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| << | < | > | >> |Pagina 17Che si tenda ad abusare di tutto, anche delle cose più innocenti, lo si dice da molto tempo. «Il peggio sta nella corruzione delle cose migliori», si è sempre detto. E non sono certo le lettere a essere al riparo. Gli studi ci illuminano la strada, ci conducono sulla retta via, ma certo non ci difendono contro tutti i pericoli. È incredibile che proprio la lettura, il mezzo migliore di cui disponiamo per nutrire 1'anima e difendere la morale, alla fine non riesca a produrre i suoi effetti che raramente e comunque in modo tanto debole, mentre proprio il gusto dei buoni libri, nobile e utile se dosato con saggezza, può degenerare in un disordinato stato morboso e sfociare in una pericolosa fissazione.Ma disgraziatamente tutto ciò è fin troppo reale e fin troppo diffuso. Mai finora si sono visti contemporaneamente tanti libri, di ogni forma e dimensione, e così pochi veri lettori, di quelli che si prefiggono di studiare seriamente e di procurarsi una solida istruzione. Non si legge che per il semplice divertimento. La lettura, in origine scudo contro l'ignoranza e gli errori, ha finito per trasformarsi al massimo in un antidoto contro la noia. La pratica dei libri si è talmente corrotta che questi monumenti della sapienza antica, frutti preziosi del genio umano, un tempo consacrati a perpetuare i principi autentici della cultura, destinati a ispirare il gusto dello studio, a rendere più agevole il lavoro, a orientare le scelte, a tenere la memoria in esercizio, a far maturare il talento e il carattere, sono diventati oggi semplici mezzi atti a soddisfare la curiosità. Acquistati senza badare a spese, vengono ostentati come trofei, e conservati con gran cura senza ncavarne mai niente di utile. | << | < | > | >> |Pagina 57Le lettere costituiscono una repubblica in cui ognuno svolge una funzione particolare. Si è liberi di scegliere quella che è più aderente alle proprie naturali inclinazioni, alle proprie capacità e all'educazione ricevuta, ma una volta fatta la scelta bisogna insistervi senza cambiare, se si spera di ottenere qualche successo. Chi vuol conoscere tutto e dedicarsi a ogni genere di studio, è destinato a soccombere nella sua impresa, sarà incapace di servire utilmente alla società in un suo qualsiasi ambito perché, a forza di sfiorare tutto in superficie, si è messo nella condizione di non approfondire niente.| << | < | > | >> |Pagina 59Dal momento che è impossibile leggere tutti i libri che si possono avere, bisogna limitarsi ad avere quelli che si ha il tempo di leggere. Cum legere non possis, quantum habueris, sat est habere, quantum legas. Non è il numero di libri che si sono accumulati che fa il sapiente, ma la qualità della scelta.Qualcuno ha detto di guardarsi dal discutere con chi ha un solo libro: Cave ab homine unius libri. Egli si è ben nutrito della materia di cui il libro tratta, l'ha talmente assimilata che è diventato temibile per chiunque voglia controbattere le sue idee. Chi, al contrario, ha letto un po' di tutto, chi ha assaggiato ogni genere di dottrina, chi ha assaporato ogni succo, si è nutrito male, in un modo più adatto a esaurire le forze che ad aumentarle. Come una lettura opportunamente regolata istruisce, così se è malintesa e troppo varia, corrompe lo spirito. L'anima, affaticata dalla complessa varietà delle idee, prova, come uno stomaco troppo pieno, una certa nausea che fa peggio della stessa mancanza del cibo. Chiunque voglia raggiungere un determinato obiettivo, non farà mai progressi se si smarrirà per strade traverse, e andrà girovagando a sinistra e a destra. In certo modo, essere dovunque è non essere mai da nessuna parte. A forza di fare incursioni qui e là, non si trova mai un posto fisso dove riposarsi. Si finisce per somigliare a quei viaggiatori che fanno i pellegrini per tutta la vita. Lungo la strada incontrano sì degli ostelli ma non hanno mai una casa fissa. Potremmo anche paragonare quelli che svolazzano da un libro a un altro a quelli che chiedono consigli a tutti, e alla fine non si fidano di nessuno: hanno molti consigli ma nessun amico. Apuleio li chiama Curiosulos e Cicerone Helluones librorum, cioè Ghiottoni di libri. Senza mai fermarsi su una scelta buona, attraversano tutti i paesi delle lettere, con l'aiuto di una lettura veloce e superficiale. | << | < | > | >> |Pagina 71Cosa si può sperare e quanti rischi si corrono, quando si decide di raccogliere di tutto e leggere tutto indifferentemente? Di questa miscela informe e mostruosa di prodotti frivoli e temerari che il genio umano partorisce nei suoi momenti di obnubilamento, cosa altro resta a un lettore avido e sconsiderato, se non un confuso ammasso di idee, molto più adatto a turbare e a corrompere l'immaginazione che ad arricchire lo spirito?Idee nocive le une alle altre per essere state accozzate insieme in modo bizzarro; che si scontrano e infine si dissolvono come nubi che la tempesta disperde. Immagini ingannevoli che lasciano nell'anima solo le impronte della menzogna o le perplessità! Caos immenso e tenebroso di sentimenti diversi, di contraddizioni, dubbi, pregiudizi, opinioni, e teorie in cui è difficile e pericoloso cercare di sbrogliare il bene dal male, il vero dal falso. Ecco quali effetti producono ordinariamente la libertà di pensiero e il prurito eccessivo di scrivere. Per necessaria conseguenza, questi sono anche i risultati della passione per i libri. La vana superficialità ne costituisce il minore dei pericoli. | << | < | > | >> |Pagina 133In effetti avere ciò di cui si ha bisogno è la vera ricchezza, mentre la reale indigenza sta nel continuare ad accumulare senza mai smettere di desiderare. Una volta acquisiti il necessario e l'utile, tutto il resto serve solo a creare preoccupazioni, dispiaceri e qualche volta pentimenti.Mentre l'uomo si esaurisce in progetti e cerca di soddisfare sempre più il desiderio di accrescere i suoi beni, la vita scorre, il tempo di godere passa, e presto il vantaggio di possedere svanisce insieme alla gioia.49 Dunque persuadiamoci che in. ogni cosa l'eccesso è sempre un vizio, scomodo anche, e spesso dannoso;5o le cose che brillano e le cose che sono meravigliose sono raramente utili. Abituiamoci a misurare i nostri desideri e i nostri acquisti sui nostri veri bisogni e ad allontanare da noi tutto ciò che sa di lusso e di ostentazione: «Abituiamoci a tener lontano da noi il lusso e a valutare le cose per la loro utilità, non per come sono ornate».51 Seguendo questi principi così solidi, così veri, utilizziamo i libri con discrezione, se vogliamo goderne i vantaggi. Che il loro uso non sia per noi motivo di vanità, ma mezzo di istruzione. Non sono mai stati destinati a far risaltare il nostro gusto per la pompa e il fasto, ma per renderci più dotti e più saggi. Sono rimedi contro il vizio e l'ignoranza, che un abuso funesto può troppo facilmente convertire in veleno. | << | < | > | >> |Pagina 137Cosa credi che io preghi amico mio? Di avere ciò che ho già, anche meno, finché vivrò, Nel tempo che mi resta, se per grazia di Dio ancora me ne resta: Una buona scorta di libri... | << | < | |