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| << | < | > | >> |IndicePrefazione alla quarta edizione americana xi Nota sugli Autori xv Prefazione alla terza edizione italiana xvii Nota biografica del curatore xxi Elenco dei principali simboli usati xxiii 1 INTRODUZIONE - CONCETTO DI TENSIONE 2 1.1 Introduzione 2 1.2 Breve riepilogo dei metodi della statica 2 1.3 Tensioni negli elementi di una struttura 5 1.4 Analisi e progetto 6 1.5 Carico assiale; tensione normale 7 1.6 La tensione tangenziale 9 1.7 Tensioni derivanti da connessioni meccaniche 11 1.8 Applicazione all'analisi ed al progetto di strutture semplici 12 1.9 Come affrontare e risolvere i problemi 14 1.10 Precisione numerica 15 1.11 Tensione su un piano obliquo dovuta a un carico assiale 18 1.12 Tensioni in condizioni generali di carico; componenti di tensione 19 1.13 Considerazioni per la progettazione 22 Riepilogo del Capitolo 1 28 Esercizi 31 2 TENSIONE E DEFORMAZIONE - CARICO ASSIALE 41 2.1 Introduzione 41 2.2 Deformazione lineare sotto carico assiale 42 2.3 Diagramma tensione-deformazione 43 2.4 Tensione effettiva e deformazione effettiva 48 2.5 Legge di Hooke; modulo di elasticità; isotropia e anisotropia 49 2.6 Comportamento elastico e comportamento plastico 50 2.7 Carichi ripetuti; fatica 52 2.8 Deformazione di elementi soggetti a carico assiale 54 2.9 Problemi staticamente indeterminati 58 2.10 Problemi che coinvolgono variazioni di temperatura 62 2.11 Il coefficiente di Poisson 67 2.12 Carico pluriassiale; legge di Hooke generalizzata 68 2.13 Dilatazione; il modulo di volume 70 2.14 Deformazioni angolari (o trasversali) 72 2.15 Ancora sulle deformazioni sotto carico assiale; relazione tra E, ν, e G 75 2.16 Distribuzione delle tensioni e deformazioni sotto carico assiale; principio di Saint-Venant 79 2.17 Concentrazioni di tensione 81 2.18 Deformazioni plastiche 83 Riepilogo del Capitolo 2 88 Esercizi 94 3 LA TORSIONE 112 3.1 Introduzione 112 3.2 Discussione preliminare sulle tensioni in un albero 114 3.3 Deformazioni in un albero circolare 116 3.4 Tensioni in campo elastico 119 3.5 Angolo di torsione in campo elastico 125 3.6 Alberi staticamente indeterminati 128 3.7 Progetto di alberi di trasmissione 133 3.8 Concentrazioni di tensione in alberi circolari 135 3.9 Torsione di elementi non circolari 137 3.10 Alberi cavi con parete sottile 140 Riepilogo del Capitolo 3 144 Esercizi 147 4 FLESSIONE SEMPLICE 165 4.1 Introduzione 165 4.2 Elemento simmetrico in flessione semplice 167 4.3 Deformazioni in un elemento simmetrico in flessione semplice 169 4.4 Tensioni e deformazioni in campo elastico 172 4.5 Deformazioni in una sezione trasversale 176 4.6 Flessione di travi composte di più materiali 180 4.7 Concentrazioni di tensione 184 4.8 Carico assiale eccentrico in un piano di simmetria 188 4.9 Flessione non simmetrica 192 4.10 Caso generale di carico assiale eccentrico 198 4.11 Flessione di elementi curvi 202 Riepilogo del Capitolo 4 209 Esercizi 212 5 ANALISI E PROGETTO DI TRAVI INFLESSE 232 5.1 Introduzione 232 5.2 Diagrammi del taglio e del momento flettente 235 5.3 Relazioni tra carico, taglio e momento flettente 240 5.4 Progettazione di travi prismatiche per la flessione 246 5.5 Travi non prismatiche 251 Riepilogo del Capitolo 5 253 Esercizi 256 6 TENSIONI TANGENZIALI IN TRAVI E IN ELEMENTI CON PARETE SOTTILE 272 6.1 Introduzione 272 6.2 Forza tangenziale sulla faccia orizzontale di un elemento di trave 274 6.3 Determinazione delle tensioni tangenziali in una trave 276 6.4 Tensioni tangenziali τxy, in travi di tipo comune 277 6.5 Forza tangenziale longitudinale in una trave di forma arbitraria 281 6.6 Tensioni tangenziali in elementi di parete sottile 283 6.7 Carico non simmetrico di elementi con parete sottile; centro di taglio 287 Riepilogo del Capitolo 6 291 Esercizi 294 7 TRASFORMAZIONI DI TENSIONI E DEFORMAZIONI 305 7.1 Introduzione 305 7.2 Trasformazione di tensioni piane 307 7.3 Tensioni principali; tensione tangenziale massima 309 7.4 Circonferenza di Mohr per la tensione piana 314 7.5 Stato tensionale generico 321 7.6 Applicazione della circonferenza di Mohr per l'analisi della tensione tridimensionale 322 7.7 Criteri di snervamento per materiali duttili soggetti a tensione piana 325 7.8 Criteri di frattura per materiali fragili soggetti a tensione piana 327 7.9 Tensioni in contenitori a pressione di parete sottile 331 7.10 Trasformazione di deformazioni piane 335 7.11 Circonferenza di Mohr per la deformazione piana 338 Riepilogo del Capitolo 7 341 Esercizi 346 8 DEFORMAZIONI DELLE TRAVI 360 8.1 Introduzione 360 8.2 Deformazione di una trave caricata trasversalmente 361 8.3 Equazione della linea elastica 362 8.4 Determinazione diretta della linea elastica dalla distribuzione del carico 367 8.5 Travi staticamente indeterminate 369 8.6 Metodo di sovrapposizione 374 8.7 Applicazione del metodo di sovrapposizione a travi staticamente indeterminate 375 Riepilogo del Capitolo 8 380 Esercizi 384 9 PILASTRI E COLONNE 393 9.1 Introduzione 393 9.2 Stabilità delle strutture 393 9.3 Formula di Eulero per pilastri incernierati alle estremità 396 9.4 Estensione della formula di Eulero a pilastri con altre condizioni alle estremità 400 9.5 Progetto di pilastri soggetti a un carico centrato 405 9.6 Progetto di pilastri sotto un carico eccentrico 414 Riepilogo del Capitolo 9 419 Esercizi 421 10 METODI ENERGETICI 434 10.1 Introduzione 434 10.2 Energia di deformazione 434 10.3 Densità di energia di deformazione 436 10.4 Energia di deformazione elastica per tensioni normali 438 10.5 Energia di deformazione elastica per tensioni tangenziali 441 10.6 Energia di deformazione per uno stato generale di tensione 444 10.7 Carico impulsivo (impatto) 449 10.8 Progetto per carichi impulsivi 451 10.9 Lavoro ed energia sotto un singolo carico 452 10.10 Spostamento sotto un carico singolo con il metodo energetico 454 10.11 Lavoro ed energia sotto più carichi 459 Riepilogo del Capitolo 10 461 Esercizi 465 11 IL PRINCIPIO DEI LAVORI VIRTUALI E LE SUE APPLICAZIONI (di Giuliano Augusti e Paolo Maria Mariano) 478 11.1 Introduzione 478 11.2 Il Principio dei Lavori Virtuali per atti di moto rigido 479 11.3 Il Principio dei Lavori Virtuali per atti di moto deformativo 485 11.4 Il PLV nella ricerca di spostamenti in travi elastiche caricate trasversalmente 487 11.5 Il PLV nell'analisi di strutture elastiche staticamente indeterminate 490 11.6 Il PLV nella ricerca di spostamenti in strutture elastiche staticamente indeterminate 494 Riepilogo del Capitolo 11 495 Esercizi 496 APPENDICI 501 A Geometria delle aree 502 B Proprietà caratteristiche di alcuni materiali utilizzati in ingegneria 514 C Proprietà dei profili laminati in acciaio 516 D Spostamenti e rotazioni nelle travi 522 Fonti delle illustrazioni 523 Soluzioni degli esercizi 525 Indice analitico 533 |
| << | < | > | >> |Pagina xiPrefazione alla quarta edizione americanaOBIETTIVI
L'obiettivo principale di un corso di base di meccanica deve essere quello
di sviluppare nello studente di ingegneria l'abilità ad analizzare un dato
problema in una maniera semplice e logica, ed applicare alla sua soluzione un
certo numero di regole fondamentali e ben comprese. Questo testo è pensato per
il primo corso in meccanica dei materiali – ovvero "Resistenza dei
materiali" ovvero "Meccanica dei solidi" ovvero "Scienza delle Costruzioni",
a seconda del paese e della lingua - che praticamente in tutto il mondo viene
proposto agli studenti di ingegneria del secondo o terzo anno. Gli autori
sperano che questo testo possa aiutare i docenti a realizzare l'obiettivo in
questo specifico corso nello stesso modo in cui i loro precedenti testi possono
averli aiutati in statica e dinamica.
APPROCCIO GENERALE In questo testo lo studio della meccanica dei materiali si basa sulla comprensione di pochi concetti di base e sull'uso di modelli semplificati. Questo approccio rende possibile sviluppare tutte le formule necessarie in una maniera logica e razionale ed indicare chiaramente le condizioni sotto le quali concetti e modelli possono essere applicati in sicurezza per l'analisi ed il progetto di reali strutture ingegneristiche e componenti di macchina. Largo uso degli schemi di corpo libero Per determinare le forze esterne ed interne, in tutto il testo sono largamente usati gli schemi di corpo libero. L'uso delle "equazioni illustrate" aiuterà gli studenti anche a capire la sovrapposizione dei carichi e le tensioni e deformazioni risultanti. | << | < | > | >> |Pagina xviiPrefazione alla terza edizione italianaLa precedente edizione italiana del testo di Mechanics of Materials di Ferdinand Beer, Russell Johnston e John DeWolf fu pubblicata mentre in tutte le Facoltà di Ingegneria italiane era in pieno sviluppo l'introduzione della riforma didattica universitaria e l'istituzione dei corsi di laurea triennali e specialistici: una riforma che era stata suggerita dalla necessità di rinnovare e moltiplicare l'offerta didattica, ma in gran parte anche — nel bene e nel male — dall'opportunità di adeguarci a modelli internazionali nella organizzazione dei titoli di studio. Quella edizione ha quindi permesso ai docenti che l'hanno adottata, o almeno suggerita come lettura ai loro studenti, di verificare direttamente su di uno dei testi "classici" della didattica americana, consultato e adottato da vari decenni in molte primarie Università americane (e — in traduzione — di tutto il mondo), il tipico modo anglosassone di porgere la materia: si presuppone la conoscenza di pochissime nozioni e procedimenti matematici e si sviluppano in modo elementare i concetti della disciplina, partendo dai casi più semplici e via via arrivando a quelli più complicati. Gli sviluppi sono corredati da esempi di applicazione che in questo testo — come in tutti i trattati "classici" — sono decine e decine, tra "esempi", "esercizi svolti" ed esercizi da svolgere (di gran parte dei quali le soluzioni sono fornite in calce al volume). Così facendo si permette uno studio graduale, che conduce a un punto in cui le conoscenze dello studente sono mature per essere immediatamente applicate a casi concreti della pratica ingegneristica. E questa "applicabilità" delle nozioni acquisite è accentuata e facilitata dal fatto che, a differenza dei testi tradizionali di Scienza delle Costruzioni, gli esercizi non si riferiscono a schemi astratti, ma (come è sottolineato anche dai disegni che illustrano gli esercizi, molto più "realistici" degli usuali) a esempi concreti e ben definiti, i quali molto spesso si richiamano a problemi reali della ingegneria e in particolare di quel settore che — ormai da più di un decennio — è definito in Italia come Ingegneria industriale. Anche per questo motivo per l'edizione italiana si è scelto come titolo Meccanica dei Solidi, cioè il nuovo nome della disciplina che in vari corsi di laurea ha sostituito la tradizionale "Scienza delle Costruzioni", una denomonazione tipicamente (ed esclusivamente) italiana, che - a parte le indubbie glorie "storiche" e la sua validità come "settore disciplinare" – risulta nell'accezione comune ancora troppo legata alle Costruzioni Civili (mentre più correttamente dovrebbe intendersi altrettanto la base delle Costruzioni di Macchine, Costruzioni Aeronautiche, Costruzioni Ferroviarie ecc.). Nel frattempo il testo del Beer è giunto alla quarta edizione americana, che si è ritenuto opportuno fare immediatamente seguire da una nuova edizione italiana. Facendo tesoro dell'esperienza maturata, e in particolare della necessità di rendere più agile il volume, in questa edizione sono stati soppressi alcuni paragrafi che nel testo originale sono definiti "opzionali" dagli Autori (e che contengono materiale normalmente non utilizzato nei corsi di Scienza delle Costruzioni), e si è anche ridotto il numero degli esercizi, non tralasciando peraltro di introdurne di nuovi dall'ultima edizione americana. I materiali soppressi nell'attuale edizione italiana sono però stati collocati sul sito web dedicato al libro www.ateneoonline.it/beer. Sul sito web sono disponibili con accesso protetto, per gli studenti che acquistano il libro, le seguenti risorse: • Test interattivi a risposta multipla suddivisi per capitolo di pertinenza • Esercizi aggiuntivi, con relative soluzioni per la maggior parte dei problemi proposti • Materiali di approfondimento: in particolare, alcuni paragrafi di livello più avanzato e il capitolo "Tensioni principali sotto un dato carico", che nella precedente edizione italiana costituiva il Capitolo 8. Gli studenti potranno collegarsi al sito tramite il codice segreto impresso sulla cartolina allegata al libro. Per i docenti che adottano il testo, invece, sono disponibili anche le seguenti risorse: • Figure del libro • Lucidi in lingua inglese È stato invece aggiunto nella nuova edizione italiana un nuovo capitolo, il Capitolo 11, dedicato al Principio dei Lavori Virtuali, assente nell'edizione originale e scritto ex novo dal Curatore insieme al Prof. Paolo M. Mariano. | << | < | > | >> |Pagina 11.1 INTRODUZIONE L'obiettivo principale dello studio della meccanica dei solidi è di fornire al futuro ingegnere i mezzi per analizzare e progettare macchine e strutture portanti. L'analisi e la progettazione di una data struttura richiedono la determinazione delle tensioni e delle deformazioni. Questo primo capitolo è dedicato al concetto di tensione. Il Paragrafo 1.2 è dedicato ad un breve rassegna dei metodi fondamentali della statica e alla loro applicazione per la determinazione delle forze negli elementi di una semplice struttura formata da elementi connessi da perni o incernierati. Il Paragrafo 1.3 vi introdurrà al concetto di tensione in un elemento di una struttura e vi sarà mostrato come quella tensione può venire determinata dalla forza nell'elemento. Dopo una breve discussione sull'analisi e la progettazione in ingegneria (Paragrafo 1.4), considererete successivamente le tensioni normali in un elemento caricato assialmente (Paragrafo 1.5), le tensioni taglianti o tangenziali dovute all'applicazione di forze trasversali uguali e contrarie (Paragrafo 1.6) e le tensioni portanti causate da bulloni e perni negli elementi da loro connessi (Paragrafo 1.7). Questi concetti saranno utilizzati nel Paragrafo 1.8 per determinare le tensioni negli elementi della semplice struttura già considerata nel Paragrafo 1.2. La prima parte del capitolo si conclude con una descrizione del metodo che dovete utilizzare per la risoluzione di un problema assegnato (Paragrafo 1.9) e con una discussione sulla più opportuna precisione numerica da introdurre nei calcoli ingegneristici (Paragrafo 1.10). Nel Paragrafo 1.11, dove nuovamente viene preso in esame il caso di un elemento caricato da due forze assiali, si noterà che le tensioni su un piano obliquo comprendono sia una tensione normale che una tensione tangenziale, mentre nel Paragrafo 1.12 imparerete che per descrivere lo stato tensionale in un punto di un corpo nelle condizioni di carico più generali sono necessarie e sufficienti sei componenti di tensione. Infine, il Paragrafo 1.13 sarà dedicato alla determinazione della resistenza a rottura di un dato materiale mediante prove su campioni, ed all'uso di un coefficiente di sicurezza per calcolare il carico ammissibile per un elemento strutturale di tale materiale. | << | < | > | >> |Pagina 3257.7 CRITERI DI SNERVAMENTO PER MATERIALI DUTTILI SOGGETTI A TENSIONE PIANAGli elementi strutturali ed i componenti di macchine fabbricati con materiale duttile sono solitamente progettati in modo tale che, sotto le condizioni di carico previste, il materiale non si snervi. Quando l'elemento o componente è sottoposto a tensione uniassiale (Figura 7.38), il valore della tensione normale σx corrispondente allo snervamento del materiale può essere ottenuto direttamente da una prova di trazione su un provino dello stesso materiale, dato che il provino e l'elemento strutturale o componente di macchina sono nello stesso stato di tensione. Così, indipendentemente dal reale meccanismo che causa lo snervamento del materiale, possiamo affermare che l'elemento o il componente saranno sicuri fino a che σx < σY dove σY è la tensione di snervamento del provino.
Quando invece un elemento strutturale o componente di macchina è
in uno stato di tensione piana (Figura 7.39a), è conveniente utilizzare uno
dei metodi sviluppati precedentemente per determinare le tensioni principali
σa e σb in un generico punto dato (Figura 7.39b). Dobbiamo
considerare che il materiale, in quel punto, è in una condizione di tensione
biassiale: dato che questo stato è differente da quello di tensione uniassiale
riscontrato in un provino soggetto ad una prova di trazione, non è
chiaramente possibile dedurre direttamente da una tale prova se l'elemento
strutturale o componente di macchina che stiamo studiando collasserà o meno.
Devono prima essere stabiliti alcuni criteri riguardo al
reale meccanismo di collasso, che renderanno possibile confrontare gli
effetti dei due differenti stati di tensione del materiale. Questo paragrafo
si propone di presentare i due criteri di snervamento più frequentemente
usati per materiali duttili.
Criterio della massima tensione tangenziale. Questo criterio è basato sull'osservazione che lo snervamento nei materiali duttili è causato da slittamenti del materiale su superfici oblique ed è dovuto principalmente alle tensioni tangenziali (Paragrafo 2.3). Secondo questo criterio, un dato elemento strutturale è sicuro fino a che il massimo valore τmax della tensione tangenziale resta più piccolo del corrispondente valore della tensione tangenziale all'inizio dello snervamento in un provino dello stesso materiale sottoposto a trazione.
Ricordando dal Paragrafo 1.11 che il massimo valore della tensione
tangenziale sotto un carico assiale centrato è uguale alla metà del valore
della corrispondente tensione normale assiale, concludiamo che la massima
tensione tangenziale, in un provino sottoposto a trazione nel momento in cui
inizia lo snervamento, è σY/2. Dall'altra parte, abbiamo visto nel
Paragrafo 7.6 che per la tensione piana, il massimo valore τmax
della tensione tangenziale è uguale a |σmax|/2 se le tensioni
principali sono entrambe positive o negative, ed a
|σmax - σmin|/2 se la tensione massima è positiva e la tensione
minima è negativa. Così, se le tensioni principali σa e σb
hanno lo stesso segno, il criterio della massima tensione tangenziale stabilisce
che
Se le tensioni principali σa e σb hanno segni opposti,
il criterio della massima tensione tangenziale diventa
Le relazioni ottenute sono state rappresentate graficamente in Figura 7.40.
Ogni dato stato di tensione piano sarà rappresentato in questa figura da
un punto di coordinate σa e σb dove σa e σb
sono le due tensioni principali. Se questo punto cade nell'area mostrata in
figura (che può definirsi
dominio di resistenza),
il componente strutturale è sicuro. Se cade fuori da quest'area, il componente
collasserà a seguito dello snervamento del materiale. L'esagono associato con
l'inizio dello snervamento nel materiale è conosciuto come
esagono di Tresca,
dal nome dell'ingegnere francese Henri Edouard Tresca (1814-1885).
Criterio della massima energia di distorsione.
Questo criterio è basato sulla determinazione dell'energia di distorsione in un
dato materiale, cioè, dell'energia associata con i cambiamenti di forma del
materiale (da non confondere con l'energia associata ai cambiamenti di volume
nello stesso materiale). In accordo con questo criterio, conosciuto
anche come
criterio di Mises
dal nome del matematico applicato tedesco-americano Richard von Mises
(1883-1953), un dato componente strutturale è sicuro fino a che il massimo
valore dell'energia di distorsione per unità di volume in quel materiale rimane
minore rispetto all'energia di distorsione per unità di volume necessaria per
causare lo snervamento in un provino sottoposto a trazione dello stesso
materiale.
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