Copertina
Autore Roberto Benigni
Titolo E l'alluce fu
EdizioneEinaudi, Torino, 1996, Tascabili 382 , Isbn 978-88-06-14184-4
LettoreRenato di Stefano, 1996
Classe satira , umorismo
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Indice


p. 3  In principio
   7  Quando penso a Berlusconi
  23  Lo sventrapapere
  33  Ma chi l'ha fatto il mondo?
  45  Ritratto di me stesso da cucciolo
  55  Primo interludio.

      Il Pantheon

  59  Il cinema è come il cocomero
  67  Da Fucecchio a New Orleans. Il mio
      cinema
  73  Telebenigni
  75  La mia geografia. Misericordia e
      dintorni
  8i  Io e Schopenhauer
  89  Cavallo pazzo!

      Improvvisazione a Perugia, 1989

 101  Secondo interludio.

      Hymn of the corp sciolt

 103  Tuttobenigni '96

 153  Roberto Benigni di Cesare Garboli


 

 

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Pagina 3

In principio

Caro e stimatissimo lettore, non era mai capitato prima. Tu ignori ciò che possiedi. Questo libro che hai appena acquistato per poche migliaia di lire appartiene a quella rarissima categoria degli autori «scritti» e non «scriventi».

Ci sono solo altri due casi nella storia: tutto il pensiero di Socrate e i Vangeli. In entrambi i casi gli autori non hanno mai scritto una riga, si sono limitati a declamare in vita i loro monologhi e le loro gag finché Platone nel primo caso, e gli evangelisti nel secondo, non ne hanno fatto un libro.

Con questo libro che tu, o lettore, stai sfogliando, si rinnova per la terza e forse ultima volta questa forma di letteratura. Con una novità non da poco. Infatti, mentre nei due casi precedenti al nostro i libri sono stati scritti dopo la morte dell'autore, in questo caso l'autore è ancora vivo e può scrivere un commento di apertura. Questo libro è un miracolo irripetibile. Pensate all' Apologia o al Critone con la prefazione di Socrate o al Vangelo con la quarta di copertina scritta da Gesú. Ecco, quello che avete tra le mani è un libro di tal fatta. Quando escono libri come questo siamo di fronte ai momenti piú alti della storia del pensiero universale. E perciò anche molto pericoloso.

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Pagina 7

Quando penso a Berlusconi

Politicamente corretto
Fermiamoci al concetto politico corretto: Berlusconi è un bischero. Fa schifo, no?

Berlusconi
L'uomo che possiede tutto, che se compra «La Repubblica» non va in edicola, ma passa direttamente alla direzione e si porta via anche l'«Espresso» e l'intera Mondadori. Sempre con quel doppiopetto anni '30, sembra la parodia di un gangster: Al Cafone.

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Pagina 15

Andreotti
E' uno furbo, c'ha la nomea di essere ironico, intelligente. Ora, c'ha le fotografie con tutti i piú grossi schifosi del mondo vivente umano e mai una prova contro di lui. C'ha le foto con Gelli, quello schifosone, e c'è Andreotti sorridente... Con Calvi, Sindona, Caltagirone e mai una prova. Sarebbe come se a me mi vedon fotografato, non so, con il Mostro di Firenze. Dice: - Però, Benigni è un bravo ragazzo!

Oh te che dici? Non gli è mai riuscito pigliarlo! Dice che è un grande intellettuale, Andreotti. A casa c'ha tutta l'opera omnia di Calvino. Perché pensa siano volumi che ha scritto Calvi quand'era piccino! E' un grande cattolico Andreotti, conoscitore dei Vangeli. Sa proprio i Vangeli a memoria. A casa c'ha una grande reliquia di quando andò a trovarlo Sindona. S'asciugò in bagno e lasciò la sacra sindona, ce l'ha ancora a casa lí ferma!

Poi dice che è un grande conoscitore di gialli, un intellettuale. Da Hammet a Chandler a Simenon, Maigret, Ubaldo Lay: li conosce tutti. Ma mica per leggerli, per fare la battuta, no? Compra un monte di gialli a chili, poi li mette da parte. Quando invita Licio Gelli a casa dice:

- Buonasera, tu Licio Gelli? Io Lí c'ho i Gialli!

E ridono a schiantarsi, una cosa da morí...

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Pagina 23

Lo sventrapapere

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Pagina 25

Le donne Modestamente a parte, le donne sono òmini anche loro, nonostante le sian donne...

Storia Può darsi che anticamente l'omo avesse piú organi sessuali: tre piselli, da cui la famosa frase: «Che cazzo vuoi?»

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Pagina 30

I nomi Perché tutto è avvenuto con la parola... Deh, all'inizio era il Verbo e Dio ha fatto tutto con le parole. E nessuna cosa è cosí poetica come quella. Il tavolo si chiama tavolo, la faccia si può chiamare viso, volto, due tre parole al massimo, ma per questa zona la natura, proprio per averla sempre in testa, per non dimenticarsene mai di questa zona, sia maschile che femminile, ce ne ha date un miliardo di parole. Per esempio, che so, nella zona maschile... tutti i medici lo chiamano il pene, scientificamente no? Ma ce n'è diversi, c'è il pene, il fallo... «Diamo una visita al fallo», «Vediamo il pube», l'organo, il membro, la protuberanza, la prominenza, il muscolo, il sesso, la zona erogena, il birillino quando siamo piccini, il pipino, il pipí, il pisello, il pistolino, il cazzettino, va be' questo lo sappiamo, il cinci, il billo, la fava, la minchia, la nerchia, la banana, la cappella, l'asta, la verga, la mazza, la fava cappona, il batacchio, Rocco e i suoi fratelli, il barzo... il barzo è bello!, l'organo pedunculare, il pendolo, lo sventrapapere, lo sfondaranocchie, il priapo, il crescinmano, il salame, la salsiccia, il sanguinaccio, il cornetto algida da millennove, il triccheballacche, l'azzittamonache, l'anguilla, il cetriolo, il mi' fratello piccinino, il pezzo di lesso, il piú lo butti giú e piú ritorna su... Ma ce n'è un miliardo, sembrano bischerate ma è un cosa poetica forte.

A parte poi che per quella femminile ce n'è anche di piú. Non oso nominarla perché a nominarla mi viene nel corpo una cosa d'amore irresistibile già nell'immaginazione, sulla vagina... Il medico dice la vulva... fa paura, la vulva, eh? Una cosa spaventosa, una vulva sett'e quaranta turbodiesel... Una cosa tremenda la vulva addosso! Bella la vulva. Poi c'è la cosa, la passera, la chitarrina, la farfallina, la fisarmonica, la gattina, la filettina, la topa, la toppa, la gnocca, la pucchiacca, la sorca, la picchia, la passerina, la patonza, la gnacchera, la cavità, la ferita, la natura, la vergogna, lo spacco, l'antro tetro, la marianna la va in campagna, la bernarda, la tacchina, l'anonima sequestri, l'effetto serra, il conto in banca, l'afflosciapertiche, la seccacetrioli, l'azzittapreti, la fammela vedere, la fammela vedere un'altra volta... è una bellezza che non se ne può parlare.

Anzi, s'è sempre avuto paura, come dice Sigmundo Freud, noto psicoanalista... Quanto si è avuto sempre paura nei secoli, non per l'invidia penis, ma per l'invidia vagina. Già nell'Inquisizione s'è ammazzato le donne, perché gli s'invidiava 'sta cosa...

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Pagina 39

I Sette Vizi Capitali Il nuovo genere umano è tremendo, un maialaio: Sodoma, Gomorra, Poppea, Pompei, Cutolo, Nerone, un casino insomma, non si capisce niente.

Allora Dio non ci vede piú, dice:

- 'sto pianeta mi... mi fa veramente girar la testa! Non ci voglio piú perder tempo, eh? Ora vi dico le cose che si deve fare e quelle che non si deve fare, ve lo fo scrivere e non ci voglio piú metter piede. Mosè! Vieni quassú, scrivi! Allora, i Dieci Comandamenti... scrivi su una pietra qualsiasi! I Dieci Comandamenti, i Sette Vizi Capitali... Figurati quanto ci mette a scrivere i Sette Vizi Capitali! I Sette Vizi Capitali sono: Ira, Lussuria, Invidia, Superbia, Gola, Accidia, Avarizia...

Ora Dio nella confusione del momento non si è accorto che questi Sette Vizi Capitali Lui ce li ha tutti e sette in pieno, veramente, tutti e sette!

La Superbia: se c'è uno piú superbo di Lui:

- Io son Dio l'essere perfettissimo, potentissimo, in ogni luogo, in confronto a me Nembo Kid è un imbecille, Budda lo piglio di tacco, si faccia avanti chi se la vuol fare con me, voglio vedere chi ha il coraggio, paraponziponzipò.

Poi anche il nome. Gli altri dèi c'hanno un nome: Giove, Budda, Allah... Lui: Dio! Se si chiamava con un nome piú umile era piú simpatico a tutti no?! Che so: - Io sono Guido, non avrai altro Guido all'infuori di me.

Era piú simpatico, no? «Aiutati che Guido t'aiuta!», «Piove come Guido la manda». Sui ponti dell'autostrada: «Guido c'è». Insomma, era piú simpatico, veniva bellino: «Allora Dio, nell'Alto dei Cieli...» «Che alto dei Cieli? Son qui a mezz'aria». Insomma! Poteva essere piú... «Padre Onnipotente». «Che Onnipotente? So far qualcosa, ora non esageriamo!»

L'Ira! Se c'è uno che si incazza piú di Lui, ragazzi! Dalla mattina alla sera non c'è un momento che è calmo: già all'inizio Adamo ed Eva gli presero una mela.

- Eeeeh! Fuori di casa mia! Te partorirai con dolore! Te lavorerai con sudore!

Per una mela? Te la pago, mamma mia! Un casino! No, ora io posso anche ammettere: gli hanno preso una cosa che ci teneva. Uno se la piglia, no? Ma poi ti passa... A Lui non gli è ancora passata. Son duemila anni che ci fa battezzare per quella mela. Tutto il giorno me lo immagino, in casa:

- Madonna, m'hanno rubato una mela, Dio bono, accidenti a loro mi piaceva tanto e non gliela volevo lasciare, ora chi me la ripaga, mi piaceva a me, la volevo far cotta, me l'hanno presa.

- Fattene un'altra...

- Ma mi piaceva quella, Madonna bona, ora voglio vedere, metto un albero di fichi, voglio vedere se mi pigliano anche quelli.

Una cosa, guarda! Poi dice aumenta il prezzo della frutta! A quel tempo una mela costava l'ira di Dio!

Guido, te lo sai, t'ho voluto bene, accidenti a te! E' venuto a vedere lo spettacolo, è qui sopra, non ha mica pagato il biglietto, figurati, se passa di là paga, è pure tirchio eh? Vieni a pagare le cinquemilalire, accidenti a Guido! E' di piú, lo so. Cinquemila ti garberebbe, eh? Ottomila, nove! Allora non viene proprio nemmen qui sopra, se è nove non si fa proprio vedere nella zona. Guido, si fa per scherzare, eh? Non vorrei, siccome siamo all'aperto, m'arriva un fulmine, Guido, per dire due battute sai com'è, no? Ti sarà capitato anche a te, no? Accidenti! Pensa che mò io mi ritrovo di là...

- Benigni, ti sembrava d'esser simpatico con quello spettacolo?

Vado a mangiare insieme a Guido, dice:

- Piglia 'sta macedonia.

- No grazie, non si sa mai cosa c'è dentro, ci fosse un pezzo di mela, tieni Guido, un pezzo di mela nella macedonia.

La Lussuria? Ora non voglio entrare in fatti privati, però cinque miliardi: tutti figli suoi! Lasciamo perdere!

L'Avarizia? Se c'è uno piú avaro, ragazzi! A parte che il suo popolo prediletto sono gli ebrei: gli ha promesso un pezzo di terra; son tremila anni, non gliela dà!

- Mosè, come ti dissi? «Promessa». T'ho mica detto: «Terra data», Mosè!

L'Accidia! Ragazzi, se c'è uno piú pigro di Lui! E' proprio la pigrizia in persona, è stato un'eternità senza far niente! Prima di fare il mondo non ha fatto niente! Ma non un giorno, un'eternità! Poi, un giorno, sdraiato, decide di fare il mondo. E il settimo giorno: riposo! Da allora non l'ha visto piú nessuno! Fosse venuto a fare un ritocco! Ce ne sarebbe anche bisogno! Niente, proprio!

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Pagina 59

Il cinema è come il cocomero

Fellini Lo splendido autore di Ladri di biciclette e di La terra trema, un regista che ha portato sullo schermo la dura realtà di Ginevra, salvando i destini delle banche svizzere.

Walter Matthau Prima di conoscermi era sporco, ignorante e puzzava. E' rimasto stravolto quando gli ho recitato la tabellina dell'otto, è quasi svenuto quando gli ho detto la capitale della Cambogia. Gli ho insegnato come si mangia, a vestirsi, a lavarsi, e credo che un giorno farò di lui un grande attore.

Cinema e cocomeri Il cinema non è come il mare, è come il cocomero. Finché non si apre non si sa se è buono o no. Quando tu giri una scena puoi dire: mi sembra buona! Quando il cocomero è chiuso, dal suono dici: forse è buono! Ma poi quando l'apri è come il cinema quando lo vedi sviluppato. Al suono sembrava buono, poi magari...

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Pagina 75

La mia geografia. Misericordia e dintorni

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Pagina 78

Svizzera Risoluzione del problema dell'economia italiana: conquista della Svizzera. La Svizzera, ragazzi, non per essere demagogico ma, veramente, non è una nazione, è proprio una banca viaggiante! In Svizzera bisogna andarci entro l'una e mezzo perché chiudono! Oramai si danno piú soldi al primo svizzero che si inconrra:

Buongiorno, son di Zurigo...

Oh!, mi reggi 'ste 200 000 lire? Guarda, ce l'avevo in tasca...

A parte che la conquista della Svizzera... naturalmente si fa non con la violenza, con il dialogo, no?

Il dialogo con lo svizzero è piuttosto semplice. Non è che c'hanno tanti argomenti: c'hanno le banche, appunto, gli orologi, le mucche, la cioccolata, il latte, Guglielmo Tell qualche volta.

Quando si incontrano due svizzeri:

- Buongiorno, che fai?

- Andavo in banca. E tu?

- Eh, sono stato a prendere il latte, ora vado a prendere una cioccolata, che ore sono?

- Mah! C'ho qui l'orologio...

- Sí? E la mucca?

- L'ho lasciata a casa con la cioccolata.

- Vieni a pigliare un po' di latte in banca?

- No, ho preso l'orologio in latteria.

- Allora piglia l'orologio con il latte, io prendo la mucca con la latteria e si va in banca a pigliare un orologio...

- L'ho preso a casa, il latte!

- Piglia un po' di cioccolata.

- La mucca? No, con l'orologio!

- L'orologio con la mucca?

- No, c'ho la banca con la latteria.

- Piglia la latteria. Via, ti saluto, vado in albergo.

- Stai in un hotel?

- sí.

- Che hotel?

- Guglielmo...

- Guglielm' Hotel?

- Sí, ciao!

- Ciao, ci si vede.

- Arrivederci...

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Pagina 81

Io e Schopenhauer

Non ce la fo piú Non ce la fo piú, come disse quello che fece la popò in mezzo all'ortíche.

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Pagina 85

Le ispirazioni comiche La Bibbia, come testo, e poi Rabelais e Campanile, Swift, Jacob, Carroll, Sterne del Tristram Sbandy, Kafka e Musil, gli autori di una vecchia antologia di Bertolucci e Citati. E poi Landolfi che fa paura, è spaventoso, un orrorifico del quotidiano. Lui è un vero comico perché il comico fa sempre paura. Borges diceva che la tragedia è piú poetica della comicità, piú importante. Ma Chesterton mi ha fatto capire anche quanto sia piú facile far piangere. Ma si va tutti verso la morte e allora a questo mondaccio vuoi lasciare opere serie. Anche Woody Allen vuol farci sapere che patisce. Mi tocca trovare la comicità nell'opera di Quine, l'ironia nella filosofia di Kant. Viva Buñuel che è rimasto ragazzo tutta la vita e come Groucho Marx ha parlato di questo mondaccio sorridendo. Ma è poi la poesia che si riesce a raggiungere che ha valore. Quando dài poesia non fa differenza se è attraverso il riso o il pianto.

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Pagina 101

Secondo interludio.

Hymn of the corp sciolt

Vi volevo fare un pezzo che me l'hanno anche richiesto, ch'è intitolato «L'inno del corpo sciolto», per ristabilire l'armonia... Non ve la spiego la canzone, tratta dall'omonimo inglese, «The hymn of the corp sciolt», e dal mio 33 giri Amore lavati, un pezzo sull'igiene intima, che mi son trovato male a volte, quindi... Questo pezzo, amici, è un pezzo tragico, triste, che parla che bisogna fare la popò, e dice che piú se ne fa meglio si sta. Dice anche altre cose tristi questo pezzo, che dopo fatta questa popò bisognerebbe pulirsi dietro perché non sta bene andare in giro sudici in quella maniera, eh...

Mah, è un pezzo sulla gioia, sull'allegria e sull'amore diciamo della vita, e di queste attività delle quali abbiamo parlato prima e sulle quali torneremo dopo. Ma vengo senza dubbio al fatto. Non la dedico a nessuno, che a volte si incazzano... Va fatta in silenzio mi raccomando, senza batter le mani perché se si perde una parola siamo rovinati.

    E questo è l'inno
    del corpo sciolto
    lo può cantare solo chi caca di molto
    se vi stupite la reazione è strana
    perché cacare soprattutto è cosa umana
    Noi ci svegliamo e dalla mattina
    il corpo sogna sulla latrina
    le membra posano in mezzo all'orto
    e questo è l'inno, l'inno sí,
                        del corpo sciolto.
    Ci hanno detto vili, brutti e schifosi
    ma son soltanto degli stitici
                                 invidiosi
    ma il corpo è lieto, lo sguardo è puro
    noi siamo quelli che han cacato
                                di sicuro.
    Pulirsi il culo dà gioie infinite
    con foglie di zucca di bietola o
                                   di vite
    quindi cacate perché è dimostrato
    ci si pulisce il culo dopo aver
                                   cacato.
    Evviva i cessi, sian benedetti
    evviva i bagni le toilettes e
                              i gabinetti,
    evviva i campi da concimare
    viva la merda e chi ha voglia
                                di cacare.
    Il bello nostro è che ci si incazza
                                parecchio,
    ci si calma solo dopo averne fatta
                               un secchio.
    La vogliam reggere per una stagione
    e con la merda poi fare
                           la rivoluzione.
    Pieni di merda andremo a lavorare
    poi tutto a un tratto si fa quello
                               che ci pare
    e chi ci dice te fai questo o quello,
    gli cachiamo addosso e lo copriam
                         fino al cervello.
    Cacone merdone stronzone puzzone
    la merda che mi scappa si spappa
                               su di te!!!

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