Copertina
Autore Enrico Baraldi
CoautoreAlessandro Sbarbada
Titolo Vino e bufale
SottotitoloTutto quello che vi hanno sempre dato da bere a proposito delle bevande alcoliche
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 2009, Eretica , pag. 144, cop.sov., dim. 12x16,8x1,1 cm , Isbn 978-88-6222-090-3
LettoreLuca Vita, 2009
Classe alimentazione , salute , medicina
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Indice


In principio c'è l'alcol                          3
L'alcol non lo beve quasi nessuno                 4
Ma succede che...                                 5
Tutti allineati!                                  5
Il perché c'è sempre!                             6
Conflitto d'interesse                             7
Conflitti d'interesse                             8
"Brunello" Vespa                                  9
Verità e audience                                10
Cos'è una lobby                                  11
"Sono stato ministro"                            12
I ragazzi muoiono, il Parlamento applaude        13
I ragazzi muoiono, il Parlamento confonde        15
La politica di Penelope                          16
La politica dello struzzo                        17
Paesaggi del vino                                18
Una regione equilibrista                         19
Dall'uva alle mele                               20
Il vino è una droga                              21
Una droga nel senso che...                       21
La marijuana fa meno male                        24
Una droga a parte                                25
Una droga che dà dipendenza                      26
Una caratteristica chiamata craving              27
Lo spaccio dove meno te lo aspetti               28
Il bere sbagliato è sempre quello altrui         29
La sindrome d'astinenza da alcol                 29
Bere per sempre?                                 31
La droga dello stupro                            31
2-5 9 10 20 25 40 41 46 15.000 0                 33
Due-cinque per cento di Pil                      33
Nove per cento delle invalidità                  34
Dieci per cento dei ricoveri ospedalieri         34
Venti per cento degli infortuni sul lavoro       34
Assenza giustificata                             35
Non in servizio                                  36
25 per cento delle morti nei giovani
    tra i 15 e i 29 anni                         39
Politiche giovanili                              40
Dall'enogatto alle viniadi                       41
Vino e prugna                                    43
Giovani alla risorsa                             43
Mistero                                          44
40 per cento degli incidenti domestici           47
Il bere al femminile                             47
41 per cento degli omicidi                       49
Ubriachezza preordinata                          50
46 per cento degli incidenti stradali mortali
    provocati da ragazzi                         52
Gli effetti su chi guida                         52
Un reato                                         54
Andare allo stadio e sparare sulla folla         55
Italia non pervenuta                             56
Letilometro                                      56
Quanto si può bere?                              57
Etica etilica                                    58
Il ministro smentisce se stesso                  59
L'esca e l'amo                                   60
Il limite legale                                 61
Una volta ogni 44 anni                           63
In realtà...                                     64
Figli e patenti                                  65
Angel                                            66
58 per cento dei danni provocati dall'alcol
    sono dovuti al vino                          67
Prodotto perdente e affare immorale              68
Alcol buono, alcol cattivo                       70
L'halal inn pub                                  71
15.000 bambini ogni anno                         72
Lalcol può attendere                             73
La sindrome alcol-fetale                         74
Zero per cento di potenza                        75
Le paralisi del piacere                          76
I consigli per un flop                           77
Gelosia da alcol                                 78
Bere per dimenticare                             79
La demenza alcolica                              80
Ti sei bevuta il cervello?                       80
La bufala del resveratrolo nel vino              81
Dove sta il trucco                               81
Nessun motivo medico per bere                    83
Il TG1 della sera                                84
Topovino, rin-cin-cin e l'astinente scassato     84
E a proposito di tumori                          86
Nessuna protezione, solo rischi                  87
Quando il più serio è un comico                  89
Ma l'obbligo delle avvertenze sulle etichete...
    c'è già!                                     89
Un originale metodo scientifico                  91
Ai morti non viene l'ictus                       91
Vino e longevità                                 92
I lateonset drinkers                             93
Il paradosso del signor preside                  94
Il paradosso piacentino                          94
Di paradosso in paradosso                        97
Il paradosso del buon sangue                     98
Un'altra bufala, questa volta grassa e ipertesa  99
Il paradosso-freddura                           101
La bufala da latte                              101
Pane e vino fanno un bel bambino                102
Ancora bufale e paradossi                       103
Il paradosso più grande                         104
Un super/io solubile in alcol                   105
Medici e alcol                                  106
L'atteggiamento-solone                          108
L'atteggiamento-Piero Angela                    109
L'atteggiamento-proibizionista                  109
L'atteggiamento-Ippocrate                       110
L'istruttiva storia di Ada Rossignani           110
L'atteggiamento-Darwin e
    l'atteggiamento-Strizzacervelli             111
I problemi alcolcorrelati                       112
Disulfiram                                      112
La rivoluzione alcolisti anonimi                114
L'atteggiamento-ipocrita                        116
Atteggiamento-Christian Barnard                 117
L'OMS e l'alcol                                 118
Un volo poco raccomandabile                     118
Il problema è di tutti                          119
Consigli per gli acquisti                       121
Il coniglio, il leone e il maialino             122
Binge drinking                                  123
Omologati a poco prezzo                         124
Feste analcoliche                               126
L'approccio ecologico sociale                   127
Oltre il vizio e la malattia                    128
I club degli alcolisti in trattamento           129
La salute è un bene collettivo                  130
Il momento di ragionare                         131

Nota alcolbiografica                            133

Indice dei nomi                                 135


 

 

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IN PRINCIPIO C'È L'ALCOL


Al-kuhl in arabo significa "polvere nera per tingere le sopracciglia", oppure "essenza, il meglio di ogni cosa", usata nella cosmesi e anche come collirio medicamentoso. L'alcol etilico o etanolo è l'essenza del vino, ma anche la peggior cosa contenuta in questa bevanda e non la sola che può fare male. Carlo Petrini, presidente di Slow Food, denuncia come il vino in Europa utilizzi ogni anno 100 mila tonnellate di pesticidi, più che per ogni altro prodotto destinato alle tavole dei consumatori. E Luigi Veronelli, enogastronomo di fede anarchica, ricordava spesso come il vino contenga sempre più concentrazioni di mosto rettificato per elevarne la gradazione alcolica, gomma arabica per ammorbidirlo e tannini ricavati dal legno piuttosto che dall'uva: come il vino sia, insomma, sempre più "costruito" dall'enologo nelle industrie piuttosto che prodotto dal contadino nella propria cantina.

In modo naturale l'alcol si ottiene lasciando fermentare l'uva con dei lieviti (minuscoli funghi) che si trovano sulla buccia degli acini o siano appositamente aggiunti. Già gli uomini dell'epoca neolitica conoscevano l'effetto stupefacente dei frutti fermentati e, per questo, coltivarono la vite allo scopo di produrre bevande alcoliche. Ma loro non potevano immaginarne i danni...

La difficoltà dell'uomo a rapportarsi col vino risale a un tempo immemorabile. Nel primo libro della Bibbia — la Genesi — c'è scritto: "Ora Noè incominciò a far l'agricoltore e piantò una vigna. Bevuto del vino, s'inebriò e si scoprì nella sua tenda. Più tardi Cam vide la nudità di suo padre".

La letteratura antica è, insomma, ricca di riferimenti al vino, bevanda di fondamentale importanza anche nella simbologia religiosa.

Oltre che per le bevande alcoliche, l'alcol etilico viene usato per produrre profumi e disinfettanti; e, in alcuni paesi del mondo, come combustibile al posto della benzina. In Brasile il bioetanolo derivato per fermentazione dalla canna da zucchero copre il 20% del consumo di carburante.


L'ALCOL NON LO BEVE QUASI NESSUNO


A parte qualche aspirante suicida o persone in grave crisi d'astinenza alcolica, nessuno al mondo beve l'alcol allo stato puro; né dai profumi, dai disinfettanti o dalla pompa di benzina. Tanti, invece, lo assumono per il tramite delle bevande alcoliche: vino, birra, aperitivi e superalcolici. Tanto per intenderci, un bicchiere di vino da 125 ml, una lattina di birra, un bicchierino di superalcolico da 40 ml o un bicchiere da 80 ml di aperitivo alcolico contengono, grosso modo, la stessa quantità di alcol: cioè 12 grammi. E, tanto per avere una prima idea, questa "unità di alcol" produce nel maschio "medio", a digiuno, un'alcolemia di 0,2 grammi per litro che rimane tale per almeno un'ora.


MA SUCCEDE CHE...


Come titolano i nostri giornali? Se l'argomento è trattato in positivo, la sostanza viene chiamata "vino", "birra" o "grappa"; se però si evidenziano dei problemi viene chiamata "alcol". Sembra un dettaglio, ma capiremo che questo ha un grande significato. Allo stesso modo su internet: se impostiamo la parola "alcol" (o "alcool") troveremo pagine che parlano di risse, violenze e incidenti; se invece cerchiamo la parola "vino" o "birra", ne troveremo altre riferite solo a benefici, piaceri, feste e allegre occasioni turistiche! Chi, guidando in stato d'ebbrezza, investe un'auto uccidendone gli occupanti — come chi bevendo si espone inconsapevolmente a rischi per la sua stessa salute —, ha assunto "vino" o "birra" o "grappa": non avrebbe, insomma, bevuto "alcol"! Proviamo a pensare in senso contrario, immaginando titoli di giornali come: "Strage sulle strade: il problema è il vino", oppure "Bere vino fa venire il cancro al seno". Sono verità che darebbero troppo fastidio e allora devono restare immaginabili ma non proponibili. Vedremo perché.

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Pagina 21

IL VINO È UNA DROGA


Philip K. Dick, l'autore di Blade Runner, dopo il suo ricovero per disintossicarsi dalle anfetamine, nel libro A scanner darkly affermò che: "Drogarsi non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro a una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma un errore di valutazione". E aggiunse: "Nello stile di vita di chi abusa di sostanze il motto è: Sii felice oggi perché domani morirai; ma si incomincia a morire ben presto e la felicità è solo un ricordo". Allora, visto che l'errore di valutazione può costare molto caro, conviene avere tutte le informazioni necessarie per potere giudicare. A partire dall'evidenza scientifica che l'alcol, e di conseguenza il vino, la birra, gli aperitivi e la grappa che lo contengono sono a tutti gli effetti delle droghe e provocano tossicodipendenza.


UNA DROGA NEL SENSO CHE...


La droga è una sostanza che modifica la psicologia e l'attività mentale, causando alterazioni della percezione della realtà e/o dello stato di coscienza; una sostanza in grado d'incidere sulle prestazioni e/o capacità psicofisiche e indurre dipendenza. L'alcol, appunto, ha tutte le caratteristiche che secondo l'OMS definiscono una droga.

C'è chi distingue tra droghe pesanti e droghe leggere: eroina e cocaina vengono tradizionalmente definite come pesanti, la cannabis come leggera. Stando a quanto si evince dalla tabella tratta dal Rapporto Roques, l'alcol non solo è una droga pesante bensì la droga più pesante. Il professor Roques ha presieduto una Commissione di accademici cui il Ministero della Sanità francese ha affidato nel 1998 un'indagine in materia di sostanze stupefacenti, tuttora tra i riferimenti internazionali. Fattori di pericolosità delle droghe (estratto della tavola a pag. 182 del rapporto Roques):


        Eroina (oppioidi)

        Dipendenza fisica       molto forte
        Dipendenza psichica     molto forte
        Neurotossicità          debole
        Tossicità generale      forte (a)
        Pericolosità sociale    molto forte
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   sì

        Cocaina

        Dipendenza fisica       debole
        Dipendenza psichica     forte ma intermittente
        Neurotossicità          forte
        Tossicità generale      forte
        Pericolosità sociale    molto forte
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   sì

        MDMA

        Dipendenza fisica       molto debole
        Dipendenza psichica     ?
        Neurotossicità molto    forte (?)
        Tossicità generale      alla fine forte
        Pericolosità sociale    debole (?)
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   no

        Psico-stimolanti

        Dipendenza fisica       debole
        Dipendenza psichica     media
        Neurotossicità          forte
        Tossicità generale      debole
        Pericolosità sociale    (eccezioni possibili)
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   no

        Alcool

        Dipendenza fisica       molto forte
        Dipendenza psichica     molto forte
        Neurotossicità          forte
        Tossicità generale      forte
        Pericolosità sociale    forte
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   sì

        Benzodiazepine

        Dipendenza fisica       media
        Dipendenza psichica     forte
        Neurotossicità          O
        Tossicità generale      molto debole
        Pericolosità sociale    debole (b)
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   non ricercato

        Cannabinoidi

        Dipendenza fisica       debole
        Dipendenza psichica     debole
        Neurotossicità          O
        Tossicità generale      molto debole
        Pericolosità sociale    debole
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   non ricercato

        Tabacco

        Dipendenza fisica       forte
        Dipendenza psichica     molto forte
        Neurotossicità          0
        Tossicità generale      molto forte
        Pericolosità sociale    (cancro)
        Trattamenti sostitutivi
            o altri esistenti   sì

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IL BERE SBAGLIATO È SEMPRE QUELLO ALTRUI


Solo per la droga-vino si sostiene con premi e riconoscimenti l'idea del "consumo moderato e responsabile", negando il rapporto tra il cosiddetto "bere moderato" e il bere problematico, solitamente definito col termine di "abuso" e ritenendolo un comportamento riguardante sempre "qualcun altro". Invece l'abuso, quando si parla di una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e classificata come droga, è rappresentato da qualsiasi quantità superiore a zero. L'unico approccio sensato ai problemi dell'alcol deve riguardare la generalità della popolazione poiché solo un ridotto consumo può diminuire i problemi a carico dei bevitori. Soprattutto i forti consumatori sono sensibili agli interventi diretti a tutta la popolazione.

Di fatto nessun bevitore, neanche quello che si definisce "moderato", è esente dai rischi alcolcorrelati. Perché al cosiddetto alcolismo si può arrivare attraverso percorsi di vita differenti, ma con uno stesso punto di partenza: cominciare a bere. Insomma, il problema non è "l'ultimo bicchierino" come di solito si sostiene; ma è il primo bicchiere.

Avete mai sentito nessuno promuovere una cultura del fumo moderato o del consumo "consapevole" di eroina?


LA SINDROME D'ASTINENZA DA ALCOL


È l'effetto gravissimo e penosissimo, oltre che pericoloso per la vita, della sospensione brusca del consumo di bevande alcoliche in persone che ne ingeriscono in quantità e da molto tempo. Si chiama delirium tremens, caratterizzato da uno stato mentale definito "confuso-onirico". Si vive come in un incubo angosciante, con deliri, allucinazioni e un'estrema confusione mentale che significa disorientamento nello spazio e nel tempo. Caratterizzano il delirium tremens allucinazioni tattili, causa, per la vittima, della sensazione precisa di insetti che gli percorrano continuamente il corpo; di allucinazioni visive con apparizioni di altri animaletti (microzoopsie) e deliri nei quali un individuo rivive come in un sogno i comportamenti del proprio lavoro (con l'imbianchino che mima la pittura delle stanze dell'ospedale, o il contadino che prende a mungere il letto). Il delirium tremens mette la persona a rischio di sopravvivenza per i sintomi fisici prodotti: dal grave tremore a un sudore profuso (causa di grave disidratazione), dalla febbre alle complicazioni cardiache e polmonari.

Una birra ad elevata gradazione alcolica, campione del mondo delle birre del 1998, si chiama, appunto, Delirium tremens come a sottolinearne la potente qualità; e sulla sua divertente etichetta riproduce degli elefanti rosa che turbano i sogni dell'elefantino Dumbo ubriaco. Un bel giochino su cui scherzare, anzi da utilizzare come autopubblicità. Non è un caso che in Italia, con il crollo del consumo di vino procapite degli ultimi decenni, si sia di pari passo verificata una significativa, drastica riduzione dei drammatici fenomeni di delirium tremens negli ospedali.

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Sono alcuni numeri del danno causato dal consumo di alcolici. Elencati così, sembrano freddi e insignificanti; ma se cominciamo ad associare a ognuno di loro un concetto, finiranno per assumere un inquietante significato.


DUE-CINQUE PER CENTO DI PIL


È questo il costo sociale e sanitario causato in Italia dai problemi correlati all'alcol nella nostra nazione.

Il Prodotto Interno Lordo è la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese. Nel 2007, esso è stato di euro 1.535.540 [di milioni]. Il 2-5 % del PIL significa che l'Italia ha speso in conseguenza delle malattie, degli incidenti, degli infortuni legati al vino, alla birra agli aperitivi e ai superalcolici fra 30mila e 76mila milioni di euro: vale a dire una o due finanziarie del 2007! Una stima dell'Istituto Superiore di Sanità ha quantificato tale costo in 45miliardi di euro. Insomma, considerando che il fatturato complessivo degli alcolici è di circa 20miliardi, ogni euro incassato da produttori e rivenditori costa al sistema più del doppio in danni, cure e inabilità. Si ha un bel tassare alcolici e superalcolici per recuperare simile costo che poi, a ben vedere, ha nell'aspetto economico solo una, anche se non secondaria, delle sue componenti.


NOVE PER CENTO DELLE INVALIDITÀ


Oltre la metà delle persone su una sedia a rotelle, nel nostro paese, lo sono a seguito d'uno scontro stradale. Più del 50 per cento dei casi di invalidità permanente, successivi a incidente stradale sono alcolcorrelati. Secondo l'OMS, almeno il 9 per cento delle pensioni di invalidità è collegabile al bere.


DIECI PER CENTO DEI RICOVERI OSPEDALIERI


Gli effetti dell'alcol sul corpo e sulla mente di chi lo consuma sono responsabili, in Italia, del 10 per cento dei ricoveri ospedalieri. Vedremo più avanti le malattie direttamente dipendenti dal vino, dalla birra, dagli aperitivi e dai superalcolici; e come, spesso, diagnosi mediche di comodo (tipo Epatopatia, Pancreatine cronica) coprano in realtà un unico fattore di causa. Intanto si può riflettere sul fatto che, nel 2007, le ospedalizzazioni in Italia siano stati più di 12 milioni e trecentomila; con un tasso di 200 ricoveri ogni mille abitanti. Ciò significa che un milione e trecentomila ricoveri sono stati causati dall'alcol e che 20 persone su mille subiscono un ricovero per lo stesso motivo. Per fare un confronto: i ricoveri per infarto del miocardio non superano i 150mila l'anno.


VENTI PER CENTO DEGLI INFORTUNI SUL LAVORO


Si parla tanto e giustamente di "morti bianche", di cui l'Italia ha il primato in Europa. Mai una volta, però, che si ricordi come l'assunzione di bevande alcoliche influisca pesantemente sul verificarsi degli incidenti. Su un milione di infortuni che avvengono annualmente, almeno centomila hanno una relazione diretta col bere; e almeno altrettanti riconoscono l'alcol come concausa. E tutti gli esperti concordano nel ritenere l'assunzione di bevande alcoliche un rischio aggiuntivo. Sono riconosciute professioni maggiormente a rischio alcolcorrelato quelle che comportano sforzi prolungati, esposizioni a polveri e fumi, azioni monotone o ripetitive, attività di intrattenimento quali, per esempio, quelle di rappresentanti e baristi.

Di fatto, ogni anno il costo che paghiamo per incidenti sul lavoro connessi al vino è d'un milione e mezzo di euro (soltanto una delle conseguenze del problema).

Questa attenzione sull'alcol non vuole sminuire l'importanza di tutte le forme possibili di prevenzione, ma soltanto aggiungere dei ragguagli da cui non sarebbe giusto prescindere.

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40 PER CENTO DEGLI INCIDENTI DOMESTICI


Parlando di infortuni tra le pareti domestiche – frequenti in cucina –, è scontato che i soggetti più a rischio siano le donne, soprattutto quelle maggiormente impegnate nelle attività domestiche. E a proposito delle cosiddette droghe casalinghe, fatte o consumate in casa con sostanze facilmente reperibili, l'alcol è la più diffusa insieme al caffè e al fumo di sigaretta. Tra di esse anche la noce moscata (che contiene composti molto simili alla mescalina), il gas da cucina, pochi rapidi spruzzi d'insetticida, l'aspirina sciolta nella coca cola, colle e solventi tipo lacca e acetone che danno un effetto a metà tra la sbronza e il viaggio allucinogeno.

Lasciando da parte queste curiosità, che sono realmente delle vere e proprie – documentate – dipendenze, oltre che tra i giovani è sopratutto tra le donne che nel nostro paese si registra l'aumento del numero di consumatori di bevande alcoliche. In particolare, a pagare di più sono le casalinghe; specie quando si ritrovano a esserlo senza possibilità di scelte alternative.


IL BERE AL FEMMINILE


I problemi alcolcorrelati delle donne non sono facilmente rilevabili, ma sommersi, confinati nel privato e nascosto alla riprovazione sociale.

Più colpita dai rischi connessi a vino, birra, aperitivi e superalcolici è la fascia d'età compresa tra i trenta e i quarant'anni, quando le insoddisfazioni dopo i sogni della giovinezza e la fatica causata dagli impegni della vita spingono a cercare un conforto nella bottiglia. È stato altresì studiato uno specifico danno provocato dall'alcol sull'organismo femminile, detto "effetto telescopico". La donna inizia a bere più tardi dell'uomo, ma manifesta le complicanze dell'alcol molto più precocemente. Questo perché è maggiormente vulnerabile a causa d'una sua diversa modalità di assorbimento gastrico. Le stesse variazioni ormonali del ciclo predispongono la donna a una maggiore vulnerabilità all'alcol, data l'azione antalgica prodotta da esso. Pare inoltre che l'alcol serva a ridurre le contrazioni uterine e possa essere di sollievo nella ritenzione idrica che accompagna la seconda parte del ciclo mestruale. Il bere al femminile, diversamente da quello tradizionalmente legato all'universo maschile, è sempre stato inteso come un fenomeno più psicologico che sociale. La donna beveva per lo più da sola e, a esporla ai danni causati dalle bevande alcoliche, era, appunto, la solitudine insieme all'eccessiva routine o alla mancanza di riconoscimenti per il suo lavoro. Negli ultimi tempi e sempre più spesso, anche il bere delle ragazze e delle donne assume una connotazione sociale.

Sembra che le donne abituate ad assumere la pillola anticoncezionale siano meno esposte al rischio alcolcorrelato, e sembra che questo effetto sia dovuto all'influenza positiva che gli ormoni estroprogestinici hanno sul ciclo ormonale. Per tale motivo qualcuno prescrive questi preparati alle donne in trattamento per il loro bere. Ma è anche probabile che la donna, assumendo un prodotto anticoncezionale, abbia nei suoi pensieri qualcosa di meglio da fare che cercare conforto nelle bevande alcoliche.


41 PER CENTO DEGLI OMICIDI


Siamo stati prudenti a limitarci al 41% visto che la ricerca americana Alcohol, violence and aggression, pubblicata sul numero 38 di "Alcohol Alert" dell'Ottobre 1997, afferma che l'86% dei casi di omicidio avviene sotto l'effetto dell'alcol, il 37% delle aggressioni si compie dopo avere assunto alcolici e il 60% delle aggressioni sessuali accade in stato d'ubriachezza. Un'analoga ricerca australiana, effettuata dall'Università del Nuovo Galles del Sud e ripresa dal quotidiano "L'avvenire" del 25 Settembre 2007, colloca quasi al 50% la percentuale di vittime di omicidi positiva all'alcol al momento della morte. Le alterazioni che vino, birra, aperitivi e bevande superalcoliche inducono nel nostro modo di pensare rendono ragione di questo significativo nesso tra alcol e comportamenti aggressivi. L'alcol disinibisce o riduce i meccanismi di controllo che tengono normalmente a freno l'impulsività aggressiva. L'alcol altera i processi mentali di elaborazione delle informazioni che giungono al cervello, poiché sotto il suo influsso l'atteggiamento degli altri può essere male interpretato e causare reazioni esagerate. L'alcol riduce la capacità d'attenzione e di valutazione delle conseguenze di un gesto, per cui le normali norme precauzionali della vita lasciano frequentemente il posto a comportamenti sconsiderati.

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58 PER CENTO DEI DANNI PROVOCATI DALL'ALCOL
SONO DOVUTI AL VINO


Almeno in Italia, più della metà dei problemi e delle sofferenze alcolcorrelate è causato dal vino, responsabile — da solo — più di tutte le altre bevande alcoliche nel loro insieme. Questo dato è preoccupante anche perché lo scorso anno, per la prima volta, è tornato a crescere. Il fatto non ci sorprende tanto: quello che più sorprende è la difesa d'ufficio che le istituzioni propongono insistentemente nei confronti del vino, anche quando siano costrette dall'evidenza ad ammettere i problemi alcolcorrelati. Ecco le dichiarazioni che il sottosegretario di Stato con delega alla salute Ferruccio Fazio ha pronunciato in forma ufficiale (21 ottobre 2008, Roma, Conferenza Nazionale sull'alcol), alla faccia delle evidenze scientifico-epidemiologiche e delle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: "Attenti a non demonizzare tout court l'alcol. E il vino in particolare, che è un vanto della nostra produzione agroalimentare"; "Mio figlio ha frequentato un corso di sommelier, ora conosce i vini, beve con moderazione e gusto. Potrebbe essere un'idea incentivare questo tipo di conoscenza ai giovani"; "L'alcol è un alimento a doppia faccia: entro le quantità moderate (1/4 di vino e mezzo litro di birra a pasto) è bere bene, alimentando una risorsa importante del nostro paese"; "Quello che succede tra i giovani è che si esce dalla tradizione: si beve non vino ma superalcolici o comunque dei pasticci, si beve fuori pasto"; "Teniamo presente che esiste alcol buono e alcol cattivo"... Promuovere la bevanda alcolica maggiormente responsabile dei problemi alcolcorrelati chiamando a testimonial il proprio figlio sommelier, è come promuovere, per prevenire l'AIDS, i rapporti sessuali occasionali senza l'uso del profilattico chiamando a testimonial Rocco Siffredi, pornostar.

Non sorprende che la Prima Conferenza Nazionale sull'Alcol sia stata organizzata al Grand Hotel Parco dei Principi di Roma, lussuosa sede dell'Associazione Italiana Sommelier del Lazio.

La Consulta Nazionale dell'Alcol, istituita dalla Legge 125 del 2001, prevede tra i suoi membri un rappresentante delle associazioni di produttori e venditori di alcol: che è un po' come proporre che nella Consulta della Droga sia incluso un trafficante colombiano.


PRODOTTO PERDENTE E AFFARE IMMORALE


Abbiamo visto come il vino non sia un buon affare per il nostro paese, ma, al contrario, un prodotto perdente. Per capire come stanno le cose, bastano poche cifre: ogni anno dieci miliardi il fatturato del vino, venti miliardi quello degli alcolici, quarantacinque miliardi il costo dei problemi alcol correlati. Al di là di questo, è sospetto nascondere quanto dichiara l'OMS, ovvero che, per la salute, meno si beve meglio è; che non esiste una soglia sicura al di sotto della quale può essere consumato alcol senza correre rischio; che il concetto circa il "bere moderato" non è sostenuto da evidenze scientifiche, mentre è provato da studi sicuri che "la maggior parte dei problemi alcolcorrelati sorge col consumo di livelli moderati di vino" (OMS, 1992); che la strategia vincente per la salute non è di educare spostando i consumi da una bevanda alcolica (ad esempio gli alcopop) a un'altra (ad esempio il buon bicchiere di vino) recuperando la tradizione del bere mediterraneo, ma è quella di promuovere modelli di vita (e di consumo) liberi dalle logiche delle droghe e degli interessi sottostanti. Sostenere che assumere vino nell'ambito dei valori tradizionali e culturali dello stile italiano non porti danni è come attribuire credibilità scientifica all'affermazione secondo cui alimentarsi con hamburger e cotechino leggendo Dante non aumenti il colesterolo nel sangue. La cultura del vino in Italia ha portato sofferenza, e la salute degli italiani ha tratto giovamento proprio dal crollo dei consumi enoici. Affrontare i nuovi problemi legati a uno stile alcolico nord-europeo promuovendo il recupero d'una tradizione rivelatasi fallimentare sarebbe un grave errore. La molecola di alcol (quella che provoca le conseguenze dannose del bere) è identica nel gin fruttato come nel vino venduto nei discount e nella bottiglia da mille euro, nel mignon dell'autogrill come nel Kentoucky bourbon invecchiato: ed è ugualmente tossica. Inoltre, le bevande scadenti aggiungono alla tossicità dell'alcol anche quella di cattive lavorazioni. A questo proposito Daniele Cernilli, uno dei massimi enologi italiani, ritiene che il vino che si compra abitualmente (quello al di sotto dei tre euro a bottiglia), proprio per il suo costo contenuto non possa essere se non un vino prodotto meccanicamente da uve con grandi rese per ettaro (le quali, secondo il suo collega di studi Roberto Cipresso, "andrebbero gettate nel fosso") e aggiunte di mosto concentrato rettificato. Tutto ciò, come dichiarato dagli esperti, significa che la maggior parte del vino in commercio, oltre che tossico perché contiene alcol, è anche velenoso perché artefatto!

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