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| << | < | > | >> |Indice27 Picasso, in situ Anne Baldassari 31 Picasso a Milano. La mostra a Palazzo Reale nel 1953 Francesco Poli 37 Picasso. Autoritratti. Le figure del pittore Anne Baldassari 46 Portfolio 1895—1965 83 Album 87 1900—1906 103 1906—1908 119 1909—1918 141 1914—1924 159 1924—1934 189 1933—1939 217 1940—1953 235 1948—1972 267 I dipinti Isabelle Limousin 271 Le sculture e la ceramica Virginie Perdrisot 275 L'opera grafica Annabelle Ténèze 279 Cronologia Anne Baldassari 304 Bibliografia Jeanne-Yvette Sudour, Émilie Augier 306 Le opere in mostra Émilie Augier |
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Anne Baldassari
"Io dipingo esattamente come altri scriverebbero la loro autobiografia. Le mie tele, finite o non finite, sono come le pagine del mio diario, e sono valide in quanto tali. Il futuro sceglierà le pagine che preferisce. Non sta a me scegliere. Ho l'impressione che il tempo passi sempre più rapidamente. Io sono come un fiume che scorre, trascinando con sé gli alberi sradicati dalla corrente, i cani morti, rifiuti di ogni tipo e i miasmi che ne emanano. Raccolgo tutte queste cose e vado avanti. È il movimento della pittura quello che mi interessa, l'attenzione drammatica insita nel passare da una visione all'altra, anche quando il tentativo non è portato a fondo. Per alcune delle mie tele, posso dire che esso ha avuto davvero successo, che ha trovato tutta la sua potenza, poiché sono riuscito a fissarne l'immagine nell'eternità. Ho sempre meno tempo, e sempre più da dire. Sono arrivato a un punto in cui il movimento del mio pensiero mi interessa di più del mio pensiero stesso." Grande museo monografico dedicato all'opera di Picasso, il Musée National Picasso fu creato nel 1985 allo scopo di presentare al pubblico l'insieme dei lavori provenienti dalla donazione fatta allo Stato francese dagli eredi dell'artista nel 1979. Per contribuire alla costituzione ragionata di una collezione pienamente rappresentativa dell'opera picassiana, costoro generosamente concessero allo Stato un diritto di "prima scelta" tra le 70.000 opere conservate nei vari studi dell'artista; fu così possibile raccogliere un fondo di opere importanti, particolarmente coerente per ampiezza cronologica e per l'equilibrio tra i periodi rappresentati. Alla prima donazione ne seguì, nello stesso anno e sempre da parte degli eredi, una seconda, composta da un insieme di pezzi d'arte iberica, africana e oceanica, che si aggiunse a quella "collezione personale" del pittore che era stata donata allo Stato già nel 1973. Tale collezione, costituita da un centinaio di opere di artisti antichi e moderni, comprendeva tele e disegni importanti di Chardin, Le Nain, Corot, Courbet, Vuillard, Degas, Cézanne, Seurat, Renoir, Rousseau il Doganiere, Matisse, Braque, Derain, Miró, Modigliani, Giacometti, Dalí, Balthus, Brauner: opere che illustravano il dialogo di Picasso con quei grandi maestri e le sue relazioni di lavoro e di amicizia con artisti a lui contemporanei. Parallelamente, nel 1978, gli eredi di Picasso, desiderando conservare questo fondo nella sua integrità, avevano conferito al museo anche i circa 200.000 pezzi dell'"archivio privato" dell'artista, affinché fossero messi al servizio dello studio della sua opera. Questo fondo archivistico, che comprende 20.000 lettere manoscritte, 11.000 ritagli di giornale e oltre 15.000 fotografie, costituisce una fonte di studio e una testimonianza inestimabili sulla vita e sull'opera di Picasso. Infine, a seguito della morte di Jacqueline Picasso nel 1986, una seconda donazione allo Stato da parte di sua figlia, nel 1990, ha arricchito in particolare la rappresentanza, nella collezione, degli anni Sessanta. Dopo queste due storiche donazioni e dopo vent'anni di un'attiva politica di acquisizioni, il Musée Picasso si ritrova oggi dotato di un'eccezionale raccolta di oltre 5.000 lavori e capolavori di Picasso, i quali, avendo un ruolo-chiave nella dinamica creativa dell'artista, compongono la collezione pubblica più completa dell'opera picassiana che sia stata mai costituita. Considerando anche le circa 900 opere di altri artisti che il museo conserva e il ricchissimo fondo archivistico picassiano, questa collezione si impone come uno strumento fondamentale per una lettura della storia dell'arte moderna e della creatività novecentesca. Abbiamo visto che l'originalità della collezione del Musée Picasso sta nell'essere uscita direttamente dai vari studi nei quali l'artista realizzava via via la sua grande opera. Dalla semplice stanza col pavimento di assi del Bateau-Lavoir parigino, presa in affitto nel 1904, che vide nascere La famiglia di saltimbanchi (1905, Washington, National Gallerg of Art) o Les Demoiselles d'Avignon (1907, New York, Museum of Modern Art), al grande mas Notre-Dame-de-Vie a Mougins, ove realizzò le sue ultime tele, questi luoghi hanno formato il teatro intimo della sua opera in costante divenire. In tal senso, la collezione del Musée Picasso ha la particolare caratteristica di essere stata oggetto della vigilanza dell'artista, attento a impedire la dispersione di opere che costituivano la trama del suo "diario" pittorico e di una singolare "autobiografia". In questa originaria accumulazione di pezzi sono infatti riunite le testimonianze più significative delle varie tappe della sua evoluzione di artista. "Compiute" o "incompiute", tali opere hanno la proprietà di articolare i diversi momenti, periodi e variazioni della proteiforme ricerca di Picasso, formando per così dire il suo cantiere di lavoro: in esse si trovano le chiavi e le molle del "movimento del suo pensiero" così come della pittura in fieri. Non si tratta semplicemente di un accumulo di capolavori classificabili cronologicamente o per soggetto o per genere, bensì di una costruzione dialettica che suggerisce una traiettoria inedita e illuminante del processo creativo. La collezione si presenta dunque come un manifesto che l'artista elabora e ci offre con sapienza e con gioia, come se desiderasse farci entrare nella complessità del suo percorso. Sta a noi rispettarne le dominanti, identificarne le zone oscure, coglierne le logiche trasversali e gli aspetti misconosciuti, incrociarne gli argomenti, le categorie, gli ambiti, obbedendo in tutto ciò alla prassi picassiana della miscégénation, della mescidazione delle fonti, della rivoluzione dei mezzi e dell'impurità delle tecniche. Nella collezione del Musée Picasso, della genesi dell'opera picassiana offrono testimonianza opere primarie come La morte di Casagemas (1901), che tradisce il fascino esercitato sul giovane pittore dall'espressionismo, l' Autoritratto (1901) o La Celestina (1904), emblematici del periodo blu. I primi segnali dell'influenza iberica si notano nell' Autoritratto del 1906, che sancisce la rottura coi codici della pittura accademica. Importanti studi dipinti appartenenti alla genesi delle Demoiselles d'Avignon (1907), come Nudo seduto e Donna con le mani giunte, o le Tre figure sotto un albero (1907-08), capolavori del suo "periodo africano", sono accompagnati da un insieme di disegni che illustrano tutte le tappe della rivoluzione protocubista. La Natura morta con sedia impagliata, primo collage dell'arte moderna, inaugura nel 1912 l'invenzione semantica e la mescolanza tecnica nel cuore del processo creativo del cubismo. Il grande dittico Uomo con mandolino e Uomo con chitarra (1911-13) – due lavori tipici del cubismo "analitico" – espone la de-costruzione simultanea dello spazio, della forma e del colore. La serie unica dei papiers collés, dei découpages, degli assemblaggi e delle costruzioni degli anni 1912-14, collegati gli uni agli altri da centinaia di disegni, costituisce il corpus delle ricerche picassiane più radicali. Il pittore e la modella (1914) inaugura una nuova ricerca sulla figurazione ispirata dall'iconografia popolare, dalle cartoline postali e dalla fotografia di studio. Olga in poltrona (1918) illustra in che modo le esperienze plastiche dei papiers collés vengono integrate pittoricamente in un grande ritratto naturalistico ossessionato dalle deformazioni fotografiche. Le opere degli anni 1919-23, segnando un ritorno alle tecniche della sanguigna, del pastello e del carboncino, trasmettono a monumentali disegni su tela motivi ispirati dagli affreschi pompeiani o dalle decorazioni del Primaticcio a Fontainebleau (Tre donne alla fontana e La fonte, 1921). Tale principio culmina in un capolavoro come il grande Flauto di Pan (1923), che conclude l'intero periodo del secondo "classicismo" picassiano. I ritratti di Paulo, il figlio dell'artista nato nel 1921, si rifanno allo stile di Velàzquez o di Manet, stravolgendolo. Un importante insieme di tele, disegni e incisioni permette di seguire svolte e meandri del periodo surrealista, a partire dal suo sorgere con Il bacio e Il pittore e la modella del 1925, le iconoclaste Chitarre del 1926, fatte di stracci, cartone, spago e chiodi, fino alla serie degli Atelier del 1928, in cui dialogano tra loro l'ombra del pittore, la modella e la sua raffigurazione. Queste opere, contemporanee alle sculture in filo di ferro dei progetti per un monumento ad Apollinaire (1928), trovano il loro coronamento nella scultura lineare della Donna in giardino (1929). Il pannello, dai colori violenti, della piccola Crocifissione votiva del 1930 e la sua coorte di disegni in bianco e nero del 1932 annunciano il dramma di carattere mitologico che occuperà il decennio successivo. La collezione del Musée Picasso è ricca di pezzi di quei prolifici anni Trenta in cui il principio surrealista genera creature e chimere di tipo nuovo, come L'acrobata o le Figure in riva al mare (1930), i cui principi metamorfici sono forniti dalle serie delle piccole Bagnanti, dei dipinti di sabbia e delle sculture fatte di calchi e impronte in gesso. Il surrealismo picassiano, ancora ben vivo negli anni 1930-34, si sviluppa nell'eccezionale sequenza delle opere dedicate alla figura di Marie-Thérèse Walter, esemplificata con forza dai Grandi nudi, come l'ingresiano Nudo in un giardino (1934), le Teste di donna e i Busti di donna scolpiti a Boisgeloup (1929-31) o la ricchissima serie di incisioni cui appartiene la Suite Vollard. I policromi Ritratti di Dora Maar, le allegoriche Donna che piange e Supplice appartenenti alla "costellazione" Guernica (1937) e il Gatto che ghermisce un uccello (1939) sono, per l'artista, altrettanti modi di impegnarsi nella lotta che devasta la Spagna repubblicana. Alla serie delle Nature morte, delle Malinconie e delle "Vanitates" degli anni della guerra si associano le grandi sculture allegoriche Testa di toro (1942), Testa di morto (1943), Uomo con pecora (1943), a denunciare questa nuova "strage degli innocenti". Il dopoguerra, dominato dalla tematica della "gioia di vivere", impone la figura di Françoise Gilot, di cui la Donna seduta (1946) simboleggia il carattere "floreale". La sequenza dei dipinti degli anni Cinquanta coniuga colore e tinte piatte, ricreando il quotidiano dell'artista in una versione tutta picassiana della pop culture; vi partecipa anche il bestiario polisemico (1950-51) creato a partire da scarti e da oggetti domestici stornati dal loro uso ordinario e inseriti nel gesso, di cui il Musée Picasso conserva le preziosissime matrici: La capra, La bertuccia, La gru, la Bambina che salta la corda. | << | < | |