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| << | < | > | >> |IndicePremessa 9 Capitolo l: Pseudobiblia 20 Capitolo 2: Storia del Necronomicon 41 Capitolo 3: I falsi Necronomicon 95 Capitolo 4: Cronologia e collocazione del Necronomicon 114 Capitolo 5: Presunte citazioni dal Necronomicon (Al Azif) del folle arabo Abdul Alhazred 130 Capitolo 6: Glossario del Necronomicon 154 Necronomicon (1979) a cura di George Hay 161 Nota del curatore italiano Colin Wilson: Il segreto di H.P. Lovecraft Lettera del Dottor Stanislaus Hinterstoisser Robert Turner: Commento al Necronomicon David Langford: La decifrazione del manoscritto di John Dee Frammenti del Necronomicon Bibliografia 297 |
| << | < | > | >> |Pagina 41«Tutti i miei racconti,» scrisse H.P. Lovecraft, «anche se possono sembrare non collegati fra loro, sono basati su di una leggenda fondamentale, secondo la quale questo mondo fu abitato, un tempo, da un'altra razza che, per aver praticato la magia nera, perse il suo dominio e venne scacciata, ma vive tuttora al di fuori, sempre pronta a riprendere possesso della Terra». Quando questo schema si specificò, soprattutto nelle storie che seguirono la pubblicazione di «The Call of Cthulhu» pubblicato sulla rivista Weird Tales nel febbraio del 1928, venne chiamato nel suo complesso «Miti di Cthulhu» dai numerosi corrispondenti e dai colleghi di Lovecraft, per quanto l'autore di Providence non lo avesse mai designato in tal modo. L'analisi svolta sulle storie che possono raggrupparsi nei cosiddetti «Miti di Cthulhu» rivela parallelismi e coincidenze con altri schemi mitici e con le opere di altri scrittori, Edgar Allan Poe, Ambrose Bierce, Arthur Machen, Lord Dunsany e Robert Chambers, i quali offrirono a Lovecraft alcuni utili spunti. Lo stesso Lovecraft ammise di aver preso da Dunsany «l'idea di un Pantheon artificiale e di uno sfondo mitico rappresentato da Cthulhu, Yog-Sothoth, ecc.». Tuttavia, dall'opera di Lord Dunsany egli non prese altro che questo spunto, perché nessuna delle figure principali dei suoi Miti esiste negli scritti di Dunsany, sebbene qualche volta un toponimo creato da quest'ultimo compaia anche nei racconti di Lovecraft. I Grandi Antichi (Great Old Ones o Ancient Ones) secondo Lovecraft vivevano ere prima dell'esistenza dell'uomo ed erano giunti sulla terra dal cielo quando il mondo era ancora giovane: Questi Antichi adesso erano scomparsi, dentro la terra e sotto il mare; ma i corpi morti avevano rivelato in sogno i loro segreti al primo uomo, che aveva formato un culto non ancora morto... I loro resti... potevano ancora essere ritrovati, come pietre ciclopiche sulle isole del Pacifico. Rimasero sepolti tutti lunghe epoche prima dell'avvento dell'uomo, ma c'erano riti che potevano farli rivivere quando le stelle fossero ritornate alle loro esatte posizioni nel ciclo dell'eternità... Essi potevano passare da un mondo all'altro attraverso il cielo; ma quando le stelle erano in posizione errata, Essi non potevano vivere. Ma sebbene non vivessero piú, non sarebbero mai morti veramente. Giacevano tutti in case di pietra, nella loro grande città di R'lyeh, preservati dall'incantesimo del possente Cthulhu in attesa della loro gloriosa resurrezione, quando le stelle e la terra fossero di nuovo state pronte per loro.» (da «Il richiamo di Cthulhu» in I racconti del Necronomicon, Fanucci,2002) Tra di essi, una posizione suprema occupa il «dio cieco e idiota», Azathoth, «una amorfa escrescenza di abissale confusione che bestemmia e gorgoglia al centro dell'infinito». Yog-Sothoth, «il tutto-in-uno e uno in-tutto», condivide il dominio di Azathoth, e non è soggetto alle leggi del tempo e dello spazio, poiché coesiste con tutto il tempo e coincide con tutto lo spazio. Vi sono poi Nyarlathotep, che è il messaggero dei Grandi Antichi; il Grande Cthulhu che dimora nella misteriosa R'lyeh, nel profondo del mare; Hastur l'Indicibile, che occupa l'aria e gli spazi interstellari ed è il fratellastro di Cthulhu; e l'unica entità femminile, Shub-Niggurath, «il nero capro dei boschi dai mille cuccioli». | << | < | > | >> |Pagina 56Il titolo originale dell'opera è Al Azif: è il tennine usato dagli arabi per designare gli strani suoni notturni (dovuti agli insetti) che supponevano essere l'ululato dei demoni. L'autore è Abul Alhazred, un poeta folle di San'a, capitale dello Yemen, che si dice sia vissuto nel periodo dei Califfi Omiadi, nell'ottavo secolo dopo Cristo. Visitò le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memfi, e passò dieci anni da solo nel grande deserto dell'Arabia meridionale, il Roba El Khaliyeh, o «Spazio Vuoto» degli arabi antichi, e Dahna, o «Deserto Cremisi» dei moderni, ritenuto dimora di spiriti difensori del male e mostri mortiferi. Di questo deserto narrano molte strane e incredibili meraviglie coloro che pretendono di averlo attraversato. Nei suoi ultimi anni Alhazred abitò in Damasco, dove l' Al Azif venne scritto, e del suo trapasso o scomparsa (nel 738 d.C.) si raccontano molti particolari terribili e contraddittori. Riferisce Ibn Khallikan (biografo del dodicesimo secolo) che venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato orribilmente di fronte a un gran numero di testimoni gelati dal terrore. Anche la sua follia è oggetto di racconti. Egli affermava di aver visitato la favolosa Irem, la Città delle Colonne, e di aver trovato fra le rovine di un innominato villaggio desertico gli straordinari annali e i segreti di una razza piu antica dell'umanità. Non seguiva la religione musulmana, ma era adoratore di Entità sconosciute che chiamava Yog-Sothoth e Cthulhu. Intorno all'anno 950 l' Al Azif, che si era diffuso largamente, anche se in segreto, tra i filosofi dell'epoca, venne clandestinamente tradotto in greco da Teodoro Fileta di Costantinopoli, col titolo Necronomicon, cioè, letteralmente, «libro delle leggi che governano i morti». Per un secolo favorí innominabili esperienze, finché non venne soppresso e bruciato intorno al 1050 dal patriarca Michele. | << | < | > | >> |Pagina 166Il compianto August Derleth, che fu amico ed editore di Lovecraft, mi raccontò che spesso riceveva lettere di lettori, i quali volevano sapere se possedeva veramente una copia del volume intitolato Al Azif, o Necronomicon, dell' «arabo pazzo Abdul Alhazred»; o se era possibile consultarlo presso la biblioteca della Miskatonic University di Providence. Derleth era sempre costretto a dare la stessa risposta: sebbene molte delle opere magiche citate da Lovecraft esistano veramente, il Necronomicon era una sua invenzione. [...] E adesso passiamo alla biografia di Lovecraft scritta da Sprague de Camp, oppure a HPL, A Memoir di Derleth, e consideriamo la carriera del «solitario di Providence». Providence è una città piuttosto simpatica, con le sue case di legno e le strade fiancheggiate dagli alberi; ma nel 1890, quando nacque HPL, doveva essere la piu provinciale di tutte le città provinciali. Una volta, Shaw descrisse la Dublino della sua infanzia come «quell'inferno di piccolezza»: ma almeno era una capitale, piena di attori, artisti, letterati. In confronto, Providence doveva apparire remota come un villaggio al centro dell'Antartide. E questo significa che, da quando imparò a parlare fino a quando compi il ventunesimo anno, Lovecraft probabilmente non ebbe mai occasione d'incontrare qualcuno che non avesse una mentalità assolutamente banale. Suo padre morí pazzo - forse di sifilide - quando lui aveva otto anni. Howard era figlio unico, nervoso e delicato, soffocato dalle premure della madre. Questo rapporto si potrebbe definire proustiano, ed è sorprendente che Lovecraft non diventò omosessuale. Lovecraft era un lettore ossessivo; si potrebbe dire che trascorse i primi vent'anni della sua vita in una biblioteca. E qui, suppongo, posso almeno rivendicare l'intuizione dovuta a circostanze simili, dato che anch'io sono nato in una città di provincia, e a dodici anni mi ero già rovinato gli occhi leggendo dieci ore al giorno. Ricordo ancora chiaramente quello strano senso di distacco dal mondo reale, la sensazione che la vita fosse una specie di sogno o d'illusione. Per la mente di un giovane che se n'è nutrito, i libri sembrano rendere superflui gli eventi reali, come se rappresentassero una sorta d'imitazione d'una realtà piu eccitante. E il contatto con il mondo quotidiano produce solo risentimento: la «sensazione» di Axel, secondo cui dovrebbero essere i nostri servitori a vivere per noi. Ma la realtà non tollera i sognatori romantici; sembra che si diverta a squassarli. E questo trasforma in risentimento furioso il rifiuto del mondo del romantico. Sospetto che alcuni dei romantici del secolo decimonono si suicidassero per risentimento: un desiderio di «restituire a Dio il biglietto d'ingresso». Ma il rifiuto di Lovecraft non fu mai sano come quello di Nietzsche o di Dostoievski. Mostrare i pugni a Dio, come il Manfred di Byron, richiede una certa fiducia in se stessi, che deriva da una buona salute fisica e dalla convinzione della propria superiorità. Ma la salute di Lovecraft era cagionevole; passava settimane intere in uno stato di «stanchezza e letargia morale» in cui «persino lo sforzo di sollevarmi a sedere è insopportabile». «Io sono vivo solo per metà... gran parte della mia forza la consumo sollevandomi a sedere o camminando. Il mio sistema nervoso è un rottame, e sono assolutamente annoiato e indifferente, tranne quando trovo qualcosa che m'interessa particolarmente». A Lovecraft non mancava soltanto la sicurezza che deriva dalla salute; inoltre, non aveva la fiducia che nasce dalla posizione sociale e dall'istruzione. Le sue condizioni fisiche - e forse anche la sua antipatia per lo studio organizzato - gli impedirono di frequentare la Brown University. Peggio ancora, gli mancava qualcuno da ammirare tra i suoi contemporanei. L'America, intorno al 1910, era una specie di deserto culturale. Chi legge, oggi, Ellen Glasgow o Edith Wharton o William Dean Howells? O magari H. L. Mencken? In Inghilterra, quella era la generazione di Shaw, Wells e Chesterton, che prevedibilmente Lovecraft detestava. Lui preferiva Poe, Arthur Machen e (in seguito) Lord Dunsany. Ma nessuno dei tre è abbastanza «grande» da meritare di essere imitato... Poe, al peggio, è cosí scadente da imbarazzare, e anche al meglio è verboso. E un giovane scrittore ha assolutamente bisogno di qualcuno da ammirare e imitare, mentre impara a creare uno stile suo. È il suo modo di uscire dalla crisalide dell'adolescenza. Lovecraft imitava Poe, ma come critico era abbastanza acuto per capire che il risultato era squallido. «St. John è un cadavere straziato; io solo so perché, e sto per farmi saltare le cervella per timore di venire straziato allo stesso modo. Per i corridoi bui e illimitati della bizzarra fantasia volteggia la nera Nemesi informe che mi spinge all'autoannientamento». Questo brano atroce è tratto da un racconto intitolato The Hound. E per giunta non é affatto, come si potrebbe sospettare, un brano giovanile: fu scritto nel 1922, quando Lovecraft aveva trentadue anni. Dimostra che Lovecraft rimase un adolescente goffo molto piu a lungo della maggior parte degli altri individui. Da un punto di vista artistico, il suo problema era semplice; non era riuscito a trovare quello che T. S. Eliot chiama «un correlativo obiettivo»... trama e personaggi adatti a incarnare l'essenza dei suoi sentimenti. Un racconto intitolato Dagon - e che Lin Carter giudica eccellente - fu scritto a ventisette anni, e rivela il problema fondamentale di Lovecraft. Un marinaio naufragato finisce su un'isola del Pacifico che sembra nata da qualche convulsione vulcanica; puzza di pesci morti, ed è coperta di fanghiglia nera. Dopo giorni di viaggio, il marinaio trova un monolito scolpito con strane figure di esseri simili a pesci; e mentre lo contempla al chiaro di luna, un mostro scaglioso esce dal mare e cinge il monumento con le braccia enormi. Il marinaio impazzisce - inevitabilmente - e si sveglia nell'ospedale di San Francisco. | << | < | > | >> |Pagina 274Gli Antichi furono, gli Antichi sono, e gli Antichi saranno. Dalle stelle Oscure Essi vennero prima che l'Uomo nascesse, invisibili e tremendi. Essi discesero sulla Terra primordiale. Sotto gli oceani Essi attesero per lunghe epoche, fino a che i mari eruttarono la terraferma, ed Essi brulicarono in moltitudini e la tenebra regnò sulla Terra. Ai Poli gelidi Essi eressero possenti città, e in luoghi elevati i templi di Coloro che la natura non conosce e che gli Dei hanno maledetto. E la stirpe degli Antichi ricopri la Terra, e i Loro figli perdurarono nei secoli. Gli Shantak di Leng sono l'opera delle Loro mani, i Ghast che dimorano nelle cripte primordiali di Zin li riconoscono come loro Signori. Essi generarono i Na-hag e i Magri che cavalcano la Notte; il Grande Cthulhu e Loro fratello, gli Shoggoth Loro schiavi. I Dhole rendono Loro omaggio nella valle tenebrosa di Pnoth e i Gug cantano le Loro lodi sotto le vette dell'antica Throk. Essi hanno camminato tra le stelle ed Essi hanno camminato sulla Terra. La Città di Irem nel grande deserto Li ha conosciuti; Leng nel Deserto Gelato ha visto il Loro passaggio, la cittadella eterna sulle cime velate da nubi di Kadath la sconosciuta porta il Loro segno. Pervicacemente gli Antichi seguirono le vie della tenebra e le Loro bestemmie erano grandi sulla Terra; tutto il creato s'inchinava sotto la Loro potenza e Li riconosceva per la Loro malvagità. E i Sovrani Primigeni aprirono gli occhi e videro le abominazioni di Coloro che devastavano la Terra. Nella Loro ira Essi levarono la mano contro gli Antichi, arrestandoLi nella Loro iniquità e scacciandoLi dalla Terra nel Vuoto oltre i piani dove regna il caos e non dimora la forma. E i Sovrani Primigeni posero il Loro sigillo sulla Porta e il potere degli Antichi non prevalse contro la sua potenza. L'orrendo Cthulhu si levò allora dal profondo e si scagliò con immensa furia contro i Guardiani della Terra. Ed Essi legarono i suoi artigli velenosi con potenti incantesimi e lo rinchiusero nella Città di R'lyeh dove, sotto le onde, egli dormirà il sonno della morte sino alla fine dell'Eone. Oltre la Porta dimorano ora gli Antichi; non negli spazi noti agli uomini, bensí negli angoli tra essi. Al di fuori del piano della Terra Essi indugiarono e sempre attendono il tempo del Loro ritorno; perché la Terra Li ha conosciuti e Li conoscerà nel tempo a venire. E gli Antichi tengono l'immondo e informe Azathoth in conto di Loro Maestro e dimorano con Lui nella caverna al centro di tutto l'infinito, dove egli morde famelico il caos supremo tra il folle rullo di tamburi nascosti, il pigolio stonato di orrendi flauti e il grido incessante di dèi ciechi e idioti che eternamente vagano e gesticolano. L'anima di Azathoth dimora in Yog-Sothoth ed egli chiamerà gli Antichi quando le stelle segneranno il tempo della Loro venuta; perché Yog-Sothoth è la Porta attraverso la quale Quelli del Vuoto rientreranno. Yog-Sothoth conosce i labirinti del tempo, perché tutto il tempo è per Lui una sola cosa. Egli sa da dove vennero gli Antichi nel tempo passato e da dove verranno ancora quando il cielo sarà completo.
Dopo il giorno viene la notte; il giorno dell'uomo passerà, ed Essi
regneranno dove regnavano un tempo. Come un'abominazione voi Li conoscerete, e
la Loro malvagità contaminerà la Terra.
Ogni volta che tu vuoi chiamare Quelli dall'Esterno, devi segnare bene le stagioni e i tempi in cui le sfere s'intersecano e l'influsso si manifesta dal Vuoto. Tu dovrai osservare il cielo della Luna, i movimenti dei pianeti, il corso del Sole attraverso lo Zodiaco e la levata delle costellazioni. I Riti Supremi saranno compiuti solo nelle stagioni a essi appropriati, che sono: alla Candelora (il secondo giorno del secondo mese), al Beltane (la vigilia di Calendimaggio), a Lammas (il primo giorno dell'ottavo mese), alla Festa della Santa Croce (il quattordicesimo giorno del nono mese) e alla Vigilia di Ognissanti (il trentunesimo giorno del decimo mese). Chiama il temuto Azathoth quando il Sole è nel Segno dell'Ariete, del Leone o del Sagittario; con la Luna calante e Marte e Saturno in congiunzione. Il possente Yog-Sothoth si leverà ai tuoi incantesimi quando il Sole è entrato nella Casa fiammeggiante del Leone e sarà su di te l'ora di Lammas. Evoca il terribile Hastur la Notte della Candelora, quando il Sole è in Acquario e Mercurio è in trigono. Supplica il Grande Cthulhu solo alla Vigilia di Ognissanti, quando il Sole è nella Casa dello Scorpione e sorge Orione. Quando Ognissanti cade nel cielo della Luna nuova, il potere sarà piú forte.
Evoca Shub-Niggurath quando i fuochi di Beltane ardono sulle colline e il
Sole è nella Seconda Casa, ripetendo i Riti alla Festa della Santa Croce, quando
appare il Nero.
Per formare la Porta attraverso la quale Coloro che vengono dal Vuoto possono manifestarsi, tu devi erigere le pietre in configurazione di undici. Per prima cosa tu erigerai le quattro pietre cardinali e queste segneranno la direzione dei quattro venti che ululano nelle loro stagioni. Al Nord poni la pietra del Grande Freddo che formerà la Porta del vento dell'inverno, incidendovi il sigillo del Toro della Terra, cosí: [...] Al Sud (a uno spazio di cinque passi dalla pietra del Nord), tu porrai la pietra del Caldo Ardente, da cui spirano i venti dell'estate, e poni su quella pietra il segno del serpente-Leone, cosí: [...] La pietra dell'Aria Turbinosa sarà posta nell'E dove sorge il primo equinozio, e vi sarà inciso il segno di colui che porta le acque, cosí: [...] La Porta dei Torrenti Precipitosi tu la porrai punto piú interno a Ovest (a uno spazio di cinque passi dalla pietra dell'Est) dove il Sole muore nella sera ritorna il cielo della notte. Incidi sulla pietra il carattere dello Scorpione, la cui coda raggiunge le stelle: [...] Posa le sette pietre di Coloro che vagano nei cieli all'esterno delle quattro interne, e per il tramite del loro diverse influenze verrà stabilito il fuoco del potere. Nel Nord, oltre la pietra del Grande Freddo, poi per prima la pietra di Saturno, a uno spazio di tre passi. Fatto questo, procedi in senso orario, ponendo simili distanze le pietre di Giove, Mercurio, Marte, Venere, Sole e Luna, contraddistinguendo ciascuna con suo legittimo segno. Al centro della configurazione cosí completata, poni poi l'Altare dei Grandi Antichi e sigillalo con il simbolo Yog-Sothoth e i potenti Nomi di Azathoth, Cthulhu, Hastur, Shub-Niggurath e Nyarlathotep. E le pietre saranno le Porte attraverso le quali tu Li chiamerai dal di Fuori del tempo e dello spazio dell'uomo.
Supplica le pietre durante la notte e quando la luce della Luna diminuisce,
volgendo la faccia nella direzione del Loro venire, pronunciando le parole e
compiendo i gesti che chiamano gli Antichi e fanno si che Essi camminino di
nuovo sulla Terra.
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