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| << | < | > | >> |Pagina 1C'era una volta..."Ma come! Allora questa è una favola?" direte voi... Una favola come tutte le altre? Bé, sì, ín un certo senso lo è, perché proprio come tutte le favole che si rispettino, è una storia a metà fra la realtà e la fantasia. "E in che epoca si svolge?" probabilmente vorrete sapere. Ecco, in tutte le epoche e in nessuna, perché, vedete, il vantaggio delle favole è che possono vagare liberamente al di fuori di tutti i confini del tempo e dello spazio... Dunque, c'era una volta... "Un re!" Ma no, che c'entrano i re! I tempi sono cambiati! Parliamo, semmai, di un primo ministro, anzi no, non esageriamo: facciamo un sindaco qualsiasi di una città qualunque. Poi c'era anche il pifferaio... "Quello del pifferaio magico?"
Sì, ma se continuate a fare domande quí si perde il filo! Insomma,
ricominciamo da capo e stavolta procediamo con ordine...
Sì c'era una volta una città, e questa città si ingrandiva sempre di più, ogni giorno un poco di più, smisuratamente, "a macchia d'olio" come si è soliti dire in questi casi. Sennonché più si ingrandiva, più gli abitanti diventavano egoisti, prepotenti e meschini. Si guardavano tutti in cagnesco e mai una volta che si sorridessero! Quando camminavano per le strade, andavano sempre di fretta e parecchi correvano addirittura come se avessero da fare chissà che. A vederli, si aveva l'impressione che fossero impegnati a costruire qualcosa di grandioso, a realizzare progetti importantissimi... Invece, poveretti, la verità era che ormai neppure si rendevano più conto che tutto quel darsi tanto da fare non serviva a costruire ma, semmai, a distruggere giorno per giorno, anzi, che dico!, ora per ora.
Anche alle feste avevano dato un significato diverso, in modo che pure quei
giorni non li obbligassero a sorridersi e a provare qualche emozione. Di
divertimenti, neppure a parlarne. Del resto, l'unico loro divertimento, l'unico
distributore di emozioni, era uno strano apparecchio complicato, con uno schermo
su cui si vedevano passare le immagini e degli altoparlanti da cui uscivano i
suoni. Loro lo chiamavano "televisore". Succedeva, così, che ognuno se ne
stava per suo conto a guardare lo schermo, assuefacendosi sempre di più a
quell'unico divertimento; ma più ne abusavano più erano insoddisfatti e così il
livore generale aumentava senza che nessuno riuscisse a capirne il perché.
Intanto sotto la città vera e propria se ne era creata un'altra; un intero mondo sotterraneo, in cui trovavano rifugio gli esuli, gli emigrati, gli sbandati, i ladri, i contrabbandieri... in una parola, tutti quelli che avevano deciso di non accettare più le leggi e le regole della Città di Sopra, e che per questo erano stati emarginati e venivano perseguitati. Tutte queste brave persone (sì "brave", in fondo, perché, gratta gratta, non erano poi tanto peggiori di quelle che vivevano nella Città di Soprà) dovevano dividere il loro mondo con i topi, che ne erano la popolazione naturale ed erano in grande maggioranza. Ma, anziché combatterli, li avevano persuasi a collaborare con loro, a mettersi dalla loro parte, secondo la vecchia teoria che i compagni di sventura devono aiutarsi gli uni con gli altri. Così i topi si erano lasciati convincere a diventare i loro alleati.
I topi grazie al loro numero e al terrore che provocavano nelle altre
persone, proteggevano l'universo occulto dei diseredati (o "Sotterranei", come
si definivano), e poi del resto, a pensarci bene, da sempre perseguitati ed
emarginati dalla comunità come loro, calzavano a pennello come "compagni
di lotta"!
Il capo di quegli strani abitanti della Città di Sotto (gli "irregolari" o i "Sotterranei", come più vi piace chiamarli) era un personaggio che, nella Città di Sopra, era molto importante: addirittura uno dei consiglieri del sindaco, e anche uno dei più autorevoli e ascoltati. Di giorno, sedeva nel grande salone dove si riunivano i notabili della Città di Sopra; di notte, nella caverna principale della città sotterranea, aizzava i diseredati a prepararsi al "grande colpo" (o golpe, come diceva lui) che avrebbe rovesciato definitivamente il potere e avrebbe raso al suolo la Città di Sopra. "Perché faceva il doppio gioco?" vi starete certamente domandando. "Per quali ragioni si comportava in quel modo?" Questo non lo sa nessuno. Avrà avuto i suoi disegni segreti; o era semplicemente una questione di carattere. Comunque, gli storici hanno accertato che, quando era ancora un ragazzo e recitava nel teatrino della scuola, pretendeva sempre che gli dessero la parte del cattivo; e che, prima ancora, quando era bambino e la nonna gli raccontava le favole, lui si entusiasmava soprattutto per le imprese dell'orco. | << | < | > | >> |Pagina 16ASSUEFAZIONEAttenzione, concentrazione sguardo fisso al televisore prova di assuefazione scambio di identità tutti pronti attenzione, concentrazione, ah! Ad ognuno la giusta dose a seconda della sua ingenuità tutti sospesi al filo della pubblicità ce n'è per tutti ma a ognuno la giusta dose, ah! Una panoramica sul mondo, non stancarti usa il telecomando che vuoi ancora, che vuoi di più?... Attenzione, concentrazione allenarsi per ore ed ore prova di resistenza, e di elasticità come ballare questo ballo per ore ed ore Ispirare profondamente, ah! Prova tecnica della mente, ah! Codice programmato della felicità metodo pratico ed immediato di assuefazione, assuefazione, assuefazione!... | << | < | > | >> |Pagina 44SARÀ FALSO SARÀ VEROStorie di ladroni traffici di schiavi santi nella fossa dei leoni viaggi straordinari isole lontane altri mondi da immaginare. Ed il buon senso sparso di qua e di là ed il Mediterraneo, culla di civiltà la fonte inesauribile, di mille biblioteche sarà falso, sarà vero! Tutta la saggezza dei mercanti arabi ed il senso pratico dell'America tutti uniti sempre, fino alla vittoria le medaglie alla memoria. Ed il buon senso sparso di qua e di là e l'Araba Fenice, chi la ritroverà ed i profeti mitici, giganti del pensiero sarà falso, sarà vero!... | << | < | > | >> |Pagina 58NON È AMORENon è amore quello che fa girare il motore del volo militare e che importa di sotto chi ci sta Non è amore legittima difesa; prima sparo e dopo chiedo scusa, quel che conta è la legalità Ma tra la freddezza e la follia ci deve essere una terza via Non è amore quello che fa giocare al mercato la multinazionale nella gara a chi più venderà Non è amore lo splendido sorriso di chi spiega le regole per l'uso, di chi inganna con la pubblicità Ma tra la freddezza e la follia ci deve essere una terza via Non è amore il gesto plateale di chi marcia spaccando le vetrine del quartiere che colpa non ne ha Non è amore la guerra della fede di chi è pronto a uccidere e morire per amore di Cristo o di Allah. | << | < | |