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| << | < | > | >> |IndiceLa letteratura nazista in America I Mendiluce Edelmira Thompson Mendiluce Buenos Aires, 1894 - Buenos Aires, 1993 13 Juan Mendiluce Thompson Buenos Aires, 1920 - Buenos Aires, 1991 24 Luz Mendiluce Thompson Berlino, 1928 - Buenos Aires, 1976 27 Gli eroi mobili o La fragilità degli specchi Ignacio Zubieta Bogotá, 1911 - Berlino, 1945 39 Jesús Fernández-Gómez Cartagena de Indias (Colombia), 1910 - Berlino, 1945 45 Precursori e antilluministi Mateo Aguirre Bengoechea Buenos Aires, 1880-Comodoro Rivadavia, 1940 51 Silvio Salvático Buenos Aires, 1901 - Buenos Aires, 1994 53 Luiz Fontaine Da Souza Rio de janeiro, 1900 - Rio de Janeiro, 1977 55 Ernesto Pérez Masón Matanzas (Cuba), 1908 - New York, 1980 59 I poeti maledetti Pedro González Carrera Concepción (Cile), 1920 - Valdivia (Cile), 1961 67 Andrés Cepeda Cepeda, detto Il Damerino Arequipa (Perù), 1940 - Arequipa, 1986 74 Letterate e viaggiatrici Irma Carrasco Puebla (Messico), 1910 - Città del Messico, 1966 81 Daniela Di Montecristo Buenos Aires, 1918 - Cordova, 1970 90 Due tedeschi alla fine del mondo Franz Zwickau Caracas, 1946 - Caracas, 1971 95 Willy Schürholz Colonia Renacer (Cile), 1956 - Kampala (Uganda), 2029 98 Visione, fantascienza J.M.S. Hill Topeka (Stati Uniti), 1905 - New York, 1936 107 Zach Sodenstern Los Angeles, 1962 - Los Angeles, 2021 110 Gustavo Borda Città del Guatemala, 1954 - Los Angeles, 2016 114 Maghi, mercenari, miserabili Segundo José Heredia Caracas, 1927 - Caracas, 2004 119 Amado Couto Juiz de Fora (Brasile), 1948 - Parigi, 1989 121 Carlos Hevia Montevideo, 1940 - Montevideo, 2006 124 Harry Sibelius Richmond, 1949 - Richmond, 2014 125 I mille volti di Max Mirebalais Max Mirebalais, alias Max Kasimir, Max von Hauptmann, Max Le Gueule, Jacques Artibonito Port-au-Prince, 1941 - Les Cayes, 1998 133 Poeti nordamericani Jim O'Bannon Macon, 1940 - Los Angeles, 1996 143 Rory Long Pittsburgh, 1952 - Laguna Beach, 2017 147 La Fratellanza Ariana Thomas R. Murchison, detto Il Texano Las Cruces (Texas), 1923 - Penitenziario di Walla Walla (Oregon), 1979 155 John Lee Brook Napa (California), 1950 - Los Angeles, 1997 157 I favolosi fratelli Schiaffino Italo Schiaffino Buenos Aires, 1948 - Buenos Aires, 1982 163 Argentino Schiaffino, detto Il Ciccione Buenos Aires, 1956 - Detroit, 2015 167 Ramírez Hoffman, l'infame Carlos Ramírez Hoffman Santiago del Cile, 1950 - Lioret de Mar (Spagna), 1998 185 Epilogo per mostri l. Alcuni personaggi 211 2. Alcune case editrici, riviste, località ... 219 3. Alcuni libri 227 Note 239 |
| << | < | > | >> |Pagina 53Fra le sue proposte giovanili si annoverano la restaurazione dell'Inquisizione, le pubbliche punizioni corporali, la guerra permanente contro i cileni o contro i paraguayani o i boliviani come forma di ginnastica nazionale, la poligamia maschile, lo sterminio degli indios per evitare un'ulteriore contaminazione della razza argentina, la revoca dei diritti ai cittadini di origine ebrea, l'emigrazione in massa dai paesi scandinavi per schiarire progressivamente l'epidermide nazionale scuritasi dopo anni di promiscuità ispano-indigena, la concessione perpetua di borse di studio letterarie, l'esenzione dalle tasse per gli artisti, la creazione della maggiore forza aerea del Sudamerica, la colonizzazione dell'Antartide, l'edificazione di nuove città in Patagonia. Fu calciatore e futurista. Dal 1920 al 1929 scrisse e pubblicò più di dodici raccolte di poesie, alcune delle quali ricevettero premi municipali e provinciali, e frequentò i salotti letterari e i caffè alla moda. Dopo il 1930, incatenato da un matrimonio disastroso e da una prole numerosa, lavorò come cronista e correttore di bozze in diversi giornali della capitale e frequentò sia i tuguri sia l'arte del raccontare che sempre gli fu schiva; pubblicò tre romanzi: Campi d'onore (1936), che tratta di sfide e duelli semiclandestini in una Buenos Aires spettrale, La dama francese (1949), un racconto a base di prostitute generose, cantanti di tango e investigatori, e Gli occhi dell'assassino (1962), curiosa premonizione dello psico-killer cinematografico degli anni Settanta e Ottanta. Morì nell'ospizio dei poveri vecchi di Villa Lauro, con una valigia zeppa di polverosi libri e di manoscritti inediti quali unici averi. I suoi libri non vennero mai ristampati. Gli inediti furono probabilmente buttati nella spazzatura o dati alle fiamme dai custodi dell'ospizio. | << | < | > | >> |Pagina 125Furono le letture di Norman Spinard e di Philip K. Dick e forse la posteriore riflessione su un racconto di Borges a indurre Harry Sibelius a scrivere una delle opere più complesse, più dense e probabilmente più inutili dell'epoca. Il romanzo, perché proprio di un romanzo si tratta e non di un libro di storia, è in apparenza semplice. Il presupposto è questo: la Germania, alleata con l'Italia, la Spagna e la Francia di Vichy, batte l'Inghilterra nell'autunno del 1941. Durante l'estate successiva viene sferrato un attacco di quattro milioni di soldati contro l'Unione Sovietica. Quest'ultima capitola nel 1944, ma alcune ridotte siberiane portano avanti una guerra a bassa intensità. Nella primavera del 1946 truppe europee dall'est e giapponesi dall'ovest attaccano gli Stati Uniti. Nell'inverno del 1946 cadono New York, Boston, Washington, Richmond, San Francisco, Los Angeles; la fanteria e i panzer tedeschi attraversano gli Appalachi; i canadesi indietreggiano verso l'interno del paese; il governo degli Stati Uniti si installa a Kansas City e la sconfitta plana su tutti i fronti. Nel 1948 c'è la capitolazione. L'Alaska, parte della California e parte del Messico passano al Giappone. Il resto fa parte dell'America occupata dalla Germania. Tutto quanto accade in precedenza Harry Sibelius lo spiega svogliatamente nelle prime dieci pagine dell'introduzione. Quest'introduzione (in realtà una sorta di date chiave per collocare rapidamente il lettore nella storia) si intitola Volo d'uccello. A partire di qui inizia il romanzo, Il vero figlio di Giobbe, 1.333 pagine, specchio nero de L'Europa di Hitler, di Arnold J. Toynbee. Il libro è strutturato sul modello dell'opera dello storico inglese. La seconda introduzione (in realtà, l'autentico prologo) si intitola L'inapprensibilità della Storia, esattamente come il prologo di Toynbee; la frase di quest'ultimo: «La visione dello storico è sempre e comunque condizionata dalla sua stessa ubicazione nel tempo e nello spazio; e siccome il tempo e lo spazio sono in continuo mutamento, nessuna storia, nel senso stretto del termine, potrà mai essere un racconto permanente che narri, una volta per sempre, tutto in modo che sia accettabile per i lettori di ogni epoca, nemmeno per ogni parte della Terra» costituisce uno dei motivi di riflessione intorno a cui ruota il prologo di Sibelius; le sue intenzioni, naturalmente, differiscono da quelle di Toynbee. Il professore inglese in ultima istanza lavora affinché il crimine e l'ignominia non cadano nell'oblio. Il romanziere virginiano a tratti sembra credere che in qualche parte «del tempo e dello spazio» quel crimine si sia assestato vittoriosamente e procede, quindi, a inventariarlo. | << | < | > | >> |Pagina 163Probabilmente non è mai esistito un poeta più diligente di Italo Schiaffino, almeno a Buenos Aires e negli anni in cui gli toccò vivere, benché poi la sua fama sia stata messa in ombra dal fratello minore, Argentino Schiaffino, pure lui poeta. Di famiglia umile, in vita sua ebbe solo due passioni: il calcio e la letteratura. A quindici anni, quando già da due aveva abbandonato la scuola per un lavoro da fattorino nella ferramenteria di don Ercole Massantonio, si iscrisse al club degli ultrà di Enzo Raúl Castiglioni, uno dei tanti che in quel periodo accoglievano i tifosi della squadra del Boca Juniors.
Non tardò a fare progressi. Nel 1968, quando
Castiglioni entrò in prigione, si mise a capo del gruppo e
compose la prima poesia (o almeno la prima poesia di cui sia
rimasta traccia) e il primo manifesto. La poesia si
intitolava
Impallidiscano i levrieri
ed era formata da 300 versi alcuni dei quali vennero
imparati a memoria dai suoi compagni. Fondamentalmente si
trattava di una poesia di battaglia; a detta di Schiaffino
«una specie di Iliade in onore della squadra del Boca».
Venne pubblicata nel 1969 grazie al finanziamento
volontario e pubblico e l'edizione di 1.000 esemplari ebbe
un prologo del dottor Pérez Heredia in cui si dava il
benvenuto al nuovo poeta nel Parnaso argentino. Il
manifesto era diverso. In cinque pagine Schiaffino
esponeva la situazione del calcio in Argentina, si lamentava
della crisi, additava i colpevoli (la plutocrazia ebrea
incapace di produrre buoni giocatori e l'intellighenzia
rossa che portava il paese alla decadenza), indicava qual
era il pericolo e spiegava i modi per esorcizzarlo. Il
manifesto si intitolava
L'ora della gioventù argentina
e in parole di Schiaffino si trattava di «una tirata creola
alla von Clausewitz per risvegliare gli spiriti più inquieti
della patria». Non tardò a trasformarsi in lettura
d'obbligo almeno nelle cerchie più dure dei vecchi ultrà di
Castiglioni.
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