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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 1 Capitolo Uno Le cause della calvizie 5 Capitolo Due Rimedi contro la calvizie 37 Interludio I "Non sono calvo..." 62 Capitolo Tre Farmaci, innesti... 63 Capitolo Quattro ... e parrucche 76 Interludio II Massime per zucche pelate 94 Capitolo Cinque Riportini e altre coperture 96 Capitolo Sei Farsi fare lo scalpo 108 Interludio III "Ehi, testa rasata!" 118 Capitolo Sette Il valore di una zucca pelata 121 Capitolo Otto 10 svantaggi della depilazione 138 Interludio IV Il riporto 152 Capitolo Nove 40 vantaggi dell'alopecia 155 Interludio V "Calvo come...!" 175 Capitolo Dieci Una storia glabra del mondo 177 Capitolo Undici 40 esempi sfavillanti 192 Interludio VI Aquile calve e messicani senza capelli 223 Capitolo Dodici Calvo? Entra anche tu nel club 227 Interludio VII Lo spazio, ultima frontiera 235 Capitolo Tredici Gli ultimi ciuffi 238 Ringraziamenti 248 |
| << | < | > | >> |Pagina 37CAPITOLO DUE
Rimedi contro la calvizie
Sì diffusa la credenza che le ceneri del pene di un mulo possano rafforzare la crescita dei capelli. — Plinio il Vecchio, Naturalis Historia C'è qualcosa in grado di bloccare la caduta dei miei capelli?
Sì, il pavimento.
La barzelletta è vecchia come il mondo, ma il punto è proprio quello. L'uomo
è alla ricerca di un rimedio contro la calvizie sin dai tempi in cui si è
evoluto nell'
Homo sapiens.
Rimedi antichi I primi preparati anticalvizie che si conoscano sono quelli descritti nei papiri dell'antico Egitto – e, a giudicare dal loro numero, l'argomento doveva essere di enorme importanza. Il papiro Ebers, che risale grosso modo al 1500 a.C., fa riferimento a diversi trattamenti, per esempio a "un cataplasma composto di parti uguali di grassi di stambecco, leone, coccodrillo, serpente, oca e ippopotamo [...] assieme ad aghi bruciati di porcospino sott'olio, frammenti di unghie e una miscela di miele, alabastro e ocra rosso". Tale cataplasma andava somministrato alzando delle invocazioni "all'eterno e immutabile Aton [letteralmente, un disco; il sole] affinché combattesse contro la divinità maligna che governava la testa calva". Un altro preparato consisteva in parti uguali di germogli di datteri, garretti di levriero abissino e zoccoli di asino fatti bollire nell'olio. La regina Cleopatra aveva il suo tonico speciale per i capelli, che si dice abbia raccomandato a Giulio Cesare. Nel dicembre del 1997, il Sunday Times cercò di ricrearlo, sebbene con una notevole approssimazione essendo certi ingredienti – "denti di cavallo tostati", "midollo di cervo", "endocarpio membranaceo di vite" – un po' difficili da trovare al supermercato. Il risultato fu una sostanza con la consistenza di una farcitura e un odore particolarmente intenso. Per molto tempo si è trascurato di attribuire la dovuta rilevanza a tale rimedio in quanto fattore che ha contribuito alla rovina di Cesare: forse Bruto e i suoi compari non ce la facevano proprio più a sopportare quel tanfo. Plinio il Vecchio descrisse diversi trattamenti per la calvizie nella sua Naturalis Historia. L'ortica, per esempio, nel Libro 22: "[...] Un impiastro di questi semi rimedia alla caduta dei capelli". Nessuna intenzione di massaggiarvi la testa con l'ortica? Provate il Libro 24. "Le palline che si formano sulle roveri, abbinate a grasso d'orso, permettono la ricrescita dei capelli dopo l'alopecia".
Il Libro 29 è davvero eccitante: "Le aree nude sulla testa o all'interno
della barba si rivestono nuovamente di capelli attraverso un unguento ottenuto
dalle ceneri della merda di pecora disciolte in olio di ciprina e miele". E
quando giungiamo al Libro 32, Plinio pare determinato a fare di ogni creatura
una specie a rischio di estinzione:
Le ceneri del pesce chiamato cavalluccio marino, mescolate a salnitro e
grasso di suino, o semplicemente
disciolte nell'aceto, rinfoltiscono i capelli sulle chiazze
glabre e le rendono nuovamente rigogliose: e per poter
applicare tali trattamenti, prima va preparata la pelle,
cospargendola di polvere di ossi di seppia. Anche le ceneri della testuggine di
mare disciolte in olio, così come la polpa del riccio di mare bruciata e
sottoposta a calcinazione, e la vescica di uno scorpione sono rimedi
idonei al ripristino dei capelli perduti. Allo stesso modo,
le ceneri di tre rane bruciate vive insieme in un vaso di
terracotta, mescolatele con miele, sono un buon sistema per far ricrescere i
capelli: ma i risultati saranno migliori se lo stesso trattamento viene diluito
in pece o in catrame liquido.
Rimedi vegetali Nella ricerca di un trattamento efficace è stata praticamente sperimentata ogni pianta o albero che vi venga in mente (a eccezione, forse, del cipresso calvo). I romani si massaggiavano lo scalpo con bacche di mirra. Le tribù della regione brasiliana di Bahia utilizzavano la linfa dei cactus. E il legno di bosso era un rimedio tradizionale delle campagne inglesi – il che potrebbe aver dato vita a un'altra antica battuta: "C'è qualcosa che può aiutarmi a non perdere i capelli?" "Forse una bussa." Il medico francese del XVII secolo Jean Adrien Helvetius elencò le parti del corpo umano e indicò quali erbe e piante andassero usate per curarle; per i capelli raccomandò asparagi, finocchio, radici di vite, lino e barba di capra. A cui si possono aggiungere foglie di menta, capsico, achillea, semi di cotogno, fiordaliso e foglie di iperico. E ancora: radici di felce, lappole imbevute di rum, aglio, prezzemolo, basilico, succo di pomodoro, tè di salvia, olio di ricino e linfa di pompelmo. Senza dimenticare olio di noce di cocco, olio di senape, succo di carciofo, datteri, acqua di rose, corteccia di pino, erba brusca, assenzio, olio di semi di lino, crusca e mandorle ammaccate.
E poi vanno presi in considerazione tutti i diversi abbinamenti di piante.
Nell'aprile del 1975, il
Sunday Times
pubblicò la notizia secondo cui "un famoso portiere di Londra", che desiderava
restare anonimo, stava sperimentando un rimedio
Ho scoperto un olio essenziale in grado di far crescere i capelli, un olio di Comagene! Livingston mi ha fabbricato una pressa idraulica in grado di ottenerlo dalle nocciole che, sottoposte a una formidabile pressione, rilasceranno tutto l'olio che contengono. Sono convinto di poter guadagnare almeno centomila franchi nel giro di un anno. Sto pensando di creare un manifesto con su scritto a caratteri cubitali: "Abbasso le parrucche!" Farà sensazione. Non immaginate nemmeno quanti notti insonni io abbia passato. Sono tre mesi che non dormo a causa del successo dell'Olio di Macassar. Voglio mandare in rovina l'Olio di Macassar! – Honoré de Balzac, Grandezza e decadenza di Cesare Birotteau contenente una miscela di "erbe pure". Che, a quanto pare, non sortì alcun effetto sui suoi capelli; però gli diede delle unghie lunghe e resistenti. La signora Beeton offrì una ricetta a base di rosmarino nel suo Book of Household Management (1861): Per favorire la crescita dei capelli: Ingredienti: Quantità uguali di olio d'oliva e di alcool al rosmarino; qualche goccia di olio di noce moscata. Mescolate gli ingredienti, sfregate ogni sera le radici dei capelli con questo unguento e la crescita dei capelli sarà presto sensibile. Le virtù dell'abrotano vennero esaltate in un libro di ricette mediche del 1610: Per ottenere un rimedio contro la calvizie – Prendete un po' di Abrotano e mettetelo a bruciare su dei carboni ardenti; dopo averlo polverizzato, mescolatelo con olio di rafano e ungete la zona priva di capelli. Noterete grandi progressi.
Nel Medioevo si utilizzavano spesso dei ramoscelli di salice, in conformità
con la Dottrina dei Segni prevalente al tempo. Secondo tale teoria, le piante
mostravano manifestazioni esteriori dei loro attributi utili – e i ramoscelli di
salice sono in grado di sviluppare radici simili a quelle dei capelli, se umidi.
Per qualche ragione, l'irsuta uva spina non prendeva allo stesso modo.
John Capps III (fondatore dell'associazione Bald-Headed Men of America) consigliava succo di pompelmo e allume: "Non vi farà crescere i capelli, però vi rimpicciolirà la testa finché quelli che vi restano la copriranno tutta". Rimedi animali [...] | << | < | > | >> |Pagina 94INTERLUDIO II
Massime per zucche pelate
Un capello sulla testa ne vale due sulla spazzola.
- Oliver Herford
Un brav'uomo diventa grigio, un mascalzone diventa calvo. (Repubblica Ceca) Su dieci uomini calvi, nove sono disonesti e il decimo è stupido. (Cina) Mai parlare di capelli nella casa di un uomo calvo. (Lettonia) La zucca pelata parla soprattutto di capelli. (Di nuovo Lettonia) È calvo, eppur possiede un pettine. (Punjab) Cambiare donna fa perdere i capelli. (Compleat Collection of English Proverbs di John Ray, 1670) È il tempo e non il pettine a rendere un uomo calvo. (Repubblica Ceca)
Se imprecate contro i vostri capelli mentre ve li pettinate, vi cadranno
tutti. (Suffolk)
Un uomo brizzolato aveva due amanti, una giovane e l'altra vecchia. Quella anziana, che si vergognava della sua relazione con un uomo più giovane di lei, ogni volta che egli andava a trovarla, gli strappava i capelli neri. Quella giovane, a cui ripugnava aver per amante un vecchio, gli strappava i capelli bianchi. Così avvenne che, pelato in parte dall'una, in parte dall'altra, egli rimase calvo. — Esopo, Favole Capello su capello e il vecchino è pelatino. (Scozia) L'agitazione non basta a far crescere i capelli sulla testa dell'uomo calvo. (Congo) Un uomo che abbia perso la testa non piange per la perdita dei capelli. (Nikita Kruscev) Fra un centinaio di anni saremo tutti calvi. (Spagna) Per il proprio conforto, una testa senza capelli; per quello degli altri, meglio una chioma lussureggiante. (Tamil) Il cieco ride del calvo. (Iran) Chioma abbondante, intelligenza scarsa. (Francia) Ci vuole poco tempo per rasare una testa senza capelli. (Gran Bretagna) Una chioma grigia merita rispetto; una testa calva merita un inchino. (Estonia) Possa Dio non dare unghie al calvo. (Industan) | << | < | > | >> |Pagina 108CAPITOLO SEI
Farsi fare lo scalpo
Finot sfruttò la bellissima battuta alle spese dell'Olio di Macassar e fece ridere a crepapelle il Teatro dei Funamboli, quando Pierrot prese una vecchia spazzola di crine di cavallo, sulla cui testa non si vedevano altro che fori, e vi applicò sopra dell'Olio di Macassar, facendo spuntare un bel po' di setole. Una scenetta ironica che fece ridere tutti.
- Honoré de Balzac. Grandezza e decadenza di Cesare Birotteau
Il numero impressionante di uomini disposti a privarsi dei soldi e della
dignità per riappropriarsi dei capelli fornisce un terreno fertile a truffatori,
imbroglioni, aziende equivoche e impostori. Quello che segue è solo un elenco
parziale degli sfacciati ciarlatani che hanno separato i pelati dai relativi
liquidi, su entrambe le sponde dell'Atlantico, nell'ultimo secolo e mezzo...
Uno dei primi truffatori
identificati per nome che abbia asserito di essere in grado di curare la
calvizie fu un certo Bartlett, che operò nel tardo XIX secolo.
Utilizzava una bacchetta di vetro attaccata a un generatore di elettricità
statica che, avvicinata ai capelli di un cliente, li faceva drizzare
all'estremità. Contemporaneamente, lo scalpo era percorso da un formicolio. "Vi
rendete conto voi stessi che stanno crescendo" era, a quanto sembra, la
rassicurazione che Bartlett rivolgeva ai creduloni. "Non è possibile che non ve
ne siate accorti." Viaggiò per anni in Europa con il suo strumento (rendendosi
certamente conto che sarebbe stato più saggio continuare a spostarsi) e fece
fortuna.
Un altro finto medico del periodo
fu Andrew Taylor Still: nel 1874 dichiarò che la vera causa di tutte le malattie
era la dislocazione di alcuni ossicini nella spina dorsale. Nella sua
autobiografia, quanto mai ricca di asserzioni fraudolente, Still dichiarò di
essere riuscito a far crescere di otto centimetri in una settimana i capelli di
un paziente completamente calvo, e questo solo massaggiandogli la schiena. Lo
stesso metodo, disse, gli aveva consentito anche di curare malaria, febbre
gialla, difterite, diabete, forfora, obesità, emorroidi e costipazione.
Tuttavia, era chiaro che non poteva essere un rimedio per l'elefantiasi
(palle gigantesche).
Dato che in quel periodo non esistevano organismi di regolamentazione a cui deferire i truffatori, il compito di smascherarli veniva rimesso nelle mani di investigatori del calibro di Arthur J. Cramp. Nel 1906, egli si unì ai membri dell'American Medical Association e si fece promotore di una guerra personale contro i ciarlatani di ogni risma. Tra gli istituti su cui indagò, figurava quello del professor Scholder di New York. Tale istituto sosteneva di essere riuscito a curare con successo la calvizie sia di Theodore Roosevelt sia di Harry Houdini – per quanto, essendo entrambi deceduti, i due non avrebbero certo potuto negarlo. I suoi messaggi pubblicitari invitavano i potenziali clienti a spedire un campione dei loro capelli per sottoporlo ad analisi. Cramp mandò dei peli tolti da una pelliccia di volpe artica di una segretaria. Dopo poco tempo ricevette il seguente verdetto: "Da un esame al microscopio, si riscontra che le radici versano in una condizione di seria malnutrizione. Lei è a grave rischio di una continua e crescente caduta di capelli, che però può essere scongiurata tramite un intervento immediato". Il professor Scholder affermò che sarebbe stato felice di occuparsi del caso e promise che avrebbe "restituito ai suoi capelli e al suo scalpo la loro condizione normale e sana".
A quel punto, Cramp mandò dei peli presi dal collo di una giacca di
pelliccia di cane siberiano. La replica del professore fu la medesima, parola
per parola. Cramp inviò altre lettere.
Spedì qualche capello tolto dalle lunghe, meravigliose trecce di una ragazza e,
in due occasioni, allegò refoli di spago (in un caso tinti di
nero e nell'altro di marrone).
La diagnosi fu sempre la stessa, e il professore continuava a promettere una
cura. Armato di queste prove, l'investigatore coprì di pubblico scherno Scholder
e riuscì a cacciarlo dall'attività. "Però", osservò Cramp, "ci si chiede davvero
fin dove ci si possa spingere a ingannare i calvi senza finire in galera."
Nel 1909, la British Medical Association (BMA) indagò sulle pretese di diversi preparati anticalvizie. Nella pubblicazione Secret Remedies analizzò alcuni passi "delle dichiarazioni rese dai produttori, tanto sulle etichette quanto su circolari, lettere o pubblicità a mezzo stampa", e rivelò che cosa davvero ricevevano i clienti in cambio dei loro soldi. Tra gli altri, figuravano i seguenti prodotti. Tatcho Il produttore sosteneva che fosse "l'unico prodotto davvero in grado di far crescere i capelli, il prodotto più vero, genuino, sicuro. Non ne esistono altri [...] Vi restituirà i capelli della giovinezza, farà di voi un nuovo essere e vi darà nuova forza per affrontare la vita". Un'analisi chimica evidenziò che i principali ingredienti erano borace, glicerina, alcool e acqua, e ne stimò il costo in mezzo centesimo per 5 1/4 once fluide, benché il prezzo al dettaglio per lo stesso quantitativo fosse pari a 2 scellini e 9 centesimi. Edwards' Harlene "Harlene dispone di tutti i requisiti necessari; è in grado di penetrare direttamente nelle radici, di stimolarle e di infondere in esse nuovo vigore... Nessun altro preparato ci riesce." Ancora una volta gli ingredienti principali si rivelarono borace, glicerina, alcool e acqua – la qual cosa sminuisce non poco le pretese di esclusività di questo prodotto e di Tatcho in quanto unici rimedi veri. Il costo degli ingredienti era stimato in un centesimo per 6 once fluide.
Koko
I produttori di questo intruglio almeno ammisero l'iperbole spesso utilizzata
nel settore: "Pensiamo che il pubblico sia stanco di vedere la solita scritta
'Il migliore' su ogni articolo immaginabile in vendita; per questa ragione
ci asteniamo dal decantare in modo esagerato le qualità di Koko". Un
atteggiamento ammirevole – se la frase "Indiscutibilmente il miglior trattamento
per i capelli" non fosse comparsa in apertura dei loro annunci pubblicitari.
L'attento lettore non si sorprenderà di scoprire che gli ingredienti principali
erano borace, glicerina, alcool e acqua. 12 1/4 once fluide di questa lozione
venivano vendute a 4 scellini e 6 centesimi, nonostante il costo degli
ingredienti fosse stimato in un solo centesimo.
La BMA non condannò apertamente tali trattamenti: preferì invece rivelare il loro contenuto (saltò fuori, per esempio, che la Lozione Rigenerante Messicana era a base di semplici zolfo, acetato di piombo e glicerina) e il loro costo. I lettori vennero lasciati liberi di trarre le proprie conclusioni sul valore dei prodotti. L'efficacia di un approccio così misurato non fu certo sorprendente: non ne ebbe nessuna. "I prodotti rigeneranti per i capelli" continuarono a essere pubblicizzati in Gran Bretagna per anni. | << | < | > | >> |Pagina 177CAPITOLO DIECI
Una storia glabra del mondo
Molte corone coprono fronti calve.
- Elizabeth Barrett Browning, Aurora Leigh
Molti leader mondiali e molti personaggi influenti erano calvi, compresi i
faraoni dalla testa rasata dell'antico Egitto, gli imperatori romani (una cosa
decisamente ironica, considerato che il titolo "Cesare" deriva dalla parola
caesaries
che denota una folta chioma), monarchi, guerrieri e uomini politici. Ecco una
sequenza cronologica delle stempiature più prominenti degli ultimi 2000 anni
circa.
49 a.C. Giulio Cesare diventa dittatore di Roma. Lo storico Svetonio lo descrive così in Vita dei Cesari. "La sua calvizie era una deturpazione che lo infastidiva assai, dato che era spesso l'oggetto dello scherno dei suoi detrattori. Per questa ragione, si pettinava i ciuffi sottili verso la fronte dalla chierica. E, di tutti gli onori che gli venivano conferiti, non ce n'era nessuno che lui accettasse più volentieri del privilegio di indossare una corona di alloro in qualunque occasione." Veni, vidi, posticci. 37 Caligola diventa imperatore dei romani. Ancora Svetonio: "I suoi capelli erano radi e sulla sommità della testa non ne aveva affatto, nonostante il resto del suo corpo fosse peloso. Per questa ragione, guardarlo dall'alto in basso mentre lui passava oppure fare qualsiasi riferimento alle capre per qualsiasi motivo veniva considerata un'offesa capitale [...] Ogni volta che si imbatteva in uomini avvenenti e dotati di una folta chioma, li deturpava facendogli rasare la nuca". | << | < | > | >> |Pagina 238CAPITOLO TREDICI
Gli ultimi ciuffi
Sapevo che saresti giunto a una conclusione spelacchiata.
– William Shakespeare. La commedia degli equivoci, II.ii.110
La fine si sta avvicinando. Ma prima di prendere due strade diverse, faremmo bene a considerare come si presenterà il futuro peri calvi. E, cosa ancor più importante, come i calvi dovrebbero guardare al futuro.
Le aziende farmaceutiche continuano a investire milioni, se non miliardi, di
sterline nella ricerca di un rimedio davvero efficace e sicuro per la calvizie.
Benché prestino la massima attenzione a non far trapelare nessuna informazione
importante che possa finire nelle mani dei concorrenti (il che, paradossalmente,
rischia di procrastinare il momento della soluzione definitiva), sembra stiano
esplorando tre ampie piste.
1) Alterazione dei cromosomi della testa pelata L'ingegneria genetica è una delle possibili strade verso radici che non avvizziscano e muoiano. Dato che la struttura genetica ereditaria del singolo determina il fatto che i follicoli vengano disattivati dal diidrotestosterone oppure no, ne consegue che, se fosse possibile alterare in qualche modo i follicoli suscettibili, forse li si potrebbe immunizzare dagli effetti degli ormoni. Sono stati compiuti notevoli progressi in tal direzione. Nel 1995 i dottori Robert Hoffman e Lingna Li della AntiCancer Inc. di San Diego, in California, dichiararono su Nature Medicine di aver trovato un metodo per trasmettere del materiale genetico ai follicoli. Per avvolgere il materiale genetico si utilizzano delle particelle microscopiche di grasso chiamate liposomi. Quando si applicano i liposomi ai follicoli capilliferi, il grasso viene assorbito e i geni si depositano al loro interno. Per dimostrare che ciò funziona, Hoffman e Li riempirono i liposomi di melanina (il pigmento scuro che si trova nella pelle e nei capelli) e applicarono a dei topini bianchi la crema così ottenuta. I peli dei topi divennero scuri dalle radici in su e non si registrarono effetti collaterali né versamenti all'interno dei vasi sanguigni. Il colore della pelle non cambiò; solo i follicoli subirono una trasformazione. A tale successo fecero seguito dei test di controllo volti a verificare se si potesse trasmettere ai follicoli dei topi un gene marker facilmente individuabile – e, ancora una volta, i liposomi fecero egregiamente la loro parte.
Mentre la scoperta di questo metodo di trasmissione (la DHL del DNA, se
volete), rappresentò un punto di svolta, la questione minore del giusto carico
genetico resta aperta. Ma anche in questa ricerca si sono fatti importanti passi
avanti.
Sulle frange Nel novembre del 1999 venne alla luce un'altra possibile soluzione per il ripristino dei capelli. La rivista Nature pubblicò un articolo sugli studi del dottor Colin Jahoda, dell'Università di Durham, che aveva dimostrato che si possono trapiantare con successo i follicoli capilliferi di una persona su un'altra. Come cavia, il dottor Jahoda utilizzò sua moglie, per quanto senza trasmetterle l'aria pelosa tipica di una cavia; si limitò, invece, a sezionare una piccola porzione del suo scalpo e a piazzarla su una ferita che la donna aveva a un braccio. Nel giro di poche settimane, sul punto in cui il trapianto aveva avuto luogo, spuntarono nuovi capelli di colore, spessore e lunghezza diversi rispetto a quelli di sua moglie. In genere, il sistema immunitario del corpo rigetta un tessuto estraneo, ma sembra che i follicoli capilliferi godano di uno status immunitario "privilegiato" che li rende resistenti al rigetto. E le loro caratteristiche speciali non finiscono lì: le cellule donatrici del dottor Jahoda interagirono con il tessuto cutaneo circostante sul braccio della moglie convertendo tali cellule in nuovi follicoli capilliferi. Tuttavia, per quanto sia stato fissato il principio della procedura, resta lontano il giorno in cui sarà possibile riottenere una chioma fluente attraverso questo metodo. Al di là di ogni ulteriore conclusione, è probabile che trovare dei donatori volontari sia pressoché impossibile – a meno che, in futuro, qualcuno alla disperata ricerca di denaro non si faccia persuadere a vendere i propri follicoli al posto dei reni. Nel 1995 una squadra di ricercatori dell'Università di Bradford riuscì a isolare delle cellule regolatrici dai follicoli capilliferi di soggetti "stempiati" e a coltivarle in provetta. Prima di allora, un risultato del genere era stato ottenuto soltanto con cellule provenienti da follicoli di soggetti "non-stempiati". Dal confronto tra questi due tipi di cellule, gli scienziati speravano di mettere a fuoco la loro differenza genetica fondamentale e, di conseguenza, individuare il gene in grado di assicurare una resistenza agli effetti del diidrotestosterone. Sul numero del giugno del 1995 di Nature Genetics, il dottor Pragna Patel del Baylor College of Medicine di Houston, nel Texas, pubblicò un articolo su un gene responsabile della crescita di un'abbondante peluria nera su tutta la faccia, eccetto le labbra e gli occhi, dei membri di una numerosa famiglia messicana. (La condizione per la quale le persone colpite vengono chiamate "lupi mannari" è nota come ipertricosi generalizzata congenita.) Ancora una volta, si nutrì la speranza che, evidenziando e studiando il gene responsabile, si potessero portare alla luce indizi importanti per la cura della calvizie. Nel gennaio de 1998 la rivista Science pubblicò un articolo sulla scoperta del gene a cui si deve specificamente la caduta dei capelli. Alcuni scienziati impegnati a studiare un paese del Pakistan in cui era comune l'alopecia universale (la perdita di tutti i peli del viso e del corpo) riuscirono a identificare quel gene mettendo a confronto i cromosomi di alcuni individui colpiti con quelli di topi di laboratorio privi di peli e allevati con criteri speciali. In entrambi i gruppi si riscontrò una mutazione di una particolare sezione del DNA.
La cosa più promettente fu che nel dicembre del 2000 i ricercatori
dell'Istituto Max Planck di Immunobiologia di Friburgo, in Germania,
dichiararono di essere riusciti a identificare e a manipolare il gene che
determina la crescita dei capelli. Essi crearono una crema in grado di far
perdere il pelo ai topi nei punti in cui veniva applicata e così si pensò che
presto potesse essere creato uno shampoo "a base di DNA" in grado di mantenere i
capelli.
Non che la prospettiva di un prodotto del genere facesse piacere a tutti. Un
portavoce della sezione tedesca di Greenpeace espresse preoccupazione sul
rischio che questo eventuale rimedio venisse disperso nell'acqua potabile:
"Finiremo per avere dei pesci pelosi, oppure la gente si ritroverà con i peli
sulla lingua?"
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