni per la comparsa dell'uomo, circa un milione e mezzo di anni per l'utilizzazione dei primi utensili, da 20 a 50 mila anni per la comparsa dell' homo sapiens. Che la natura sia di gran lunga precedente all'uomo, che l'uomo sia emerso dalla natura, che molta "natura" sia tuttora presente nei suoi comportamenti: tutto ciò fa ormai parte (o dovrebbe far parte) del senso comune, anche di quello delle persone che hanno solo poche e confuse idee sulla paleontologia stratigrafica. Per questo vale la pena di ricordare un punto: per molti e molti secoli la storia dell'uomo fu concepita come coestensiva alla storia della Terra. Un cosmo non costruito per le creature umane, una Terra non popolata da creature umane, apparvero a lungo come realtà prive di senso, pure fantasie.

 

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Riferimenti


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