|
|
| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 11 L'esigenza di razionalità PARTE PRIMA 23 Corretta rispondenza 36 La base della corretta rispondenza 53 Il processo non-autocosciente 61 Il processo autocosciente PARTE SECONDA 79 Il programma 89 L'attuazione del programma 98 Le definizioni 118 La soluzione 131 Epilogo APPENDICI Appendice I 137 Un esempio sviluppato Appendice 2 176 Trattazione matematica della scomposizione Appendice 3 194 Una città non è un albero 223 Note |
| << | < | > | >> |Pagina 11Introduzione
L'esigenza di razionalità
Queste note riguardano il processo della progettazione; ovvero dell'invenzione di oggetti che rivelano un nuovo ordine fisico, una organizzazione, e una forma rispondente alla funzione. Oggi i problemi funzionali stanno diventando sempre meno semplici. Ma raramente il progettista è disposto a riconoscersi impreparato a risolverli, e quando un problema non si presenta con la chiarezza che è necessaria perché risulti evidente quale ordine esso realmente esiga, si tende allora a ripiegare su qualche ordine formale scelto arbitrariamente. Il problema, a causa della sua complessità, resta cosí insoluto. Si consideri un semplice esempio di progettazione, come la scelta dei materiali da usare nella produzione in serie di qualche normale oggetto casalingo: ad esempio, un aspirapolvere. Gli studi sui movimenti e i tempi di lavorazione insegnano che, quanto minore è la varietà dei materiali impiegati, tanto piú efficiente è il montaggio in fabbrica. L'esigenza di uniformità che ne consegue contrasta però con il fatto che il futuro buon funzionamento del prodotto è in diretto rapporto con una scelta distinta dei materiali piú adatti ad ogni specifico scopo. D'altra parte, la funzionale differenziazione dei materiali comporta la necessità di applicare costosi e complicati giunti fra i vari elementi, capaci di determinare poi particolari problemi di manutenzione. Inoltre, tutti e tre gli obiettivi indicati, semplicità, buon funzionamento ed efficace giunzione, difficilmente riescono a conciliarsi con il proposito di contenere quanto piú è possibile l'incidenza del costo dei materiali. Se infatti scegliamo il materiale più economico per ciascuno scopo separato, non otterremo necessariamente una sufficiente semplicità, né un optimum di esecuzione, né materiali che possano essere uniti in modo preciso e soddisfacente. Scrivendo un segno «meno» di fianco ad ogni linea di conflitto ed un segno «più» di fianco ad ogni linea di accordo, vediamo che anche questo semplice problema presenta ben cinque direzioni di conflitto. Questo è un tipico problema di progettazione; esso presenta esigenze che devono essere soddisfatte; e si presentano interazioni fra tali esigenze che le rendono piú difficili da soddisfare. Si tratta, comunque, di un problema relativamente semplice, dato che può rientrare entro i normali limiti d'intuizione di un solo uomo. Ma cosa capita con un problema piú complicato? Si consideri il compito di progettare un ambienfé completo per un milione di persone. L'equilibrio ecologico della vita umana, animale e vegetale, deve essere regolato con cura, sia internamente che rispetto alle condizioni fisiche esterne date. La gente deve essere posta in grado di vivere la vita individuale che piú desidera. Non debbono insorgere condizioni sociali che provochino una generale decadenza fisica o l'infelicità personale, o cause di delinquenza. Il consumo ciclico di alimenti ed altri beni non deve interferire con i regolari spostamenti degli abitanti. Le forme economiche che si sviluppano non devono condurre alla speculazione edilizia che distrugge la relazione funzionale fra aree residenziali e aree industriali. Il sistema dei trasporti non deve essere organizzato in modo tale da intensificare la domanda fino alla congestione. La gente deve essere in qualche modo resa capace di vivere in stretta cooperazione, ma al tempo stesso di seguire la piú grande varietà di interessi. Le configurazioni fisiche debbono essere compatibili con i prevedibili futuri sviluppi regionali. Il contrasto tra la crescita della popolazione e la diminuzione delle risorse d'acqua, di energia, di zone verdi, deve essere comunque preso in considerazione. L'ambiente, infine, deve essere organizzato in modo che la sua propria rigenerazione e ricostruzione non interrompa di continuo il suo sviluppo. Come nell'esempio piú semplice, già considerato, ognuna di queste funzioni interagisce con molte delle altre. Ma in questo caso ognuna rappresenta a sua volta un vasto problema; e ne risulta quindi uno schema di interazioni enormemente complicato. La differenza tra i due casi ipotizzati è in realtà simile a quella che corre fra il problema di sommare due piú due e quello di calcolare la radice settima di un numero di cinquanta cifre. Il primo si può risolvere mentalmente con facilità. Nel secondo saremo bloccati dalla complessità del problema se non troviamo un modo semplice di trascriverlo, che ci permetta di scinderlo in problemi piú piccoli. Oggi sempre di piú i problemi di progettazione vanno approssimandosi a insolubili livelli di complessità. Questo è vero non solo per una base lunare, una fabbrica e una stazione radio, la cui complessità è intrinseca, ma anche per il piano di un villaggio e perfino per il disegno di un bricco da tè. Malgrado la loro apparente semplicità, anche questi problemi hanno una base di esigenze e di attività che sta diventando troppo complessa per essere afferrata intuitivamente. | << | < | > | >> |Pagina 231 Corretta rispondenzaOggetto finale della progettazione è la forma. La ragione per cui le limature di ferro poste in un campo magnetico assumono una configurazione – o, come suol dirsi, hanno una forma – è che il campo nel quale si trovano non è omogeneo. Se il mondo fosse interamente regolare ed omogeneo, non vi sarebbero forze, e non vi sarebbero forme. Tutto sarebbe amorfo. Ma un mondo non omogeneo tenta di compensare le sue proprie irregolarità adattandosi ad esse, e in tal modo prende forma. D'Arcy Thompson è giunto a definire la forma «diagramma delle forze», con riferimento alle irregolarità. Piú comunemente, si parla di queste irregolarità come delle origini funzionali della forma. Quanto segue è basato sull'assunto che la chiarezza fisica non può essere raggiunta, in una forma, se non è stata prima ottenuta una sufficiente chiarezza programmatica nella mente e negli atti del progettista; e che per rendere ciò possibile, il progettista, a sua volta, deve prima di tutto ricondurre il problema di progettazione alle sue origini funzionali ed essere capace di riconoscere in esse una struttura. Tenterò di delineare un modo generale di esporre i problemi della progettazione che pone l'accento sulle origini funzionali, e rende i loro schemi strutturali ragionevolmente facili da individuare.
È basato sull'idea che ogni problema di progettazione inizia
con uno sforzo per raggiungere la rispondenza fra due entità: la forma in
questione e il suo contesto. La forma è la soluzione del problema; il contesto
definisce il problema.
In altre parole, quando parliamo di progettazione il vero
oggetto della discussione non è solamente la forma, ma l'insieme che comprende
la forma e il suo contesto. La corretta rispondenza è una proprietà desiderabile
di questo insieme che si riferisce a qualche particolare divisione dello stesso
in forma e contesto.
|