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Genius
Now my charms are all o'erthrown
and what strength I have's mine own
Prospero al pubblico
I latini chiamavano Genius il dio a cui ciascun
uomo viene affidato in tutela al momento della
nascita. L'etimologia è trasparente ed è ancora
visibile nella nostra lingua nella prossimità fra
genio e generare. Che Genius avesse a che fare
con il generare, è del resto evidente dal fatto
che l'oggetto per eccellenza "geniale" era, per
i latini, il letto:
genialis lectus,
perché in esso si compie l'atto della generazione. E sacro a
Genius era il giorno della nascita, che per questo noi chiamiamo ancora
genetliaco. I regali e i banchetti con cui celebriamo il compleanno
sono, malgrado l'odioso e ormai inevitabile
ritornello anglosassone, un ricordo della festa
e dei sacrifici che le famiglie romane offrivano
al Genius nel natalizio dei loro membri.
Orazio parla di vino puro, di un maialino di
due mesi, di un agnello "immolato", cioè
cosparso della salsa per il sacrificio; ma sembra
che, in origine, non vi fossero che incenso,
vino e deliziose focacce al miele, perché
Genius, il dio che presiede alla nascita, non
gradiva i sacrifici sanguinosi.
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