|
<< |
< |
> |
>> |
Pagina 37
[ Fès ]
Ogni città natale trattiene nel
suo ventre un po' di cenere. Fès mi
ha riempito la bocca di terra
gialla e di polvere grigia. Una
fuliggine di legno e di carbone si
è depositata nei miei bronchi e ha
appesantito le mie ali. Come amare
questa città che mi ha inchiodato
per terra e per tanto tempo ha
velato il mio sguardo?
|
<< |
< |
> |
>> |
Pagina 125
[ vita, interrogarsi, radici, fuga, volto ]
Non riesco a star fermo. Ma sono
anche stanco di correre e di
scavalcare da una terrazza
all'altra. Sogno di abbandonare
quest'uomo sempre di fretta per
ritirarmi vicino a una sorgente
sulla costa di una montagna a
inventarmi la vita. Ma ho paura che
una volta sul posto perderei di
vista la ragione di quel sogno e mi
annoierei molto. Dunque continuo a
spostarmi e a interrogarmi,
dovunque vada, sullo stato delle
radici.
Uomo impaziente, amante
frettoloso, facevo l'amore
correndo, in una fuga continua. In
questa traversata, mi capita ancora
di scegliere un volto e di
ricordarmi dell'emozione che mi
aveva dato.
|
<< |
< |
> |
>> |
Pagina 175
[ Tangeri, ombra, doppio ]
Tangeri è cosí: un libro non
concluso. Una città senza famiglia,
senza focolare, abbandonata in
balia di briganti dal cuore tenero,
lasciata a se stessa, in una nudità
conturbante ed equivoca, presa
nell'ambiguità di una notte senza
fine, e intorno al collo, proprio
per burlarsi di quelli che si
prendono sul serio, porta una
sciarpa di seta color malva, che
sventola nell'aria. Sono tornato in
questo posto per mettere ordine in
una vita che non ha grandi
certezze. Ma ho freddo e non oso
aprire questo quaderno azzurro -
una sorta di lunga lettera scritta
sotto i miei occhi tra Khania e
Atene. Perché mai rientrare in
patria senza avere ascoltato la
voce della donna amata? Le ho
detto: «Rientra a Xios, la tua
isola natale; io torno sui miei
passi». Mi sento braccato
dall'ombra che fa il mio stesso
corpo; in realtà non è altro che
l'ombra di una fragile sagoma che
mi insegue, si appoggia sulle mie
spalle e parla, mi detta quello che
devo scrivere. Il problema del
doppio sarebbe semplice e persino
facile se si presentasse a noi con
la faccia del sogno e la voce
dell'assente. Ahimè, nonha né voce
né volto, ma l'immensa presenza
ingombrante e perversa, di sè.
|
<< |
< |
|