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| << | < | > | >> |IndiceNota degli eredi dell'autore 5 Prima parte IL ROMANZO-NEVE Speri che scompaia l'angoscia 13 Mattino 14 Il romanzo-neve 15 Questa è la pura verità 16 Strana occupazione gratuita 17 Il lavoro i8 Alle 4 del mattino vecchie fotografie di Lisa 19 Fra mille anni non resterà nulla 20 Devi scrivere delle vedove, quelle abbandonate 21 Le parrucche di Barcellona 22 I miei castelli 23 Poeta cinese a Barcellona 24 [...] Il signor Wiltshire 431 Versi di Juan Ramón 432 I Neochilenos 434 Meglio imparare a leggere che imparare a morire 450 Resurrezione 451 UN LIETO FINE Un lieto fine 455 Autoritratto 456 Autoritratto 457 Quattro poesie per Lautaro Bolaņo 458 Due poesie per Lautaro Bolaņo 460 Ritratto del maggio 1994 462 Un lieto fine 463 Musa 465 [Nota dell'autore, senza titolo] 469 Breve storia del libro di Carolina López 473 |
| << | < | > | >> |Pagina 18IL LAVORONei miei lavori la pratica si decanta come causa ed effetto di un rombo sempre presente e in movimento. Lo sguardo disperato di un detective davanti a un crepuscolo straordinario. Scrittura rapida tratto rapido su un dolce giorno che arriverà e io non vedrò. Ma niente ponte nessunissimo ponte né segnali per uscire da un labirinto illusorio. Forse rime invisibili e rime blindate intorno a un gioco infantile, la certezza che lei sta sognando. Poesia che forse difenderà la mia ombra nei giorni a venire quando io sarò solo un nome e non l'uomo che con le tasche vuote ha vagabondato e lavorato in mattatoi del vecchio e del nuovo continente. Credibilità e non durata chiedo per i canti che ho composto in onore di ragazze ben precise. E pietà per i miei anni fino ai 26. | << | < | > | >> |Pagina 19Alle 4 del mattino vecchie fotografie di Lisa tra le pagine di un romanzo di fantascienza. Il mio sistema nervoso si ripiega come un angelo. Tutto perduto nel regno delle parole alle 4 del mattino: la voce del tizio coi capelli rossi sonda la pietà. Vecchie fotografie case di quella città dove lentamente facevamo l'amore. Quasi un'incisione su legno, scene che si susseguivano immobili fronda tra dune. Assopito sul tavolo dico che ero poeta, un troppo tardi, uno svegliati caro, nessuno ha bruciato le candele dell'amicizia | << | < | > | >> |Pagina 27BAMBINI DI DICKENSAmmiri il poeta dai nervi saldi Giusto? Giusto Proprio come ammiri l'operaio dall'orario selvaggio e i commercianti che vanno a letto all'alba contando l'oro e le ragazze di 25 anni che scopano tutta la notte e il giorno dopo danno tre o quattro esami all'università Č difficile capire quanto sopra Cerco di dire animali selvaggi che si aggirano sulle pareti di casa mia, Gufi e bambini di Dickens Lucertole ed ermafroditi dipinti da Moreau I soli delle mie due stanze Il rumore di passi che può solidificarsi in qualunque momento come una scultura di gesso sporco Gli occhi cancellati del santo che cavalca incontro al Drago | << | < | > | >> |Pagina 65Va' all'inferno, Roberto, e ricordati che ormai non glielo metterai dentro mai più Aveva un odore tutto suo Lunghe gambe lentigginose Capelli mogano e bei vestiti In realtà adesso ricordo ben poco Mi ha amato per sempre Mi ha distrutto | << | < | > | >> |Pagina 76STRADE DI BARCELLONASi turba quello stronzo di Roberto Chiude gli occhi (Gli diventano vermiglie le guance) Legge libri nella latteria Parisina di calle Tallers Cammina nelle viuzze del porto sotto la pioggerella (Un film pacchianissimo che potrebbe interpretare Robert De Niro) Ma perché arrossisce? (Quello stronzo di Robert Bolaņo: bacia in bocca il patetico e il ridicolo) Apre gli occhi come un magro orso agonizzante (Un orso, tu?) Come Snuffles di R.A. Lafferty Si turba, cammina sotto la pioggerella del porto Si ferma davanti ai cartelloni dei cinema Legge nel bar Céntrico di calle Ramalleras Freud Lacan Cooper (Sul serio) Non nasconde le sue tracce | << | < | > | >> |Pagina 80BIBLIOTECA DI POEIn fondo a uno strano recinto, Libri o pezzi di carne. Nervi agganciati a uno scheletro O carta stampata. Un vaso da fiori o la porta Degli incubi. | << | < | > | >> |Pagina 91Ora il tuo corpo è scosso da incubi. Non sei più lo stesso: quello che ha amato, che ha rischiato. Non sei più lo stesso, anche se forse domani tutto svanirà come un brutto sogno e tu ricomincerai da capo. Forse domani ricomincerai da capo. E il sudore, il freddo, i detective erranti, saranno come un sogno. Non ti scoraggiare. Ora tremi, ma forse domani tutto ricomincerà da capo. | << | < | > | >> |Pagina 387L'ULTIMO CANTO D'AMORE DI PEDRO J. LASTARRIA, ALIAS «EL CHORITO»Sudamericano in terra di goti°, Questo è il mio canto di addio Ora che gli ospedali volano Sopra la colazione e l'ora del tè Con un'insistenza che non posso Che addebitare alla morte. Sono finiti i crepuscoli Lungamente studiati, sono finiti I giochi divertenti che non portano Da nessuna parte. Sudamericano In terra più ostile Che ospitale, mi preparo A entrare nel lungo Corridoio ignoto Dove si dice che fioriscano Le opportunità perse. La mia vita è stata una serie Di opportunità perse, Lettore di Catullo in latino Ho avuto a stento il coraggio di dire Sine qua non o Ad hoc Nell'ora più amara Della mia vita. Sudamericano In ospedali di goti, che fare Se non ricordare le cose piacevoli Che un tempo mi sono successe? Viaggi infantili, l'eleganza Di genitori e nonni, la generosità Della mia giovinezza perduta e con lei La giovinezza perduta di tanti Compatrioti Sono ora il balsamo del mio dolore, Sono ora la barzelletta incruenta Scatenata in queste solitudini Che i goti non capiscono O che capiscono altrimenti. Anche io sono stato elegante e generoso: Ho saputo apprezzare le tempeste, I gemiti dell'amore nelle baracche E il pianto delle vedove, Ma l'esperienza è una truffa. In ospedale mi fanno compagnia soltanto La mia immaturità premeditata E i bagliori visti su un altro pianeta O in un'altra vita. La cavalcata dei mostri Dove «El Chorito» Ha un ruolo di spicco. Sudamericano in terra di Nessuno, mi preparo A entrare nel lago Immobile, come il mio occhio Dove si rifrangono le avventure Di Pedro Javier Lastarria Dal raggio incidente All'angolo di incidenza, Dal seno dell'angolo Di rifrazione Alla costante chiamata Indice di rifrazione. In breve: le cose brutte Trasformate in belle, In apparizioni gloriose Le gaffe, Il ricordo del fallimento Trasformato in ricordo Del coraggio. Un sogno, Forse, ma Un sogno che mi sono guadagnato Con le mie forze. Che nessuno segua il mio esempio Ma sappiate Che sono i muscoli di Lastarria Ad aprire questa strada. Č la corteccia cerebrale di Lastarria, I denti che battono Di Lastarria, a illuminare Questa notte nera dell'anima, Ridotta, per mio diletto E riflessione, a questo angolo Di stanza in ombra, Come pietra febbrile, Come deserto catturato Nella mia parola. Sudamericano in terra Di ombre, Io che sono sempre stato Un cavaliere, Mi preparo ad assistere Al mio volo di addio.[°] Goto: termine con cui in certe aree dell'America Latina ci si riferisce in tono dispregiativo agli spagnoli. [n.d.t.] | << | < | > | >> |Pagina 420DEVOZIONE DI ROBERTO BOLAŅOAlla fine del 1992 era molto malato e si era separato dalla moglie. Ecco la merdosa verità: era solo ed era fregato e pensava sempre che gli restava poco tempo. Ma i sogni, estranei alla malattia, arrivavano ogni notte con una fedeltà che riusciva a stupirlo. I sogni che lo trasportavano in quel paese magico che lui e nessun altro chiamava D.F. e Lisa e la voce di Mario Santiago che leggeva una poesia e tante altre cose buone e degne delle più ardenti lodi. Malato e solo, sognava e affrontava i giorni che marciavano inesorabili verso la fine di un altro anno. E ne ricavava un po' di forza e di coraggio. Il Messico, i passi fosforescenti della notte, la musica che risuonava agli angoli delle strade dove un tempo si congelavano le puttane (nel cuore di ghiaccio del quartiere Guerrero) gli fornivano il nutrimento di cui aveva bisogno per stringere i denti e non piangere di paura. | << | < | > | >> |Pagina 421IL RITORNO DI ROBERTO BOLAŅOI. Tornai con le puttane del Cile e non ci fu un bordello dove non fossi accolto come un figlio come il fratello che riappare tra le nebbie e sentii una musica deliziosa una musica di chitarra e piano e congas buona per ballare buona per lasciarsi andare e rimbalzare di tavolo in tavolo di coppia in coppia salutando i presenti per tutti un sorriso per tutti una parola di ringraziamento 2. Tornai pallido come la luna e senza troppo entusiasmo nei bordelli della mia patria e le puttane mi sorrisero con un calore inaspettato e una che probabilmente non aveva 30 anni benché ne dimostrasse 50 mi fece ballare una samba o un tango giuro che non ricordo in mezzo alla pista illuminata dalla luna e dalle stelle 3. Tornai in pace piuttosto malato magro e senza soldi e senza piani per trovarne senza amici senza una triste pistola che mi aiutasse ad aprire qualche porta e quando tutto sembrava portarmi al logico disastro finale apparvero le puttane e i bordelli le canzoni che ballavano i vecchi magnaccia e tutto tornò a brillare | << | < | > | >> |Pagina 424GLI ANNIMi sembra ancora di vederlo, il volto marchiato a fuoco all'orizzonte Un ragazzo bello e coraggioso Un poeta latinoamericano Un perdente che non si preoccupa per nulla dei soldi Un figlio della classe media Un lettore di Rimbaud e di Oquendo de Amat Un lettore di Cardenal e di Nicanor Parra Un lettore di Enrique Lihn Un tipo che si innamora follemente e che due anni dopo è solo ma pensa che non è possibile che alla fine non potrà non rimettersi di nuovo con lei Un vagabondo Un passaporto spiegazzato e logoro e un sogno che attraversa posti di frontiera sprofondato nella melma del proprio incubo Un lavoratore stagionale Un santo selvatico Un poeta latinoamericano lontano dai poeti latinoamericani Un tipo che scopa e ama e vive avventure piacevoli e spiacevoli sempre più lontano dal punto di partenza Un corpo sferzato dal vento Un racconto o una storia che quasi tutti hanno dimenticato Un tipo testardo probabilmente di sangue indio criollo e gallego Una statua che a volte sogna di incontrare di nuovo l'amore in un'ora inaspettata e terribile Un lettore di poesia Uno straniero in Europa Un uomo che perde i capelli e i denti ma non il coraggio Come se il coraggio valesse qualcosa Come se il coraggio dovesse restituirgli quei lontani giorni in Messico la giovinezza perduta e l'amore (Bene, ha detto, mettiamo che accetto di perdere il Messico e la giovinezza ma l'amore mai) Un tipo con una strana predisposizione a sopravvivere Un poeta latinoamericano che al cader della notte si butta sul suo pagliericcio e sogna Un sogno meraviglioso che attraversa paesi e anni Un sogno meraviglioso che attraversa malattie e assenze | << | < | > | >> |Pagina 450MEGLIO IMPARARE A LEGGERE CHE IMPARARE A MORIREMolto meglio E più importante L'alfabetizzazione Dell'arduo apprendistato Della Morte Quella ti accompagnerà tutta la vita E ti darà addirittura Gioie E una o due disgrazie sicure Imparare a morire Invece Imparare a guardare in faccia La Pelona Ti servirà solo per poco Un breve istante Di verità e schifo E poi mai piùEpilogo e Morale: Morire è più importante di leggere, ma dura molto meno. Si potrebbe obiettare che vivere è morire ogni giorno. O che leggere è imparare a morire, in modo obliquo. Per concludere, come in tante altre cose, l'esempio continua a essere Stevenson. Leggere è imparare a morire, ma è anche imparare a essere felice, a essere coraggioso. | << | < | > | >> |Pagina 460DUE POESIE PER LAUTARO BOLAŅOLeggi i vecchi poeti Leggi i vecchi poeti, figlio mio e non te ne pentirai Fra le ragnatele e i legni marci di barche incagliate nel Purgatorio eccoli là che cantano! ridicoli ed eroici! I vecchi poeti Palpitanti nelle loro offerte Nomadi sventrati e offerti al Nulla (loro però non vivono nel Nulla ma nei Sogni) Leggi i vecchi poeti e abbi cura dei loro libri Č uno dei pochi consigli che può darti tuo padre Biblioteca Libri che compro Fra le strane piogge E il caldo Del 1992 E che ho già letto O che non leggerò mai Libri perché legga mio figlio La biblioteca di Lautaro Che dovrà resistere Ad altre piogge E ad altri caldi infernali «Così la consegna è questa: Resistete cari librini Attraversate i giorni come cavalieri medievali E prendetevi cura di mio figlio Negli anni a venire» | << | < | > | >> |Pagina 469[...] «Biblioteca» e «Leggi i vecchi poeti» sono state scritte immediatamente dopo le mie dimissioni dall'ospedale Valle Hebrón di Barcellona, nell'estate del 1992, o forse quando ero ancora là, insieme ai vecchi col fegato a pezzi, ai malati di Aids e alle ragazze ricoverate per un'overdose di eroina che proprio allora - il reparto era pieno di predicatori di tutte le razze - ritrovavano Dio. Sono due poesie molto semplici, abbastanza goffe come fattura e volutamente chiare come significato. Il destinatario originario del messaggio è mio figlio Lautaro - anche queste parole, in fondo, sono per lui. Tutte e due le poesie non racchiudono soltanto auguri di ogni bene e buoni consigli. Disperato davanti alla prospettiva di non rivedere più mio figlio, a chi potevo affidarlo se non ai libri? Č molto semplice: un poeta chiede ai libri che ha amato e che lo hanno commosso protezione per suo figlio negli anni a venire. Nell'altra poesia, al contrario, il poeta chiede a suo figlio di prendersi cura dei libri in futuro. Cioè di leggerli. Protezione reciproca. Come il motto di un'invincibile banda di gangster.
Blanes, gennaio 1993
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