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[ mezzi di comunicazione, Lanier ]
Concludendo, il secondo filone
è tratto dalla storia dei mezzi di
comunicazione. Io credo che il
lungo percorso storico da una
realtà universale, preletteraria,
del fare "fisico", verso una realtà
del "fare simbolico" che si basa su
una educazione stratificata,
letteraria, si stia richiudendo su
se stesso. Con il cinema, la
televisione, le tecnologie
multimediali, e ora la realtà
virtuale, ritorna alle origini con
la promessa di un'era "post
letteraria", se così si può dire;
la promessa, cioè, di una
"comunicazione post-simbolica", per
dirla con le parole del pioniere
della realtà virtuale Lanier. In
questa era non saranno più
necessarie descrizioni vincolate
dai limiti del linguaggio né giochi
semantici per comunicare punti di
vista personali, eventi storici o
informazioni tecniche. Prevarranno
piuttosto dimostrazioni dirette -
magari "virtuali" - ed esperienze
interattive con il materiale
"originale". Torneremo ancora "come
bambini", ma questa volta con il
potere di richiamare dei mondi a
nostro piacimento e di imprimere
rapidamente negli altri i
particolari della nostra
esperienza.
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Pagina 18
[ architetti programmatori ]
La porta del ciberspazio è
aperta, e credo che molti
architetti, dotati di una mentalità
scientifica ma anche poetica,
vorranno varcarla. Perché il
ciberspazio richiederà un costante
lavoro di pianificazione e
organizzazione. Le strutture che
proliferanno al suo interno
richiederanno progettazione, e le
persone che progetteranno queste
strutture saranno chiamati
architetti del ciberspazio.
Istruiti in informatica e
programmazione (l'equivalente della
"scienza delle costruzioni"), nella
grafica e nel disegno astratto,
istruiti anche insieme ai loro
cugini architetti della realtà, gli
architetti del ciberspazio
progetteranno edifici elettronici
complessi, funzionali, unici e
belli quanto i loro corrispondenti
fisici, se non di più. Sarà loro
compito visualizzare ciò che è
intrinsecamente non fisico e dare
forme abitabili e visibili alle
astrazioni, ai processi, e agli
organismi di informazione più
intricati della società.
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Pagina 36
[ Gibson ]
Il ciberspazio gibsoniano può
essere distinto in base a tre
caratteristiche "euclidee"
principali. In primo luogo, è
concepito come un ambiente comune
transnazionale di lavoro. In
secondo luogo è uno spazio di
trasporto finalizzato a compiere
determinati carichi di lavoro - è
sia uno spazio in cui si può
viaggiare in tempo reale oppure per
mezzo di "spostamenti incorporei e
istantanei" (Gibson, 1988) che uno
spazio "attraverso" il quale la
memoria e l'identità umana vengono
trasportate globalmente. Terzo,
esso ridefinisce e ristruttura "ciò
che vuol dire essere uomini" in
termini tecnoeconomici attraverso
la collettivizzazione del sensorio
umano, trasformato in un "database"
(Tomas, 1989), oppure, in termini
molto più radicalmente
personalizzati e perciò
"individualistici", della
"personalità" o dei costrutti
sintetici di dati.
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Pagina 53
Era ovvio fin dall'inizio che
la accelerazione della potenza
computazionale nello spazio della
simulazione, che è anche uno spazio
di percezione, ci avrebbe portati
su di una soglia. La soglia della
scomparsa, per Paul Virilio, della
"surfusione" per Baudrillard, del
sublime per Julia Kristeva:
"L'oggetto sublime si dissolve nei
rapimenti di una memoria senza
fondo. È questa memoria che [...]
trasferisce quell'oggetto nel
fulgido punto dell'abbagliamento in
cui io mi smarrisco (Kristeva,
1982). Era ovvio che ci sarebbe
stata un'esplosione, un Big Bang
del vecchio ordine basato sulla
gravità, sulla storia e sul
territorio. Una intera civiltà
sarebbe stata sbilanciata. Senza
esagerazione, il ciberspazio può
essere visto come la nuova bomba,
una pacifica fiammata che
proietterà l'ombra del nostro io
liberato dal corpo sui muri
dell'eternità.
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Pagina 56
... Ciberspazio, una delle più
grandi sfide dell'Umanità per il
secolo ventuno? Ciberspazio, ultima
frontiera di tutto? Nascita di
Disneyland come dolcissimo zucchero
filato. Atollo di grazia tra
Oriente e Occidente. Soufflé di
desideri che ruota nella luce,
sussurrando i nomi dei fidanzati
del mondo: Laura, Beatrice, Peter
Pan, John Lennon.
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Pagina 69
... La nozione di Forme ideali in
Platone ha il fascino di un sogno
perfetto. Ma questo sogno antico è
rimasto etereo, un panorama di
generi e generalità, finchè
l'hardware per la ricerca delle
informazioni non è venuto ad
aiutare la mente nella sua ricerca
della conoscenza. Ora, con l'aiuto
della matrice elettronica, il sogno
può incorporare i più piccoli
dettagli dell'esistenza. Con una
infrastruttura elettronica, il
sogno delle FORME perfette diventa
il sogno della inFORMAzione.
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Pagina 72
[ Leibniz ]
Leibniz è stato il primo a
concepire un "linguaggio
elettrico", un insieme di simboli,
studiati per essere manipolati alla
velocità del pensiero. Il suo "De
arte combinatoria" (1666) delinea
un linguaggio che è divenuto la
base storica della logica simbolica
contemporanea. Il punto di vista
generale di Leibniz sul linguaggio
sarebbe anche diventato la base
ideologica delle telecomunicazione
gestite dal computer. Moderno
platonico, Leibniz ha sognato la
matrice.
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Pagina 73
[ Leibniz, logica ]
La logica binaria di leibniz,
astratta da ogni contenuto
concreto, si basa su un linguaggio
artificiale lontano dalle parole,
dalle lettere e dalla pronuncia dei
discorsi di ogni giorno. Per questa
logica, il ragionamento non è
null'altro che una combinazione di
segni, un calcolo. Come la
matematica, i simboli leibniziani
annullano la distanza tra il
significante ed il significato, tra
il pensiero che cerca di esprimersi
e la sua espressione. Non vi è più
alcun abisso tra simbolo e
significato. Con il motore giusto,
la logica simbolica di Leibniz -
come sviluppata in seguito da
Boole, Russel e Whithead e poi
applicata ai circuiti elettronici
da Shannon - può funzionare alla
velocità del pensiero. Ad una tale
velocità, lo spazio semantico
percepito tra il pensiero, il
linguaggio e la cosa espressa si
annulla. Secoli dopo, John von
Neumann avrebbe applicato una
versione della logica binaria di
Leibniz alla costruzione dei primi
computer.
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Pagina 80
La comunicazione via computer
di oggi elimina l'aspetto fisico
del processo di comunicazione. I
computer mettono le finestre
dell'anima dietro i monitor, gli
auricolari, e le tute
computerizzate. Anche le video
conferenze sono solo una
simulazione degli incontri faccia a
faccia, null'altro che la
rappresentazione o una parvenza di
un incontro reale. Il volto
vivente, non sostituibile, è la
sorgente primaria di
responsabilità, il legame caldo e
diretto tra corpi privati. Senza
incontrare gli altri fisicamente,
la nostra etica viene meno. La
comunicazione faccia a faccia, il
legame corporeo tra la gente fa da
base per una lealtà ed una
cordialità a lungo termine, un
senso dell'onore rispetto al quale
le comunità cablate non sono ancora
state messe alla prova. ...
... La faccia è l'interfaccia
primaria, più basilare di ogni
mediazione attraverso una macchina.
Gli occhi fisici sono le finestre
che stbiliscono i confini della
fiducia. Senza un'esperienza
diretta della faccia umana la
consapevolezza etica si riduce ed
al suo posto si fa strada la
grossolanità.
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