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Pagina 23
[ inizio libro ]
Gentili signore e signori, chiedo scusa! In particolare
alle signore, perché nel mio racconto non tutto sarà allo
stesso modo elevato e decoroso. A Ivan Pavlovic è successa
una cosa davvero imbarazzante. Così per l'appunto mi disse
andandosene: «Mi è capitata una cosa imbarazzante, Grisa,
amico mio, qui da voi a Parigi». Io non risposi nulla,
rimasi solo un po' interdetto: del suo caso imbarazzante ero
un pochino colpevole, e sventolai il fazzoletto, come si usa
qui quando il treno parte.
Ivan Pavlovic era arrivato dalla provincia venerdì
scorso, dopo aver lasciato in mano al socio, K.P. Birilev,
marinaio e cunicoltore, il suo allevamento di conigli. Per
un anno intero mi aveva scritto che non poteva più andare
avanti senza una donna di origine russa, e che aveva deciso
di sposarsi a ogni costo. «Griga, amico mio,» scriveva
«potrai capirmi? Tu sei giovane, tu vivi, si può dire, nella
capitale di tutte le arti, hai a tua disposizione, grazie
alla tua bella presenza, signore affascinanti. Io, invece,
è poco dire che porto su di me il triste fardello
dei quarantacinque anni, di capelli non ne ho molti, e per
di più mi sono impantanato ad allevare conigli, lontano
dagli svaghi.
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