Copertina
Autore Silvia Bonino
Titolo Il fascino del rischio negli adolescenti
EdizioneGiunti, Firenze-Milano, 2005, Psicologia , pag. 184, cop.fle., dim. 130x194x15 mm , Isbn 978-88-09-04111-0
LettoreGiovanna Bacci, 2006
Classe psicologia
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Indice

      Introduzione                    7

   I. Bacco in t-shirt               17
      L'alcol fra i giovani

  II. Identità in fumo               37
      Adolescenti e tabacco

 III. L'erba leggera                 59
      Marijuana e dintorni

  IV. Il corpo impossibile           83
      I disturbi alimentari

   V. Tra sesso e affetti           101
      I rapporti di coppia

  VI. Tra volante e ottovolante     119
      La guida pericolosa

 VII. Ragazzi contro                137
      Le condotte antisociali

VIII. Che fare?                     155
      I fattori di protezione

      Conclusione                   173

      Per approfondimenti           177
      Bibliografia                  179

 

 

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Pagina 7

Introduzione



Nel senso comune è molto diffusa la convinzione che l'adolescenza sia un'età inevitabilmente burrascosa e difficile a causa dei mutamenti biologici ed ormonali che l'accompagnano. Si tratterebbe di una specie di "malattia necessaria", contro la quale gli adulti nulla possono fare se non stare a guardare e aspettare che il tempo passi. Questo atteggiamento fa derivare le problematiche adolescenziali in modo diretto e necessario dai mutamenti fisiologici, dimenticando che la maturazione sessuale costituisce un evento critico per le sue risonanze psicologiche e sociali e per le profonde ristrutturazioni che impone sul piano personale e relazionale. La frase di una bambina delle elementari, scritta in un tema sul proprio futuro, ben esprime i sentimenti di attesa, ma anche di timore, per l'avvento di questo periodo calamitoso: «Quando mi verrà l'adolescenza...».

In realtà, psicologi ed antropologi hanno ormai chiarito da tempo che l'adolescenza è un "prodotto culturale", vale a dire il risultato del diventare grandi in un contesto culturale evoluto. L'adolescenza infatti esiste soltanto nelle società progredite, dinamiche e complesse, dove il raggiungimento della maturità sessuale e il concomitante sviluppo delle capacità di ragionamento astratto non segnano più l'ingresso nella vita adulta, sul piano lavorativo e familiare, come invece avveniva nelle società primitive.

Ecco come Margaret Mead, quasi ottant'anni fa, a conclusione della sua analisi dell'adolescenza nella società delle isole di Samoa, descriveva la complessità della nostra società, nelle sue ombre, ma anche nei suoi straordinari vantaggi, e i suoi riflessi sull'adolescente: «Qualunque studioso di questi problemi deve rendersi conto dell'alto prezzo che paghiamo per la nostra eterogenea e rapidamente mutevole civilizzazione; paghiamo con alte percentuali di delitti e di criminalità, coi conflitti della gioventù, con il numero sempre crescente delle nevrosi, paghiamo con la mancanza di una tradizione coerente, senza la quale lo sviluppo dell'arte non può che soffrire. Ma ciò che paghiamo non deve farci dimenticare i nostri profitti; anzi, dobbiamo valutarli accuratamente per non sentirci scoraggiati. Il principio di essi consiste nella possibilità di scelta, nel riconoscere molte possibili forme di vita laddove altre civiltà non ne ammettono che una. Altre civiltà offrono uno sfogo soddisfacente a un solo tipo di temperamento, sia esso il mistico o il guerriero, l'uomo d'affari o l'artista; una civiltà che si ispiri a principi più vari e numerosi dà la possibilità di un adattamento soddisfacente a individui di molti tipi di temperamento, diversamente dotati e con interessi diversi» (Mead, trad. it. 1964, p. 199).

Nella nostra società il giovane, pur avendo ormai acquisito capacità cognitive e sessuali pari a quelle adulte, deve attraversare un lungo periodo di preparazione, che è caratterizzato da una condizione di indeterminatezza e di sospensione tra il mondo dei bambini, a cui non appartiene più, e il mondo degli adulti, a cui di fatto non partecipa ancora. In tutte le società occidentali la transizione all'età adulta è sempre più posticipata nel tempo. Normalmente si enfatizzano i disagi che derivano da questa condizione di inconsistenza sociale, che è certamente scomoda. Bisogna però ricordare che essa è anche ricca di opportunità, poiché offre uno spazio di preparazione e di prova al riparo da decisioni precoci e definitive, mentre permette l'elaborazione di valori e di scelte personali che non è consentita nelle culture semplici, poco mutevoli e monolitiche, come ci ricordano le parole, appena citate, di Margaret Mead. Le maggiori opportunità che le società occidentali offrono, in termini di libertà individuale e di realizzazioni personali, unite alla mancanza di punti di riferimento chiari e certi, rendono da un lato più problematica quest'età sospesa, nella quale non si realizza ancora una vera partecipazione sociale, ma consentono dall'altro l'elaborazione di valori e di progetti personali. Oggi, più ancora che nel passato, tale età si configura come un periodo ricco di opportunità, sfide e rischi; ad una maggiore libertà individuale e a maggiori risorse sociali ed economiche si contrappone una rapida modificazione di modelli, valori, stili di vita, ruoli familiari e professionali, che richiede da parte degli adolescenti, per essere affrontata con successo, maggiore autonomia e maggiori capacità decisionali.

La condizione di sospensione adolescenziale è presente da tempo nelle società occidentali, ma si è ulteriormente ampliata negli ultimi decenni in quasi tutti i paesi. Da un lato, alla ricerca di nuovi spazi, il mercato spinge sempre di più i giovani ad accelerare la crescita e ad assumere precocemente, fin dalla prima adolescenza quando non dalla fanciullezza, comportamenti quasi adulti. Nello stesso tempo gli sbocchi reali verso l'età adulta, attraverso l'inserimento lavorativo e l'allontanamento dalla famiglia di origine, sono sempre più incerti e posticipati per la grande maggioranza degli adolescenti, e non solo per gli appartenenti alle classi sociali più elevate, come avveniva in passato.

In particolare in Italia l'uscita dalla famiglia e l'inserimento a pieno titolo nella vita adulta sono fortemente ritardati, specie per i maschi, in presenza di un forte legame con la famiglia di origine unito alla carenza di servizi, alla diffusa disoccupazione e a forme di occupazione incerta e precaria. Parallelamente la transizione all'età adulta appare sempre più incerta, sia in termini di competenze richieste che di valori e di mete, non solo in campo lavorativo ma anche affettivo.

È a questa condizione che bisogna fare riferimento per comprendere il comportamento degli adolescenti in generale, e in particolare quelle condotte, definite problematiche oppure a rischio, che possono, in modo diretto o indiretto, mettere a repentaglio il benessere psicologico e sociale del ragazzo e della ragazza, così come la sua salute fisica immediata o futura. Sono comportamenti che fanno la loro comparsa proprio in adolescenza e che sembrano dare ragione a coloro che considerano questo periodo inevitabilmente burrascoso e negativo. Il fumo di sigarette, l'uso di spinelli e di altre droghe, l'abuso di alcol, la guida pericolosa, gli atti di vandalismo, l'attività sessuale precoce e non protetta, le immotivate restrizioni alimentari: sono tutti esempi di comportamenti che, per la loro novità e pericolosità, sorprendono, disturbano e preoccupano gli adulti. Lo sconcerto che da essi deriva ha portato spesso a confondere i percorsi di sviluppo normali, nei quali queste condotte sono transitorie e limitate, con quelli patologici, in cui al contrario esse perdurano. Si sono così erroneamente accomunati gruppi diversi di adolescenti (ad esempio coloro che manifestano comportamenti antisociali in modo persistente da coloro in cui questi comportamenti sono occasionali) e si è interpretato il comportamento dei secondi sulla base di quello dei primi, senza considerare che i percorsi di sviluppo di questi due gruppi di adolescenti sono differenti, così come sono diversi i significati rivestiti da condotte all'apparenza uguali.

Questo errore è stato a lungo sostenuto anche dalla indebita generalizzazione a tutti gli adolescenti di conoscenze che provenivano da campioni selezionati, che riguardavano adolescenti già fortemente coinvolti nel rischio, come ad esempio coloro che avevano compiuto azioni penalmente rilevanti o che erano in carico presso i servizi per le tossicodipendenze. In realtà non è possibile spiegare i percorsi di sviluppo di tutti gli adolescenti partendo dalla sola analisi di quelle traiettorie che hanno condotto ad un fallimento. Per ovviare a questi inconvenienti, negli ultimi anni sono aumentati anche nel nostro paese gli studi che prendono in considerazione campioni definiti "normativi". Queste ricerche riguardano ragazzi e ragazze normali che sono in grado, se pure tra difficoltà e squilibri, di fare fronte ai compiti di sviluppo caratteristici dell'età, primo fra tutti frequentare la scuola. Gli studi sui campioni normativi si sono rivelati indispensabili per comprendere in primo luogo le ragioni che conducono ragazzi e ragazze normali a mettere a rischio il proprio benessere, e talvolta la propria stessa vita, e in secondo luogo per capire quali fattori possono sia aumentare il rischio di coinvolgimento sia, soprattutto, fungere da protezione anche in presenza di altri fattori di rischio (si veda p. 32).

Le condotte a rischio presentano molte differenze tra loro e per questa ragione esse sono state trattate spesso separatamente dalla letteratura specialistica; questa scelta, per quanto per alcuni aspetti giustificata (ad esempio, fumare marijuana non è la stessa cosa che impegnarsi in una relazione sessuale), ha impedito di riconoscere che questi comportamenti, pur molto diversi nella loro concreta realizzazione e nelle loro conseguenze, rimandano a comuni problematiche caratteristiche dell'età adolescenziale. La loro comprensione richiede che si superi un'analisi limitata alle singole condotte e alle loro specificità, per prendere in considerazione, in modo più ampio ed approfondito, le interazioni tra i diversi comportamenti e ciò che, al di là dell'apparenza, li accomuna e spiega il loro comparire, spesso non isolato ma associato in forma di sindrome, in questo momento della vita dell'individuo.

Per comprendere le funzioni dei comportamenti a rischio occorre fare riferimento alla relazione tra l'adolescente e il suo contesto di vita; le azioni a rischio infatti, al pari di quelle salutari, sono modalità dotate di senso, utilizzate in uno specifico momento della vita e in un particolare contesto, per raggiungere degli scopi personalmente e socialmente significativi. L'adolescente è un essere attivo, che costruisce il proprio comportamento ed il proprio sviluppo in interazione con un particolare contesto sociale e culturale. Le sue azioni svolgono delle precise funzioni, in quanto servono a raggiungere obiettivi di crescita, personalmente e socialmente ricchi di significato, nel corso della transizione adolescenziale. Anche i comportamenti pericolosi hanno uno scopo ed una funzione: per quanto dannosi sul piano fisico, psicologico o sociale, essi rappresentano agli occhi dell'adolescente, in un preciso momento del suo cammino evolutivo, una risposta ai diversi problemi ed ai diversi compiti di sviluppo, spesso non chiari e definiti, che nascono nell'interazione con il mondo sociale. I comportamenti, anche quelli che appaiono come i più irrazionali, sono di fatto il risultato di una scelta, di una valutazione, di una ricerca di adattamento. Comprendere le loro funzioni è quindi essenziale per poter offrire all'adolescente l'opportunità di raggiungere i medesimi obiettivi senza mettere a repentaglio il proprio benessere.

Le funzioni dei diversi comportamenti a rischio in adolescenza sono tra loro inscindibilmente connesse perché riguardano tutte la costruzione di una propria autonoma identità di adulto; esse si riferiscono a due grandi aree principali tra loro strettamente collegate: lo sviluppo dell'identità da un lato e la partecipazione sociale dall'altro. Infatti il compito di sviluppo fondamentale dell'adolescenza, che può concretizzarsi in compiti più specifici e differenziati a seconda delle culture, è quello di costruire in modo autonomo la propria identità, che è individuale ma allo stesso tempo sociale; gli adolescenti infatti costruiscono la loro identità nell'interazione sociale, attraverso la definizione di nuove relazioni con gli adulti e con i coetanei, a partire da un corpo fisico nel quale sia la persona stessa che gli altri collocano tale identità.

Per comprendere le funzioni dei comportamenti a rischio è necessario andare oltre la semplice descrizione di una condotta, per chiarire quali significati essa assume per chi la attua. Infatti comportamenti molto differenti tra loro, sia a rischio che no, possono servire per raggiungere obiettivi di crescita simili ed avere quindi una "equivalenza funzionale". Ad esempio, l'obiettivo di realizzare la propria autonomia dagli adulti si può raggiungere sia con comportamenti a rischio, quali il fumo di sigarette o di marijuana, sia attraverso comportamenti socialmente più evoluti e competenti, quali elaborare, esprimere e sostenere un'opinione personale; la scelta di una modalità piuttosto dell'altra è in relazione sia con le caratteristiche dell'individuo che con le opportunità offerte dal contesto sociale. Al contrario, comportamenti simili o identici possono in realtà essere motivati da scopi molto differenti. Ad esempio, l'attività sessuale può essere agita allo scopo di comportarsi in sintonia con le norme di gruppo ed essere quindi accettati dai coetanei, oppure al fine di affermare il proprio "essere grandi" nei confronti degli adulti. I significati personali attribuiti ad un comportamento possono differire tra i vari gruppi culturali; ad esempio, è stato notato che tra gli adolescenti tedeschi il consumo di alcol svolge principalmente la funzione di aumentare l'autostima, mentre tra gli adolescenti di famiglia turca emigrati in Germania lo stesso comportamento assolve la funzione di opposizione ai valori tradizionali (Silbereisen, Shönpflug e Albrecht, 1990). A questo si deve aggiungere che un particolare comportamento a rischio può riflettere il tentativo di fare fronte a compiti di sviluppo diversi ed essere quindi "plurifunzionale": ad esempio, l'uso di marijuana può servire sia a rivendicare la propria autonomia dalle regole adulte che a sperimentare sensazioni forti ed a stabilire ritualmente un legame con i coetanei. Parallelamente, una specifica difficoltà evolutiva può dare luogo a comportamenti differenti: ad esempio, l'affermazione esagerata di sé, in presenza di profonde insicurezze circa le proprie capacità, può esprimersi sia nei giochi rischiosi e nella guida pericolosa che nei comportamenti trasgressivi e devianti.

I comportamenti a rischio insomma, per quanto pericolosi e disturbanti, non sono segno di un fallimento nel percorso di sviluppo adolescenziale, né di un disadattamento patologico, ma sono la risposta che alcuni adolescenti danno ai compiti di sviluppo caratteristici dell'età nell'attuale momento storico e culturale. Infatti sia comportamenti a rischio che comportamenti salutari possono svolgere le medesime funzioni nel processo di costruzione dell'identità e di ridefinizione delle proprie relazioni sociali. Le grandi differenze di coinvolgimento nei comportamenti a rischio, riscontrate ad esempio tra ragazzi e ragazze, così come tra studenti di diversi tipi di scuola, sono proprio riconducibili al fatto che alcuni adolescenti scelgono comportamenti non pericolosi sul piano fisico e sociale per raggiungere gli obiettivi di crescita significativi.

Individuare le specifiche funzioni dei diversi comportamenti, i fattori di rischio che ne aumentano e ne stabilizzano il coinvolgimento, e soprattutto individuare i fattori di protezione che, al contrario, possono limitare sia la gravità che la durata dell'incursione nel rischio, è essenziale per poter offrire all'adolescente l'opportunità di raggiungere i medesimi obiettivi senza mettere in pericolo il proprio benessere. L'analisi dei fattori di protezione è indispensabile, perché su molti fattori di rischio non è possibile agire.

Su questi temi il nostro gruppo di ricerca sta lavorando da tempo, in collaborazione con gli operatori scolastici e sanitari. Questo libro ha lo scopo di presentare al grande pubblico alcuni risultati di un ampio lavoro di ricerca, tuttora in corso, che si è posto l'obiettivo di studiare le funzioni dei comportamenti a rischio e i fattori che possono proteggere gli adolescenti dal coinvolgimento in condotte pericolose (Bonino, Cattelino e Ciairano, 2003).

Il libro prende in esame i diversi comportamenti pericolosi per la salute fisica e, più in generale, per il benessere psicologico e sociale degli adolescenti: l'abuso di alcol, il fumo di sigaretta, l'uso di marijuana ed altre droghe, l'attività sessuale precoce e non protetta, l'alimentazione disturbata, la guida pericolosa, le condotte devianti. Tutti i dati e le differenze riportati sono statisticamente significativi e provengono da un esteso progetto di ricerca realizzato in diverse fasi su campioni molto ampi di adolescenti (uno di circa 2500, l'altro di circa 1600) che frequentano i vari tipi di scuola superiore in diversi luoghi del Piemonte e della Valle d'Aosta, di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Su questi campioni, tutti normativi, sono state realizzate diverse rilevazioni nel tempo, così come approfondimenti longitudinali e su sottocampioni particolari, alcuni dei quali ancora in corso. Per la rilevazione dei dati è stato utilizzato, in forma anonima, l'ampio questionario "Io e la mia salute" (Bonino, 1995, 1996), che permette non solo di conoscere come gli adolescenti si comportano, ma anche di collegare i comportamenti a rischio ad un gran numero di altri aspetti della vita dei ragazzi e delle ragazze e dei loro contesti; negli approfondimenti successivi sono state utilizzate anche le interviste.

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