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| << | < | > | >> |IndicePrefazione, di Benedetto Gravagnuolo 7 Presentazione, di Maurizio Russo 13 Introduzione 21 I. Urbanizzazione e modernizzazione 23 Città e società: una stretta correlazione 23 Evoluzioni di lunga durata della società moderna 25 Le prime due rivoluzioni urbane moderne 28 II. La terza modernità 35 Una società più razionale, più individualista e più differenziata 36 L'emergere della società Ipertesto 46 Dal capitalismo industriale al capitalismo cognitivo 51 III.La terza rivoluzione urbana moderna 63 «Metapolizzazione»: le città cambiano di scala e di forma 65 La trasformazione dei sistemi di mobilità urbana 67 La ricomposizione sociale delle città 69 La ridefinizione del rapporto tra interessi individuali, collettivi e generali 73 Città e rischio 78 IV. I principi della nuova urbanistica 81 1. Elaborare e gestire progetti in un contesto incerto 82 2. Privilegiare gli obiettivi rispetto ai mezzi 84 3. Integrare i nuovi modelli di efficienza 85 4. Adattare le città alla diversità dei bisogni 87 5. Concepire i luoghi in rapporto alle nuove pratiche sociali 89 6. Agire in una società fortemente differenziata 90 7. Riqualificare i compiti dei poteri pubblici 92 8. Rispondere alla diversità dei gusti e delle domande 93 9. Promuovere una nuova qualità urbana 95 10. Adattare la democrazia alla terza rivoluzione urbana 95 Bibliografia 99 |
| << | < | > | >> |Pagina 21La società contemporanea si trasforma rapidamente e noi, coinvolti in questa evoluzione, facciamo fatica a renderci conto di quanto siano cambiati, e in così poco tempo, gli oggetti di cui ci serviamo, le maniere in cui agiamo, i modi di lavorare, le nostre relazioni familiari, i modi di divertirci e di viaggiare, le città in cui viviamo, il mondo che ci circonda, le nostre conoscenze, speranze, paure... Nell'ambito dello sviluppo urbano, percepiamo i cambiamenti con ancora maggiori difficoltà, perché l'ambiente costruito evolve ad un ritmo relativamente lento: le nuove costruzioni realizzate ogni anno rappresentano meno dell'uno per cento del parco immobiliare esistente. Tutti noi siamo inoltre particolarmente legati ai luoghi urbani più antichi e abbiamo spesso la sensazione che essi offrano un surplus di urbanità rispetto a quelli che la società produce oggi. Di fatto, siamo preoccupati dalla forma che prendono oggigiorno le città e dai rischi di tutti i generi che esse sembrano portare con sé, sia dal punto di vista sociale che ambientale. Tuttavia, molti dati e analisi inducono a pensare che le attuali trasformazioni delle nostre società, e delle città in particolare, siano appena agli inizi. Le società occidentali sono in effetti in piena evoluzione, ed entrano in una nuova fase della modernità che vede cambiare profondamente le maniere di pensare e di agire, la scienza e la tecnica, l'economia, le relazioni e le diseguaglianze sociali, le forme della democrazia. Tale evoluzione rende necessari importanti cambiamenti nella concezione, realizzazione e gestione delle città e del territorio, e pone all'ordine del giorno una nuova rivoluzione urbana, la terza dopo quelle della città «classica» e della città industriale. La società deve quindi dotarsi di nuovi strumenti per cercare di controllare questa rivoluzione urbana, trarne vantaggio e limitarne gli eventuali danni. Ciò rende particolarmente sentita la necessità di una nuova urbanistica, in sintonia con le maniere di fare e di pensare della «terza modernità». L'obiettivo di questo libro è quindi quello di contribuire all'esplicitazione delle maggiori sfide poste di fronte alla «nuova urbanistica», avanzando nella formulazione di alcuni principi sui quali essa potrà essere concepita e fondata. Nella prima parte metteremo in evidenza i legami strutturali che articolano il rapporto tra le città e le società moderne, tra le rivoluzioni urbane e i modelli di urbanistica prodotti dalle prime due fasi della modernità. Nella seconda e nella terza parte esamineremo i caratteri principali della nuova modernità che si va delineando, e i tratti essenziali di una terza rivoluzione urbana che è al tempo stesso causa ed effetto di tale nuova modernità. Nella quarta parte esporremo infine alcuni principi per cercare di dare una risposta alle dieci maggiori sfide che la nuova urbanistica trova oggi di fronte a sé. | << | < | > | >> |Pagina 81La terza rivoluzione urbana moderna che si delinea, con il nuovo ciclo di modernizzazione delle società occidentali, provoca profonde trasformazioni nei modi di concezione, realizzazione e gestione delle città. L'evoluzione dei bisogni, dei modi di pensare e agire, dei legami sociali; lo sviluppo di nuove scienze e tecnologie, il cambiamento di natura e scala degli orientamenti collettivi, fanno emergere poco a poco una nuova urbanistica, che definiremo «neo-urbanistica» per distinguerla dalla «paleo-urbanistica» della prima rivoluzione urbana, e dall'urbanistica la cui nozione è stata coniata in occasione della seconda rivoluzione moderna. Le categorie che erano precedentemente al centro della concezione delle città devono ora essere riviste, per attualizzarle o metterle in discussione. Che ne è in effetti oggi del concetto di limite se si confondono le distinzioni tra città e campagna, pubblico e privato, interno ed esterno? Che ne è dei concetti di distanza, continuità, densità, eterogeneità (mixité), se le velocità di spostamento di beni, informazioni e persone si accrescono in misura considerevole? Che ne è delle attrezzature collettive e dei servizi urbani in una società in cui pratiche e bisogni sono sempre più vari e individualizzati? Come decidere e agire per il bene pubblico in una società mutevole e diversificata? Come pensare e costruire città efficienti, attraenti ed eque, nel contesto della società Ipertesto e del capitalismo cognitivo?
È a queste domande che cercheremo ora di dare una
risposta indicando alcune delle sfide principali poste di
fronte alla nuova urbanistica e in quale maniera essa potrà
fronteggiarle.
1. Elaborare e gestire progetti in un contesto incerto Dalla pianificazione urbana al management strategico urbano L'urbanistica moderna definiva un programma a lungo termine per la città e ne fissava i principi di organizzazione spaziale (per esempio sotto forma di schemi direttori), deducendo da ciò i programmi urbanistici finalizzati a far rientrare le realtà future nel quadro precedentemente definito. I piani e gli schemi erano destinati a programmare il futuro, a ridurre l'incertezza, a realizzare un progetto d'insieme. La neo-urbanistica si basa su orientamenti più riflessivi, adatti ad una società complessa e ad un avvenire incerto. Essa elabora una molteplicità di progetti di vario tipo, si sforza di renderli coerenti, costruisce una prospettiva strategica per la loro realizzazione contestuale, e tiene conto nella pratica degli eventi che sopravvengono, delle dinamiche che si delineano, dei cambiamenti che si presentano, pronta se necessario a rivedere gli obiettivi e gli strumenti inizialmente stabiliti. Essa diventa un management strategico urbano che integra le crescenti difficoltà a ridurre le incertezze e gli accadimenti casuali di una società aperta, democratica e caratterizzata dalle accelerazioni della nuova economia. Essa articola in modo nuovo, attraverso un costante e diversificato «va e vieni», il lungo termine e il breve termine, la grande scala e la piccola, gli interessi generali e gli interessi particolari. Essa è contemporaneamente strategica, pragmatica e opportunista. Il concetto moderno di progetto è più che mai al centro di questa urbanistica. Ma il progetto non è più soltanto il disegno di un Disegno. Esso è anche uno strumento la cui elaborazione, presentazione, sviluppo e realizzazione svelano le potenzialità e i condizionamenti imposti dalla società, dagli attori coinvolti, da luoghi, circostanze e avvenimenti. Il progetto è nello stesso tempo uno strumento di analisi e di concertazione. La neo-urbanistica sconvolge così i vecchi schemi causali che ordinavano la diagnostica, l'identificazione dei bisogni e l'eventuale elaborazione di scenari, la programmazione, il progetto, la realizzazione e la gestione. Essa sostituisce questa linearità con procedure euristiche, iterative, incrementali e ricorsive, ossia con azioni che servono contestualmente a elaborare e testare ipotesi, con realizzazioni parziali che reinformano il progetto e rendono possibili interventi più improntati al principio di precauzione e alla sostenibilità, con valutazioni che integrano il feed-back e si traducono eventualmente nella ridefinizione degli stessi elementi strategici.
Il management strategico urbano è quindi tutt'altro che
un'urbanistica leggera a pensiero debole; essa è all'opposto
delle tesi spontaneiste, dei postulati sul caos creativo, delle
ideologie semplicistiche a buon mercato. Ma si sforza di
sfruttare in modo positivo gli avvenimenti e le forze più
diverse in campo per realizzare i suoi obiettivi strategici.
2. Privilegiare gli obiettivi rispetto ai mezzi Dalle regole «esigenziali» (exigencielles) alle regole «prestazionali» (performancielles) L'urbanistica moderna si assicurava gli strumenti per realizzare i suoi progetti attraverso regole semplici, tanto imperative quanto stabili: zoning, funzioni, densità, altezze, ecc. Le regole erano di natura «esigenziale», esse cioè fissavano nello stesso tempo gli obiettivi e i modi per raggiungerli. La neo-urbanistica privilegia gli obiettivi, i programmi da realizzare, e lascia agli attori pubblici e privati – incoraggiandoli in questo senso – il compito di individuare le modalità di realizzazione più efficaci per la collettività e l'insieme degli attori. Ciò implica la necessità di formulare nuovi tipi di progetti e regole. Occorre precisare le qualità e le quantità giudicate desiderabili in un luogo, il suo ambiente, la sua atmosfera, la sua accessibilità, le sua necessità in termini di attrezzature collettive e servizi urbani. Una tale complessificazione delle norme è resa particolarmente urgente dalla crescente diversità dei territori e delle pratiche urbane, dall'aumento delle esigenze di qualità, dalla difficoltà sempre più avvertita ad applicare orientamenti egualitari e dalla necessità di sostituirli con approcci più sottili e meno rigidi fondati su principi di equità. I piani urbanistici detti «qualitativi» si inscrivono in questa nuova prospettiva di regole che privilegiano il progetto piuttosto che le modalità, anche dal punto di vista architettonico e paesaggistico.
Questa urbanistica prestazionale deve sforzarsi di produrre nuove regole
nello stesso tempo agevolanti e vincolanti. In questo senso essa richiede
competenze tecniche e professionali molto più avanzate. Essa esige non solo
nuove capacità per definire progetti in forma più essenziale e strategica, ma
anche di conoscenze e strumenti in grado di integrare le logiche differenziate
degli attori, valutare le loro proposte, giudicarne la compatibilità con gli
obiettivi generali e la loro efficacia per la collettività, per identificare e
misurare i loro possibili effetti. Si tratta di un'urbanistica anche molto
più creativa, alimentata da intelligenze multiple e logiche
diversificate, in particolare quelle degli attori che realizzano
le operazioni urbane.
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