Copertina
Autore J. G. Ballard
Titolo Super-Cannes
EdizioneFeltrinelli, Milano, 2000, I Canguri , pag. 376, dim. 140x220x25 mm , Isbn 978-88-07-70130-6
OriginaleSuper-Cannes [2000]
TraduttoreMonica Pareschi
LettoreRenato di Stefano, 2001
Classe narrativa inglese , fantascienza
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Pagina 9

1.
TURISTI NEL PALAZZO DEI SOGNI


La prima persona che incontrai a Eden-Olympia fu uno psichiatra, e forse il fatto che sia stato proprio uno specialista in malattie mentali a farmi da guida in questa "città intelligente" sulle colline sopra Cannes non fu affatto un caso. Adesso mi rendo conto che sui palazzi di uffici dei parco tecnologico incombeva una specie di follia, come uno stato di guerra non dichiarata. Certo è che per la maggior parte di noi il dottor Wilder Penrose si rivelò un amabile Prospero, lo psicopompo capace di portare i nostri sogni più tenebrosi alla luce del giorno. Ricordo il suo sorriso entusiasta quando ci salutammo, e gli occhi sfuggenti che mi indussero a diffidare della sua mano tesa. Solo quando imparai finalmente ad apprezzare quest'uomo labile e pericoloso riuscii a pensare di ucciderlo.

Invece di imbarcarci su un volo da Londra a Nizza, un viaggio rapido come uno di quei pasti aerei serviti su un vassoio di plastica, Jane e io avevamo deciso di raggiungere la Costa Azzurra in macchina, e di concederci qualche giorno di libertà prima di farci assorbire da Eden-Olympia e dal rigoroso stile di vita dell'ambiente aziendale europeo. Jane aveva ancora molti dubbi sull'incarico che per sei mesi l'avrebbe destinata alla clinica privata del parco tecnologico. Il suo predecessore, un giovane medico inglese che si chiamava David Greenwood, era morto in circostanze tragiche e non ancora chiarite, dopo essersi messo a scorrazzare qua e là con un fucile in preda a un raptus omicida. Jane aveva conosciuto Greenwood per caso quando lavoravano entrambi al Guy's Hospital, e a me capitava spesso di pensare a quel medico attraente con l'aria da ragazzino, cui bastava un sorriso per conquistare un intero reparto femminile.

Appena la Jaguar era scesa dal traghetto che attraversa la Manica e le gomme avevano cominciato a girare sull'acciottolato francese a Boulogne, avevamo trovato reminiscenze di Greenwood ad attenderci ovunque. In una tabaccheria, dove era entrata per procurarsi un pacchetto di Gitanes - durante i mesi trascorsi all'ospedale erano state le sigarette, proibitissíme, a mantenere la sanità mentale di entrambi - Jane aveva comprato una copia del "Paris-Match" con la faccia di Greenwood in copertina, sotto un titolo che si riferiva al mistero irrisolto. Mentre era seduta sul cofano della Jaguar, sola e intenta a fissare le vivide fotografie delle vittime dell'eccidio e le mappe che cercavano di tracciare il percorso del massacro, mi resi conto che una deviazione di qualche chilometro prima di raggiungere Eden-Olympia non avrebbe potuto che giovare alla mia giovane moglie, una ragazza coraggiosa ma insicura.

E così, anziché surriscaldare il motore della vecchia Jaguar oltre che l'immaginazíone di Jane, decisi di evitare l'Autoroute du Soleil e di prendere invece la RN7. All'altezza di Parigi seguimmo per un po' la Périphérique, poi, dopo aver lasciato la tangenziale, ci fermammo nel bosco vicino a Fontainebleau e passammo la prima notte in un albergo vetusto, elencandoci a vicenda, una dopo l'altra, le attrattive di Eden-Olympia e cercando di non notare il vecchio fucile da caccia sopra il caminetto della sala da pranzo.

Il giorno dopo attraversammo la "linea degli olivi", divorando chilometri e chilometri accompagnati dal frinire delle cicale, gli stessi che avevano percorso mia madre e mio padre quando mi avevano portato per la prima volta sul Mediterraneo da ragazzo. Con mia sorpresa, molti punti di riferimento di allora erano ancora lì, i ristoranti familiari e le librerie colte, i campi d'aviazione per velivoli leggeri e gli aerei sparsi qua e là, che per la prima volta avevano acceso in me la voglia di diventare pilota.

Non smettevo un momento di parlare, nel tentativo di distrarre Jane. Durante i pochi mesi del nostro matrimonio avevo raccontato ben poco di me alla mia moglie-medico, e quel viaggio in macchina finì per diventare una sorta di autobiografia ambulante che ripercorreva la mia vita passata, assieme a tutti quei chilometri di polvere, insetti e sole. I miei genitori erano morti ormai da vent'anni, ma volevo lo stesso che Jane li conoscesse, mio padre, un avvocato distrettuale donnaiolo e beone, e mia madre, una donna malinconica e sognatrice, sempre impegnata a riprendersi dall'ennesima relazione disastrosa.

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"Vediamo un po' se indovino." Bevvi il vino che rimaneva e appoggiai il bicchiere vuoto di fronte a Penrose, chiedendomi quanto ci avrebbe messo a rovesciarlo di nuovo. "I personaggi non si incontrano mai, tranne in ufficio. Nessun dramma e nessun conflitto. Non ci sono circoli ricreativi né scuole serali..."

"Non ne abbiamo bisogno. Non hanno nessun ruolo."

"Nessuna opera pia, né feste in chiesa. E nemmeno gala di beneficenza."

"Sono tutti ricchi. O almeno decisamente benestanti."

"Niente polizia e nessun sistema legale."

"Non ci sono né criminalità, né problemí sociali."

"Nessuna responsabilità democratica. Nessuno che vada a votare. E dunque chi manda avanti la baracca?"

"Noi. Siamo noi a gestire tutto." Penrose aveva un tono pacato, ed esponeva le sue unghie rosicchiate come cercasse di presentarsi vulnerabile ma sincero. "Anni fa la gente dava per scontato che il futuro avrebbe significato più tempo libero. Questo vale per i meno qualificati e i meno efficienti, quelli che non contribuiscono alla creazione di valore."

"Chi, per esempio?"

"Poeti, posteggiatori, ecologisti..." Penrose fece un gesto sprezzante, urtando il mio bicchiere con la mano. Lo acchiappò al volo, imbarazzato dalla sua goffaggine, e continuò: "Lo so, sono ingiusto, ma so che sei d'accordo con me. Per chi ha talento e ambizione il futuro significa lavoro, non divertimento".

"Che depressione. Nessuno svago, mai?"

"Solo di un certo tipo. Prova a parlare con gli alti dirigenti di Eden-Olympia. Sono andati oltre il concetto di tempo libero. Giocare con palline di varie forme e misure..." Penrose s'inceppò e fece una pausa per stirare le labbra, "è un'attività che si sono lasciti dietro, relegata all'infanzia. È sul lavoro che trovano le loro vere gratificazioni... dirigere una banca di investimenti, progettare un aeroporto, produrre una nuova generazione di antibiotici. Se il lavoro è gratificante, la gente non ha bisogno di tempo libero nel senso tradizionale del termine. A nessuno viene in mente di chiedere che cosa facessero Newton o Darwin per rilassarsi, o come passava il weekend Bach. A Eden-Olympia il lavoro è il massimo del divertimento, e il divertimento è il massimo del lavoro."

"Però manca qualcosa. Tutto quello che vedo qui è una gran quantità di palazzi per uffici e di parcheggi in un paesaggio completamente falso. E che ne è della legge e della chiesa? Dove sono le coordinate morali che tengono insieme il tutto?"

"Scompaiono. Ce ne liberiamo, come tu ti sei sbarazzato di quest'apparecchio per il ginocchio quando sei stato in grado di reggerti sulle tue gambe."

"Significa che Eden-Olympia è andata oltre il concetto di moralità?"

"In un certo senso si." Cercando di controllare le mani maldestre, Penrose spostò il mio bicchiere sul tavolo vicino. "Ricordati, Paul, la vecchia morale apparteneva a uno stadio più primitivo dell'evoluzione umana. Doveva tener testa a orde di cacciatori-sciacalli appena scesi dagli altipiani del Serengeti. Le prime religioni sono state costrette ad avere a che fare con primati solo in parte socializzati, che alla prima occasione cercavano di farsi a pezzi. Visto che non potevano fare affidamento sul proprio autocontrollo avevano bisogno di tabù etici che lo sostituissero."

"E perciò diciamo addio alla vecchia morale. Ma cosa rimane?"

"La libertà. Un gigante delle multinazionali come la Fuji o la General Motors stabilisce la propria moralità. La società definisce le regole che decretano il comportamento da tenere con la consorte, le scuole che frequenteranno i figli, i limiti sensati di investimento azionario. La banca decide la portata del mutuo che un individuo è in grado di pagare, il tipo più opportuno di assicurazione contro le malattie. Non ci sono più decisioni morali da prendere di quante se ne prendano su un'autostrada a quattro corsie. Se uno non è proprietario di una Ferrari, premere sull'acceleratore non è una decisione morale. La Ford, la Fiat e la Toyota hanno programmato una curva di reazione sensata adeguata alle loro macchine. Possiamo fare affidamento su di loro, e questo ci lascia liberi di perseguire gli altri aspetti della nostra vita. Abbiamo finalmente ottenuto la vera libertà, perché ci siamo liberali della morale."

Penrose si appoggiò all'indietro, con le mani sollevate in aria, a metà tra lo stregone e il predicatore integralista. Mi guardava per vedere come reagivo, meno interessato a convertirmi che a costringermi ad ammettere a denti stretti che forse aveva ragione lui. Era chiaro che a qualche punto della sua vita, quando era studente di medicina o forse più tardi, durante la specializzazione in psichiatría, qualcuno non l'aveva preso sul serio.

La sua tesi mi lasciava perplesso, e dissi: "Sembra un biglietto per il 1984, questa volta passando per la strada panoramica. Credevo che l'uomo dell'organizzazione fosse morto negli anni sessanta".

"Certo che è morto, il nostro vecchio amico con la sua aria preoccupata e il suo abito di flanella grigia. Era una vecchia specie di ominide abitante degli uffici, una versione aziendale dell'uomo di Piltddown che per sopravvivere ha adottato una postura sedentaria. Se ne stava rinchiuso in una caverna burocratica a bassa tecnologia, ed era poco più di un cartellino umano. Al giorno d'oggi i professionisti, donne e uomini, sono in grado di motivarsi da soli. La piramide aziendale è una gerarchia virtuale che si riassembla intorno a loro all'infinito. Godono di una mobilità enorme. Mentre tu te ne stai qui a oziare, Paul, loro stanno brevettando un nuovo gene, o sperimentando la prossima generazione di farinaci in grado di guarire il cancro, che raddoppierà la durata della tua vita."

"Davvero incredibile. Eden-Olympia è il nuovo paradiso. Dovreste mettere un cartello."

"Un giorno potremmo anche farlo, però non vogliamo darci troppe arie." Penrose mi guardò raggiante, e un largo sorriso illuminò per un attimo gli occhi spenti. "Finalmente, se Dio vuole, la gente è libera di divertirsi, anche se la maggior parte non l'ha ancora capito. In un certo senso io sono una specie di coordinatore del tempo libero. Gestisco l'avventuroso parco-giochi dentro le loro teste. E un'esperienza aperta a chiunque qui da noi. Puoi esplorare i tuoi sogni nascosti, gli angoli più segreti del tuo cuore. Puoi seguire la tua immaginazione, ovunque ti porti."

"Insomma, noia, adulterio e cocaina?"

"Se vuoi, ma queste sono attività abbastanza fuori moda. Tu sei un pilota, Paul hai volato sopra le nuvole. Faresti un torto a te stesso a non essere più inventivo."

"Da quello che dici mi sembra inevitabile uno scontro frontale con la legge. O un nuovo genere di psicopatologia."

"Paul..." Fingendosi esasperato, Penrose si appoggiò allo schienale con un profondo sospiro. "I ricchi sono perfettamente in grado di gestire il comportamento psicopatico. Il ceto dei grandi proprietari terrieri ha sempre goduto di libertà negate ai fittavoli e ai contadini. Il comportamento di De Sade era tipico della sua classe sociale. Le aristocrazie mantengono in vita quei piaceri in via d'estinzione che la borghesia trova tanto ripugnanti. Possono sembrare perversioni, ma aggiungono molto alle possibilità offerte dalla vita."

"È curioso che sia proprio uno psichiatra a dire una cosa del genere."

"Niente affatto. I comportamenti perversi una volta erano potenzialmente pericolosi. Le società non erano abbastanza forti per consentirne lo sviluppo."

"Ma Eden-Olympia è davvero abbastanza forte?"

"Certo che lo è." Il tono di Penrose era pacato, come se stesse parlando con uno dei suoi pazienti preferiti. "Qui sei libero, Paul. Forse per la prima volta nella tua vita."

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"Allora, Paul? Sei davvero deciso?"

"Certo. Andrò dal console inglese a Nizza e sentirò che cosa mi consiglia di fare. Le autorità francesi devono essere informate di tutto."

"Capisco..." Sembrava che l'avessi deluso. "Ma lascia almeno che ti spieghi il contesto. Se rimani della stessa idea, io non farò niente per intralciarti. D'accordo?"

"Va bene, di' pure."

"Prima di tutto, mi dispiace che tu ti sia trovato così vicino alle esercitazioni alla Fondazione Cardin. Frances Baring ha sempre fatto di testa sua." Penrose parlava in tono pacato, e i tratti contrastanti della sua faccia, la bocca pigra e gli occhi vigili, sembravano finalmente sincronizzati. "Queste rapine e questi scoppi di violenza... tutto farebbe pensare che gli alti dirigenti di Eden-Olympia si trovino in uno stato di profonda disgregazione mentale."

"Sono convinto che sia così. Non c'è nessun dubbio in proposito."

"In realtà, non è affatto vero. Secondo parametri oggettivi, confrontato con lo stato di salute degli executive do Manhattan, Zurigo e Tokyo, il benessere fisico e mentale delle cinquecento persone più importanti di Eden-Olympia è estremamente elevato... Basta entrare in clinica... in pratica è vuota. Quasi nessuno si ammala, anche se passano centinaia di ore all'anno in aerei mal ventilati, esposti a Dio sa quali infezioni. Il tutto va a merito degli architetti di Eden-Olympia."

"Si, ho letto i dépliant."

"Tutto quello che c'è scritto è vero. Non è stato sempre così, però. Quando sono arrivato io, quattro anni fa, Eden-Olympia era sull'orlo di una crisi. In superficie, andava tutto bene. Queste enormi società si erano trasferite con successo, e tutti erano entusiasti delle strutture abitative e delle possibilità ricreative. Ma a un livello più profondo c'erano alucni problemi molto seri. Quasi tutte le persone di grado più elevato soffrivano di affezioni respiratorie croniche. Erano afflitteda infezioni alle vie urinarie e da ascessi alle gengive. Un executive in buona salute andava e tornava da New York, e passava la settimana dopo a letto con una strana febbre opportunistica. Abbiamo effettuato una serie di test per stabilire i livelli di resistenza e ci siamo stupiti constatando quanto fossero bassi. Eppure Eden-Olympia piaceva a tutti, tutti erano felici di vivere qui."

"Erano sinceri?"

"Assolutamente. Nessuno fingeva di essere malato, nessuno era segretamente scontento. Eppure gli amministratori delegati e i membri dei vari consigli d'amministrazione si trascinavano al lavoro con disturbi virali persistenti. Peggio ancora, si lamentavano tutti di una perdita di energia mentale. Impiegavano più tempo a prendere decisioni, e spesso erano in preda a stati ansiosi che non riuscivano a identificare. La sindrome da affaticamento cronico era all'ordine del giorno. Abbiamo controllato i sistemi di aerazione e di fornitura dell'acqua, abbiamo esaminato le radioemanazioni, dagli scavi del cantiere. Niente."

"Il malessere allora non aveva origini fisiche... era tutto nella loro mente?"

"Si... anche se per essere esatti, le due entità ormai si erano fuse."

Penrose tornò a distendersi, abbandonando il corpo pesante nell'imbracatura di cuoio. Mi rendevo conto che voleva a tutti i costi essere franco con me, fiducioso che mi avrebbe convertito alla sua causa. Per la prima volta una traccia di idealismo brillava negli occhi imperturbabili, una dedizione ai suoi pazienti che andava molto al di là dell'impegno professionale. Osservando i suoi sorrisetti e le sue smorfie accattivanti, mi resi conto che non avevo niente da guadagnare a sfidarlo. Più andava avanti a parlare a ruota libera, più si sarebbe autoaccusato.

Sorrideva con lo sguardo rivolto verso il sole, e il suo tono era quasi commovente. "Quando sono arrivato qui, Paul, pensavo che Eden-Olympia fosse l'anticamera del paradiso. Una meravigliosa città-giardino, tutto quello che gli urbanisti si erano sforzati di raggiungere per secoli. Tutti i vecchi incubi cittadini svaniti in un colpo solo."

"La delinquenza per le strade, il traffico eccessivo?..."

"Queste sono solo seccature secondarie. I veri problemi erano stati semplicemente esclusi dal progetto. E questo in effetti è un po' preoccupante. Che ci piaccia o no, Eden-Olympia è il volto del futuro. Ci sono già centinaia di parchi scientifici e tecnologici in tutto il mondo. La maggior parte di noi - o almeno la maggior parte dei professionisti - passerà tutta la propria vita lavorativa in posti del genere. Ma hanno tutti lo stesso difetto."

"Troppo tempo libero?"

"No. Troppo lavoro." Penrose stirò le braccia, poi lasciò che ricadessero per conto loro. "Il lavoro domina la vita di Eden-Olympia, e caccia via tutto il resto. Il sogno di una società del tempo libero è stata la grande illusione del ventesimo secolo. Il vero svago è il lavoro. Le persone ambiziose e di talento lavorano più duramente di quanto abbiano mai fatto, e per più ore. La loro unica gratificazione è ii lavoro. Gli uomini e le donne a capo delle società di successo devono concentrare le loro energie sul compito che hanno davanti, ogni minuto della giornata. L'ultima cosa che vogliono è distrarsi."

"Allora la mente attiva non ha mai bisogno di riposarsi? È duro accettare una cosa del genere."

"Perché duro? Il lavoro creativo fornisce a se stesso lo svago necessario. Se stai brevettando un nuovo gene o progettando una cattedrale a San Paolo, perché perdere tempo a lanciare una pallina di gomma al di là di una rete?'

"Insomma, quello lo possono fare i bambini..."

"Si, se ne hai. Ahimè, la città aziendale di oggi è incredibilmente intelligente, adulta e praticamente sterile. Guardati in giro, qui a Eden-Olympia. Nessuna attività ricreativa, nessuna vita di comunità, nessuna riunione sociale. A quante feste sei stato invitato negli ultimi quattro mesi?"

"È difiicde ricordare. Pochissime."

"Praticamente nessuna, se ci ripensi. Gli abitanti di Eden-Olympia non hanno tempo di ubriacarsi in compagnia, di tradire o di litigare con la fidanzata, di intrecciare relazioni adulterine o di desiderare la moglie del vicino di casa, non hanno tempo nemmeno per gli amici. Non ci sono energie da sprecare per la rabbia, la gelosia, il pregiudizio razziale, e le riflessioni più mature che ne seguono. Non c'è nessuna delle tensioni sociali che ci costringono a riconoscere la forza o le debolezze degli altri, i nostri obblighi nei loro confronti o i nostri sentimenti di dipendenza. A Eden-Olympia non c'è nessun tipo di interazione, nessuno di quegli scambi emozionali che ci danno il senso di chi siamo."

"Ma a te questo posto piace." Cercai di assumere un tono scherzoso. "Dopo tutto, è davvero il nuovo paradiso. Ha importanza tutto questo?"

"Spero davvero che ne abbia." Penrose accettò la mia provocazione, scoprendo i denti. "L'ordine sociale deve esser mantenuto, specialmente dove sono coinvolte delle élite. Il grande difetto di Eden-Olympia è che non c'è bisogno di una morale personale. Migliaia di persone vivono e lavorano qui senza mai prendere una singola decisione su quello che è giusto o sbagliato. L'ordine morale è programmato nella loro vita assieme ai limiti di velocità e ai sistemi di sicurezza."

"Parli come Pascal Zander. È un lamento degno di un capo della polizia."

"Paul..." Penrose alzò le mani al soffitto, cercando di sbollire l'irritazione nei miei confronti. "Ho afferrato il concetto... un senso morale può essere una scappatoia conveniente. Nel peggiore dei casi, diciamo a noi stessi quanto ci sentiamo colpevoli e questo ci assolve di tutto. Più siamo civilizzati, meno scelte morali siamo chiamati a fare."

"Esatto. Il pilota di un aereo non lotta con la propria coscienza per trovare la giusta velocità di atterraggio. Segue le istruzioni dell'azienda produttrice del velivolo."

"Però in questo modo una parte della mente si atrofizza. Un codice morale che ha impiegato migliaia di anni a svilupparsi, una volta abbandonato, incomincia a deteriorarsi. Se fai a meno della morale, le decisioni importanti diventano una questione di estetica. Entri in un mondo adolescente, dove ti definisci in base al tipo di scarpe da ginnastica che porti. Le società che eliminano ogni questione di coscienza sono più vulnerabili di quanto si rendano conto. Non hanno nessuna difesa quando la psicosi penetra nel sistema e incomincia a farsi strada come un virus, manovrando il fiacco meccanismo morale in modo che danneggi se stesso."

"Stai pensando a David Greenwood?"

"Sì, è un buon esempio." Penrose si tirò su, strofinandosi una macchia di caffè sulla camicia bianca, irritato dal baffo scuro che era rimasto sulla stoffa. "Gli uomini della sicurezza non vogliono ammetterlo, ma il 28 maggio ci hanno messo almeno un'ora a reagire in modo coerente, persino quando hanno sentito chiaramente gli spari. Non riuscivano a credere che un pazzo con un fucile stesse entrando negli uffici ammazzando quelli che erano dentro. La loro percezione morale del male si era così affievolita che non è stata in grado di avvertirli del pericolo. I posti come Eden-Olympia sono un terreno fertile per qualunque messia con qualche risentimento. Gli Adolf Hitler e i Pol Pot del futuro non salteranno fuori dal deserto. Usciranno tranquillamente dai centri commerciali e dai parchi tecnologici delle imprese."

"Ma non è lo stesso? Eden-Olympia non è un Sinai con l'aria condizionata?..."

"Assolutamente." Penrose mi puntò contro un dito approvatore, come fossi uno studente sveglio seduto in prima fila in un'aula universitaria. "La pensiamo allo stesso modo, Paul. Voglio che la gente si riunisca, non che si isoli rinchiudendosi in tante enclave separate. Portata all'estremo, una comunità senza contatti con l'esterno è un essere umano con la mente chiusa. Stiamo allevando una nuova razza di sradicati, esuli interni senza legami umani ma con un potere enorme. È questa la nuova classe che controlla il pianeta. Avere abbastanza successo per lavorare a Eden-Olympia richiede rare qualità di autocontrollo e intelligenza. Questa è gente che si rifiuta di annettere qualsiasi debolezza e non si concede di sbagliare. Quando arrivano hanno una salute di ferro, è raro che facciano uso di droga e il bicchiere di vino che bevono a cena è un fossile sociale, come il bicchierino del battesimo e l'argenteria di famiglia."

"Ma poi le cose precipitano?"

"Niente di particolarmente evidente all'inizio. Ma entro la fine del primo anno i loro livelli di energia incominciano a crollare. Anche una giornata lavorativa di dodici ore, sei giorni alla settimana, non è sufficiente per occuparsi di tutto quello che c'è da fare. In clinica l'abbiamo visto succedere decine di volte. Incominciano a lamentarsi dell'aria riciclata e degli agenti patogeni che si accumulano nelle ventole dei filtri. Naturalmente l'aria a Eden-Olympia non viene assolutamente riciclata."

"E i filtri? Terranno pure fuori qualcosa."

"Si, gli escrementi di uccello e gli scarichi delle toilette degli aerei che si servono dell'aeroporto di Nizza. Poi si preoccupano della sicurezza all'interno dell'edificio che ospita i loro uffici. È sempre un'indicazione di stress interno, l'ossessione di un intruso invisibile nella fortezza... una proiezione di sé, il fratello silenzioso clonato direttamente dall'inconscio. Le reti neurali incominciano a disconnettersi. Le riunioni di comitato vengono rimandate alle domeniche, le vacanze interrotte dopo ventiquattr'ore. Alla fine arrivano in clinica. Insonnia, infezioni da funghi, difficoltà respiratorie, emicranie inspiegabili e attacchi di orticaria..."

"Il vecchio caro esaurimento, insomma."

"È quello che abbiamo pensato davanti ai primi casi. Presidenti di multinazionali e i loro amministratori delegati. In realtà quella gente non era assolutamente esaurita." Penrose sembrava quasi deluso, mentre i suoi occhi vagavano sui muri bianchi, alla ricerca di una macchia. "Ma la loro forza creativa era indebolita, e se ne rendevano conto anche loro. Li abbiamo incitati a praticare lo sci o la vela, a prenotare una suite al Martinez e passarci il weekend con una cassa di champagne e una bella donna."

"La ricetta migliore," commentai. "Ha funzionato?"

"No. Non c'è stata assolutamente nessuna risposta. Ma i controlli hanno messo in evidenza un fatto curioso. C'era un livello bassissimo di disturbi venerei, il che è sorprendente se pensi a tutti questi uomini e donne attraenti all'apice della carriera, e tutti quei viaggi di lavoro in giro per il mondo."

"Significa che la loro attività sessuale era scarsa?"

"Peggio. Era assolutamente nulla. Abbiamo organizzato un finto club di cuori solitari, facendo credere che ci fosse un numero imprecisato di segretarie annoiate pronte a farsi una storia. Nessuno che abbia risposto. Il canale di film per soli adulti, ore e ore di hardcore esplicito, è servito ancor meno. Certo, guardavano, ma con un atteggiamento nostalgico, come se vedessero un documentario su qualche antica danza tradizionale o sull'arte di costruire tetti di paglia, una tecnica artigianale praticata dalla generazione precedente. Eravamo disperati. Abbiamo organizzato una serie di feste aziendali con gruppi di ballerine mozzafiato, ma loro non facevano altro che guardare l'orologio e tenere d'occhio le loro ventiquattrore depositate alla reception."

"Si erano dimenticati di vivere in paradiso?"

"Questo era un Eden senza il serpente. A parte rendere i rapporti sessuali un requisito aziendale, non c'era nient'altro che potessimo fare. Nel frattempo, i livelli immunitari in centinaia di sale riunioni dei vari consigli d'amministrazione continuavano a crollare. Davanti a tutti questi problemi di insonnia e depressione, sono tornato alla buona vecchia psicologia del profondo."

"Al divano di pelle e alle tende abbassate?"

"Be', diciamo piuttosto alla poltrona e alla stanza soleggiata... la psichiatria ha fatto qualche passo avanti." Penrose mi fissò, consapevole che stavo aspettando che si fregasse da solo. Con tutte le sue digressioni gioviali, il suo modo di fare era incontenibilmente aggressivo. Mentre tendeva le gambe e metteva apertamente in mostra i muscoli potenti delle cosce mi venne in mente che forse la psichiatria era l'ultimo rifugio dei teppisti.

"Ma certo, Wilder," mi scusai. "Sono rimasto indietro. Jane mi ha portato a visitare la casa di Freud a Hampstead... una casa buia e stranissima. Tutte quelle statuine e quegli antichi idoli."

"L'anticamera della tomba di un faraone. Il grand'uomo si preparava alla morte, e si circondava di un seguito di divinità minori che gli rendessero omaggio." Sollevando una mano con un gesto di perdono, Penrose continuò: "La psicoanalisi classica inizia dal sogno, e quello è stato il mio primo passo avanti. Mi sono reso conto che questi professionisti estremamente disciplinati facevano sogni molto strani. Fantasie piene di desideri di violenza repressi, e strani racconti di rabbia e vendetta, come i sogni di cibo dei prigionieri dei campi di sterminio. Dalle sbarre della gabbia aziendale uscivano grida disperate, la fame di uomini e donne esiliati dal loro io più profondo."

"Insomma, la loro vita aveva bisogno di più violenza."

"Più violenza e crudeltà, più dramma e rabbia." Penrose strinse i pugni enormi e li batté sul tavolo, rovesciando le tazze. "Ma come fare a soddisfare questo bisogno? Oggi noi sfuggiamo la follia, la faccia oscura del sole e quelle ombre che bruciano la terra. Il sadismo, la crudeltà e il sogno della sofferenza appartengono ai nostri antenati primati. Quando affiorano in un adolescente disturbato che si diverte a strangolare i gatti lo facciamo rinchiudere, e chi si è visto si è visto. Gli amministratori delegati esauriti, con la loro orticaria e la loro depressione, erano uomini sani e civilizzati. Abbandonati su un'isola deserta dopo un disastro aereo, sarebbero stati i primi a morire. Allora, qualche elemento perverso doveva essere introdotto dall'esterno nella loro vita, come un'iniezione di vitamine o un antibiotico."

"O una piccola dose di pazzia?"

"Diciamo una dose accuratamente controllata di psicopatia. Niente di troppo criminale o folle. Piuttosto qualcosa di simile a un corso di sopravvivenza, o una partita di touch rugby."

"Insomma, qualche stinco scorticato, qualche occhio nero..."

"Ma nessun osso rotto." Penrose annuì con aria di approvaziorie. "Mi sarebbe piaciuto averti al mio fianco, Paul. È chiaro che hai intuito per queste cose. Però avevo bisogno di verificare la mia teoria, di vedere dove portava la bizzarra strada che avevo deciso di imboccare. Non potevo certo starmene seduto dietro la scrivania della clinica e dire a qualche amministratore delegato depresso che il rimedio alla sua insonnia era danneggiare due o tre Mercedes nel parcheggio del Palais des Festivals. Poi un senior manager della Hoechst mi ha indicato la via da seguire. Da mesi era giù di corda e soffriva di attacchi di dermatite, stava addirittura considerando di tornare alla sede principale a Düsseldorf."

"E tu l'hai salvato? Ah, credo proprio di sapere come."

"Bene. A Cannes ha visto un ragazzino arabo che aveva aggredito una turista per rapinarla, ed è intervenuto per difendere la donna. Mentre lei chiamava la polizia ha pestato il ragazzo di santa ragione, gli ha dato tanti di quei calci che si è fratturato due ossa del piede destro. L'ho visto la settimana dopo, quando è venuto in clinica a togliere il gesso, e gli ho chiesto come andava la dermatite. Gli era passata. Era tornato di ottimo umore e sicuro di sé. La depressione era sparita."

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"Non ho curato solo qualche caso. Ma capisco quello che vuoi dire." Penrose teneva lo sguardo fisso sopra la mia testa, valutando le mie contestazioni nella sua mente. "Finora la gente è stata abbastanza intelligente da vedere il punto di tutto ciò. Afferrano il valore del..."

"Pestare a morte un arabo disoccupato? Un operaio con moglie e quattro figli che vive dentro una baracca di latta in una bidonville?"

"Paul..." Addolorato dalle mie domande crude, Penrose tese una mano per calmarmi, come un ministro con una congrega di fedeli irrequieti. "Rilassatí e prova a riflettere. Il ventesimo secolo è stata un'impresa eroica, ma ci ha lasciati nel buio totale, a camminare tentoni verso una porta chiusa a chiave. Qui a Eden-Olympia c'è uno spiraglio di luce, un bagliore lieve ma intenso..."

"La nostra psicopatia?'

"È così, ci piaccia o no. Il ventesimo secolo è finito coi suoi sogni distrutti. La nozione di comunità come associazione volontaria di cittadini illuminati è morta per sempre. Adesso ci rendiamo conto di quanto sia soffocante essere diventati così umani, così dediti alla moderazione e alla via di mezzo. La suburbanízzazione dell'anima ha devastato il nostro pianeta come la peste."

"Insomma, la sanità mentale e la ragione sono indegne di noi?"

"No. Ma sono una grande illusione, fatta di specchi bugiardi. Oggi conosciamo a malapena i nostri vicini, evitiamo quasi ogni forma di coinvolgimento civico e lasciamo allegramente che a gestire la società sia una casta di tecnocrati politici. La gente trova tutta l'intimità di cui ha bisogno nella sala d'imbarco dell'aeroporto e nell'ascensore del grande magazzino. A parole sono tutti a favore dei valori comunitari, poi però preferiscono stare soli."

"Non è un po' strano, per un animale sociale?"

"Solo in un certo senso. L'homo sapiens è un cacciatore-assassino i cui appetiti depravati, che un tempo gli consentivano di sopravvivere, sono stati corretti. È stato parzialmente riabilitato in una prigione aperta, le prime società agricole, e adesso si ritrova in libertà vigilata nei sobborghi perbene della città-stato. Gli impulsi devianti codificati nel suo sistema nervoso centrale sono stati spenti. Non è più in grado di far del male, né a se stesso né a chiunque altro. Ma la natura, in modo molto sensato, lo ha dotato del gusto per la crudeltà e di un'intensa curiosità per il dolore e la morte. Senza di loro, è intrappolato in un eterno pomeriggio nei centri commerciali dell'infinita mediocrità. Noi abbiamo il compito di risuscitarlo, di restituirgli il suo occhio assassino e i suoi sogni di morte. Insieme gli hanno permesso di dominare questo pianeta."

"Insomma, la psicopatia è libertà, la psicopatia è piacere."

"Sembra solo uno slogan alla moda, Paul, ma in effetti contiene una certa bruciante verità." Penrose mi guardò raggiante, chiaramente compiaciuto dei progressi che stavo facendo. "Noi siamo creature abitudinarie: la monotonia e la convenzione governano tutto. In una società perfettamente sana, la pazzia è l'unica libertà rimasta. La nostra psicoparia latente è l'ultima riserva naturale, un rifugio per la mente minacciata. È chiaro che sto parlando di una violenza attentamente misurata, microdosi di pazzia, come le tracce minime di stricnina contenute in un ricostituente per i nervi. In realtà si tratta di una psicopatia d'elezione, volontaria, come si può vedere su un qualsiasi ring do boxe o su una qualsiasi pista di hockey su ghiaccio. Tu sei stato nell'esercito, Paul. Sai benissimo che le reclute vengono regolarmente brutalizzate... i calci del sergente istruttore e il giro delle punizioni restituiscono ai giovani quel gusto della sofferenza che generazioni di comportamento socializzato gli hanno tolto."

"Insomma, il barboncino nano ritorna lupo?"

"Solo quando vuole, però. Prova a ripensare alla tua infanzia... come tutti noi, andavi a rubare al supermercato della zona. Era tremendamente esaltante, ed espandeva la tua identità morale. Però eri abbastanza sensato da limitare la tua attività a un paio di pomeriggi alla settimana. Le stesse regole si applicano alla società in generale. Guarda che non sto auspicando una libertà illmitata, che non avrebbe senso. Ma una psicopatia sensata e volontaria è l'unica strada per imporre un ordine morale comune."

"E se non facciamo niente?'

"Il pericolo si abbatterà su di noi puntandoci il coltello alla gola. Guarda al secolo che abbiamo davanti... un deserto soffice come un cuscino di piuma, ma pur sempre una terra desolata. Nessuna fede, se si esclude un vago credo in una divinità sconosciuta, come lo sponsor di una trasmissione di servizio. Ovunque ci sia un vuoto, si insinua il tipo di politica sbagliato. Il fascismo era una psicopatologia virtuale in grado di soddisfare una serie di profondi bisogni inconsci. Anni di condizionamento borghese avevano prodotto un'Europa soffocata dal lavoro, dal commercio e dal conformismo. La gente aveva bisogno di esplodere, di inventare gli odi che potevano liberarla, e trovò un disadattato austriaco entusiasta di passare all'azione. Qui a Eden-Olympia stiamo avviando un progetto per una comunità infinitamente più illuminata. Una psicopatia controllata è un modo per risocializzare le persone, tribalizzandole in gruppi di sostegno reciproco."

"Come i reparti delle SS? Quello che è successo alla Fondazione Cardin è stato un autentico episodio di violenza. Poteva rimanere ucciso qualcuno."

"C'era più coreografia di quanto pensi. La violenza è spettacolare ed esaltante, ma il principale terreno di caccia della psicopatia è sempre stato il sesso. Un atto sessuale perverso può liberare l'Io visionario persino nell'anima più ottusa. La società dei consumi è avida di tutto ciò che è deviante e inaspettato. Cos'altro può indirizzare i bizzarri mutamenti nel panorama del divertimento che ci inducono a non smetterla di 'comprare'? La psicopatia è l'unico motore abbastanza potente da accendere la nostra immaginazione, da guidare l'arte, la scienza e l'industria mondiale. La tua infatuazione passeggera per quella ragazzina in Rue Valentin, per esempio, potrebbe innescare qualche nuovo e vitale progresso nell'aviazione...

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