Copertina
Autore Jorge Amado
Titolo Due storie del porto di Bahia
EdizioneGarzanti, Milano, 1980, Narratori moderni
OriginaleA morte e a morte de Quincas Berro Dagua [1961], Os Velhos Marinheiros ou O Capitao de Longo Curso [1961]
TraduttoreElena Grechi
LettoreRenato di Stefano, 1983
Classe narrativa brasiliana
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Pagina 9 [ inizio libro ]

Intorno alla morte di Quincas Acquaiolo perdura a tutt'oggi una certa confusione. Dubbi da chiarire, particolari assurdi, contraddizioni fra le deposizioni dei testimoni, lacune varie. Non sono chiari neppure l'ora e il luogo del decesso, né le ultime parole del defunto. La famiglia, appoggiata da vicini e conoscenti, si mantiene intransigente sulla versione della tranquilla morte mattutina, senza testimoni né apparato né ultime parole: morte verificatasi quasi venti ore prima dell'altra, propalata e commentata, avvenuta nell'angoscia della notte, quando la luna si disfece in mare e cose misteriose avvennero sulla banchina del porto di Bahia. La morte, cui per il vero presenziarono testimoni al disopra di ogni sospetto, ampiamente commentata per vicoli e stradette, con la frase finale che, ripetuta di bocca in bocca, rappresentò per quella gente, più che una semplice frase di commiato da questo mondo, una testimonianza profetica, un messaggio il cui contenuto profondo è tutto da scoprire (come avrebbe scritto un autore delle nuove leve).

Tanti testimoni al disopra di ogni sospetto, fra i quali Mastro Manuel e Quitéria-dall'Occhio-Spalancato, donna di una sola parola. E tuttavia c'è ancora chi nega ogni autenticità, non solo alla frase famosa, ma a tutti gli avvenimenti di quella notte memorabile, quando, in ora dubbia e circostanze controverse, Quincas Acquaiolo si gettò nel mare di Bahia, e partì per sempre, per un viaggio senza ritorno. Così è il mondo: popolato di scettici negatori, legati, come buoi alla stanga, all'ordine, alla legge, ai procedimenti abituali, alle carte da bollo.

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