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Pagina 7
[ inizio libro ]
Ti toglievi la fascia dalla vita, ti strappavi i
sandali, gettavi in un angolo l'ampia gonna, era di cotone,
mi sembra, e scioglievi il nodo che ti stringeva i capelli
in una coda. Avevi la pelle d'oca e ridevi. Eravamo
talmente vicini che non potevamo vederci, assorti entrambi
in quel rito urgente, avvolti nel calore e nell'odore che
emanavamo insieme. Mi aprivo il passo per le tue vie, le
mie mani sulla tua vita protesa e le tue impazienti.
Sfuggivi, mi percorrevi, mi scalavi, mi avvolgevi con le tue
gambe invincibili, mi dicevi mille volte vieni con le labbra
sulle mie. Nell'attimo estremo avevamo un bagliore di
completa solitudine, ciascuno perduto nel proprio abisso
rovente, ma subito risorgevamo al di là del fuoco per
scoprirci abbracciati nel disordine dei guanciali, sotto la
zanzariera bianca. Ti scostavo i capelli per guardarti
negli occhi. Talvolta ti sedevi accanto a me con le gambe
raccolte e il tuo scialle di seta su una spalla, nel
silenzio della notte che iniziava appena. Così ti ricordo,
in quiete.
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Pagina 253
[ fine libro ]
Sei tornato con me, ma non sei più lo stesso uomo.
Ogni tanto ti accompagno alla Televisione e rivediamo i
video di Azucena, li studi con attenzione, cercando qualcosa
che avresti potuto fare per salvarla e che non ti venne in
mente in tempo. O forse li esamini per vederti come in uno
specchio, nudo. Le tue telecamere sono abbandonate in un
armadio, non scrivi né canti, rimani per ore seduto davanti
alla finestra guardando le montagne. Al tuo fianco, io
aspetto che tu abbia completato il viaggio dentro te stesso e
guarito le vecchie ferite. So che quando tornerai dai tuoi
incubi cammineremo ancora mano nella mano, come prima.
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