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| << | < | > | >> |IndicePrefazione di Guido Lopez III Nota editoriale XXIX RACCONTI DELLA SHTETL A Kasrilevke è arrivato il progresso 3 "Israele" e "Palestina" 40 Vacanze a Boyberik 85 Metter su papere 115 Il venditore di lunari 128 Arye il becchino 137 Notizie dall’America 141 Sua Eccellenza il berretto 146 Lotteria dcl 1° maggio 155 Pulizie pasquali 197 Come Kasrilevke diventò sionista 207 |
| << | < | > | >> |Pagina 52. I GIORNALIE siccome a Kasrilevke di ogni cosa ce n’erano due, esistevano anche due giornali yiddish, La Papalina e La Bombetta. Naturalmente La Papalina era tradizionalista, un quotidiano vecchio stile, per gli ortodossi, mentre La Bombetta era la gazzetta moderna, di ispirazione radicale, per i lettori progressisti. Il motto di ciascuno dei due giornali contendenti bastava da solo a dare un’idea del loro indirizzo. La Papalina si dichiarava votata, in lettere cubitali, "A Dio e al Pubblico". Il direttore della Bombetta aveva stampato in testata il proprio nome a caratteri altrettanto grandi, e accanto si poteva leggere questa sfrontata affermazione: "Se ci son io c’è tutto." Quando erano stati fondati questi due organi? Qual era il più antico? Difficile dirlo! Ognuno di essi si proclamava non solo il più vecchio ma anche l’unico giornale yiddish di Kasri]evke, ignorando sprezzantemente l’esistenza dell’altro e guardandosi bene dal menzionare, Dio ne guardi, il nome dell’avversario per una qualsiasi ragione. Proprio come se si trattasse di carne di maiale, tarèf. Ma se non c’era via di scelta, e uno dei due doveva denunciare, diffamare e condannare l’altro, allora La Papalina chiamava il suo rivale "quella pasticciata e illeggibile Bombetta" e questa a sua volta apostrofava l’altro "quell’ammuffita e intirizzita Papalina". Ma in genere aggiravano l’ostacolo, evitando di fare il nome del concorrente. Ecco ad esempio cosa diceva La Bombetta quando voleva parlare del suo vicino senza stamparne il nome. Invece di scrivere La Papalina, esso imbastiva un acrostico alfabetico di questo tipo: "Quell’analfabeta, buffone, cocciuto, disonesto, emerito fetente genuflesso, invidioso, lebbroso, miserabile, nefasto, oscurantista, provocante, querulo, rognoso, scervellato e tirchio, urtante, velenoso, xenofobo e zizzaniere, il cui nome non è nemmeno degno di essere pronunciato." Ciò aveva un successo enorme a Kasrilevke, e le copie del giornale andavano a ruba come le frittelle calde. Ognuno ripeteva quest’abc fino a quando non l’aveva imparato a mente. Naturalmente la cosa feriva nel vivo La Papalina il quale la mattina dopo usciva con un suo acrostico di risposta. "Abbiamo letto l’abc di quell’asino, bastardo, ciarlatano, detestabile ed empio, quel folle giullare isterico, quel lazzarone, mentitore, nichilista, offensivo e paganeggiante questurino, rimestatore di scandali, terrorista, ulceroso, xenomane e zuccone d’un giornale, ma non intendiamo affatto rispondergli, per il semplice fatto che non desideriamo insozzare la nostra penna." Ora è per l’appunto questo il genere di letteratura che il lettore di Kasrilcvke preferisce a qualsiasi altro. Lui lo chiama "la critica", e si sente al settimo cielo quando i due direttori si criticano a vicenda. I giorni in cui i due fogli non recano alcuna critica, la loro vendita cala immediatamente. E allora ognuno dei due direttori si fa in quattro per scovare e risciacquare in pubblico i panni sporchi dell'altro, in modo che la gente abbia qualcosa con cui saziare la fame di "critica". | << | < | > | >> |Pagina 141NOTIZIE DALL’AMERICA"L’America è tutto un bluff. E gli americani sono tutti dei gran bluffatori..." Quest’è quanto si sente ripetere a ogni istante dagli stranieri. Ma sono dei novellini sbarcati di fresco che non sanno quello che dicono. La verità è che in fatto di bluff l’America non gli lega nemmeno le scarpe a Kasrilevke. E il nostro Berel-Ayzik gli americani se li mette tutti nel taschino della giacca. Tanto per darvi un’idea di chi sia Berel-Avzik, vi basti sapere che quando un kasrilevkese le spara grosse, per tappargli la bocca basta dirgli: "Tanti saluti da parte di Berel-Ayzik." Capisce a volo e diventa muto come un pesce.
A Kasrilevke in proposito circola una barzelletta. Voi
sapete che i cristiani hanno l’abitudine di salutarsi a Pasqua,
scambiandosi la buona novella che Cristo è risorto.
E colui che riceve un tale saluto, risponde: "Sì, è veramente
risorto". Ebbene, una volta un cristiano si imbatte in un
ebreo, un tipo ameno, e gli dice: "Cristo è risorto."
L’ebreo si sente stringere lo stomaco. Che rispondergli,
ora? Dirgli: "Sì, è risorto," sarebbe stato contro la sua
fede. Dirgli no, è ancora sotto terra, c’era d’andare a
finire in gattabuia. Così, ci ripensa bene, e risponde al
cristiano: "Sì, sì, l’ha detto poco fa anche Berel-Avzik."
Ora pensate che quello stesso Berel-Ayzik ha passato qualche
anno in America prima di tornare a Kasrilevke. Ve lo
immaginate voi tutte le storie che ha potuto raccontare su
quel paese...!
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