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| << | < | > | >> |Indice• INTRODUZIONE 6 ITINERARI 8 CHIAVE DI LETTURA 9 IL PERIODO PRE-ANGKORIANO 16 IL PERIODO ANGKORIANO 24 GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DEL TEMPIO 42 LE FONTI DELL'ICONOGRAFIA 58 LE DIVINITÀ 64 LA STORIA ARCHEOLOGICA 70 • CAPITOLO 1 - LA RAFFINATEZZA DELLE ORIGINI 76 PREAH KO 80 BAKONG 84 LOLEI 90 PHNOM BAKHENG 92 BAKSEI CHAMKRONG 98 BEI PRASAT 100 PRASAT KRAVAN 101 BAT CHUM 102 MEBON ORIENTALE 104 PRASAT LEAK NEANG 107 PRE RUP 108 • CAPITOLO 2 - CAPOLAVORI DI INTAGLIO 112 BANTEAY SREI 116 KBAL SPEAN 128 TA KEO 130 THOMMANON 134 CHAU SAY TEVODA 136 SPEAN THMA 137 TA PROHM 138 • CAPITOLO 3 - LE FONDAZIONI REALI 144 ANGKOR VAT 148 TA PROHM KEL 174 TA SOM 176 PREAH KHAN 180 PRASAT PREI 190 BANTEAY PREI 191 KROL ROMEAS 191 KROL KO 192 NEAK PEAN 193 • CAPITOLO 4 - IL CUORE DI ANGKOR 196 ANGKOR THOM 200 BAYON 208 BAPHUON 222 TERRAZZA DEL RE LEBBROSO 226 TERRAZZA DEGLI ELEFANTI 228 PALAZZO REALE 232 PHIMEANAKAS 236 TEP PRANAM 238 PREMI PALILAY 240 PRASAT SUOR PRAT 242 KHLEANG 243 PREAH PITHU 246 • CAPITOLO 5 - L'EREDITÀ DEI KHMER 250 PHNOM BOK 254 BANTEAY SAMRÉ 254 TA NEI 260 PRASAT CHRUNG 261 BANTEAY KDEI 262 KUTISHVARA 268 SRAH SRANG 270 • CAPITOLO 6 - ITINERARI FUORI DAL PARCO ARCHEOLOGICO 272 BARAY OCCIDENTALE 276 WAT PREMI INDRA KAORSEY 277 MEBON OCCIDENTALE 278 AK YUM 279 PHNOM KROM 280 CHAU SREI VIBOL 280 GLOSSARIO 282 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE 283 INDICE 284 |
| << | < | > | >> |Pagina 6IntroduzionePochi luoghi al mondo possono vantare il fascino di Angkor, cuore dell'immenso impero khmer sorto in Indocina tra il IX e il XIII secolo e oggi splendido parco archeologico. I Khmer, che ebbero il loro epicentro nell'odierno Cambogia (il nome viene dal termine sanscrito maschile Kambuja, la "(terra) della stirpe di Kambu", mitico asceta) sfruttarono le caratteristiche particolari della piana di Angkor e attivarono un'incredibile rete idraulica articolata in bacini, canali e risaie, che non solo assicurò il sostentamento a un milione di persone, ma permise l'accumulo di un surplus capace di finanziare innumerevoli costruzioni. Sovrani geniali e bellicosi, ispirandosi alle concezioni indiane sulla regalità e ai culti autoctoni degli spiriti del luogo e degli antenati divinizzati, i re khmer edificarono monumentali templi a piramide quali riproduzioni della mitica montagna cosmica: il Meru. Ogni tempio, inoltre, si specchiava in un bacino più o meno vasto, che assolveva la funzione pratica di riserva idrica e quella simbolica di rappresentazione dell'oceano primigenio. Ne nacque una liquida scacchiera costellata di templi, palazzi in legno e capanne in bambù, brulicante di mercati, carri, piroghe, animali e gente. Un fervore di vita che è rappresentato con incisiva freschezza nei bassorilievi che si dipanano lungo le pareti del Bayon, forse il più potente monumento alla regalità assoluta che il genio artistico khmer seppe produrre. Convinti di esercitare il potere su mandato divino e di partecipare essi stessi dell'essenza della Divinità, i sovrani affidarono alle iscrizioni sui templi la memoria delle loro concezioni e la celebrazione delle loro imprese. Altra fonte preziosissima per ricostruire il mondo khmer nell'ultima fase del suo splendore è costituita dalle "Memorie sui costumi del Cambogia", un testo redatto dal funzionario cinese Zhou Daguan, che soggiornò ad Angkor dall'agosto del 1296 al luglio del 1297. Di Angkor, la grande capitale costituita da numerosi agglomerati urbani sorti nel corso dei secoli, solo i templi sono rimasti, assediati dalla vegetazione. Il mondo arboreo ha ripreso possesso di quelli che un tempo erano spazi umani, insediandosi prepotente tra le pietre in un groviglio tentacolare di rami e liane. È proprio questa presenza verde che aggiunge all'ineffabile bellezza artistica dei templi di Angkor un'atmosfera magica, d'altri tempi e d'altri mondi. Ascoltando all'alba dalla cima del Phnom Bakheng il levarsi delle prime voci della foresta, passeggiando lungo i bacini del Palazzo Reale o tra le rovine del Preah Pithu nelle ultime luci del giorno, sedendosi a contemplare i riflessi del Srah Srang al primo chiaro di luna si è presi da una malia sottile, che va ben oltre l'emozione estetica. | << | < | > | >> |Pagina 20LO ZHENLA E I PRIMI REGNI KHMERI Khmer, probabili vassalli del Funan, provenivano dall'alto corso del Menam e, seguendo la valle del fiume Mun, avevano raggiunto il Mekong. Il loro primo principato autonomo sorse nel V secolo a nord del Tonlé Sap: le cronache cinesi lo chiamano "Zhenla" e ne citano i re Shrutavarman e Shreshthavarman, la cui capitale Shreshthapura doveva essere nel Laos meridionale. A interessare la futura storia del Cambogia è il regno khmer di Bhavapura, nella zona dell'odierna Kompong Thom: il sovrano più importante, Ishanavarman, tra il 612 e il 628 completò la conquista del Funan ed elesse a sua capitale Sambor Prei Kuk, rinominandola Ishanapura. Dopo alcuni torbidi, Jayavarman I nel 657 riprese il controllo, ma alla sua morte dopo il 700 il regno si frazionò in numerosi principati, tra i quali emerse quello di Shambhupura, ovvero Sambor sul Mekong, il cui sovrano Pushkaraksha nel 716 si proclamò re di tutto il Kambuja. Secondo le cronache cinesi, agli inizi dell'VIII secolo esistevano uno "Zhenla di terra" e uno "Zhenla di acqua", il primo unito e centrato sugli antichi territori dello Zhenla, il secondo articolato in numerosi feudi nell'area che aveva un tempo costituito il Funan. Il figlio di Pushkaraksha, Shambhuvarman, e l'erede di questi Rajendravarman I riuscirono a mantenere il controllo su buona parte dello Zhenla di acqua fino alla fine dell'VIII secolo, quando i Malesi e Giava imposero la loro sovranità a molti principati khmer. A questo periodo vengono ascritti quattro stili, il primo dei quali, lo stile di Sambor Prei Kuk (600-650), prende il nome dalla capitale del Bhavapura, 35 chilometri a nord dell'odierna Kompong Thom, 140 chilometri a sud-est di Angkor in essa si pongono i fondamenti della futura architettura khmer. Il tempio, prasat, è costituito da una tozza cella quadrata o oblunga, con un unico accesso e pilastri poco aggettanti sulle pareti esterne, ed è sovrastato da una copertura piramidale a gradini regolari. Progressivamente si accentua il gioco delle rientranze e degli aggetti e di conseguenza aumenta il numero dei pilastri esterni. Oltre alla principale, quasi sempre rivolta a est, si inseriscono sugli altri tre lati del prasat altrettante false porte. La cella è coperta da una struttura di piani di dimensioni decrescenti, che riproducono ciascuno la facciata del tempio.
Per quanto riguarda
l'ornamentazione, porte e
architravi sono in arenaria.
Le aperture sono
inquadrate da colonnette
rotonde, ove il bulbo
superiore a forma di
turbante frangiato da
ghirlande è un lascito
indiano. Gli architravi
- fondamentali nella storia
dell'arte khmer per
seguirne le evoluzioni -
sono costituiti da un arco
eruttato dalle fauci di due
makara, mostri acquatici
con proboscide e corna, da
cui fuoriescono anche
leoni rampanti e alati.
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