Copertina
Autore Franco Archibugi
Titolo La città ecologica
SottotitoloUrbanistica e sostenibilità
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2002, Nuova Didattica , pag. 258, dim. 146x220x18 mm , Isbn 978-88-339-5664-0
OriginaleThe Ecological City and the City Effect: Essays on the Urban Planning Requirements for a Sustainable City
EdizioneAshgate, London, 1997
LettoreRenato di Stefano, 2003
Classe urbanistica , scienze sociali , citta'
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice

  9     Prefazione all'edizione italiana
 11     Ringraziamenti
 13     Introduzione. La città ecologica: mistificazione e
        realtà

        La città ecologica


 21 1.  Una strategia per la città moderna: linee di ricerca
        orientate alla identificazione della «centralità
        ottimale»

    1.  La definizione del «problema urbano odierno», 21
    2.  Due tipologie di situazioni nella geografia urbana
        occidentale, 26
    3.  Le strategie potenziali alternative, 29
    4.  Il dossier di parametri da usare come criteri di
        riferimento, 33
    5.  L'approccio suggerito: ricercare la centralità
        ottimale, 34
    6.  La ricerca della centralità ottimale e le teorie
        astratte dell'economia urbana, 36
    7.  Le principali operazioni di ricerca da sviluppare,48
    8.  La definizione della centralità ottimale e dei suoi
        parametri costitutivi, 50
    9.  Le componenti della centralità come rilevate nella
        situazione urbana occidentale corrente, 54
    1O. Un'articolazione territoriale delle centralità
        ottimali, 55
    11. Conclusione, 56

 59 2.  Il degrado dell'ambiente urbano: l'approccio
        planologico

    1.  Considerazioni generali sul degrado ambientale
        urbano, 60
    2.  Il degrado dell'ambiente urbano in relazione ai suoi
        fattori o cause, 61
    3.  Il degrado urbano in relazione alla tipologia di
        città, 81
    4.  Il degrado ambientale urbano in relazione allo
        stadio dell'urbanizzazione, 82
    5.  Il degrado dell'ambiente urbano dal punto di vista
        degli obiettivi di benessere ambientale, 84
    6.  La valutazione dell'ecosistema urbano, 86
    7.  L'approccio planologico: struttura di programma e
        indicatori urbani, 91

101 3.  Centralità e periferie: una nuova strategia per il
        ricupero dell'ambiente urbano

    1.  La città e i suoi spazi pubblici, 101
    2.  Il declino degli spazi pubblici e lo squilibrio dei
        carichi, 102
    3.  Due tipiche risposte inadeguate: zoning e ingegneria
        del traffico, 102
    4.  La perdita di centralità nelle città piccole e
        medie, 104
    5.  Lineamenti di una nuova politica di ricupero
        dell'ambiente urbano, 104
    6.  La questione della «modernità» in urbanistica, 107

111 4.  Urbanistica ed ecologia: quale relazione?

    1.  Urbanistica ed ecologia: un matrimonio promesso e
        mai consumato oppure un caso di ermafroditismo?, 111
    2.  Pianificazione ed ecologia: alcuni postulati, 116
    3.  I prerequisiti metodologici della pianificazione
        della città ecologica, 119
    4.  L'applicazione al caso di una politica della
        sostenibilità urbana, 128

131 5.  Il bacino integrato di mobilità urbana:
        un prerequisito di pianificazione razionale

    1.  Il Bacino integrato di mobilità urbana, 131
    2.  La domanda programmatica di mobilità urbana, 133
    3.  Approccio generale alla definizione di obiettivi di
        pianificazione urbana, 134
    4.  Il sistema di accessibilità del Bimu, 135
    5.  Specificazione operativa degli obiettivi: l'uso di
        analisi decisionali multicriteri, 141
    6.  Alcune considerazioni conclusive, 142

146 6.  Il bacino urbano del lavoro: impostazioni devianti

    1.  Una definizione interpretativa del bacino del
        mercato del lavoro, 146
    2.  Una definizione operativa del bacino del lavoro, 150
    3.  Una definizione del bacino del lavoro in base a un
        approccio integrato, 152
    4.  La misurazione di una funzione-obiettivo integrata,
        153
    5.  La dimensione ottimale del bacino del lavoro, 155
    6.  Il bacino urbano del lavoro, funzionale alla
        gestione del lavoro, 159

161 7.  La Matrice degli usi e delle risorse del territorio:
        uno strumento di pianificazione territoriale

    1.  Perché una Matrice degli usi e delle risorse
        territoriali (Murt)?, 161
    2.  Natura e caratteristiche della Murt, 162
    3.  Il bilancio del territorio, 165
    4.  La valutazione economica del territorio, 168
    5.  L'utilizzazione della Murt, 171
    6.  Altri strumenti di valutazione interrelati con la
        Murt, 172

174 8.  Equilibrio ecologico e pianificazione territoriale:
        il caso italiano

    1.  I fondamenti dell'equilibrio ecologico fra attività
        antropogene e territorio, 175
    2.  Il sistema urbano come luogo più appropriato di
        misurazione, valutazione e gestione ecosistemica,178
    3.  Una riorganizzazione per eco sistemi urbani su scala
        nazionale: il Progetto Quadroter, 183
    4.  Natura e limiti del Quadroter come strumento di
        politica territoriale e ambientale, 186

189 9.  Il Programma per l'ambiente urbano nel Piano
        decennale per l'ambiente (Decamb) del Governo
        italiano

    1.  Il Piano decennale per l'ambiente (Decamb) del
        ministero italiano dell'Ambiente (1992), 189
    2.  I presupposti culturali e scientifici del Programma
        per l'ambiente urbano del Decamb, 193
    3.  Il Programma per l'ambiente urbano del Decamb, 202
    4.  Descrizione sommaria dei programmi di azione, 208
    5.  Conclusioni, 219

221     Fonti
223     Riferimenti bibliografici
249     Indice analitico

 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 13

Introduzione

La città ecologica: mistificazione e realtà


Da qualche anno si è fatta particolarmente intensa l'attenzione ai problemi del degrado dell'ambiente urbano. Si può dire che quest'attenzione, esplosa su scala mondiale in particolare a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, abbia rappresentato una specie di punto di svolta nella storia dell'ambientalismo, che - come tutti sanno nasce nel mondo come movimento di massa e con una forte incidenza sull'opinione pubblica intorno alla fine degli anni sessanta. Fino a qualche anno fa, però, l'ambientalismo aveva incrociato la città, quindi l'ambiente urbano, solo indirettamente.

Emblematico, a questo proposito, è quanto è avvenuto in seno alla Comunità economica europea (oggi Unione). La nascita di una politica ambientale in seno alla Cee (agli inizi degli anni settanta, quindi più o meno coeva a quanto avveniva su scala internazionale e nei principali paesi occidentali) ignora la città come ambiente specifico da tutelare e organizzare. Come altrove e ovunque, agli inizi di questa politica l'ambiente da tutelare è quello naturale: gli spazi verdi, le risorse idriche, l'atmosfera, i beni naturali (flora e fauna), al più il paesaggio naturale. Quindi è solo in modo indiretto, solo in quanto i danni all'ambiente naturale si ripercuotono anche sulla città, che questa viene presa in considerazione.

Insomma, agli inizi l'attenzione si focalizza prevalentemente sui fattori di inquinamento e di devastazione dell'ambiente naturale e se ne misurano gli effetti sulla città; non viene preso in considerazione, invece, il fatto che buona parte dei deprecati inquinamenti e delle devastazioni dell'ambiente naturale provengano proprio dalla città, cioè dalla sua cattiva pianificazione e gestione, nonché dal suo sviluppo, incompatibile con l'ambiente.

Naturalmente, la prima vittima della cattiva pianificazione e gestione della città è lo stesso ambiente urbano, che è anch'esso un misto di ambiente naturale (acqua, atmosfera, verde ecc.) e di ambiente socioculturale (paesaggio urbano, beni culturali, socialità, devianza sociale e così via). Buona parte degli inquinamenti atmosferici deriva dal riscaldamento e dal traffico urbano, mentre una grande parte degli inquinamenti idrici e del terreno proviene dai rifiuti solidi e liquidi delle città. I fattori di cattiva pianificazione e gestione urbana e territoriale hanno però la loro origine nello squilibrio degli insediamenti e nella cattiva distribuzione delle funzioni urbane sul territorio.

Tuttavia, la presa di coscienza di questo stretto rapporto fra degrado ambientale e cattiva pianificazione urbana è ancora lenta a penetrare anche negli ambienti tecnici.

[...]

Nonostante questa lenta presa di coscienza degli stretti rapporti tra la crisi ambientale e la pianificazione urbana, il movimento per una città ecologica ha avuto una espansione assai intensa. Si è sviluppato un largo movimento per lo studio dei problemi urbani sotto il profilo ecologico. Buona parte delle iniziative va sotto il nome di città ecologica o città sostenibile. In che cosa consista esattamente questa nozione però è assai poco chiaro. Il più delle volte queste iniziative si propongono delle misure tecniche che potrebbero essere prese in ogni città per mitigare gli inquinamenti, sveltire il traffico, organizzare il recupero del paesaggio urbano e così via.

In questi termini, si pensa che ogni crisi di sovraccarico od ogni pressione sulle città, determinata dai più svariati fattori di sviluppo (demografico, industriale, automobilistico ecc.), possa trovare una sua risposta tecnica efficace. La tecnologia viene concepita come rimedio per ogni problema insorgente.

La nostra opinione è che questo sia vero solo in parte. Certamente la tecnologia svolge un ruolo rilevante nel risolvere alcuni problemi e di sicuro questo ruolo sarebbe ancora più importante se vi fosse una connessione più diretta fra politiche ambientali e ricerca tecnologica.

Intesa in questo modo, la tecnologia rischia però di essere lo strumento di soluzioni sempre insufficienti, in quanto curative piuttosto che preventive. Mitigando con gli strumenti della tecnologia gli effetti incontrollati dello sviluppo, la si degrada a tappabuchi occasionale di uno sviluppo anarchico. Come tale essa sarà sempre insufficiente e inadeguata.

D'altro canto, per quanto mobilitata in vista di certi fini, la tecnologia ha sempre bisogno di tempi lunghi per correre ai ripari di fronte all'emergere dei problemi. Quando arriva a mitigarli, i danni sono cresciuti o esplosi in direzioni diverse da quelle per le quali era stata pensata e applicata. È l'eterno inseguimento del cane dietro una lepre meccanica. Il gioco paradossale sta nel fatto che il cane non raggiungerà mai la lepre.

Qui emerge il ruolo della pianificazione ambientale e territoriale per la creazione di equilibri preventivi, programmati in anticipo, nell'uso del suolo, in una visione globale (comprehensive) sia dello sviluppo, sia della conservazione dell'ambiente o del territorio.

Sorprendentemente, una coscienza del ruolo proprio della pianificazione ambientale, o urbana, o regionale, ai fini dello sviluppo equilibrato del territorio, non è presente neppure in molti studiosi della città ecologica o della città sostenibile; questi si sono rassegnati, per così dire, a trattare i diversi problemi in modo settoriale, facendo per lo più ricorso alle soluzioni tecnologiche (con quel dubbio risultato di cui sopra si è detto).

Quasi si stenta a riconoscere che la vera città ecologica in realtà si ottiene con le stesse tecniche e vie della tradizionale pianificazione del territorio, che (se correttamente intesa e tecnicamente avanzata) da sempre è stata, o avrebbe dovuto essere, lo strumento per studiare, progettare e realizzare quell'equilibrio tra pressioni e disponibilità del territorio, tra attività e risorse, insomma tra domande e offerte, che costituisce la base dell'equilibrio ecologico.

È difficile ammettere che, se le misure di intervento non vengono studiate e realizzate sulla scala di un'unità territoriale che costituisca un ambito appropriato di equilibrio, sono destinate a non poterlo realizzare, cioè a fallire.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 56

11. Conclusione


In questo primo capitolo si è intesa descrivere una particolare impostazione per lo studio della politica urbana e in particolare per lo studio di quella politica finalizzata al miglioramento dell'ambiente urbano, mediante l'uso razionale delle risorse urbane disponibili. L'impostazione si caratterizza per l'attenzione richiesta al rispetto dei vincoli ritenuti ineludibili dell'effetto città, modernamente inteso. La tesi generale di fondo dell'approccio è che ogni sforzo per migliorare l'ambiente urbano che non tenga conto di quei vincoli, è uno sforzo inane ed è destinato a fallire.

L'urbanistica, malgrado la sua rapida evoluzione (nel secolo che si è chiuso), e le sue molte scuole di pensiero, non è uscita dai limiti del problema delle minime unità costitutive della città, siano esse le città-giardino, le minime unità di abitazione (lecorbusieriane), le città satelliti o new towns, o le unità di periferia o suburbs. L'urbanistica ha sviluppato argomenti pro e contro su come l'uso di queste unità potesse costituire la forma migliore di città. Essa inoltre ha assunto le città (grandi, piccole, medie, minuscole ecc.), su cui è chiamata a intervenire come progetto, come tali, ossia come le si offrivano all'analisi. L'urbanistica, cioè, non ha ancora mai elaborato, né discusso, il concetto di unità minima di città, i requisiti minimi perché si abbia la città, si produca una vita propriamente urbana.

L'urbanistica, finora, ha trattato la questione di come costruire nella città, ma non di come costruire la città.

A noi sembra, invece, che - come scienza della città - l'urbanistica non possa prescindere dal trattare della città, partendo dal concetto normativo di città come punto di riferimento per sviluppare le sue scelte e le sue tecniche di ottimizzazione dello spazio urbano. Questo ci sembra essere il punto di partenza essenziale di un'urbanistica scientifica.

| << |  <  |