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| << | < | > | >> |IndicePrefazione (di Antonio Mazzeo) 5 Elenco delle abbreviazioni 12 Introduzione 13 Alcune riflessioni teoriche e di metodo 19 Capitolo 1 Le strutture militari degli USA nel Mediterraneo 27 Le basi statunitensi nel bacino del Mediterraneo 27 La genesi della US Navy nel Mediterraneo 27 L'espansione della presenza militare nel Mediterraneo 29 Il ruolo del Mediterraneo durante la Guerra fredda 35 Le basi militari statunitensi in crisi di legittimità 38 La guerra del XXI secolo nel Mar Mediterraneo 41 Le diverse funzioni di Sigonella nella guerra globale degli Stati Uniti 45 Il ruolo di Sigonella per le azioni militari degli Stati Uniti nel XXI secolo 45 L'approvvigionamento delle basi e truppe in Afghanistan e Iraq 46 Il controllo militare nel Mediterraneo. l'Operazione Active Endeavour 48 Estradizioni straordinarie 51 L'AFRICOM e i segni delle nuove forme di guerra 52 La rivoluzione nel sistema di comunicazione satellitare 55 La questione della sovranità 58 Il margine di manovra del governo italiano negli accordi rilevanti 58 Un'espansione dell'autorità militare statunitense nello spazio civile siciliano? 65 Chi è sovrano? 67 Capitolo 2 Costituzione materiale delle attuali installazioni militari statunitensi in Sicilia 73 Strutture ed edifici 80 Sigonella 80 Augusta 81 Niscemi 82 Pachino 83 Strutture lineari: pipeline e strade 83 Luoghi di memoria 86 Capitolo 3 Effetti delle installazioni sul territorio 89 Effetti economici 89 Grandi appalti 92 Manodopera italiana a Sigonella 94 Beneficiari economici locali 97 Aeroporti civili 99 Danni ambientali 102 Alto consumo d'acqua e benzina 105 Rifiuti e materiali tossici nel «triangolo della morte» 107 Inquinamento elettromagnetico 109 Esercitazioni presso il poligono marittimo 111 Sperimentazioni sull'oleodotto da Augusta a Sigonella 113 Rischi per la salute ed effetti psicologici per gli attori sociali locali 114 Incidenti di mezzi di trasporto militare 114 Violenza sessuale 116 Violenza contro membri di servizio di sesso femminile 118 Violenza contro abitanti locali 121 Military sublime 124 Conclusioni 128 Bibliografia 136 |
| << | < | > | >> |Pagina 5«Una trama di silenzi ed omissioni, di piccole e grandi menzogne, è stata tessuta attorno ad una base che occulta i suoi strumenti di morte, droga le economie di interi comuni, espropria risorse e territorio. Un cancro cresciuto col consenso dei governi nazionali e regionali, di destra e centrosinistra, che deve essere estirpato se vogliamo che realmente la Sicilia assuma una vocazione di pace e cooperazione mediterranea». Scrivevamo così ingenuamente, tre lustri fa, in La Mega Sigonella. Militarizzazione, mafie e conflitti. In questi anni tuttavia quel cancro si è evoluto in metastasi e nella Sicilia intera sono proliferate basi e installazioni belliche. Un'inarrestabile e devastante processo di militarizzazione che ha consolidato il ruolo dell'Isola come avamposto di guerra e laboratorio sperimentale delle più moderne pratiche di controllo sicuritario e carcerazione di corpi e speranza. Nella riserva naturale di Niscemi, Caltanissetta, è divenuto operativo il terminale terrestre del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate Usa; gli scali aerei di Trapani-Birgi e Pantelleria vengono utilizzati stabilmente per i bombardamenti e le attività di spionaggio top secret in Africa; nella base navale di Augusta sono stati ampliati gli approdi e le strutture di rifornimento per le unità di superficie dell'Alleanza atlantica e i sottomarini a capacità e propulsione nucleare schierati nel Mediterraneo. A Lampedusa, isola-hotspot per segregare i migranti, una selva di antenne emette 24 ore al giorno, tutti i giorni, pericolose onde elettromagnetiche per oscurare i radar "nemici" nel Maghreb, mentre a Marsala come a Noto-Mezzogregorio si gioca alle guerre elettroniche con gli alleati della Nato. Dagli scali "civili" di Palermo-Punta Raisi e Catania-Fontanarossa decollano e atterrano caccia, aerei radar e velivoli cisterna, mentre i piccoli e grandi porti sono stati convertiti in aree off limits per gli sbarchi, le identificazioni forzate e le deportazioni dei migranti, sotto il controllo dei servizi segreti italiani e degli attori armati di Ue e della famigerata agenzia di controllo delle frontiere Frontex. È tuttavia Sigonella (The Hub of the Med come la chiama in questo significativo lavoro Jacqueline Margot Andres Carlo), a confermare tutto il suo peso strategico nella geografia politico-militare siciliana e mediterranea. Trampolino di lancio Usa-Nato-Ue-italiano in Africa, Est Europa, Medio oriente e Sud est-asiatico, la grande base alle porte di Catania si è trasformata in questi ultimi anni in uno dei maggiori centri del pianeta per il comando e il controllo dei droni, i velivoli senza pilota che hanno inesorabilmente modificato il senso stesso della guerra, oggi del tutto automatizzata, disumanizzata e disumanizzante. Dopo gli rischieramenti avanzati per i droni spia e killer di Us Navy e Air Force, a Sigonella sta per essere completata la realizzazione dell'UAS SATCOM Relay Pads and Facility, il sito per supportare le telecomunicazioni via satellite e le operazioni dei velivoli senza pilota statunitensi in qualsiasi parte del mondo essi operino. Così la base potrà trasmettere tutti i dati necessari ai piani di volo e di attacco dei nuovi sistemi di guerra, operando come "stazione gemella" del sito tedesco di Ramstein e del grande scalo aereo di Creech (Nevada). I lavori sono condotti da due importanti consorzi transnazionali: M+w Lotos Italy Soc Consortile con sede ad Agrate Brianza, Monza (controllato in buona parte dall'Austrian Stumpf Group di Vienna) e JV Ske Italy 2012 di Vicenza, filiale italiana dell'omonima holding tedesca. Con i due gruppi, il Pentagono ha firmato contratti per 7.723.700 e 9.400.000 dollari, a cui si sommeranno le spese per rendere lo scalo funzionale ai nuovi droni di ultima generazione MQ-4C "Triton" di Us Navy che giungeranno nell'Isola a partire del giugno 2019. Nei prossimi mesi, a Sigonella diverrà operativo anche il sofisticato sistema di comando, controllo, telerilevamento ed intelligence AGS (Alliance Ground Surveillance) della Nato. L'AGS, il programma più costoso della storia dell'Alleanza atlantica, si articolerà in stazioni di terra fisse, mobili e trasportabili per la pianificazione e il supporto operativo alle missioni, più una componente aerea con 5 droni Global Hawk di ultima generazione. Tutti questi progetti statunitensi e Nato, ci spiega Jacqueline Margot Andres Carlo «sono guidati dalla tecnologizzazione e dal sistema economico neoliberista», e si basano sempre di più «sull'uso di operazioni da parte di forze speciali, compagnie militari e di sicurezza private, veicoli senza pilota e sistemi d'arma autonomi, guerra cibernetica e attività di intelligence, sorveglianza e ricognizione (ISR)». In questi anni segnati dall'asfissiante dronizzazione di Sigonella e dei cieli siciliani, la Sicilia è stata convertita in vera e propria "fortezza avanzata" per le attività di controllo e contrasto armato delle migrazioni. Ancora una volta è sempre l' Hub of the Med a fare da protagonista delle attività internazionali di "caccia" ai migranti nel Mediterraneo: a Sigonella, infatti, sono stati dislocati reparti e velivoli con e senza pilota nell'ambito della forza aeronavale EunavforMed (Operazione Sophia); mentre dal settembre 2013, lo scalo fornisce il supporto tecnico-operativo ai diversi assetti di Frontex provenienti da Grecia, Portogallo, Islanda, Lussemburgo, Regno Unito, Spagna, Francia, Svezia, Paesi Bassi e Danimarca (Operazione Triton). Anche l'Aeronautica militare italiana concorre attivamente nella trasformazione di Sigonella in base strategica della nuova guerra totale alle migrazioni. Il 10 luglio scorso è stato costituito nell'area sotto il controllo italiano, il 61° Gruppo Volo Ami, dotato di droni MQ-1C Predator, «allo scopo di consolidare e rafforzare il dispositivo di sicurezza nazionale per l'attività di sorveglianza nell'area del Mediterraneo», come riporta un comunicato della Difesa. Il rischieramento dei Predator a Sigonella è stato avviato nell'ambito della missione anti-terrorismo e anti-migrazioni Mare Sicuro (nei documenti ufficiali di «protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali»). Da qualche mese, anche il 41° Stormo Antisom di Sigonella ha un suo nuovo sistema d'arma ultratecnologico: il velivolo pattugliatore marittimo ognitempo P-72A che gli strateghi sperano di utilizzare presto a supporto delle operazioni di proiezione a tutto campo della Brigata San Marco. Dulcis in fundo, nella stazione aeronavale siciliana è stato istituito lo Squadrone Carabinieri Eliportato Cacciatori Sicilia con funzioni onnicomprensive, «antiterrorismo, ricerca dei grandi latitanti di Cosa Nostra, prevenzione e repressione dei reati in aree rurali, concorso nelle operazioni di soccorso in caso di pubbliche calamità e ricerca in zone impervie». Interventi tutti che riproducono quella nuova condizione di hot peace (il trasferimento di competenze dal settore civile alle istituzioni militari) opportunamente descritta da Jacqueline Margot Andres Carlo: «Operations Other Than War» - Operazioni diverse dalla guerra - ma che nei fatti sono vere e proprie nuove forme e azioni di guerra sotto i comandi delle forze armate italiane, Ue, Usa e Nato. Inoltre, «l'avanzamento della guerra all'immigrazione irregolare fino alle misure prese nei confronti del terrorismo marittimo», come denuncia ancora l'autrice, ha avuto come ulteriore conseguenza «l'assoggettamento dell'intero Mediterraneo alle politiche di securizzazione e sorveglianza quasi assoluta degli spazi pubblici». Nonostante l'apparato militare, le istituzioni di governo nazionali e locali, i media, ecc. operino per occultare gli impatti dei processi di militarizzazione sulla società, il territorio, l'economia, l'ambiente e soprattutto le università siciliane si siano distinte nella complice omissione di ricerca preferendo l'alleanza con il complesso militare-industriale-finanizario transnazionale e la borghesia predatrice siciliana, The Hub of the Med è una testimonianza concreta di controinformazione rigorosa e "scientifica". Da una parte, ancora una volta, i megafoni del potere che ti lanciano le veline dell'Ufficio affari pubblici di Sigonella sull'ecosostenibilità di Sigonella o sul "lavoro volontario" dei Marines reduci dalle scorribande in Iraq, Libia e Afghanistan con gli studenti siciliani; dall'altra, i pochi ricercatori-militanti che denunciano mistificazioni e turpi narrazioni, mettendo il dito nelle piaghe di un'Isola sempre più vittima delle scelte scellerate dei signori e dei mercanti di morte. A Jacqueline Margot Andres Carlo e a quei ricercatori-militanti il nostro grazie per non essersi piegati al pensiero unico dell'inesorabilità della guerra globale e permanente. Antonio Mazzeo | << | < | > | >> |Pagina 13[Il militarismo moderno] vuole né più né meno che la quadratura del cerchio; [...] [Il militarismo moderno] vuole essere allo stesso tempo democratico e dispotico, illuminato e come una macchina allo stesso tempo, servire la nazione ed essere il suo nemico. Karl Liebknecht, 1907 Le geografie militari ci circondano, sono sempre con noi. Rachel Woodward, 2004 Analizzare la geografia militare della Sicilia, ovvero i suoi spazi militarizzati, è di grande importanza per le scienze sociali, in questi tempi che vedono uno sviluppo galoppante di nuove forme di guerra. In particolare gli Stati Uniti e la NATO dopo il 2001 conducono una guerra permanente, sempre più tecnblogízzata e caratterizzata da un crescente ruolo di sorveglianza e da una proiezione a scala mondiale del potere tramite il forward basing. Il Mediterraneo rappresenta un pilastro centrale nelle strategie militari di queste nuove guerre. La Sicilia, al centro del Mediterraneo, è situata in una posizione di importanza geo-strategica e anche in virtù di ciò ospita nuove tecnologie belliche della guerra del XXI secolo. Secondo lo storico Bernard Ravenel «dall'antichità, il Mediterraneo è stato il luogo di una corsa alla supremazia: chi controllava il Mediterraneo controllava il mondo». Concepito in passato come uno spazio fluido di incontro e di scambio culturale tra continenti, questo mare interno diventa oggi un nodo strategico per l'infrastruttura militare al servizio delle guerre globali, in relazione ad altri fattori determinanti, quali le politiche interne del governo statunitense e dell'Unione Europea e i cambiamenti del mercato globale. L'odierna dimensione della rete bellica statunitense, giunta a un livello quasi capillare su scala globale, può essere colta meglio attraverso la visualizzazione cartografica, che rende visibile la riappropriazione di intere isole, valli, montagne e porti in quasi tutto il mondo (Tavola 1). Gli Stati Uniti detengono più di 270.0006 uomini in circa 5.000 siti in tutto il mondo, per un totale di oltre 112,098 chilometri quadrati, un'area poco più grande del territorio bulgaro. Questa stima si basa sui dati ufficiali pubblicati dal governo statunitense nell'annuale Base Structure Report (BSR) accessibile sul sito online del Dipartimento della Difesa (DoD). Il BSR elenca gli edifici e le strutture in affitto o di proprietà degli USA. Tuttavia, come afferma l'antropologa Catherine Lutz, questi «numeri ufficiali sono totalmente fuorvianti, in quanto riguardano la dimensione delle basi militari oltreoceano, escludendo la massiccia presenza di edifici e di truppe in Irag e in Afghanistan negli ultimi anni, nonché le strutture segrete o non riconosciute in Israele, Kuwait, nelle Filippine e in tanti altri luoghi». Malgrado l'accesso pubblico al numero effettivo delle basi sia negato, si può constatare quanto la rete logistica per gli interventi bellici degli USA sia immensa e di elevata rilevanza come oggetto di studio. Tali basi militari hanno mutato spesso la loro funzione principale, adattandosi di volta in volta alle evoluzioni politiche connesse alla diplomazia internazionale. Nel Mediterraneo, la rete bellica infrastrutturale parte dalle Azzorre e giunge fino alla Turchia, coinvolgendo quasi tutti i Paesi sulla sponda settentrionale e meridionale. Per la crescente presenza militare in Medio Oriente, dove domina un equilibrio precario, e nel continente africano, sempre più oggetto di interesse strategico ed economico, le basi militari statunitensi nel Mediterraneo hanno assunto un ruolo fondamentale in questi decenni. L'acquisizione di nuove competenze tecnologiche, come l'attivazione del sistema di comunicazione satellitare Mobile Objective User System (MUOS) installato a Niscemi, diventato operativo a partire dal 2017, ne sono una tangibile prova. La geografia militare non riguarda più soltanto i paesi aggressori e aggrediti o i molteplici teatri di guerra, ma anche tutti quei luoghi in cui la guerra viene concepita e preparata prima che le operazioni abbiano inizio. La guerra in Iraq nel 2003 è stata ufficialmente condotta tra gli Stati belligeranti (gli USA, il Regno Unito, la Polonia, l'Australia e altri paesi dell'alleanza) e l'esercito iracheno, mentre la struttura logistica usata per l'invasione si trovava anche in paesi non-belligeranti come il Qatar, la Turchia e la Germania. Questo atto di aggressione non può essere compreso se non si prende in cgnsiderazione la rete delle strutture militari nel suo complesso, come i luoghi predisposti per le esercitazioni, i pit stop delle navi da guerra e dell'aeronautica, i depositi delle munizioni e l'intero sistema di comunicazione. Ogni base contribuisce a suo modo alla costruzione di una rete che solo nel suo insieme rende-possibile la veloce efficienza operativa su scala globale. Nel caso della guerra in Iraq, la dimensione di questa infrastruttura capillare ha ridotto gli ostacoli logistici di quasi 10.000 chilometri di distanza dal suo territorio nazionale. L'intreccio quasi globale della rete logistica rende internazionale ogni guerra condotta dall'esercito statunitense. Da questa prospettiva, la distanza topografica perde la sua rilevanza. La capacità di conoscere il proprio territorio e il suo utilizzo finalizzato a scopi militari è un aspetto importante in un presente segnato dal crescente distacco e dalla decrescente consapevolezza degli avvenimenti bellici da parte delle ultime generazioni nate in Europa occidentale. La professionalizzazione e privatizzazione degli eserciti non obbliga più le giovani generazioni maschili di un paese a svolgere il servizio militare. Inoltre, i combattimenti non hanno più luogo nei territori degli Stati membri della NATO, ma in paesi percepiti come «lontani»: il Medio Oriente, l'Africa, l'Asia, il Centro America. Ciononostante, le strutture militari sono situate nei luoghi della vita civile in Europa. La militarizzazione dello spazio urbano e sociale, di conseguenza, coinvolge anche la popolazione civile «in tempo di pace», investendola, involontariamente e talvolta inconsapevolmente, nei diversi eventi bellici. Allo stesso tempo, la presenza delle basi militari provoca molteplici effetti sul territorio «civile», condizionando l'equilibrio ambientale, l'organizzazione economica e le relazioni sociali ma tali effetti spesso sono negletti dalle scienze sociali. La Naval Air Station Sigonella (NASSIG), base militare in provincia di Siracusa, ma molto vicina a Catania, rappresenta un caso complesso, una storia paradigmatica che parte da lontano e al contempo un nodo cruciale che diventa sempre più decisivo per l'infrastruttura militare USA. Sigonella, dunque, fornisce uno spunto di ricerca emblematico utile a interpretare le funzioni relative ai cambiamenti tecnologici, economici, politici e geostrategici. Con la sua storia, la NASSIG ci mostra, inoltre, le contraddizioni giuridiche inerenti la sovranità dello Stato, messa in discussione dalla sua presenza sul suolo italiano. Soprattutto la sub-base Naval Radio Transmitter Facility (NRTF) situata a Niscemi, non lontano da Gela, vede l'emergere di un movimento di contestazione da parte delle popolazioni locali, che non solo esprime il diniego morale dell'uso militare della propria terra, ma è in allerta a causa degli effetti concreti della base sull'ambiente e il suo impatto sulla salute degli abitanti. La base NATO di Sigonella, sotto il controllo degli USA ma ufficialmente subordinata al comando dell'Italia, si è espansa nel tempo, e vanta nuove competenze militari e tecnologiche che favoriscono la capacità di sorveglianza, anche nell'ambito della progressiva militarizzazione delle frontiere esterne all'Unione Europea. Questo continuo processo di militarizzazione ha mobilitato, con particolare intensità tra il 2012 e il 2014, migliaia di individui in Sicilia, la maggior parte dei quali ha costituito il «No MUOS», un movimento di opposizione all'installazione del nuovo sistema di comunicazione satellitare Mobile User Objective System (MUOS), nella cittadina di Niscemi, in provincia di Caltanissetta. C'è un legame stretto tra la ricerca critica sulla militarizzazione del territorio e la formazione di gruppi anti-militaristi; tale tipo di studi sulle basi militari, infatti, fornisce agli abitanti l'informazione e la consapevolezza necessaria per organiízarsi e difendersi contro lo sviluppo di questi piani militari. | << | < | > | >> |Pagina 25Con questo libro, intendo seguire l'invito di Woodward ad analizzare le geografie militari in un'ottica critica.In particolare, intendo soprattutto analizzare la geografia militare dell'esercito statunitense e della NATO in Sicilia, in relazione alle seguenti domande di ricerca: 1. Come si inserisce la base navale di Sigonella nell'infrastruttura bellica globale degli USA e della NATO? Che ruolo assume nelle guerre del XXI secolo? 2. Chi detiene la sovranità sul territorio della base naivale di Sigonella? Come funziona la regolamentazione dell'uso del territorio e del personale militare della base? 3. Di quali elementi funzionali si compongono le installazioni attualmente usate dalle forze armate statunitensi? 4. Quali ripercussioni ha la presenza statunitense sul contesto territoriale? Che effetti comporta sull'economia locale, sull'ambiente, sulla salute fisica e psichica dei residenti della zona circostante? Lungi dall'essere esaustiva, con questo lavoro aspiro a contribuire al rafforzamento delle nuove ricerche critiche sul militarismo, seguendo il concetto di geografia militare elaborato da Rachel Woodward. Nel primo capitolo, affronterà brevemente la contestualizzazione dello sviluppo storico delle strutture militari statunitensi nel Mediterraneo dal XIX secolo a oggi, per poter, in seguito, analizzare le molteplici funzioni, in constante evoluzione, della base navale di Sigonella nelle guerre globali della NATO e degli Stati Uniti nell'epoca della guerra cosiddetta post-moderna. Chiuderò il primo capitolo esaminando la questione della sovranità e delle regolamentazioni riguardo alla presenza militare statunitense in Sicilia. Fornirò nel secondo capitolo una mappatura delle attuali installazioni NATO e USA in Sicilia e una breve ricognizione sulla realizzazione delle attuali strutture militari statunitensi con un focus su Sigonella, la sua base secondaria NRTF di Niscemi, il porto militare Augusta Bay e il poligono marittimo a Pachino. Illustrerò la presenza militare, in relazione alla sua composizione di strutture, edifici, strutture lineari e siti militari dismessi. Nonostante una descrizione completa e precisa sia impossibile da fornire - a causa della riservatezza dei dati relativi alle installazioni militari - un'interpretazione dei dati accessibili mostra un'idea approssimativa riguardo la geografia militare statunitense sulla Trinacria. Nel terzo capitolo analizzerò il modo in cui la presenza militare si riflette sul territorio civile attorno alla base, accennando alle conseguenze che essa ha sull'economia, la salute, l'ambiente e lo stato psicologico della popolazione locale. L'obiettivo di tale analisi è di comprendere la relazione tra lo spazio militarizzato e quello civile, al fine di individuare eventuali disagi e vantaggi causati dalla presenza militare statunitense per i residenti nell'area interessata. | << | < | > | >> |Pagina 45Le diverse funzioni di Sigonella nella guerra globale degli Stati UnitiIl ruolo di Sigonella per le azioni militari degli Stati Uniti nel XXI secolo «Inimitabile destino della Sicilia, posto sempre al centro della storia, di tutte le sue civiltà e di tutte le sue violenze. [...] eterno luogo di battaglia, il posto della confluenza perfetta fra gli interessi militari, economici, politici, persino culturali dei popoli che avanzavano dal mare o calavano dal continente. Chi era padrone della Sicilia era certamente protagonista della civiltà del suo tempo». Le parole di Giuseppe Fava non hanno perso la loro attualità, sebbene scritte nel 1983, durante la resistenza locale, con la partecipazione internazionale dei movimenti pacifisti, contro il posizionamento dei Cruise Missiles presso la base NATO di Comiso. Secondo un documento rilasciato da Wikileaks, la Trinacria assume un ruolo essenziale per Washington per via della NASSIG, essendo questa la seconda base aerea militare più trafficata, e per l'attrattiva economica della regione mediterranea in generale. | << | < | > | >> |Pagina 47L'approvvigionamento delle basi e truppe in Afghanistan e IraqL'amministrazione Bush ha stabilito nel suo documento National Security Strategy del 2002 che: «il nemico non è un singolo regime politico, o una persona, o una religione, o un'ideologia. Il nemico è il terrorismo - la violenza premeditata basata su motivi politici contro degli innocenti». Secondo Giorgio Agamben, «il terrorista è per definizione una creatura indefinibile. Non si sa mai chi è un terrorista. Il terrorista è una silhouette dietro la quale si può nascondere di tutto». Avendo la distruzione di un «nemico astratto» come obiettivo, la guerra è diventata permanente e difficile da vincere. Successivamente al 2002, gli USA hanno svolto o partecipato a varie operazioni militari contro il terrorismo come Active Endeavour, Enduring Freedom e Iraqi Freedom, le quali hanno causato la necessità di ristrutturazione della rete globale logistica, avente come effetto una ritrovata importanza per Sigonella, anche chiamata dagli strateghi statunitensi Hub of the Med. | << | < | > | >> |Pagina 55La rivoluzione nel sistema di comunicazione satellitareIl MUOS è un nuovo sistema satellitare che permette all'apparato militare statunitense di avvicinarsi al sogno di avere una comunicazione onnicomprensiva delle diverse unità aeree, terrestri e navali, su scala globale e in tempo reale - un sogno vecchio come le organizzazioni militari stesse. Il MUOS consiste in cinque satelliti (quattro operativi e uno di ricambio) connessi tramite quattro stazioni terresti: a Kojarena (Australia), Northwest Chesapeake in Virgina (USA), Wahiawä in Hawaii e Niscemi (Figura 1). Dopo la sua attivazione, nel 2017, il MUOS moltiplicherà per dieci la capacità del trasferimento di dati del sistema Ultra High Frequency Follow-On (UFO) usato fino ad oggi. Come sottolinea il ricercatore di pace Antonio Mazzeo, si può osservare un ruolo sempre più centrale di mezzi bellici automatizzati, che si esprime nel crescente numero di operazioni effettuate da aerei a pilotaggio remoto. Il MUOS migliorerà, attraverso l'accelerazione del trasferimento di dati, la guida e il controllo dei droni e, di conseguenza, espanderà la capacità operativa dei droni di sorveglianza e dei droni armati, usati al momento per attacchi aerei in Afghanistan, Pakistan, Yemen e Somalia in violazione degli accordi internazionali. Questa tecnologia avanzata trova impiego anche nel controllo della migrazione lungo le frontiere esterne dell'Unione Europea: l'Italia, tra l'altro, ha utilizzato droni nella missione militare, solo apparentemente umanitaria, Mare Nostrum. Anche l' European Border Surveillance System (EUROSUR), in funzione dal dicembre 2013, fa uso di aerei a pilotaggio remoto nelle attività di vigilanza.
Il controllo militarizzato della migrazione, che continua a svolgere
attività di sorveglianza, costringe i migranti a scegliere strategie sempre più
rischiose per attraversare il Mediterraneo. La
Carta di Lampedusa,
scritta nel 2013, da una parte della cittadinanza di Lampedusa e da
rappresentanti di oltre 220 organizzazioni di 25 paesi che si occupano dei
diritti dei migranti, chiede una dismissione del MUOS «il quale, tra l'altro,
potrebbe essere usato per la coordinazione strategica di missioni di
sorveglianza nel Mediterraneo e per il respingimento di migranti verso le zone
extraterritoriali».
La questione della sovranità
Avvicinandosi a Sigonella sulle strade provinciali da Catania o Augusta, le ispezioni a campione nei dintorni della NASSIG - effettuate dalla polizia italiana in presenza di un ufficiale della polizia militare statunitense (M.P.) e di un funzionario di collegamento per assicurare la comprensione linguistica - mostrano come si tratti di uno spazio dove la sovranità italiana si dissolve di fronte al controllo statunitense sul territorio. L'esistenza delle forze armate degli Stati Uniti e di altre nazionalità, provoca le seguenti domande: chi detiene la sovranità sul territorio della base navale di Sigonella? Come funziona la regolamentazione dell'uso del territorio e del personale militare della base? | << | < | > | >> |Pagina 116Violenza sessualeLe scienze sociali in generale, guardano alla violenza sessuale sulle donne in contesto bellico come quasi esclusiva delle zone di guerra: «Le donne rappresentano la maggioranza delle vittime civili di guerra; prima, durante e dopo un conflitto. Sono il principale target di quelli che usano lo stupro e la gravidanza forzata come armi di guerra [e] rappresentano la maggioranza dei profughi». Per quanto riguarda la presenza militare in situazioni non conflittuali, la violenza sessuale è quasi una costante nelle zone militarizzate intorno le basi. L'esigenza sessuale dei membri in servizio in queste basi non di rado porta alla costruzione di una sorta di «industria sessuale» nelle vicinanze della base e altrettanto spesso sfocia in casi di violenza sessuale subita da altri membri in servizio (uomini e donne soldati) o da abitanti della zona.
La violenza sessuale nell'ambito delle basi «scaturisce dal miscuglio della
cultura e dell'ideologia militare degli USA». Il militarismo favorisce soluzioni
militari per i problemi politici e,
avendo un potere di necropolitica, incorporando una percepita
superiorità verso gli altri: per la promozione di soluzioni militari,
spesso viene costruito un nemico, spesso moralmente inferiore
all'esercito, per giustificare interventi militari contro di esso.
Questo non vale soltanto per ottenere una legittimazione politica
e l'accettazione da parte della popolazione, ma anche per porre i
soldati in una condizione in cui si sentano disposti a usare violenza contro
persone sconosciute, come dicono Annie Isabel Fukushima e Gwyn Kirk: «In
considerazione della loro missione, i soldati sono allenati per uccidere. Questo
significa guardare "gli altri" come estranei o come qualcosa di inferiore ad un
essere umano. Genere e mascolinità sono messi in gioco; come anche
razzismo e sciovinismo nazionale». Nell'esercito, essendo questo
«un'organizzazione militare dove si presume un'ipermascolinità
eteronormativa», i soggetti subordinati svalorizzati attraverso
una femminilizzazione sono, da una parte, «la categoria empirica dí genere della
donna, dall'altra anche uomini emarginati
sessualmente, razzialmente, culturalmente e economicamente
(per esempio "migranti pigri", "nativi primitivi", "i gay effeminati")».
Questa «invocazione della inferiorità femminile», è
un fattore determinante nella manutenzione delle vigenti gerarchie strutturali
maschiliste e rappresenta uno strumento per dare
sfogo ai «sentimenti repressi di frustrazione, rabbia, aggressività
che i soldati possono provare durante l'addestramento al combattimento e
attraverso le esperienze sul campo».
Violenza contro membri di servizio dí sesso femminile
L'impatto dell'ipermascolinità nell'apparato militare sulla posizione della donna soldato nelle forze armate statunitensi è notevole. Oltre ad essere discriminata e ostacolata nell'ottenimento di una posizione di alto grado nelle forze militari, per la donna, «il rischio di essere assaltata da un commilitone in missione è [stato nel 2012 15 volte] più alto della probabilità di essere uccisa dal nemico in battaglia». Secondo il colonnello Janis Karpinksi, la causa della disidratazione mortale di varie donne soldato in Iraq, è stata una strategia auto-inflitta che consisteva nel non bere più l'acqua a partire dal pomeriggio per evitare di dover uscire per usare la latrina di sera, dove si sentivano esposte al pericolo di un potenziale assalto o stupro. Nel 2013, sono state sporte 5.061 denunce - con un aumento del 50% rispetto all'anno precedente - le quali sono da considerare come la punta di un iceberg, in quanto, secondo le stime del dipartimento di difesa, solo il 14% dei casi di violenza sessuale viene denunciato. Mentre si ritiene che dal 2006 fino al 2013 più di 95.000 membri in servizio hanno subito violenza sessuale nell'esercito USA, dei quali per «meno del 5% è stato avviato un procedimento penale di cui ancora meno di un terzo si è risolto con una pena detentiva». La violenza sessuale, o meglio la violenza sessualizzata, è perpetuata anche contro gli uomini in termini di tortura e di degradazione. Secondo le stime del dipartimento di difesa statunitense più del 53% delle vittime sono di sesso maschile. Osservando questi dati, in proporzione, la probabilità per una donna di essere violentata è più alta rispetto a quella di un uomo, mentre gli uomini, formando la maggioranza numerica dell'esercito, rappresentano il target più grande, sebbene solo una percentuale bassa di loro denunci il caso. | << | < | > | >> |Pagina 128L'impero delle basi militari, come dichiara Chalmers Johnson, è tanto grande e ombroso che nessuno -- neanche presso il Pentagono - è consapevole della sua piena dimensione e portata. Secondo Lutz, ovunque si metta un dito sul globo, ci si troverà nelle vicinanze di una base statunitense. Le dichiarazioni pubbliche del governo statunitense e i suoi documenti, soprattutto il Base Structure Report, sono contraddittori e imprecisi. Per quanto riguarda la Sicilia, solo sei installazioni militari sono riconosciute, mentre le altre rimangono non specificate. Nonostante alcune strutture rimangano sotto un manto di segretezza, altre sono non soltanto visibili e conosciute, ma provocano anche cambiamenti nel tessuto sociale ed economico e nell'ambiente circostante. Sigonella, essendo parte di una rete di più di 1.000 basi militari statunitensi su scala globale, ha assunto nuove funzioni per l'infrastruttura bellica degli USA e della NATO nelle guerre del XXI secolo. La base di Sigonella è stata istituita come base aerea della marina statunitense nel 1959 per la guerra antisommergibile e serviva fino agli anni Novanta come centro d'approvvigionamento della Sesta Flotta, mentre oggi supporta tutte le forze armate: l'air force, i marines, la marina e l'esercito. Dal 2001 in poi, con un investimento negli anni di più di 300 milioni di dollari, le capacità delle installazioni sono state ampliate e un nuovo sistema di comunicazione satellitare è stato costruito a Sigonella. Nel 2001, con l'inizio dell'Operazione NATO Active Endeavour, la base è stata inserita dall'alleanza atlantica nella GWOT, ufficialmente sostenendo a livello logistico una missione «contro il terrorismo», nonostante le forze NATO non abbiano realmente mai trovato né terroristi né materiale sospetto. L'operazione ha, come ammette il sito ufficiale NATO, anche la funzione di controllare il traffico commerciale navale e di salvaguardare gli interessi statunitensi ed europei attraverso una forte presenza militare nel Mediterraneo; una delle «autostrade commerciali» più importanti del mondo. Con la guerra globale al terrorismo in pieno corso in Iraq e Afghanistan nel 2004, Sigonella è inoltre diventata una delle strutture principali per l'approvvigionamento cargo di vari teatri di guerra e della Sesta Flotta, che è responsabile principalmente per l'area mediterranea ma è operativa anche nell'Atlantico, nei mari circostanti l'Africa, nei mari del nord Europa e nel Mar Nero. Oggi è fondamentale nella rete logistica bellica in quanto seconda base aerea più frequentata degli USA in Europa. Nel contesto della GWOT, Sigonella è servita per la sua vicinanza ai paesi nordafricani come aeroporto di transito per le «extraordinary renditions» della CIA, le quali hanno portato cittadini di vari paesi in prigioni segrete e a Guantanamo Bay, la cui base è diventata il simbolo di uno spazio d'eccezione in cui sono sospesi gli ordinamenti giuridici. | << | < | > | >> |Pagina 132Il fatto che Sigonella non protegga la Sicilia, ma venga piuttosto utilizzata per gli interessi degli USA, si riflette anche nella questione della sovranità. Mentre il popolo, attraverso la Costituzione e le istituzioni democratiche, dovrebbe essere sovrano in Italia, queste strutture e i regolamenti creati nell'ambito delle basi permettono di evitare il dibattito pubblico e il voto parlamentare sui processi decisionali che riguardano argomenti militari, con l'applicazione della procedura semplificata e categorizzando documenti a tutti gli effetti politici come documenti tecnici. Inoltre, un accordo essenziale tra Italia e USA, il Bilateral Agreement del 1954, rimane fino ad oggi segreto.In tutti i casi in cui il governo italiano ha insistito sulla propria sovranità sulle basi, che non rappresentano uno spazio extraterritoriale ma rappresentano effettivamente un territorio italiano sotto la sovranità italiana, si è arrivati a crisi diplomatiche, come ad esempio la crisi di Sigonella con Bestino Craxi nel 1985. Nel caso del MUOS a Niscemi, il governatore della Sicilia Rosario Crocetta ha «revocato» la sua revoca dell'autorizzazione per il cantiere, anche per il timore di sanzioni personali da parte della CIA. Altro fattore che ha influito su questa scelta è stato il suo interesse a risolvere il conflitto in corso con il Ministero della difesa italiano, per salvaguardare la sua posizione di potere. Pur avendo il governo italiano la completa sovranità sulle basi in Italia, leggi deboli, la segretezza militare e gli interessi personali di alcuni politici italiani rendono difficile l'esercizio di questa sovranità sul territorio quando essa è in opposizione alle richieste statunitensi. Esiste anche un altro attore sociale che può essere considerato sovrano del territorio a pieno titolo: i residenti locali, che hanno la possibilità di reclamare la propria autodeterminazione interferendo personalmente, bloccando e ostacolando le attività svolte nella base e la vita quotidiana dei soldati stanziati a Sigonella. | << | < | > | >> |Pagina 135L'analisi della Naval Air Station Sigonella e delle installazioni subordinate ha mostrato che esse apportano esclusivamente un vantaggio economico limitato a una minoranza degli abitatiti e ad alcuni settori economici nella provincia di Catania. Tuttavia il prezzo che la Sicilia paga per la base e le strutture ad essa collegate è molto più elevato. La militarizzazione del territorio nel sudest siciliano è caratterizzata da danni economici, ecologici e psicologici. Nonostante sia negato l'accesso ai dati necessari per un'inchiesta approfondita, le informazioni rese pubbliche evidenziano in ogni caso che le attività della NATO e degli USA, attualmente svolte soprattutto nei Paesi asiatici e africani, iniziano in realtà nei territori che ci circondano. Il militarismo ricade sugli spazi civili e lascia pesanti tracce di un apparato politico sia socialmente che materialmente distruttivo. E questo vale per tutte le basi militari, non soltanto per quelle statunitensi.| << | < | |