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| << | < | > | >> |IndiceI. Il desiderio e la paura 9 In poche righe 14 In poche pagine 15 II. L'invenzione nomade dell'uomo 39 1. NOMADI PRIMA DI ESSERE UOMINI: DA 6 A 1 MILIONE DI ANNI OR SONO 41 1.1. Scendere dagli alberi 42 1.2. Prime scimmie che stanno erette, primi uomini che camminano 44 1.3. Marcia attraverso l'Africa. Homo habilis, ergaster e rudolfensis: 2 750 000 anni or sono 48 1.4. L'Homo erectus (2 milioni di anni or sono), cacciatore attraverso il mondo 50 2. L'HOMO SAPIENS, NOMADE UNIVERSALE 53 2.1. L'Homo heidelbergensis: qualche passo su un vulcano 53 2.2. Primi riti funerari, primi marinai: l'Homo neandertalensis (380 000 anni or sono) 55 2.3. Invadere il pianeta: Homo sapiens sapiens (circa 160 000 anni or sono) 56 2.4. Avvio degli scambi, nomadismo mercantile: Cro-Magnon e aurignaciano 60 2.5. Primi caldi, primi archi, primi pastori 63 2.6. Primi stanziali, primi contadini 68 2.7. Il contadino inventa il pastore: 8500 a.C. 71 3. CULTURE NOMADI 75 3.1. Vivere insieme 75 3.2. Viaggiare 79 3.3. Abitare 81 3.4. Pensare l'aldilà 84 3.5. Pensare il tempo 86 3.6. Pensare, danzare il viaggio 89 3.7. Inventare 91 3.8. Scambiare 92 3.9. Dominare 97 III. I cavalli degli imperi 99 1. I CAVALLI DEGLI IMPERI 102 1.1. Il cavallo, il cammello, la renna e la ruota 102 1.2. La spada e lo scudo 105 1.3. Prime città, primi imperi 105 1.4. I viaggiatori dotti: da Tiro a Atene 111 2. MONOTEISMI E TERRE PROMESSE 118 2.1. Lo scopo del viaggio 118 2.2. L'aldilà come Terra promessa 123 2.3. Nascita dei nomadi urbani 124 3. I SIBERIANI DELL'ASIA 127 3.1. I Mongoli 129 3.2. Gli Indoeuropei 131 3.3. Dopo i Mongoli, i Turchi 134 4. NAZIONI DELL'ASIA 137 4.1. Popolamenti nomadi della Cina 138 4.2. Il popolamento dell'India 142 5. L'ISOLAMENTO DELL'AFRICA E DELL'AMERICA 144 IV. Dal cavaliere al paladino 149 1. I SIBERIANI DELL'EUROPA 152 1.1. Indoeuropei dell'Europa centrale: gli Sciti e i Parti 152 1.2. Gli Sciti dopo gli Sciti: i Sarmati 157 1.3. Gli Unni, nomadi turchi dell'Europa centrale 160 2. I NOMADI INDOEUROPEI DELL'EUROPA OCCIDENTALE 162 2.1. I Germani 162 2.2. I Celti 165 2.3. Gli Slavi 167 3. PER CONCLUDERE CON L'IMPERO ROMANO 168 4. GENEALOGIA DELLE NAZIONI EUROPEE 178 4.1. Due nazioni: la Francia e la Russia 178 4.2. Popoli giustapposti 187 5. TRE NUOVI NOMADISMI: VICHINGHI, ARABI, EBREI 191 5.1. Vichinghi, Normanni e Rus 192 5.2. Gli Arabi 194 5.3. Gli Ebrei 198 6. CAVALIERE, PALADINO E MENDICANTE 199 V. Marginali e scopritori 201 1. LA TENAGLIA RUSSO-CINESE 205 1.1. Mongoli, Turchi e Cinesi 205 1.2. Russi e Cosacchi 216 1.3. Magiari e Thule 217 2. SOGNATORI IN MARCIA 222 2.1. Mercanti e pellegrini d'Occidente 222 2.2. Traghettatori d'Oriente: Averroè e Maimonide 227 2.3. Scopritori, compagnie itineranti, studenti, giullari 232 2.4. Da Bruges a Venezia: i nuovi nomadi urbani 237 3. LA BUROCRAZIA CONTRO I MARGINALI DELL'INTERNO 240 3.1. L'ossessione burocratica francese: allontanare quelli che si muovono senza lavorare 240 3.2. Il male nomade: la grande peste 247 3.3. Nuova schiavitù: fare lavorare quelli che circolano (dal 1350 al 1650) 251 3.4. Prima mondializzazione: fare circolare quelli che lavorano (dal 1650 al 1790) 257 3.5. Prima antimondializzazione 262 4. SCOPRITORI, PIRATI E RIVOLUZIONE 264 4.1. Gli scopritori 264 4.2. I coloni 269 4.3. I pirati 276 4.4. Idealizzazione del nomadismo: dal buon selvaggio alla rivoluzione 278 VI. Il nomadismo industriale 287 1. LA FRONTIERA AMERICANA 290 1.1. "L'unico indiano buono è l'indiano morto" 291 1.2. Cowboy e hobo 295 2. SECONDA MONDIALIZZAZIONE 301 2.1. Identità di carta 301 2.2. Le macchine del movimento 305 2.3. Scopritori e esploratori imperiali 307 2.4. I viaggi dell'élite: turisti e atleti 313 2.5. Gli stanziamenti coloniali 317 2.6. Senso della storia, spazio vitale e viaggio in se stessi 322 3. PER FARLA FINITA CON I NOMADI 325 3.1. La fine della seconda mondializzazione 326 3.2. Il socialismo in marcia 330 3.3. L'ossessione antinomade dei nazisti 332 4. VERSO UN TERZO NOMADISMO DEL MERCATO 334 VII. Salvare i nomadi 343 1. LA SCOMPARSA DEI NOMADI DEL SUD 348 1.1. Persecuzioni, deforestazioni, stanzializzazioni 348 1.2. Gli uomini dei cammelli 354 1.3. Ultimissimi Pigmei e ultimi San 357 1.4. Le genti di Abya Yala 360 1.5. Dai fabbri ferrai dal Rajasthan alle donne giraffa della Thailandia 363 2. NEL CUORE DEL NORD, L'AUTONOMIA NOMADE 368 2.1. Il ritorno dei Rom 369 2.2. I primi tre governi nomadi: Groenlandia, Sami e Nunavut 372 2.3. L'audacia canadese 374 2.4. Amerindi degli Stati Uniti 378 2.5. Rinnovamento in Asia orientale 383 2.6. Il Giorno del Dolore 386 3. L'AVANGUARDIA DEL MONDO 387 3.1. Il recupero stanziale 388 3.2. Il sabotaggio dell'identità nomade da parte delle istituzioni internazionali 390 3.3. Avanguardia nomade 293 VIII. Uno stanziale, tre nomadi 395 1. IL PAROSSISMO DELLA TERZA MONDIALIZZAZIONE 399 1.1. La tirannia del nuovo 400 1.2. Il mercato al servizio dell'impero 401 2. L'ECONOMIA DELLA PRECARIETΐ 404 2.1. Imprese nomadi 404 2.2. Infranomadi, sedentari, ipernomadi 407 2.3. Gli strumenti del viaggio: trasporto reale e trasporto virtuale 412 2.4. L'indebolimento degli Stati 414 3. L'ACCELERAZIONE DELLE MIGRAZIONI 417 3.1. Al Nord, la città come un motel 418 3.2. I viaggi degli infranomadi del Sud 422 3.3. La delusione degli infranomadi che arrivano al Nord 425 4. LA CONVERGENZA FRA NOMADISMO E STANZIALITΐ 428 4.1. La libertà suprema. Nomadismo e stanzialità virtuali: l'ipermondo 428 4.2. Gli strumenti del nomadismo e della stanzialità virtuali: oggetti nomadi e animali da compagnia 429 5. L'ILLUSIONE DEL NOMADISMO LUDICO: IL TURISMO SU MARTE 432 5.1. Il rallentamento del turismo 432 5.2. I simulacri dello sforzo: quattro sport immobili 433 5.3. Le nuove distrazioni, viaggi virtuali dei nomadi esausti: vita privata e bookcrossing 437 5.4. Il viaggio verso l'aldilà 439 6. IL RIFLUSSO DELLA TERZA MONDIALIZZAZIONE 440 6.1. La rivolta degli infranomadi 441 6.2. Il mal di viaggio degli ipernomadi 444 7. LA RIVINCITA DEI SEDENTARI 445 7.1. Gli antimondialisti: dal nomadismo disarmato all'odio dei nomadi 446 7.2. Il sit-in dei giovani: obesità e droga 447 7.3. L'immobilità degli anziani 449 7.4. Declino di quelli che non si muovono 449 8. IL SOLDATO, IL MERCANTE, IL PRETE, IL CITTADINO 451 8.1. L'impero del mercato: l'iperimpero 451 8.2. Gli imperi della totalità eterna 453 8.3. L'impero e la democrazia 458 8.4. Roma sul Potomac 460 IX. I transumani 465 1. LE GUERRE NOMADI 468 1.1. I ribelli alla terza mondializzazione 470 1.2. La sconfitta del soldato, del prete e del commerciante 474 1.3. La vittoria della ribellione democratica: i transumani 479 2. IL MESTIERE DI UOMO 480 2.1. Viaggiare come stanziali 481 2.2. Immobile come in viaggio 483 3. IL BENE COMUNE 485 3.1. L'uguale valore degli uomini 485 3.2. La multiappartenenza 486 3.3. Le istituzioni transumane 487 Bibliografia 491 Indice dei nomi di persona e dei nomi di popoli, tribù, dinastie e gruppi 517 |
| << | < | > | >> |Pagina 11In lontananza una carovana anima il deserto, infinita successione di sagome traballanti. Duecento forse i cammelli, ancora più numerosi i cavalieri. In testa, il sayd appollaiato su una cavalcatura ingualdrappata. Dietro di lui, i guerrieri dal volto velato scrutano ogni monticello di sabbia da cui possono sbucare i predoni. Sulle cavalcature più belle, le donne sognano la prossima oasi e furtive incrociano lo sguardo degli uomini che caracollano attorno a loro. Dietro, i mercanti calcolano il profitto che trarranno dalla rivendita delle sete e delle armi ammucchiate nei bauli. Squadrano gli allevatori di bufali intravisti sulla pista e i pastori che passano a dorso d'asino, radunando pecore e capre.
Quando il sole scompare dietro l'ultima duna, a un cenno del sayd la
carovana si ferma. Gli uomini piantano le
pesanti tende. Le donne accendono i fuochi. Nella notte si
aggirano oscuri cavalieri. Alle prime luci del giorno, si fermano a poca
distanza dall'accampamento, in attesa che un
cenno del sayd li autorizzi a entrare nel cerchio dei fuochi per condividere il
caffé bollente e il semolino tiepido.
Tutta la storia dell'umanità può essere riletta come la storia di questa carovana. Infatti porta impresso il sigillo del nomadismo. Il termine oggi va di moda, impiegato a caso per qualificare gli umani più diversi: i primi popoli, raccoglitori, cacciatori, pastori, agricoltori itineranti, cavalieri, coloni, marinai, pellegrini, giullari, trovatori, compagnie erranti, pirati, mendicanti, esuli, marginali, mercanti, esploratori, stagionali, senzatetto, cowboy, lavoratori migranti, rifugiati politici, predicatori, viandanti, artisti, hippy, personale del settore turistico e perfino turisti, appassionati di videogiochi, utenti di telefoni cellulari e di internet. Non sono tutti nomadi: non sempre viaggiano con tutte le loro proprietà. Ma tutti partecipano dell'etica e della cultura nomadi: il viaggio costituisce l'essenza della loro esistenza. Alcuni, mendicanti o conquistatori, sono temuti dagli stanziali; altri, mercanti e artisti, sono attesi o respinti, a seconda delle circostanze. Quanto al pronostico sull'avvenire di questo modo di vita, oggi se ne discute. Per gli uni, starebbe scomparendo sotto i colpi della modernità, che costringono gli ultimi viaggiatori, affascinati spettatori della fine della Storia, a restare inchiodati, obesi budda, davanti agli schermi, per avere accesso dalle loro nicchie agli strumenti del lavoro, del commercio dell'istruzione, della medicina e dello svago. Per gli altri, al contrario, il nomadismo starebbe invadendo tutte le forme della vita, fino a gettare l'insieme degli umani nel grande maelstrom della mondializzazione e a imporre loro di viaggiare incessantemente, per sofferenza o per piacere, in solitudine e in libertà. Per formarsi un'opinione su questo avvenire e su ciò che implica per ciascuno, sono possibili tre strade: l'osservazione, la speculazione, l'erudizione. Ciascuna strada rinvia a un modo di dimostrazione: descrizione, sintesi, analisi. Nel XII secolo d.C. il primo grande filosofo europeo, il musulmano spagnolo Ibn Rushd, noto in Occidente con il nome di Averroè, il primo nomade intellettuale moderno, spiegava che una teoria non merita che le si presti interesse se non in quanto può esprimersi in poche righe, esporsi in poche pagine e dimostrarsi in più capitoli al tempo stesso. Per lui, il primo dei tre tipi di testo doveva riassumere la tesi principale; il secondo, raccogliere l'essenziale delle proposizioni; il terzo, analizzare nei particolari i materiali forniti dall'erudizione. Ciascuno dei testi doveva sia obbedire alla propria logica sia non contraddire quella degli altri due. Infatti, per Averroè, la prova della loro congiunta verità sta proprio nella loro coerenza. Scopo di questo primo capitolo è esprimere in poche righe, e poi esporre in poche pagine, ciò che tenteranno di dimostrare gli otto capitoli successivi. | << | < | > | >> |Pagina 14In poche righeLa stanzialità non è che una breve parentesi nella storia umana. Durante l'essenziale della sua avventura, l'uomo è stato plasmato dal nomadismo e sta ridiventando viaggiatore. E, anche nell'arco dei cinque millenni in cui l'agricoltura ha creduto di fare da padrona, la Storia altro non è stata se non una successione di battaglie combattute da popoli viandanti contro altri popoli, che già erano stati nomadi ma, arrivati nel luogo prima di loro, erano ormai i gelosi proprietari di una terra presa ad altri ancora. Poi sono sorte innumerevoli specie di nomadi individuali che lo Stato, principale invenzione degli stanziali, ha fatto di tutto per dominare, riunire e uniformare. Conviene far tornare alla ribalta della Storia questi attori fin qui ignorati o dimenticati popoli nomadi, pastori, mercanti, cavalieri, creatori, scopritori e migranti che furono gli inventori di ciò che tuttora costituisce il sostrato di tutte le civiltà, dal fuoco all'arte, dalla scrittura alla lavorazione dei metalli, dall'agricoltura alla musica, da Dio alla democrazia. Tale lettura della loro genesi fa luce sulle culture da cui proveniamo. Rivela inoltre i principali flagelli, le poste in gioco e le speranze del nostro tempo: dalla precarietà alla violenza, dalle derive finanziarie alle sfide geopolitiche, dalla malnutrizione all'obesità, dalle irregolarità climatiche al ritorno dei fondamentalismi, dalla recrudescenza delle droghe alle immense potenzialità delle arti e delle tecnologie. Si annuncia, in particolare, un'accelerazione della mondializzazione del mercato, avvicendamento proprio del nomadismo, preludio di un ampio disordine planetario, di vasti movimenti di popolazione e dell'esasperazione di un terrorismo senza frontiere. I grandi conflitti di domani non contrapporranno civiltà, ma l'ultimo impero stanziale, l'impero americano, a tre imperi nomadi non territoriali, in competizione con l'America e in lotta l'uno contro l'altro; tre imperi che aspirano a governare il mondo per conto proprio: il mercato, l'islam e la democrazia. Per sfuggire al caos che si annuncia e ai totalitarismi ancora possibili, l'umanità dovrà riuscire a vivere sia nella stanzialità, per costruirsi, sia nel nomadismo, per inventarsi. | << | < | > | >> |Pagina 15In poche pagine Il groviglio delle forme viventi che conduce alla specie umana è fatto di mobilità, di slittamenti, di migrazioni, di salti e di viaggi. Dalle amebe ai fiori, dal pesce all'uccello, dal cavallo alla scimmia, la storia della vita è nomade ben prima che lo sia la storia dell'uomo. L'uomo nasce dal viaggio; sono modellati dal nomadismo sia il suo corpo sia la sua mente. Peculiare dell'uomo è anzitutto la corsa di un bipede. Or sono 5 milioni di anni, una specie particolare di primate, l' Australopithecus, scende dagli alberi, si alza sulle gambe e percorre in lungo e in largo i paesi dell'Africa orientale e australe. Dopo 3 milioni di anni, alcuni suoi discendenti, l' Homo habilis e l' Homo rudolfensis, selezionati dalle esigenze della marcia, imparano a usare le pietre come attrezzi e si mettono in cammino attraverso il continente africano. Il loro habitat, come la loro vita, resta precario. Sono raccoglitori, mangiano animali già morti, sono parassiti, riescono a tenersi più ritti e possono portare un cervello più pesante; cominciano a volere il progresso e a pensare il tempo. Dopo 1 milione di anni compare l' Homo ergaster, il primo uomo, che si adatta ancora meglio ai viaggi. Appena incurvato, lavora, modella attrezzi in funzione dei propri bisogni di viaggiatore. A sua volta è modellato dal viaggio: senza più pelo, può correre per il mondo. Discendente dell' ergaster, un'altra specie, l' Homo erectus, lascia quell'angolo del mondo per scoprire, nel giro di alcune decine di millenni, il resto dell'Africa, l'Europa, l'Asia centrale, l'India, l'Indonesia e la Cina. Almeno 1 milione di anni or sono compare, ancora in Africa, a quanto sembra, l' Homo sapiens, poi compare l' Homo heidelbergensis, che si adattano alla marcia anche meglio dei loro predecessori. Si tengono più ritti; il cervello è più voluminoso; l'habitat, ancora precario, è più complesso; gli attrezzi più ingegnosi. Finché, verso i 700 000 anni or sono, fanno l'indispensabile scoperta della padronanza del fuoco e l'invenzione, più prosaica ma non meno importante, dei primi calzari. Sono ormai in grado di cuocere i vegetali e di nutrire meglio il cervello. Questa prima specie di Homo sapiens si separa in più rami. Uno evolve verso l' Homo neandertalensis, che dove passa costruisce capanne sofisticate e sempre a piedi erra attraverso l'Europa e l'Asia, poi scompare senza erede. In questa lunga traversata del tempo, sopravvivono soltanto le specie che meglio si sono adattate all'erranza. Progrediscono soltanto le tecniche di caccia e di cottura compatibili con il movimento. Perdurano soltanto le mitologie e i riti che danno senso al viaggio. Da un altro ramo dell' Homo sapiens, circa 160 000 anni or sono, compare (in Africa, poi in Medioriente e in Europa) il primo uomo moderno, il frutto fisico e intellettuale delle esigenze nomadi: l' Homo sapiens sapiens, cui si riallaccia l'uomo di Cro-Magnon. Comincia ad avere una certa idea del sovrannaturale e a organizzarsi in tribù; non possiede ancora niente che non possa trasportare: fuoco, strumenti, armi, oggetti ricordo. Tutto, nel suo modo di vedere il mondo, resta legato alla necessità dell'erranza. Circa 85 000 anni or sono, il clima si raffredda; l'uomo costruisce alloggi meno precari e vi soggiorna un po' più a lungo. Nel Medioriente, circa 45 000 anni or sono, l'uomo si adatta sempre meglio al viaggio. Durante l'inverno abita in grotte; durante l'estate in capanne. Fabbrica strumenti sempre più perfezionati. Ormai misura lo spazio in giornate di marcia: per luì, la distanza non è altro che tempo. Non accumula, non risparmia, non tiene riserve. Non distrugge né l'ambiente circostante né le risorse rinnovabili. Trasmette soltanto oggetti nomadi, come il fuoco, il sapere, i riti, le storie, gli odi e i rimorsi. Se punisce, lo fa bandendo dal gruppo più che uccidendo. La musica è la sua prima arte. Dipinge, scolpisce e orna le sue prime tombe: i primi stanziali sono i morti. Circa 35 000 anni or sono, il clima si riscalda. Gli uomini escono dai rifugi. Cominciano a viaggiare sul mare. Il fisico e le capacità intellettuali permettono loro di approdare in Europa, in Asia, in Australia e, alla fine, di raggiungere le Americhe attraverso lo stretto di Bering. Nascono e si diversificano le lingue, che si evolvono, come gli uomini, con i viaggi. Contrariamente alla leggenda, il nomade è, in generale, piuttosto pacifico con i propri simili; muore non per conservare una terra o per appropriarsene, ma per mantenere il diritto di lasciarla. Le guerre fra gruppi, per le donne o per le zone di caccia, obbediscono a pochi semplici princìpi: incutere paura, attaccare di sorpresa, interrompere le linee di comunicazione del nemico, non dargli tregua. Le guerre non rispettano nessuna regola morale: fra le tattiche raccomandate ci sono quella di farsi passare per un alleato dell'avversario, quella di tradirlo, quella di fargli credere di essere in fuga; non è proibito attaccare alle spalle. Qualsiasi cosa è ammessa per spingere l'altro ad abbandonare senza indugio il bene a cui mira. Il nomade sa quali flagelli può causare la violenza. Così, per impedirne la proliferazione, la concentra su oggetti sacrificali (umani o animali) che distrugge per mantenere la pace in seno al gruppo. Il sacrificio è necessariamente un'idea da nomade: messa a morte rituale, destinata a contenere la proliferazione della morte, focalizzandola in un punto, sedentarizzandola. Circa 30 000 anni or sono, i viaggiatori arrivano a scoprire il baratto e a stabilire equivalenze fra prodotti. Va organizzandosi un embrione di mercato. Le famiglie di nomadi formano, nelle pianure e nei deserti, civiltà mobili e, al tempo stesso, fusionali e la loro identità cambia a seconda di chi le nomina e dei movimenti che le scuotono. I loro dèi, come i loro capi, sono selezionati dal viaggio: uno spirito vinto lascerà il posto a un dio vincitore. | << | < | > | >> |Pagina 36 Il nomade finirà per nutrire questo unico sogno: fermarsi, sostare, avere tempo; fare del mondo una Terra promessa. L'obesità sarà sempre più una manifestazione di questo desiderio di sedentarietà. Il turismo lascerà il posto al desiderio di riposo e alla rivendicazione di un nuovo diritto dell'uomo: il diritto di essere immobile. A fronte del mercato sorgeranno altri due imperi nomadi: l'uno intorno all'islam, l'altro intorno alla democrazia. A queste mondializzazioni tenteranno di sfuggire gli imperi stanziali, locali e barricati. Né il mercato né l'islam riusciranno a dominare il mondo e si frantumeranno. Come nel momento della caduta dell'impero romano incomincia un terribile caos da cui nascerà una nuova civiltà, fatta dei gloriosi residui dell'impero in declino e di valori nuovi, portati dai nuovi nomadi, così il mondo di domani sarà democratico, religioso e commerciale insieme. Sarà e nomade e stanziale. La mondializzazione democratica passerà attraverso la difficile messa in pratica delle virtù del nomade (tenacia, ospitalità, coraggio, memoria) durante le fasi stanziali e delle virtù dello stanziale (vigilanza e risparmio) durante le fasi nomadi. Ciò passerà non soltanto attraverso la tecnologia ma anche attraverso la reinvenzione di modi di vita, che sembrano nuovi, ispirati a quelli dei primi popoli. Ci sarà l'esigenza di ripensare le culture, e l'organizzazione del lavoro nelle città e l'organizzazione della politica; l'esigenza d'inventare un governo del pianeta; una democrazia transumana. Verrà allora a delinearsi, al di là di immensi disordini, qualcosa come la promessa di un meticciato planetario, di una terra che sia ospitale per tutti i viandanti della vita. | << | < | > | >> |Pagina 397Anche se la storia non è mai una lezione per l'avvenire, anche se nel tentativo di ritrovare il passato sono stati commessi numerosi crimini, è necessario, se si vogliono decriptare le strade che la specie umana può imboccare, conoscere quelle che ha già seguito. E l'assillante presenza dei nomadi lungo questa traiettoria aiuta a percepire il ruolo principale che il nomadismo continuerà a svolgere, sotto mille e una forma, come avanguardia della storia e delle civiltà.In un primo tempo, la mondializzazione del mercato continuerà a accelerare la migrazione degli uomini, delle imprese e delle cose; creerà nuove categorie di viaggiatori (quadri aziendali espatriati, nomadi urbani, road-movers, backpackers, viaggiatori elettronici), inventerà nuove forme di curiosità (verso nuovi sport, verso nuovi giochi) e nuovi strumenti di viaggio (reale o virtuale). In un secondo tempo, questa mondializzazione - e l'impero americano che la domina - si scontrerà, come le due precedenti, con i propri eccessi: precarietà, ingiustizia e solitudine. Inciamperà nella propria incapacità di ridurre il nomadismo "osceno" dei ricchi e quello, proliferante, dei poveri. I nomadi agiati, stanchi, rifiuteranno di avanzare oltre. Invece i nomadi poveri, disperati, si accalcheranno lungo tutte le frontiere. Si assisterà allora a un ritorno dei valori d'identità, di nazione, di frontiera, attorno ai temi dell'antimondialismo e del sovranismo che faranno causa comune. In un terzo tempo, dei nomadi ribelli tenteranno di prendere il potere, in quanto nomadi, contro l'impero declinante e i suoi alleati, per creare un impero non territoriale. Taluni di questi ribelli vorranno realizzare un impero planetario del mercato, liberato dalle sue radici americane; altri, animati da una fede religiosa, tenteranno di realizzare un universalismo etico o a carattere fondamentalista; altri, infine, immagineranno una democrazia di dimensioni planetarie, senza frontiere. Tutti ricorreranno a tutte le armi disponibili: il denaro, il convincimento, la scienza. Se saprà ritrovare le sue radici nomadi, l'impero americano potrà prevalere per un momento su questi ribelli. Poi, siccome nessun'altra nazione è in grado di succedergli, l'avvenire si giocherà fra tre forme di nomadismo non territoriale, a vocazione universale: il mercato, la fede, la democrazia.
Insomma, i grandi conflitti a venire non saranno
scontri di civiltà (né la Cina né l'India né l'Europa
sono candidati credibili per la futura direzione del
mondo) e neppure lotte di classe (le classi operaie nel
mondo sono ormai troppo divise), ma conflitti tra l'ultimo possibile impero
stanziale universale, l'impero americano, e i suoi tre principali concorrenti,
nomadi e planetari, in competizione con l'impero e in competizione gli uni con
gli altri, in quanto aspirano a governare il mondo per conto proprio.
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