Autore Simon Baron-Cohen
Titolo I geni della creatività
SottotitoloCome l'autismo guida l'invenzione umana
EdizioneCortina, Milano, 2021, Scienza e idee 331 , pag. 270, ill., cop.fle., dim. 14x22,5x1,6 cm , Isbn 978-88-3285-323-0
OriginaleThe Pattern Seekers. How Autism Drives Human Invention [2020]
TraduttoreGianbruno Guerrerio
LettoreCorrado Leonardo, 2021
Classe scienze cognitive , scienze umane , evoluzione , psicologia












 

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Indice


1.  Cercatori di schemi nati                     13

2.  Il Meccanismo di sistematizzazione           27

3.  Cinque tipi di cervello                      61

4.  La mente di un inventore                     87

5.  Una rivoluzione nel cervello                109

6.  Cecità ai sistemi: perché le scimmie
    non vanno in skateboard                     139

7.  Battaglia tra giganti                       153

8.  Sesso nella Silicon Valley                  165

9.  Coltivare gli inventori del futuro          175


Appendice 1
Calcola l'SQ e l'EQ
per scoprire il tuo tipo di cervello            191

Appendice 2
Calcola l'AQ
per scoprire quanti tratti autistici hai        197


Ringraziamenti                                  201
Note e letture consigliate                      205
Fonti e crediti delle illustrazioni             255
Indice analitico                                259


 

 

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1
CERCATORI DI SCHEMI NATI



Al non ha parlato fino all'età di quattro anni. Anche quando ha iniziato a parlare, era chiaro che usava il linguaggio in modo diverso dalla maggior parte dei bambini. La sua mente era sempre stata diversa: era poco interessato alle persone e più concentrato sull'individuazione di schemi, voleva spiegazioni per tutto quello che vedeva. Chiedeva alle persone incessantemente "perché?", per capire come funzionavano le cose. Era estenuante per chi lo stava ad ascoltare. La sua inarrestabile curiosità era talvolta vivificante, ma il suo bisogno di spiegazioni esaurienti spesso finiva per essere insostenibile per gli altri. Era chiaramente un tipo di bambino diverso.

Mostrava anche altre caratteristiche insolite. Per esempio, cantilenava più e più volte Elegia scritta in un cimitero campestre di Thomas Gray (un'abitudine che non ha mai perso). A scuola, gli insegnanti erano esasperati dai suoi continui interrogatori. Uno di loro, preso dalla frustrazione, descrisse il cervello di Al come "incasinato", ossia confuso. Ma la mente di Al era tutt'altro che confusa. Piuttosto, le sue implacabili domande erano richieste di maggiore chiarezza, poiché trovava vaghe le spiegazioni degli altri su come funzionano le cose. Voleva costruire un'immagine del mondo ordinata e basata su prove. Dal suo punto di vista, il modo di pensare degli altri era sciatto e impreciso.

Sua madre, però, era preoccupata. Si rendeva conto che il figlio veniva spesso rimproverato in classe e umiliato dagli insegnanti. Temeva che ciò avrebbe minato la sua fiducia in se stesso. Doveva agire con decisione. Così decise di ritirarlo dalla scuola all'età di undici anni e di farlo studiare a casa. Non fu una decisione presa alla leggera, ma considerato il suo insaziabile appetito di conoscenza e il modo, così negativo, in cui era visto a scuola, questa sembrava la cosa giusta da fare. Suo figlio aveva il diritto di imparare nella maniera più adatta al suo tipo differente di mente.

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Pagina 16

Jonah era un altro bambino che a due anni, come Al, non parlava ancora. A differenza della madre di Al, che non aveva perso la calma, la madre di Jonah, però, andò nel panico. Sconvolta dal fatto che tutti gli altri bambini parlottavano, portò suo figlio in una clinica pediatrica perché fosse valutato.

Vedendo che la madre di Jonah era preoccupata - guardava con ansia mentre il pediatra eseguiva vari esami -, il dottore pensò che avrebbe potuto esserle d'aiuto mostrarle un grafico (Figura 1.1) che illustrava come lo sviluppo del linguaggio fosse diverso per ogni bambino:

Vede come varia la velocità di sviluppo del linguaggio nei bambini piccoli? Sono semplicemente diversi. E il percorso di sviluppo su cui si finisce dipende in qualche misura dai propri geni.

Ancora molto turbata, la madre di Jonah cercava di concentrarsi sul grafico, ma non riusciva a capirlo. Cercando di trattenere le lacrime, spiegò al medico che tutte quelle linee la confondevano. Il medico le mise la mano sul braccio per consolarla mentre continuava la sua spiegazione:

Vede la linea continua nera? Questa indica i bambini nella media. E la linea più in alto quelli che parlano precocemente, i super socievoli, i chiacchieroni. La linea in basso quelli che iniziano a parlare tardi, che hanno un maggiore senso dello spazio, i più musicali, i più matematici: amano gli schemi.

Il medico si voltò verso di lei, esitando come per soppesare le parole, e disse:

Jonah è uno di questi bambini. Non sono molto interessati a chiacchierare, ma sono affascinati da come funzionano le cose. Questi bambini non sono né migliori né peggiori degli altri. Sono solo diversi.

Dopo essersi fermato un attimo, vedendo che la madre di Jonah si stava calmando, continuò:

Amo questi bambini perché mostrano originalità. Possono essere in ritardo nel parlare, ma, quando iniziano a farlo, quello che dicono è molto più interessante! Alcuni di loro finiscono per diventare musicisti o scacchisti di talento, altri sono dotati in matematica, giardinaggio, cucina, costruzione di biciclette, falegnameria o fotografia. Sono perfezionisti, amano i dettagli. Individuano cose che gli altri ragazzi non colgono.

La madre di Jonah si sporse in avanti, prestando attenzione al grafico, le lacrime erano sparite. Poi il dottore, tirata fuori la penna, disegnò una grande X.

Molti dei bambini che vedo in questa clinica sono proprio come Jonah, dove c'è la X, e li ho visti crescere. Alcuni hanno finito per diventare ingegneri o artisti originali, uomini d'affari o donne di successo con una nuova prospettiva, o scienziati che possono rintracciare schemi nei dati e fare scoperte. E sa una cosa? Io ero uno di questi ragazzi. A quanto pare, non ho parlato fino all'età di tre anni, e sono diventato uno di quei bambini che amavano la scienza.

Il dottore sorrise per un attimo, e poi guardò la madre di Jonah dritto negli occhi:

Sia orgogliosa di Jonah. È solo su un altro binario. Mi creda, inizierà a parlare quando sarà pronto. E se gli altri genitori chiedono perché Jonah non parla ancora, basta dire: è diverso, non peggiore.

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Pagina 23

Da piccoli, Al e Jonah erano molto simili. Entrambi avevano difficoltà a capire le persone, eppure le loro menti erano sintonizzate a un livello molto elevato di analisi e comprensione di schemi e di sistemi, indagando, sperimentando e classificando tutto ciò che incontravano. Entrambi, pur essendo nati in secoli diversi (Al era nato nel 1847, Jonah nel 1988), si interrogavano su tutto: "Perché è successo X? Che cosa succede quando faccio questo? È una X o una Y? Qual è la prova che A provochi davvero B e che non sia un altro fattore C?". Con le loro menti critiche, analizzavano e sperimentavano costantemente. Sia Al sia Jonah guardavano il mondo in un modo nuovo, non influenzato dalle convenzioni sociali, non sentendosi obbligati a seguire l'opinione generale. Ed entrambi volevano spiegazioni complete, senza lacune. Come aveva acutamente osservato il suo pediatra, Jonah era una sorta di piccolo scienziato, che esaminava ogni ipotesi e ne controllava le prove, salvo il fatto che Jonah, come Al, lo faceva senza alcuna formazione formale. A questi due bambini sembrava importare solo la ricerca della "verità", che per loro era semplicemente una parola per indicare schemi coerenti. Tutto ciò che non rientrava in uno schema o non seguiva una norma o una legge predicibile non era di loro interesse. Erano nati cercatori di schemi.

Nonostante le loro caratteristiche simili da bambini, le loro vite presero traiettorie molto diverse. Da adulto, Al divenne famoso. Il suo nome era Thomas Alva Edison, divenne un celebre scienziato, fu titolare negli Stati Uniti di 1093 brevetti e inventò tecnologie notevoli e innovative, come la lampadina. Da quanti rispettavano il suo diverso modo di pensare fu affettuosamente soprannominato "il mago di Menlo Park".

Jonah, invece, è oggi un giovane che cerca ancora schemi nel mondo che lo circonda. Non è diventato un inventore famoso, ma nel suo modo tranquillo mostra la stessa voglia di capire, sperimentare e inventare. Da adulto, per esempio, è affascinato dagli schemi sulla superficie dell'oceano. Ogni fine settimana si reca sulla costa per andare a pescare e tutti i pescatori locali lo conoscono. Hanno imparato ad amare il fatto che lui, fin da quando era adolescente, li raggiunga sulla loro barca perché, guardando la superficie del mare, legge i disegni delle increspature sull'acqua. I disegni gli dicono dove c'è un banco di pesci, quanto è grande, quanto è in profondità e perfino di che tipo di pesci può essere formato il banco. Spesso non dice nulla e indica semplicemente. I pescatori hanno imparato a fidarsi di lui e gettano le reti dove indica. Si meravigliano ancora della facilità con cui Jonah individua gli schemi che a loro sfuggono, e dicono che le sue previsioni sono sempre corrette. La gioia che Jonah prova in queste spedizioni di pesca è palpabile, perché può immergersi nei dettagli - non c'è alcuna pressione per vedere il quadro più generale -, e questi viaggi gli permettono anche di socializzare senza dover fare conversazione.

Ma anche se Jonah ha un talento per individuare schemi, una notevole attenzione ai dettagli e una memoria straordinaria, fa molta fatica ad avere un amico. Quando gli ho fatto notare che í pescatori erano suoi amici, mi ha corretto senza mezzi termini.

Gli piaccio perché gli mostro dove sono i pesci, ma dopo le battute di pesca vanno al pub, e io torno a casa da solo, e vivo ancora con i miei genitori.

Jonah è autistico. Forse l'avevate già intuito. Come dimostrano le storie di questi due bambini, gli stessi comportamenti e le stesse suggestioni possono essere visti in modo molto diverso. Attraverso una lente, le "ossessioni" di un bambino sono sintomo di "disturbo" o di "malattia" e sono associate alla disabilità. Attraverso un'altra lente, le implacabili sperimentazioni e le osservazioni dettagliate di un bambino sono il prodotto di una mente il cui motore di ricerca di schemi funziona in overdrive e può portarlo a inventare e, talvolta, a diventare un grande inventore.

La capacità di inventare è estremamente importante perché, una volta che noi esseri umani siamo divenuti capaci di inventare, abbiamo trasformato il nostro mondo, cosa che facciamo ancora oggi. Eppure questa abilità non è ben compresa. Non sembra esserci una teoria su come inventiamo, né sappiamo da dove venga questa capacità di trasformare. L'idea convenzionale è che l'inventare consista nel giocare con un oggetto o nell'esplorarlo, nel vederlo sotto una nuova luce o nell'avere un'intuizione, ma queste sono descrizioni vaghe e non equivalgono a una teoria. Eppure, quando consideriamo le menti di inventori come Edison, o di autistici come Jonah, possiamo intravedere una connessione tra loro che merita di essere indagata.

L'aver intravisto questa connessione mi ha spinto a pormi alcune domande fondamentali: come si inventa? Che cosa succede nella mente umana quando inventiamo? L'uomo è l'unica specie in grado di inventare? A che punto dell'evoluzione noi o i nostri antenati abbiamo iniziato a inventare? Qual è l'affascinante legame con l'autismo? E questo legame è valido per tutto lo spettro dell'autismo, anche per coloro che hanno difficoltà di apprendimento o un linguaggio molto limitato? Come psicologo, ricercatore e studioso dell'autismo, ho indagato la mente umana per trentacinque anni. In questo libro presento una nuova teoria della capacità di invenzione umana. Eccola in poche parole.

Per prima cosa, solo gli esseri umani hanno un tipo specifico di "motore" nel cervello. È un motore che cerca schemi se-e-allora, requisito definitorio minimo di un sistema. Io lo chiamo Meccanismo di sistematizzazione. Secondo, il Meccanismo di sistematizzazione si è sviluppato in un momento storico dell'evoluzione umana, tra 70.000 e 100.000 anni fa, quando i primi esseri umani cominciarono a creare strumenti complessi in un modo che nessun animale precedente era mai stato in grado di fare, o qualsiasi animale non umano possa fare oggi. Terzo, il Meccanismo di sistematizzazione ha permesso agli esseri umani di diventare i soli, sul nostro pianeta, a padroneggiare la scienza e la tecnologia, surclassando tutte le altre specie. Quarto, il Meccanismo di sistematizzazione ha un'altissima sintonizzazione nelle menti degli inventori e di quanti si dedicano alle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), oltre che di coloro che si sforzano di perfezionare qualsiasi tipo di sistema (come musicisti, artigiani, registi, fotografi, sportivi, uomini d'affari, o avvocati, tra gli altri). Tutte queste persone hanno menti "iper sistematizzanti", che non possono fare a meno di concentrarsi sull'accuratezza e sui dettagli, e che amano capire come funziona un sistema, come costruirlo, o come migliorarlo. Quinto, il Meccanismo di sistematizzazione ha un'alta sintonizzazione anche nella mente autistica. Sesto, la nuova scienza mostra che la tendenza a sistematizzare è in parte genetica, quindi è probabile che sia stata plasmata dalla selezione naturale. Ed ecco la straordinaria connessione: gli autistici, quelli che si dedicano alle discipline STEM e gli altri iper sistematizzanti condividono questi geni.

Guardando al tempo evolutivo remoto, poi al presente e al futuro, scopriamo una verità importante: gli esseri umani che avevano una mente con un Meccanismo di sistematizzazione in overdrive erano - e sono - al centro della storia dell'invenzione.

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2
IL MECCANISMO DI SISTEMATIZZAZIONE



Quando il Meccanismo di sistematizzazione si è evoluto nel cervello umano, tra 70.000 e 100.000 anni fa, invece di guardare un oggetto (o un evento o un'informazione) come se non ci fosse null'altro da fare, la nostra mente ha iniziato a vederlo come un sistema, qualcosa governato da schemi se-e-allora. Il Meccanismo di sistematizzazione è stato il risultato di una rivoluzione cognitiva nel cervello umano che ha portato Homo sapiens a divergere da tutti gli altri animali e a conquistare la Terra. E tutto è disceso dalla spinta a cercare schemi se-e-allora.

Ciascuna di queste tre piccole parole è molto speciale e importante, e devo spiegarne con precisione il significato. Vi chiedo solo una cosa: quando guardate queste tre paroline, non date per scontato di sapere cosa significhino. Se, e, e allora somigliano a tre parole molto familiari, ma la loro apparente semplicità maschera, per ognuna di esse, una complessità di fondo. Fra poco dirò di più.

Il Meccanismo di sistematizzazione comporta quattro passi che nel loro complesso chiamo "sistematizzazione".

Il primo passo è porre una domanda. Quando noi umani guardiamo il mondo degli oggetti o degli eventi, iniziamo a chiederci "perché" ("Perché la candela si è spenta?"), o "come" ("Come volano gli uccelli?"), o "cosa" ("Cosa potrei fare con quel pezzo di legno?"), o "quando" ("Quando è pericoloso uscire in mare?"), o ancora "dove" ("Qual è íl posto migliore dove piantare un seme di pomodoro?"). Non ci sono prove che altri animali siano in grado di porsi domande, anche senza parole, come possiamo fare noi. Naturalmente è difficile sapere se gli altri animali possano interrogarsi, ma non è impossibile. Questo perché un animale o una persona non ha bisogno di un linguaggio per farlo. Per esempio, è chiaro che i bambini in età preverbale si pongono domande quando li vediamo sperimentare un giocattolo in modo sistematico per capire come funziona. Ed è ovvio che una persona priva del linguaggio (per esempio, dopo un ictus) possa porsi delle domande quando la vediamo manifestare curiosità. In effetti, la curiosità si rivela essere un importante indicatore di sistematizzazione. Altri animali non mostrano questa spinta a sperimentare e non manifestano curiosità, un argomento su cui torneremo più avanti. Al contrario, dai due anni in poi i bambini fanno domande in continuazione, segno che hanno un Meccanismo di sistematizzazione nel cervello. E i bambini come Al e Jonah fanno domande fino all'eccesso.

Il secondo passo è rispondere alla domanda ipotizzando uno schema se-e-allora. Andiamo alla ricerca di ciò che potrebbe aver fatto cambiare una cosa (l'input) facendola diventare diversa (l'output). Cerchiamo nelle immediate vicinanze, casomai la causa del cambiamento fosse visibile, o ipotizziamo una causa che deve esserci, ma che potrebbe essere invisibile. Quindi, se vediamo una canna di pistola (input) che sta fumando (output) e l'unico fattore visibile nelle vicinanze a essersi mosso è stato il grilletto, potremmo ipotizzare che il grilletto premuto sia stato la causa del cambiamento. Se la canna della pistola non fuma e il grilletto viene premuto, allora la canna della pistola produce il fumo.

Il terzo passo è testare lo schema se-e-allora in un loop. Noi lo facciamo ripetendo gli esperimenti, o eseguendo osservazioni ripetute, per capire se sia sempre vero. Quando testiamo lo schema, questo passo si snoda in loop, permettendoci di verificare che ogni volta otteniamo gli stessi risultati. (Nella Figura 2.1 il loop è rappresentato dalla piccola freccia grigia sotto il passo 3.) I migliori "sistematizzatori" percorrono questo piccolo loop decine o addirittura centinaia di volte, per essere assolutamente sicuri che lo schema se-e-allora sia sempre valido. Se lo schema è corroborato ed è nuovo, abbiamo un'invenzione.

Infine, nel quarto passo, quando troviamo uno schema siffatto, lo modifichiamo e testiamo in un loop lo schema modificato. Modifichiamo lo schema se-e-allora iniziale smontandolo e variando il se e/o l' e per vedere che cosa succede all' allora. Poi testiamo lo schema modificato ripetendo ancora e ancora il loop per controllare che ogni volta si osservi lo schema. Se è costantemente così, e se è nuovo, abbiamo un' altra invenzione. Possiamo allora decidere se conservare lo schema modificato, perché migliora l'efficienza del sistema e/o perché ha portato a qualcosa di completamente nuovo e utile.

Si noti che talvolta il nuovo schema se-e-allora è una scoperta più che un'invenzione. Per esempio, quando nel 1954 gli epidemiologi Richard Doll e Austin Bradford Hill trovarono che se sei un fumatore (esponendo i tuoi polmoni al fumo) e fumi più di trentacinque sigarette al giorno, allora hai quaranta volte più probabilità di contrarre un cancro ai polmoni, questa fu una scoperta e non un'invenzione.

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La mia tesi è che l'uomo pre-moderno, come gli attuali animali non umani, poteva vedere le mele, ma non le sistematizzava. Questo perché, come vedremo quando esamineremo il loro uso degli strumenti, non ci sono prove convincenti che i nostri antenati ominidi fossero in grado di sistematizzare. Naturalmente, proprio come oggi le grandi scimmie e le scimmie, i nostri antenati ominidi sapevano che una mela era commestibile. Potevano anche discriminare la mela A dalla mela B, imparare che A poteva avere un buon sapore e B poteva far loro venire la nausea, e quindi sviluppare preferenze alimentari e avversioni. Allo stesso modo, proprio come oggi le grandi scimmie e le scimmie, i nostri antenati ominidi potevano anche vedere che la Luna stava cambiando forma o colore.

Ma il punto cruciale è che, come vedremo più avanti, non ci sono solide prove che gli ominidi prima di Homo sapiens potessero individuare schemi causali. Non è che i nostri antenati prima di 70.000-100.000 anni fa non fossero in grado di riconoscere alcuno schema; potevano certamente riconoscere schemi semplici come "A è associato a B". Anche un ratto o una scimmia può farlo grazie al cosiddetto "apprendimento statistico", ossia tenendo conto di quanto è probabile che A sia associato a B. E un ratto o una scimmia può anche usare altri processi di riconoscimento di schemi, come l'apprendimento associativo, che è particolarmente potente quando B è una ricompensa o una punizione.

Un semplice apprendimento associativo di questo tipo può spiegare come i nostri antenati ominidi abbiano prodotto strumenti semplici - come l'uso di una pietra come percussore per rompere un guscio e riuscire così a prenderne l'interno commestibile, o l'uso di un'ascia di pietra per tagliare e per raschiare - e imparato cosa è buono da mangiare. Possono anche aver impiegato delle lance come armi. Ma a differenza degli esseri umani moderni, e come splendidamente esaltato in Linneo, è improbabile che i nostri antenati ominidi classificassero in modo sistematico le mele o, anzi, che classificassero sistematicamente in categorie qualsiasi cosa, osservassero schemi se-e-allora o li testassero sperimentalmente. Allo stesso modo, non ci sono prove convincenti del fatto che le grandi scimmie o le scimmie moderne facciano queste cose.

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Così, la rivoluzione cognitiva di 70.000-100.000 anni fa ha incluso l'evoluzione di due nuovi meccanismi cerebrali, il Meccanismo di sistematizzazione e il Circuito dell'empatia. Entrambi hanno lavorato congiuntamente per dare origine alla notevole capacità umana di linguaggio, che è un mix di regole se-e-allora (per esempio, nella sintassi) e di teoria della mente (come tenere traccia di ciò che l'ascoltatore ha bisogno di sapere o può fraintendere). Torneremo sul linguaggio più avanti.

La cosa più rilevante per la nuova teoria dell'invenzione umana è, però, il Meccanismo di sistematizzazione. La sistematizzazione ha portato all'invenzione di nuovi strumenti e tecniche in una stupefacente gamma di attività: nella musica, nella confezione di abiti e nell'arte; nella falegnameria, nell'architettura e nella gestione dell'ambiente; nella matematica, nella scienza e nell'ingegneria; e persino nel diritto, nella filosofia e nell'etica, tutti sistemi di regole e logica se-e-allora (Figura 2.8).

Se facciamo un passo indietro e prendiamo in considerazione questi due notevoli meccanismi cerebrali che hanno posto l'uomo moderno lungo un cammino che lo ha fatto divergere da tutte le altre specie animali, scopriamo una forte diversità nella popolazione. La maggior parte delle persone sistematizza ed empatizza a livelli medi. Ma in alcune persone, come Jonah e Al, il Meccanismo di sistematizzazione è regolato al massimo - sono dei super sistematizzatori -, mentre il loro Circuito dell'empatia è regolato a un livello molto basso.

Questi super sistematizzatori incontrano difficoltà anche nei compiti sociali più semplici della vita quotidiana, come stabilire e mantenere relazioni, eppure possono facilmente individuare schemi, in natura o attraverso la sperimentazione, che ad altri semplicemente sfuggono. Hanno il potenziale per essere inventori, ma d'altra parte sono disorientati e non comprendono perché gli altri li ignorino, o perché altri a volte li rifiutino o li sfruttino. In altre persone, i super empatici, vediamo il profilo opposto: un'empatia estremamente elevata (tanto da essere ipersensibili a ciò che altre persone potrebbero pensare o a come potrebbero sentirsi), ma una sistematizzazione al di sotto della media. Naturalmente, nella popolazione ci sono persone che sono sia super sistematizzatrici (bravissime a individuare gli schemi per capire come funzionano le cose) sia super empatiche. Qui ci limiteremo a esaminare le prove utili a capire se i super sistematizzatori abbiano più probabilità di trovarsi in difficoltà con l'empatia cognitiva e se ci possa essere un trade-off tra le due capacità.

Per comprendere siffatta neurodiversità nella popolazione è necessario classificare i diversi tipi di cervello esistenti e, come si è scoperto, è possibile farlo sulla base dei livelli di empatia e di sistematizzazione di una persona. Vediamo quale tipo di cervello avete.

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UNA RIVOLUZIONE NEL CERVELLO



I primi utensili in pietra sono apparsi 3,3 milioni di anni fa, ma da allora, per gran parte del tempo, pur in presenza di molte specie di Homo, e di alcuni cambiamenti di complessità nei loro strumenti, non c'è stata a mio avviso alcuna prova reale di una capacità di invenzione generativa.

Prendiamo in considerazione tre delle specie antiche di Homo che hanno attraversato gli ultimi due milioni di anni: Homo habilis, Homo erectus e Homo neanderthalensis. Tutte e tre potevano fabbricare semplici percussori a mano e asce in pietra per spaccare, tagliare e raschiare. Ma hanno inventato? Guardare i loro strumenti ci fa riflettere, poiché erano strumenti semplici. Semplici perché per farne uno basta prendere un pezzo di pietra e scheggiarlo con un'altra pietra. E anche se, come vedremo, ci sono stati piccoli cambiamenti in questi semplici utensili in pietra di questi tre antenati, per un lungo periodo di due milioni di anni non ci sono stati grandi cambiamenti nella loro complessità. I loro creatori non hanno mostrato alcun indizio di possedere un Meccanismo di sistematizzazione.

La mia tesi è che nessuno di questi ominidi era in grado di inventare, se definiamo l'invenzione come la capacità di escogitare un nuovo strumento più di una volta. Uso questa definizione ristretta di invenzione (che chiamo invenzione generativa), perché un nuovo strumento inventato da un animale potrebbe saltar fuori per caso (per esempio, rompere una noce con una pietra), insieme al cosiddetto "apprendimento associativo": l'animale poi ripete la sequenza di azioni perché porta a una ricompensa (per esempio, avere accesso all'appetitoso contenuto della noce). L'apprendimento associativo richiede un certo livello di intelligenza ed è diffuso nel regno animale, ma io sostengo che non è la stessa cosa dell'invenzione generativa.

Esaminiamo questi tre antenati in modo più dettagliato (Figura 5.1).

Figura 5.1 I primi strumenti di pietra.
Sopra: asce a mano in pietra oiduvaiana di Homo habilis.
Al centro: manufatti acheuleani di Homo erectus.
In basso: utensili in pietra musteriani di Uomo neanderthalensis.



Homo habilis è vissuto nell'Africa subsahariana tra 2,1 e 1,5 milioni di anni fa e ha prodotto gli strumenti olduvaiani, così chiamati perché sono stati scoperti per la prima volta nella gola di Olduvai, in Tanzania. Homo habilis era una specie più bassa degli esseri umani moderni, con un cervello grande meno della metà del nostro. (La nostra capacità cranica è di 1496,5 centimetri cubi, mentre la loro era di soli 610,3.) In generale, però, continuava a fare lo stesso strumento, più e più volte, senza dar prova di capacità di invenzione. Questi strumenti erano davvero molto semplici con non più di tre funzioni: spaccare, tagliare e raschiare.

Al contrario, Homo erectus, vissuto tra 2,1 milioni e 250.000 anni fa, aveva un cervello più grande di Homo habilis (con una capacità cranica di 1092,9 centimetri cubi) ed è degno di nota per vari motivi. Per prima cosa, questi ominidi sono stati i primi fra i nostri antenati a lasciare l'Africa, per diffondersi in Europa e in Asia. Sono chiamati erectus, per "uomo eretto", perché avevano praticamente rinunciato a una vita arboricola (sugli alberi), per diventare quasi del tutto terricoli e, soprattutto, erano bipedi. Lo storico Yuval Noah Harari sostiene che le loro mani sono diventate più innervate via via che hanno sviluppato livelli più alti di motricità fine. La postura eretta permetteva loro di usare le mani per altri scopi, in modo da poter non solo costruire utensili, ma anche portare con sé i propri strumenti di pietra. E hanno creato una nuova ascia a mano in pietra, nota come manufatto acheuleano (così chiamato perché fu trovato per la prima volta a Saint-Acheul, a nord dell'odierna Parigi). Questa è, però, una prova che Homo erectus fosse capace di inventare?

[...]

Consideriamo infine Homo neanderthalensis (che i più chiamano semplicemente Neanderthal). Questi ominidi sono vissuti fra 300.000 e 40.000 anni fa. Il loro nome deriva dalla regione di Neanderthal, in Germania, dove sono stati rinvenuti per la prima volta. La loro capacità cranica era di 1500 centimetri cubi, leggermente più grande della nostra di 1496,5 centimetri cubi, e avevano grandi arcate sopraccigliari e un viso e un mento leggermente sporgenti. I Neanderthal usavano utensili in pietra detti musteriani (dal luogo in cui sono stati trovati, a Le Moustier, in Dordogna, in Francia). I loro utensili erano più affilati e sottili di quelli dei loro predecessori, ma invece che essere indizio di una capacità di invenzione generativa, ciò può semplicemente riflettere la loro maggiore forza nel saperli afferrare. Alcuni sostengono che usavano strumenti più complessi in quanto è possibile che abbiano usato il fuoco e allestito dei focolari, entrambi punti positivi su cui torneremo. Utensili dei Neanderthal sono stati trovati nelle isole greche, inducendo alcune persone a ipotizzare che siano stati capaci di inventare le barche, ma una spiegazione più cauta è che potrebbero semplicemente aver nuotato fino a quelle isole. Alcuni ipotizzano che i Neanderthal fossero capaci di produrre catrame di betulla come adesivo o di creare sepolture intenzionali, ma entrambe le cose sono messe in discussione. Dunque, ancora una volta, non ci sono prove chiare che siano stati in grado di inventare.

Riassumendo, la mia opinione è che i nostri antenati ominidi non inventassero, se usiamo una definizione rigorosa secondo cui la capacità di invenzione di un animale dovrebbe essere generativa, derivante da un'unica spinta a sperimentare, con qualsiasi cosa. Con una capacità generativa, un animale non si limita a costruire lo stesso semplice percussore o ascia di pietra, ma è in grado di creare centinaia di nuovi progetti. Nei nostri antenati ominidi, semplicemente non vediamo questa capacità generativa. Una vera invenzione dovrebbe essere come un vero linguaggio: una volta che si è in grado di produrre una frase, si possono produrre centinaia di nuove frasi. Saremmo riluttanti a dire che un pappagallo ha davvero la capacità di linguaggio se può solo riecheggiare la stessa frase più e più volte. Allo stesso modo, non dovremmo dare per scontato che il semplice uso continuato dello stesso strumento, privo di nuove caratteristiche progettuali, derivi da una vera e propria capacità di invenzione.

Non voglio sminuire ciò che facevano i nostri antenati ominidi, perché usare un semplice strumento in pietra per spaccare, tagliare o raschiare è già una prova della capacità di imparare. I nostri antenati ominidi avevano imparato che l'uso di un determinato utensile comportava dei vantaggi, e solo questo può spiegare perché continuassero a produrre manufatti. Ma la capacità di imparare non è la stessa cosa della capacità di sperimentazione generativa o di invenzione. E molte specie di animali sono capaci di imparare anche se non inventano.

Poi, però, tutto è cambiato.


* * *

Homo sapiens si è evoluto in Africa orientale circa 200.000 anni fa. Archeologi come Christopher Henshilwood sostengono che tra 70.000 e 100.000 anni fa l'essere umano ha vissuto una rivoluzione nella produzione di strumenti e nel modo di pensare: ha iniziato a sperimentare e a inventare, e a farlo in modo generativo. Ma che cosa emerge dalla documentazione archeologica che ci suggerisce la presenza di un grande cambiamento?

In primo luogo, in Sud Africa, ci sono prove di incisioni di 77.000 anni fa, un chiaro segno che l'uomo produceva utensili specializzati. L'incisione di una roccia non fu un caso isolato: subito dopo, vediamo incisi gusci di uova di struzzo vecchi di 60.000 anni (Figura 5.2).

Un secondo indizio dell'inizio dell'invenzione generativa è stato il ritrovamento di una serie di quelle che alcuni archeologi interpretano come perle: la prima collana o il primo monile (Figura 5.3). Si tratta di una serie di perle di conchiglie risalenti a circa 75.000 anni fa, rinvenuta nella grotta di Blombos, sulla punta meridionale dell'Africa, affacciata sull'oceano Indiano. Anche in questo caso non si tratta di un caso isolato, perché un'altra serie di conchiglie perforate di questo tipo, risalente a 82.000 anni fa, è stata trovata nella "grotta dei piccioni" in Marocco. Non tutti gli archeologi concordano sul fatto che si tratti di perle, ma questa interpretazione non è irragionevole. Le perle erano fatte di gusci di lumaca raccolti a chilometri di distanza e sembrano essere state accuratamente forate. Si può supporre che fosse davvero una collana.

Ed ecco un terzo indizio: la caccia con arco e frecce è un'esclusiva di Homo sapiens e risale a 71.000 anni fa, in Sud Africa.

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Possiamo, quindi, concludere che da almeno 70.000 anni - ma ho scelto prudenzialmente di spingere la finestra temporale fino a 100.000 anni fa, dato che alcuni degli esempi ricordati risalgono a 82.000 anni fa ed è molto probabile che verranno alla luce altri strumenti o manufatti "complessi" precedenti a quei gusci perforati e a quelle incisioni - gli esseri umani non si sono più limitati a costruire semplici percussori in pietra, per esempio picconi e asce, come i nostri antenati avevano fatto per milioni di anni fino ad allora.

Che cosa ha provocato questa rivoluzione nella costruzione di utensili? Perché l'essere umano ha iniziato a inventare in modo generativo? La mia tesi è che la notevole rivoluzione che ha portato l'essere umano da una produzione di utensili semplice a una complessa 70.000-100.000 anni fa è spiegata nel modo migliore dall'evoluzione del Meccanismo di sistematizzazione.

Ecco perché. L'incisione, per me, è un chiaro indice di pensiero se-e-allora, la proprietà che definisce il Meccanismo di sistematizzazione.

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E vediamo la stessa sperimentazione con modelli in Germania quando, 35.000 anni fa, gli esseri umani crearono sculture: una straordinaria figura d'avorio di un "uomo-leone" e una "Venere" dai tratti sessuali esagerati (Figura 5.6).

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Di fatto la prova per me più convincente che nel cervello umano si sia verificata una rivoluzione cognitiva è l'improvviso cambiamento del tasso di invenzione nella linea temporale della produzione di strumenti, che ha seguito un andamento quasi piatto per 2,6 milioni di anni, raggiungendo il culmine tra 70.000 e 100.000 anni fa (Figura 5.7).

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Circa 40.000 anni fa, qualcuno in Germania prese un osso e lo trasformò in un flauto, finora lo strumento musicale più antico della storia del mondo (Figura 5.8). Il Meccanismo di sistematizzazione è stato responsabile della fabbricazione del flauto in osso (uno strumento per fare musica), della creazione dello strumento usato per fabbricarlo e della produzione della musica stessa (uno strumento per sperimentare con i suoni).

Sono tutti strumenti complessi, ognuno dei quali è un sistema caratterizzato da schemi se-e-allora. La musica, a un certo livello, non è altro che una sequenza di schemi (ritmici e tonali) che possiamo variare in modo intenzionale, usando le regole se-e-allora, anche se, come tutti sappiamo, i suoi effetti possono avere uno straordinario impatto emotivo. Ma prima di poter avere l'esperienza emotiva, dobbiamo essere in grado di riconoscere la musica come schemi.

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Circa 43.000 anni fa, un altro umano raccolse un osso di babbuino sulle montagne di Lebombo, tra il Sud Africa e lo Swaziland, e inventò qualcos'altro di assolutamente straordinario: uno strumento per contare (Figura 5.10).

Nel corso del tempo lei o lui fece ventinove segni (o tacche) lungo l'osso, e gli archeologi ipotizzano che potrebbero essere stati prodotti per qualche tipo di rituale o, molto probabilmente, che fossero una forma di punteggio: un modo di contare. Il contare e, più in generale, la matematica richiedono un pensiero se-e-allora. Si consideri, per esempio: "Se prendo un osso liscio, e faccio una tacca ogni mattina, allora l'osso può mostrarmi quanti giorni sono passati dall'ultima Luna piena". (Possiamo facilmente immaginare altri usi iniziali del contare, come tenere il conto di quanti oggetti sono stati scambiati.)

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Per esempio, 12.000 anni fa è stata inventata l'agricoltura, destinata a svilupparsi nel tempo. L'agricoltura poteva fornire cibo in grandi quantità poiché ora potevamo vedere le piante e gli animali stessi come strumenti o sistemi complessi che potevano svolgere il lavoro necessario per nutrire gli esseri umani. La storia dell'agricoltura - o dell'addomesticamento di piante e animali - è straordinaria. È stata inventata in modo indipendente in diversi luoghi: è iniziata nella Turchia sudorientale e nel Levante, ed è poi apparsa in Cina e nell'America centrale e meridionale. Inoltre, 9000 anni fa coltivare il grano significava poter produrre per la prima volta il pane e nuovi alimenti su larga scala. Presto iniziammo a coltivare piselli, orzo e lenticchie (8000 anni fa), ulivi (5000 anni fa), uva, anacardi, riso, grano, mais, patate e miglio (3500 anni fa). Ormai addomesticavamo anche cavalli, cammelli, pecore e capre.

Ed è chiaro che l'agricoltura aveva bisogno del Meccanismo di sistematizzazione.

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La sistematizzazione ha continuato a essere una forza inarrestabile per l'invenzione generativa. Consideriamo solo quattro esempi di sistemi di trasformazione sviluppati dagli umani tra 5500 e 4000 anni fa.

Il primo sistema è stato la ruota: "Se prendo un pezzo di legno e lo taglio in forma circolare, allora ruoterà". Il primo esempio di ruota è stato rinvenuto in Mesopotamia e risale al tardo Neolitico. A partire da 11.000 anni fa e fino a circa 5500 anni fa, il Neolitico (o Nuova età della pietra) ha segnato il passaggio da uno stile di vita da cacciatori-raccoglitori agli insediamenti agricoli e alla prima civiltà. La ruota ha avuto un ruolo essenziale in tutto questo. Pensate alle sue molte applicazioni in strumenti che lavorano al nostro posto: il timone della nave (o il volante di un veicolo), la ruota del vasaio (per creare una pentola d'argilla), il mulinello (per lanciare un amo da pesca) e la ruota dentata (per guidare un'altra ruota), tra le tante varianti.

Il secondo sistema di trasformazione è stato la scrittura, inventata 5500 anni fa dai Sumeri, nella valle dell'Eufrate. La scrittura su tavolette di argilla è stata usata per la prima volta per contare (per tenere traccia di chi aveva pagato le tasse o si era impegnato in un pagamento in cambio di una certa quantità di prodotti). Ma 3000 anni fa, i geroglifici cuneiformi o egiziani erano già una "scrittura completa", il che significa che potevano essere usati per comunicare qualsiasi cosa. Ancora una volta, possiamo vedere all'opera l'algoritmo se-e-allora: "Se inizio con una superficie pulita, e traccio dei segni sulla superficie, allora questi segni possono rappresentare oggetti o idee". Ovviamente, questo algoritmo presuppone una capacità di riflessione e di rappresentazione delle idee, per la quale era necessario il Circuito dell'empatia. Ma l'atto meccanico della scrittura richiedeva anche il Meccanismo di sistematizzazione. La scrittura è talmente importante da definire la separazione tra preistoria e storia.

Il terzo sistema è stato la matematica, inventata ancora una volta 5000 anni fa. Essa, naturalmente, non copre solo l'aritmetica, ma tutte le sue notevoli ramificazioni e applicazioni: algebra, geometria, astronomia, ingegneria, fiscalità e registrazione dello scorrere del tempo. Considerate: "Se prendo íl numero 3, e ne faccio il cubo, allora il numero diventa 27".

E, infine, la religione. Sappiamo che l'induismo, per esempio, ha almeno 4000 anni. Esso comprendeva un elaborato sistema di norme che regolavano il sistema delle caste, in cui c'erano leggi se-e-allora sulla purezza e sulla contaminazione, e si facevano distinzioni tra gruppi di persone: i bramini (la casta dei sacerdoti) e gli shudra (i servi) erano solo alcune delle 3000 caste, definite in contrapposizione agli "emarginati" o intoccabili. Mentre il Circuito dell'empatia era necessario per immaginare un dio dotato di mente, pensieri e sentimenti, il Meccanismo di sistematizzazione era necessario per creare un sistema di leggi se-e-allora.

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[...] Quindi, l'invenzione dei monili è un indizio del fatto che circa 75.000 anni fa gli esseri umani non solo erano capaci di pensiero se-e-allora, ma erano anche coscienti di sé, pensavano a come gli altri li vedevano. Quella piccola fila di perle è un grande indizio a favore del fatto che gli esseri umani 75.000 anni fa fossero autocoscienti, un altro vantaggio del Circuito dell'empatia.

Il Meccanismo di sistematizzazione ha dato origine alla capacità di invenzione e sperimentazione, mentre il Circuito dell'empatia ha dato origine alla capacità di pensare ai pensieri di un'altra persona e ai propri, e ha permesso una comunicazione flessibile. Insieme, questi due nuovi moduli cognitivi hanno costituito la rivoluzione cognitiva. Per quanto il Meccanismo di sistematizzazione e il Circuito dell'empatia siano separati, come dimostra il fatto che molte persone autistiche hanno difficoltà con la teoria della mente e possono, tuttavia, avere un gran talento per la sperimentazione, questi meccanismi cerebrali senza dubbio interagiscono, come si evince da due comportamenti unicamente umani: il linguaggio e la musica.

La sistematizzazione ci permette di capire e produrre la sintassi e gli altri schemi del linguaggio basati su regole e di riconoscere e produrre gli schemi melodici nella musica. L'empatia ci consente di leggere tra le righe del linguaggio, di capire il significato inteso da un parlante rispetto a ciò che è o non è detto, o è detto in modo obliquo o figurativo; e l'empatia ci consente di connetterci emotivamente con gli altri attraverso la musica. In sintesi, l'empatia e la teoria della mente possono spiegare perché i primi esseri umani sperimentassero la creazione di monili, l'arte, la scultura e la musica, ma da sole non possono spiegare come gli esseri umani sperimentassero la creazione di monili e di altre forme d'arte. Per questo, c'è bisogno del Meccanismo di sistematizzazione.

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