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| << | < | > | >> |IndiceIn principio c'è l'alcol 3 L'alcol non lo beve quasi nessuno 4 Ma succede che... 5 Tutti allineati! 5 Il perché c'è sempre! 6 Conflitto d'interesse 7 Conflitti d'interesse 8 "Brunello" Vespa 9 Verità e audience 10 Cos'è una lobby 11 "Sono stato ministro" 12 I ragazzi muoiono, il Parlamento applaude 13 I ragazzi muoiono, il Parlamento confonde 15 La politica di Penelope 16 La politica dello struzzo 17 Paesaggi del vino 18 Una regione equilibrista 19 Dall'uva alle mele 20 Il vino è una droga 21 Una droga nel senso che... 21 La marijuana fa meno male 24 Una droga a parte 25 Una droga che dà dipendenza 26 Una caratteristica chiamata craving 27 Lo spaccio dove meno te lo aspetti 28 Il bere sbagliato è sempre quello altrui 29 La sindrome d'astinenza da alcol 29 Bere per sempre? 31 La droga dello stupro 31 2-5 9 10 20 25 40 41 46 15.000 0 33 Due-cinque per cento di Pil 33 Nove per cento delle invalidità 34 Dieci per cento dei ricoveri ospedalieri 34 Venti per cento degli infortuni sul lavoro 34 Assenza giustificata 35 Non in servizio 36 25 per cento delle morti nei giovani tra i 15 e i 29 anni 39 Politiche giovanili 40 Dall'enogatto alle viniadi 41 Vino e prugna 43 Giovani alla risorsa 43 Mistero 44 40 per cento degli incidenti domestici 47 Il bere al femminile 47 41 per cento degli omicidi 49 Ubriachezza preordinata 50 46 per cento degli incidenti stradali mortali provocati da ragazzi 52 Gli effetti su chi guida 52 Un reato 54 Andare allo stadio e sparare sulla folla 55 Italia non pervenuta 56 Letilometro 56 Quanto si può bere? 57 Etica etilica 58 Il ministro smentisce se stesso 59 L'esca e l'amo 60 Il limite legale 61 Una volta ogni 44 anni 63 In realtà... 64 Figli e patenti 65 Angel 66 58 per cento dei danni provocati dall'alcol sono dovuti al vino 67 Prodotto perdente e affare immorale 68 Alcol buono, alcol cattivo 70 L'halal inn pub 71 15.000 bambini ogni anno 72 Lalcol può attendere 73 La sindrome alcol-fetale 74 Zero per cento di potenza 75 Le paralisi del piacere 76 I consigli per un flop 77 Gelosia da alcol 78 Bere per dimenticare 79 La demenza alcolica 80 Ti sei bevuta il cervello? 80 La bufala del resveratrolo nel vino 81 Dove sta il trucco 81 Nessun motivo medico per bere 83 Il TG1 della sera 84 Topovino, rin-cin-cin e l'astinente scassato 84 E a proposito di tumori 86 Nessuna protezione, solo rischi 87 Quando il più serio è un comico 89 Ma l'obbligo delle avvertenze sulle etichete... c'è già! 89 Un originale metodo scientifico 91 Ai morti non viene l'ictus 91 Vino e longevità 92 I lateonset drinkers 93 Il paradosso del signor preside 94 Il paradosso piacentino 94 Di paradosso in paradosso 97 Il paradosso del buon sangue 98 Un'altra bufala, questa volta grassa e ipertesa 99 Il paradosso-freddura 101 La bufala da latte 101 Pane e vino fanno un bel bambino 102 Ancora bufale e paradossi 103 Il paradosso più grande 104 Un super/io solubile in alcol 105 Medici e alcol 106 L'atteggiamento-solone 108 L'atteggiamento-Piero Angela 109 L'atteggiamento-proibizionista 109 L'atteggiamento-Ippocrate 110 L'istruttiva storia di Ada Rossignani 110 L'atteggiamento-Darwin e l'atteggiamento-Strizzacervelli 111 I problemi alcolcorrelati 112 Disulfiram 112 La rivoluzione alcolisti anonimi 114 L'atteggiamento-ipocrita 116 Atteggiamento-Christian Barnard 117 L'OMS e l'alcol 118 Un volo poco raccomandabile 118 Il problema è di tutti 119 Consigli per gli acquisti 121 Il coniglio, il leone e il maialino 122 Binge drinking 123 Omologati a poco prezzo 124 Feste analcoliche 126 L'approccio ecologico sociale 127 Oltre il vizio e la malattia 128 I club degli alcolisti in trattamento 129 La salute è un bene collettivo 130 Il momento di ragionare 131 Nota alcolbiografica 133 Indice dei nomi 135 |
| << | < | > | >> |Pagina 3Al-kuhl in arabo significa "polvere nera per tingere le sopracciglia", oppure "essenza, il meglio di ogni cosa", usata nella cosmesi e anche come collirio medicamentoso. L'alcol etilico o etanolo è l'essenza del vino, ma anche la peggior cosa contenuta in questa bevanda e non la sola che può fare male. Carlo Petrini, presidente di Slow Food, denuncia come il vino in Europa utilizzi ogni anno 100 mila tonnellate di pesticidi, più che per ogni altro prodotto destinato alle tavole dei consumatori. E Luigi Veronelli, enogastronomo di fede anarchica, ricordava spesso come il vino contenga sempre più concentrazioni di mosto rettificato per elevarne la gradazione alcolica, gomma arabica per ammorbidirlo e tannini ricavati dal legno piuttosto che dall'uva: come il vino sia, insomma, sempre più "costruito" dall'enologo nelle industrie piuttosto che prodotto dal contadino nella propria cantina. In modo naturale l'alcol si ottiene lasciando fermentare l'uva con dei lieviti (minuscoli funghi) che si trovano sulla buccia degli acini o siano appositamente aggiunti. Già gli uomini dell'epoca neolitica conoscevano l'effetto stupefacente dei frutti fermentati e, per questo, coltivarono la vite allo scopo di produrre bevande alcoliche. Ma loro non potevano immaginarne i danni... La difficoltà dell'uomo a rapportarsi col vino risale a un tempo immemorabile. Nel primo libro della Bibbia — la Genesi — c'è scritto: "Ora Noè incominciò a far l'agricoltore e piantò una vigna. Bevuto del vino, s'inebriò e si scoprì nella sua tenda. Più tardi Cam vide la nudità di suo padre". La letteratura antica è, insomma, ricca di riferimenti al vino, bevanda di fondamentale importanza anche nella simbologia religiosa.
Oltre che per le bevande alcoliche, l'alcol etilico viene usato
per produrre profumi e disinfettanti; e, in alcuni paesi del
mondo, come combustibile al posto della benzina. In Brasile il bioetanolo
derivato per fermentazione dalla canna da
zucchero copre il 20% del consumo di carburante.
A parte qualche aspirante suicida o persone in grave crisi d'astinenza
alcolica, nessuno al mondo beve l'alcol allo stato
puro; né dai profumi, dai disinfettanti o dalla pompa di benzina. Tanti, invece,
lo assumono per il tramite delle bevande alcoliche: vino, birra, aperitivi e
superalcolici. Tanto per
intenderci, un bicchiere di vino da 125 ml, una lattina di
birra, un bicchierino di superalcolico da 40 ml o un bicchiere da 80 ml di
aperitivo alcolico contengono, grosso modo,
la stessa quantità di alcol: cioè 12 grammi. E, tanto per avere una prima idea,
questa "unità di alcol" produce nel maschio "medio", a digiuno, un'alcolemia di
0,2 grammi per litro che rimane tale per almeno un'ora.
Come titolano i nostri giornali? Se l'argomento è trattato in positivo, la sostanza viene chiamata "vino", "birra" o "grappa"; se però si evidenziano dei problemi viene chiamata "alcol". Sembra un dettaglio, ma capiremo che questo ha un grande significato. Allo stesso modo su internet: se impostiamo la parola "alcol" (o "alcool") troveremo pagine che parlano di risse, violenze e incidenti; se invece cerchiamo la parola "vino" o "birra", ne troveremo altre riferite solo a benefici, piaceri, feste e allegre occasioni turistiche! Chi, guidando in stato d'ebbrezza, investe un'auto uccidendone gli occupanti — come chi bevendo si espone inconsapevolmente a rischi per la sua stessa salute —, ha assunto "vino" o "birra" o "grappa": non avrebbe, insomma, bevuto "alcol"! Proviamo a pensare in senso contrario, immaginando titoli di giornali come: "Strage sulle strade: il problema è il vino", oppure "Bere vino fa venire il cancro al seno". Sono verità che darebbero troppo fastidio e allora devono restare immaginabili ma non proponibili. Vedremo perché. | << | < | > | >> |Pagina 21Philip K. Dick, l'autore di Blade Runner, dopo il suo ricovero per disintossicarsi dalle anfetamine, nel libro A scanner darkly affermò che: "Drogarsi non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro a una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma un errore di valutazione". E aggiunse: "Nello stile di vita di chi abusa di sostanze il motto è: Sii felice oggi perché domani morirai; ma si incomincia a morire ben presto e la felicità è solo un ricordo". Allora, visto che l'errore di valutazione può costare molto caro, conviene avere tutte le informazioni necessarie per potere giudicare. A partire dall'evidenza scientifica che l'alcol, e di conseguenza il vino, la birra, gli aperitivi e la grappa che lo contengono sono a tutti gli effetti delle droghe e provocano tossicodipendenza. La droga è una sostanza che modifica la psicologia e l'attività mentale, causando alterazioni della percezione della realtà e/o dello stato di coscienza; una sostanza in grado d'incidere sulle prestazioni e/o capacità psicofisiche e indurre dipendenza. L'alcol, appunto, ha tutte le caratteristiche che secondo l'OMS definiscono una droga.
C'è chi distingue tra droghe pesanti e droghe leggere: eroina e cocaina
vengono tradizionalmente definite come pesanti, la cannabis come leggera. Stando
a quanto si evince dalla tabella tratta dal Rapporto Roques, l'alcol non solo è
una droga pesante bensì la droga più pesante. Il professor Roques
ha presieduto una Commissione di accademici cui il Ministero della Sanità
francese ha affidato nel 1998 un'indagine in materia di sostanze stupefacenti,
tuttora tra i riferimenti internazionali.
Fattori di pericolosità delle droghe (estratto della tavola a pag.
182 del rapporto Roques):
Eroina (oppioidi) Dipendenza fisica molto forte Dipendenza psichica molto forte Neurotossicità debole Tossicità generale forte (a) Pericolosità sociale molto forte Trattamenti sostitutivi o altri esistenti sì Cocaina Dipendenza fisica debole Dipendenza psichica forte ma intermittente Neurotossicità forte Tossicità generale forte Pericolosità sociale molto forte Trattamenti sostitutivi o altri esistenti sì MDMA Dipendenza fisica molto debole Dipendenza psichica ? Neurotossicità molto forte (?) Tossicità generale alla fine forte Pericolosità sociale debole (?) Trattamenti sostitutivi o altri esistenti no Psico-stimolanti Dipendenza fisica debole Dipendenza psichica media Neurotossicità forte Tossicità generale debole Pericolosità sociale (eccezioni possibili) Trattamenti sostitutivi o altri esistenti no Alcool Dipendenza fisica molto forte Dipendenza psichica molto forte Neurotossicità forte Tossicità generale forte Pericolosità sociale forte Trattamenti sostitutivi o altri esistenti sì Benzodiazepine Dipendenza fisica media Dipendenza psichica forte Neurotossicità O Tossicità generale molto debole Pericolosità sociale debole (b) Trattamenti sostitutivi o altri esistenti non ricercato Cannabinoidi Dipendenza fisica debole Dipendenza psichica debole Neurotossicità O Tossicità generale molto debole Pericolosità sociale debole Trattamenti sostitutivi o altri esistenti non ricercato Tabacco Dipendenza fisica forte Dipendenza psichica molto forte Neurotossicità 0 Tossicità generale molto forte Pericolosità sociale (cancro) Trattamenti sostitutivi o altri esistenti sì | << | < | > | >> |Pagina 29Solo per la droga-vino si sostiene con premi e riconoscimenti l'idea del "consumo moderato e responsabile", negando il rapporto tra il cosiddetto "bere moderato" e il bere problematico, solitamente definito col termine di "abuso" e ritenendolo un comportamento riguardante sempre "qualcun altro". Invece l'abuso, quando si parla di una sostanza tossica, potenzialmente cancerogena e classificata come droga, è rappresentato da qualsiasi quantità superiore a zero. L'unico approccio sensato ai problemi dell'alcol deve riguardare la generalità della popolazione poiché solo un ridotto consumo può diminuire i problemi a carico dei bevitori. Soprattutto i forti consumatori sono sensibili agli interventi diretti a tutta la popolazione. Di fatto nessun bevitore, neanche quello che si definisce "moderato", è esente dai rischi alcolcorrelati. Perché al cosiddetto alcolismo si può arrivare attraverso percorsi di vita differenti, ma con uno stesso punto di partenza: cominciare a bere. Insomma, il problema non è "l'ultimo bicchierino" come di solito si sostiene; ma è il primo bicchiere.
Avete mai sentito nessuno promuovere una cultura del fumo
moderato o del consumo "consapevole" di eroina?
È l'effetto gravissimo e penosissimo, oltre che pericoloso per la vita, della sospensione brusca del consumo di bevande alcoliche in persone che ne ingeriscono in quantità e da molto tempo. Si chiama delirium tremens, caratterizzato da uno stato mentale definito "confuso-onirico". Si vive come in un incubo angosciante, con deliri, allucinazioni e un'estrema confusione mentale che significa disorientamento nello spazio e nel tempo. Caratterizzano il delirium tremens allucinazioni tattili, causa, per la vittima, della sensazione precisa di insetti che gli percorrano continuamente il corpo; di allucinazioni visive con apparizioni di altri animaletti (microzoopsie) e deliri nei quali un individuo rivive come in un sogno i comportamenti del proprio lavoro (con l'imbianchino che mima la pittura delle stanze dell'ospedale, o il contadino che prende a mungere il letto). Il delirium tremens mette la persona a rischio di sopravvivenza per i sintomi fisici prodotti: dal grave tremore a un sudore profuso (causa di grave disidratazione), dalla febbre alle complicazioni cardiache e polmonari. Una birra ad elevata gradazione alcolica, campione del mondo delle birre del 1998, si chiama, appunto, Delirium tremens come a sottolinearne la potente qualità; e sulla sua divertente etichetta riproduce degli elefanti rosa che turbano i sogni dell'elefantino Dumbo ubriaco. Un bel giochino su cui scherzare, anzi da utilizzare come autopubblicità. Non è un caso che in Italia, con il crollo del consumo di vino procapite degli ultimi decenni, si sia di pari passo verificata una significativa, drastica riduzione dei drammatici fenomeni di delirium tremens negli ospedali. | << | < | > | >> |Pagina 33Sono alcuni numeri del danno causato dal consumo di alcolici. Elencati così, sembrano freddi e insignificanti; ma se cominciamo ad associare a ognuno di loro un concetto, finiranno per assumere un inquietante significato. È questo il costo sociale e sanitario causato in Italia dai problemi correlati all'alcol nella nostra nazione.
Il Prodotto Interno Lordo è la somma dei redditi dei lavoratori e dei
profitti delle imprese. Nel 2007, esso è stato di
euro 1.535.540 [di milioni]. Il 2-5 % del PIL significa che l'Italia ha speso in
conseguenza delle malattie, degli incidenti, degli infortuni legati al vino,
alla birra agli aperitivi e ai superalcolici
fra 30mila e 76mila milioni di euro: vale a dire una o due
finanziarie del 2007! Una stima dell'Istituto Superiore di
Sanità ha quantificato tale costo in 45miliardi di euro.
Insomma, considerando che il fatturato complessivo degli
alcolici è di circa 20miliardi, ogni euro incassato da produttori e rivenditori
costa al sistema più del doppio in danni, cure e inabilità. Si ha un bel tassare
alcolici e superalcolici per recuperare simile costo che poi, a ben vedere, ha
nell'aspetto economico solo una, anche se non secondaria, delle sue componenti.
Oltre la metà delle persone su una sedia a rotelle, nel nostro
paese, lo sono a seguito d'uno scontro stradale. Più del 50
per cento dei casi di invalidità permanente, successivi a incidente stradale
sono alcolcorrelati. Secondo l'OMS, almeno
il 9 per cento delle pensioni di invalidità è collegabile al bere.
Gli effetti dell'alcol sul corpo e sulla mente di chi lo consuma
sono responsabili, in Italia, del 10 per cento dei ricoveri ospedalieri. Vedremo
più avanti le malattie direttamente dipendenti dal vino, dalla birra, dagli
aperitivi e dai superalcolici; e come, spesso, diagnosi mediche di comodo (tipo
Epatopatia, Pancreatine cronica) coprano in realtà un unico fattore di causa.
Intanto si può riflettere sul fatto che, nel 2007, le ospedalizzazioni in Italia
siano stati più di 12 milioni e trecentomila; con un tasso di 200 ricoveri ogni
mille abitanti. Ciò significa che un milione e trecentomila ricoveri sono stati
causati dall'alcol e che 20 persone su mille subiscono un ricovero per
lo stesso motivo. Per fare un confronto: i ricoveri per infarto
del miocardio non superano i 150mila l'anno.
Si parla tanto e giustamente di "morti bianche", di cui l'Italia ha il primato in Europa. Mai una volta, però, che si ricordi come l'assunzione di bevande alcoliche influisca pesantemente sul verificarsi degli incidenti. Su un milione di infortuni che avvengono annualmente, almeno centomila hanno una relazione diretta col bere; e almeno altrettanti riconoscono l'alcol come concausa. E tutti gli esperti concordano nel ritenere l'assunzione di bevande alcoliche un rischio aggiuntivo. Sono riconosciute professioni maggiormente a rischio alcolcorrelato quelle che comportano sforzi prolungati, esposizioni a polveri e fumi, azioni monotone o ripetitive, attività di intrattenimento quali, per esempio, quelle di rappresentanti e baristi. Di fatto, ogni anno il costo che paghiamo per incidenti sul lavoro connessi al vino è d'un milione e mezzo di euro (soltanto una delle conseguenze del problema). Questa attenzione sull'alcol non vuole sminuire l'importanza di tutte le forme possibili di prevenzione, ma soltanto aggiungere dei ragguagli da cui non sarebbe giusto prescindere. | << | < | > | >> |Pagina 47Parlando di infortuni tra le pareti domestiche – frequenti in cucina –, è scontato che i soggetti più a rischio siano le donne, soprattutto quelle maggiormente impegnate nelle attività domestiche. E a proposito delle cosiddette droghe casalinghe, fatte o consumate in casa con sostanze facilmente reperibili, l'alcol è la più diffusa insieme al caffè e al fumo di sigaretta. Tra di esse anche la noce moscata (che contiene composti molto simili alla mescalina), il gas da cucina, pochi rapidi spruzzi d'insetticida, l'aspirina sciolta nella coca cola, colle e solventi tipo lacca e acetone che danno un effetto a metà tra la sbronza e il viaggio allucinogeno.
Lasciando da parte queste curiosità, che sono realmente delle vere e proprie
– documentate – dipendenze, oltre che tra
i giovani è sopratutto tra le donne che nel nostro paese si
registra l'aumento del numero di consumatori di bevande
alcoliche. In particolare, a pagare di più sono le casalinghe;
specie quando si ritrovano a esserlo senza possibilità di scelte alternative.
I problemi alcolcorrelati delle donne non sono facilmente rilevabili, ma sommersi, confinati nel privato e nascosto alla riprovazione sociale. Più colpita dai rischi connessi a vino, birra, aperitivi e superalcolici è la fascia d'età compresa tra i trenta e i quarant'anni, quando le insoddisfazioni dopo i sogni della giovinezza e la fatica causata dagli impegni della vita spingono a cercare un conforto nella bottiglia. È stato altresì studiato uno specifico danno provocato dall'alcol sull'organismo femminile, detto "effetto telescopico". La donna inizia a bere più tardi dell'uomo, ma manifesta le complicanze dell'alcol molto più precocemente. Questo perché è maggiormente vulnerabile a causa d'una sua diversa modalità di assorbimento gastrico. Le stesse variazioni ormonali del ciclo predispongono la donna a una maggiore vulnerabilità all'alcol, data l'azione antalgica prodotta da esso. Pare inoltre che l'alcol serva a ridurre le contrazioni uterine e possa essere di sollievo nella ritenzione idrica che accompagna la seconda parte del ciclo mestruale. Il bere al femminile, diversamente da quello tradizionalmente legato all'universo maschile, è sempre stato inteso come un fenomeno più psicologico che sociale. La donna beveva per lo più da sola e, a esporla ai danni causati dalle bevande alcoliche, era, appunto, la solitudine insieme all'eccessiva routine o alla mancanza di riconoscimenti per il suo lavoro. Negli ultimi tempi e sempre più spesso, anche il bere delle ragazze e delle donne assume una connotazione sociale.
Sembra che le donne abituate ad assumere la pillola anticoncezionale siano
meno esposte al rischio alcolcorrelato, e sembra che questo effetto sia dovuto
all'influenza positiva che
gli ormoni estroprogestinici hanno sul ciclo ormonale. Per
tale motivo qualcuno prescrive questi preparati alle donne
in trattamento per il loro bere. Ma è anche probabile che la
donna, assumendo un prodotto anticoncezionale, abbia nei
suoi pensieri qualcosa di meglio da fare che cercare conforto nelle bevande
alcoliche.
Siamo stati prudenti a limitarci al 41% visto che la ricerca americana Alcohol, violence and aggression, pubblicata sul numero 38 di "Alcohol Alert" dell'Ottobre 1997, afferma che l'86% dei casi di omicidio avviene sotto l'effetto dell'alcol, il 37% delle aggressioni si compie dopo avere assunto alcolici e il 60% delle aggressioni sessuali accade in stato d'ubriachezza. Un'analoga ricerca australiana, effettuata dall'Università del Nuovo Galles del Sud e ripresa dal quotidiano "L'avvenire" del 25 Settembre 2007, colloca quasi al 50% la percentuale di vittime di omicidi positiva all'alcol al momento della morte. Le alterazioni che vino, birra, aperitivi e bevande superalcoliche inducono nel nostro modo di pensare rendono ragione di questo significativo nesso tra alcol e comportamenti aggressivi. L'alcol disinibisce o riduce i meccanismi di controllo che tengono normalmente a freno l'impulsività aggressiva. L'alcol altera i processi mentali di elaborazione delle informazioni che giungono al cervello, poiché sotto il suo influsso l'atteggiamento degli altri può essere male interpretato e causare reazioni esagerate. L'alcol riduce la capacità d'attenzione e di valutazione delle conseguenze di un gesto, per cui le normali norme precauzionali della vita lasciano frequentemente il posto a comportamenti sconsiderati. | << | < | > | >> |Pagina 67Almeno in Italia, più della metà dei problemi e delle sofferenze alcolcorrelate è causato dal vino, responsabile — da solo — più di tutte le altre bevande alcoliche nel loro insieme. Questo dato è preoccupante anche perché lo scorso anno, per la prima volta, è tornato a crescere. Il fatto non ci sorprende tanto: quello che più sorprende è la difesa d'ufficio che le istituzioni propongono insistentemente nei confronti del vino, anche quando siano costrette dall'evidenza ad ammettere i problemi alcolcorrelati. Ecco le dichiarazioni che il sottosegretario di Stato con delega alla salute Ferruccio Fazio ha pronunciato in forma ufficiale (21 ottobre 2008, Roma, Conferenza Nazionale sull'alcol), alla faccia delle evidenze scientifico-epidemiologiche e delle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità: "Attenti a non demonizzare tout court l'alcol. E il vino in particolare, che è un vanto della nostra produzione agroalimentare"; "Mio figlio ha frequentato un corso di sommelier, ora conosce i vini, beve con moderazione e gusto. Potrebbe essere un'idea incentivare questo tipo di conoscenza ai giovani"; "L'alcol è un alimento a doppia faccia: entro le quantità moderate (1/4 di vino e mezzo litro di birra a pasto) è bere bene, alimentando una risorsa importante del nostro paese"; "Quello che succede tra i giovani è che si esce dalla tradizione: si beve non vino ma superalcolici o comunque dei pasticci, si beve fuori pasto"; "Teniamo presente che esiste alcol buono e alcol cattivo"... Promuovere la bevanda alcolica maggiormente responsabile dei problemi alcolcorrelati chiamando a testimonial il proprio figlio sommelier, è come promuovere, per prevenire l'AIDS, i rapporti sessuali occasionali senza l'uso del profilattico chiamando a testimonial Rocco Siffredi, pornostar. Non sorprende che la Prima Conferenza Nazionale sull'Alcol sia stata organizzata al Grand Hotel Parco dei Principi di Roma, lussuosa sede dell'Associazione Italiana Sommelier del Lazio.
La Consulta Nazionale dell'Alcol, istituita dalla Legge 125 del 2001,
prevede tra i suoi membri un rappresentante delle associazioni di produttori e
venditori di alcol: che è un po' come proporre che nella Consulta della Droga
sia incluso un trafficante colombiano.
Abbiamo visto come il vino non sia un buon affare per il
nostro paese, ma, al contrario, un prodotto perdente. Per
capire come stanno le cose, bastano poche cifre: ogni anno
dieci miliardi il fatturato del vino, venti miliardi quello degli
alcolici, quarantacinque miliardi il costo dei problemi alcol
correlati. Al di là di questo, è sospetto nascondere quanto
dichiara l'OMS, ovvero che, per la salute, meno si beve
meglio è; che non esiste una soglia sicura al di sotto della
quale può essere consumato alcol senza correre rischio; che
il concetto circa il "bere moderato" non è sostenuto da evidenze scientifiche,
mentre è provato da studi sicuri che
"la maggior parte dei problemi alcolcorrelati sorge col consumo di
livelli moderati di vino"
(OMS, 1992); che la strategia vincente per la salute
non è di educare spostando i consumi da una bevanda alcolica (ad esempio gli
alcopop) a un'altra (ad esempio il
buon
bicchiere di vino) recuperando la tradizione del bere mediterraneo, ma è quella
di promuovere modelli di vita (e di consumo) liberi dalle logiche delle droghe e
degli interessi sottostanti. Sostenere che assumere vino nell'ambito dei valori
tradizionali e culturali dello stile italiano
non porti danni è come attribuire credibilità scientifica
all'affermazione secondo cui alimentarsi con hamburger e
cotechino leggendo Dante non aumenti il colesterolo nel
sangue. La cultura del vino in Italia ha portato sofferenza, e
la salute degli italiani ha tratto giovamento proprio dal crollo dei consumi
enoici. Affrontare i nuovi problemi legati a
uno stile alcolico nord-europeo promuovendo il recupero
d'una tradizione rivelatasi fallimentare sarebbe un grave
errore. La molecola di alcol (quella che provoca le conseguenze dannose del
bere) è identica nel gin fruttato come
nel vino venduto nei discount e nella bottiglia da mille euro,
nel mignon dell'autogrill come nel Kentoucky bourbon invecchiato: ed è
ugualmente tossica. Inoltre, le bevande scadenti aggiungono alla tossicità
dell'alcol anche quella di cattive lavorazioni. A questo proposito Daniele
Cernilli, uno dei massimi enologi italiani, ritiene che il vino che si compra
abitualmente (quello al di sotto dei tre euro a bottiglia), proprio per il suo
costo contenuto non possa essere se non un
vino prodotto meccanicamente da uve con grandi rese per
ettaro (le quali, secondo il suo collega di studi Roberto
Cipresso, "andrebbero gettate nel fosso") e aggiunte di mosto
concentrato rettificato. Tutto ciò, come dichiarato dagli
esperti, significa che la maggior parte del vino in commercio, oltre che tossico
perché contiene alcol, è anche velenoso perché artefatto!
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