Autore Marc Augé
Titolo Le tre parole che cambiarono il mondo
EdizioneCortina, Milano, 2016 , pag. 94, cop.fle., dim. 10,5x17,5x0,9 cm , Isbn 978-88-6030-839-9
OriginaleLa Sacrée semaine qui changea la face du monde
EdizioneJacob, Paris, 2016
TraduttoreDaniela Damiani
LettoreCristina Lupo, 2016
Classe narrativa francese , religione , fantascienza












 

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Pagina 9

1° aprile, urbi et orbi


Tutto ha avuto inizio il primo aprile 2018 a Roma, in piazza San Pietro.

Quella domenica qualcosa mi aveva spinto a uscire, forse un effluvio di primavera o un certo non so che nell'aria frizzante. Per buona parte della mattinata avevo bighellonato sui quais ed ero rincasato prima di mezzogiorno. Ho stappato un Saint-Ιmilion, affettato un po' di salame e acceso il televisore.

Lo spettacolo era straordinario – da poco mi ero regalato un apparecchio con un grande schermo piatto, che cambia la visione delle cose. In quella soleggiata domenica di Pasqua, i cattolici erano giunti numerosi per ascoltare il papa, che stava per impartire la benedizione urbi et orbi, alla città e al mondo. Una folla di giovani provenienti da ogni dove aveva creato l'atmosfera, dando voce alla sua felicità e alla sua fede con entusiasmo. La regia televisiva alternava immagini a tutto campo della piazza, in cui si accalcavano curiosi e fedeli, a primi piani di figure in qualche modo emblematiche: il profilo mascolino ma ancora giovanile di un ragazzo biondo come il grano; il corpo slanciato di un'adolescente bruna che, con gesto rapido e istintivo, tentava di mantenere in ordine i capelli scompigliati dal vento; i tratti marcati di un anziano dagli occhi già colmi di emozione; un bimbo fra le braccia del padre sotto lo sguardo intenerito della madre; o, ancora, il volto dalla pelle levigata e pallida, incorniciato dal velo, di una giovane religiosa con occhiali dalla severa montatura in metallo.

La folla festante era in attesa; nessuno immaginava che una sorta di tsunami stava per abbattersi sull'umanità.

All'improvviso si levò un gran clamore e le braccia si tesero verso la figura fragile e bianca di Francesco, appena comparsa al balcone. Il papa rimase in silenzio per un buon momento, contemplando l'ondeggiare esultante della folla suscitato dalla sua presenza. Nonostante l'apparente serenità, sul suo volto si leggeva una sorta di sorpresa inquieta: che ancora non si fosse abituato al fervore che accompagnava ogni suo gesto e ogni sua semplice parola?

Dopo un respiro profondo, si schiarì la gola e si accostò di un passo alla balaustra. Quindi, afferrato con decisione il microfono davanti al quale avrebbe dovuto parlare, con grande sgomento del suo entourage, sconcertato da questa iniziativa, si espresse con voce chiara e forte: "Dio...". Il clamore riprese più forte che mai. "Dio non è morto!" Trascinata dall'idea che ancora una volta Francesco proponesse una novità improvvisando un dialogo con i fedeli radunati, la moltitudine dei giovani si esaltò gridando: "Non è morto!".

Il papa riprese: "No, non è morto, perché non è mai esistito". Sulla scia del loro stesso slancio, i cori dei giovani cristiani acclamarono la sua nuova affermazione, sebbene certe flessioni nell'intensità dell'entusiasmo esprimessero l'improvvisa perplessità dei più consapevoli e attenti.

Francesco fece un altro respiro profondo prima di concludere con voce ferma: "Dio non esiste". Un silenzio assoluto scese su piazza San Pietro. Numerosi furono quelli che trattennero il fiato in attesa di ciò che sarebbe seguito: le parole decisive che avrebbero incenerito l'affermazione sacrilega che il papa avrebbe ovviamente condannato, rivelandone pure gli autori. Ma Francesco volse le spalle e se ne andò, aiutato – a dire il vero sospinto, addirittura spintonato – dal nugolo indistinto di talari e pianete dei rappresentanti della Chiesa che si erano precipitati su di lui per evitare lo scandalo.

Nella piazza la folla era rimasta impietrita. Appena il pontefice fu fatto – quasi letteralmente – scomparire, un portavoce del Vaticano si affacciò al balcone per spiegare che un improvviso malore di origine ancora ignota lo aveva costretto a interrompersi e che sarebbe seguito un bollettino medico sulle sue condizioni di salute. Ma tutti, presenti e telespettatori, erano stati colpiti dalla chiarezza, dalla scioltezza dell'eloquio e dalla forza della voce del papa; quel malato sembrava godere di ottima salute.

Attraverso i media e i social network, la notizia della nuova stravaganza papale serpeggiò rapida come una fiamma lungo una scia di polvere esplosiva. Ovunque la figura, la voce del papa, ovunque le tre parole impossibili da credere: Dio non esiste.

Ma che diamine era successo al pontefice? Era uscito di senno? Migliaia di telecamere erano puntate sulla sua figura e ne riprendevano i più piccoli dettagli da ogni angolazione; non era in alcun modo possibile fingere di avere frainteso ciò che aveva detto in modo così intelligibile e con voce chiara e ferma. Tutte le reti televisive avevano trasmesso, e ora continuavano a ritrasmettere, la cerimonia della benedizione in diretta: CBS, CNN, Fox News, Rai 1, Rai 3 ..., TF1, BFM, France 24..., Canal 13 argentino, Canal 13 cileno...

Premevo freneticamente i tasti del telecomando per passare in rassegna i diversi programmi. Tutti i canali di informazione riproponevano a ciclo continuo l'immagine del momento in cui, appoggiandosi con una mano alla balaustra e reggendo con l'altra il microfono, leggermente chinato verso le migliaia di teste levate nella sua direzione, con voce grave e staccando chiaramente l'una dall'altra le tre parole incendiarie, Francesco aveva dichiarato: Dio non esiste. Parole che avrebbero immediatamente scatenato un sisma planetario. Non mi stancavo di vedere e rivedere la scena.

Il Vaticano fu subito preso d'assedio dai reporter, che sostavano in pianta stabile davanti al palazzo: in mancanza di informazioni attendibili, intervistavano qua e là i presenti, evidentemente sconvolti, i volti disfatti. Gli inviati delle grandi reti televisive esibivano l'espressione grave e costernata degli eventi luttuosi e parevano saperne più di tutti noi. L'enorme portata del cataclisma che si era abbattuto su Roma avrebbe dunque scosso e fatto vacillare la Terra intera?

Il silenzio dei rappresentanti ufficiali delle grandi fedi monoteistiche – evidentemente concordi sull'astenersi da prese di posizione intempestive – stava a indicare che non intendevano gettare benzina sul fuoco, ma ciò non impediva all'incendio di divampare e dilagare. Gli estremisti di ogni credo, dai cattolici integralisti ai musulmani salafiti, si erano affrettati a condannare con veemenza la "menzogna" del papa e, più in generale, la decadenza morale dell'Occidente, di cui egli era diventato il simbolo più eloquente.

Un'onda d'urto si era riversata su tutti i notiziari europei delle 13, propagandosi immediatamente a tutto il pianeta. Washington si era svegliata in un mondo in cui il capo di più di un miliardo di cattolici, simbolo riconosciuto e rispettato della fede cristiana, dichiarava quel credo senza Dio.

Le trasmissioni di France 2, organizzate in fretta e furia, ospitavano soprattutto sociologi e storici delle religioni, visto il generale assenteismo dei rappresentanti ufficiali delle religioni monoteistiche – assenteismo che si auspicava fosse solo temporaneo, come ebbero a commentare sarcasticamente i giornalisti della rete David Pujadas e Yves Calvi. Quanto agli uomini politici – almeno in Francia –, in nome dei principi della "laicità" sanciti nella Carta (che, per una volta, tornavano loro utili) poterono tenere la bocca chiusa. Nel corso delle trasmissioni televisive, le autorità in materia si azzuffavano. Un filosofo cattolico spiegò che il papa era stato frainteso. "Senza dubbio, ciò che voleva dire è che..." – a questo punto, la sua voce si fece esitante e continuò scandendo le parole a una a una, a intervalli di due o tre secondi l'una dall'altra – "...la questione... della... esistenza... reale... di Dio... era... meno... essenziale... di quella della morale universale a cui... dava un nome." Da parte sua, un sociologo vedeva in quella che chiamava la "capitolazione del papa" il segno precursore dell'islamizzazione del mondo e, d'altro canto, le previsioni demografiche prefiguravano che i musulmani sarebbero stati più numerosi dei cristiani nei decenni a venire. Poi, con un sorriso beffardo, aggiunse: "Va da sé che, se i cattolici si lasciassero convincere dal papa, tutto avverrebbe più rapidamente". Invitati a intervenire, gli internauti e i telespettatori si mostrarono perplessi e, a volte, inquieti. Uno di loro fece notare – senza dubbio con pessimo gusto – che il papa si era espresso nel corso di una circostanza ufficiale cui, come tale, si applicava il dogma dell'infallibilità pontificia. Questo significava che, da allora in poi, i cattolici praticanti sarebbero stati obbligati a non credere in Dio?

Non ho resistito alla tentazione di navigare in Internet per farmi un'idea delle reazioni suscitate da quello che un blogger che aveva colto il senso della formula definiva il "suicidio in diretta del cattolicesimo romano". Sui social, qualcuno si domandava se il papa fosse divenuto ateo o avesse perso la ragione; altri si divertivano. Uno di loro, nella migliore tradizione del pastiche, aveva seguito lo stile di Giraudoux: "Considerato che siamo senza Dio, Mosè, Gesù e Maometto non si faranno più guerra. La Guerra dei Tre non avverrà!".

Dio non esiste! La formula aveva immediatamente generato una sorta di saluto esaltante che si articolava in domanda e risposta – E Dio? Non esiste! Le parole del papa avevano dunque incoraggiato anche gli atei più timidi a dichiararsi tali.

Numerosi erano invece i credenti che affondavano nel marasma o che, incolleriti, se la prendevano con i gesuiti, la sinistra cristiana e gli argentini. I più agguerriti chiamavano in causa la politica terzomondista e il conseguente crollo dei pilastri occidentali della fede cristiana. Roma, insomma, non era più Roma, sommersa com'era dal flusso migratorio, che ben presto avrebbe tracimato in tutta Europa. Così recitava il tweet di uno dei nuovi martiri della fede cristiana: "Siamo in piedi, ma KO; il tradimento è venuto da dove non ce lo saremmo aspettati. Il cavallo di Troia era in Vaticano!".

Oltre Atlantico, la CNN annunciava e pubblicizzava a tamburo battente l'intervista che la giornalista Christiane Amanpour avrebbe probabilmente ottenuto dal numero due della Santa Sede, il cardinale Pietro Parolin. La serata si svolse all'insegna dell'ironia; improvvisamente ricomparso in Tv, il comico Jon Stewart, serio come un papa, annunciò: "L'attualità sta lavorando al posto mio. Andando avanti di questo passo mi basterà leggere le ultime agenzie senza modificarle e tutti si sbellicheranno dalle risa...".

Per la prima volta nella mia vita mi trovavo d'accordo con il papa, ma questo non sembrava portargli fortuna. Il mondo era in fiamme perché era appena stata enunciata un'evidenza: ecco la cosa che faceva riflettere. Da un mondo siffatto ci si poteva aspettare – e si poteva temere — di tutto. Tuttavia, ero abbastanza in là con gli anni per relativizzare sia le minacce sia i timori, e dunque non ho tardato molto a scivolare nel sonno del giusto.

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