Copertina
Autore Jorge Luis Borges
Titolo L'artefice
EdizioneAdelphi, Milano, 1999, Biblioteca 382 , pag. 218, dim. 140x220x18 mm , Isbn 978-88-459-1507-9
OriginaleEl hacedor [1996]
CuratoreTommaso Scarano
LettoreRenato di Stefano, 2000
Classe narrativa argentina , musei
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Indice


A Leopoldo Lugones                      10
A Leopoldo Lugones                      11

El hacedor                              14
L'artefice                              15

Dreamtigers                             20
Dreamtigers                             21

Diálogo sobre un diálogo                22
Dialogo su di un dialogo                23

Las unas                                24
Le unghie                               25

Los espejos velados                     26
Gli specchi velati                      27

Argumentum ornithologicum               30
Argumentum ornithologicum               31

El cautivo                              32
Il prigioniero                          33

El simulacro                            36
Il simulacro                            37

Delia Elena San Marco                   40
Delia Elena San Marco                   41

Diálogo de muertos                      44
Dialogo di morti                        45

La trama                                50
La trama                                51

Un problema                             52
Un problema                             53

Una rosa amarilla                       56
Una rosa gialla                         57

El testigo                              60
Il testimone                            61

Martín Fierro                           64
Martín Fierro                           65

Mutaciones                              68
Mutazioni                               69

Parábola de Cervantes y de Quijote      70
Parabola di Cervantes e don Chisciotte  71

Paradiso, XXXI, 108                     72
Paradiso, XXXI, 108                     73

Parábola del palacio                    76
Parabola del palazzo                    77

Everything and nothing                  80
Everything and nothing                  81

Ragnarök                                84
Ragnarök                                85

Inferno, I, 32                          88
Inferno, I, 32                          89

Borges y yo                             92
Borges e io                             93

Poema de los dones                      96
Poesia dei doni                         97

El reloj de arena                      100
L'orologio a sabbia                    101

Ajedrez                                104
Scacchi                                105

Los espejos                            108
Gli specchi                            109

Elvira de Alvear                       112
Elvira de Alvear                       113

Susana Soca                            114
Susana Soca                            115

La luna                                116
La luna                                117

La lluvia                              124
La pioggia                             125

A la efigie de un capitán de los
    ejércitos de Cromwell              126
All'effigie di un capitano degli
    eserciti di Cromwell               127

A un viejo poeta                       128
A un vecchio poeta                     129

El otro tigre                          130
L'altra tigre                          131

Blind Pew                              134
Blind Pew                              135

Alusión a una sombra de mil ochocientos
    noventa y tantos                   136
Allusione a un'ombra del
    milleottocentonovanta e rotti      137

Alusión a la muerte del coronel
    Francisco Borges (1833-1874)       138
Allusione alla morte del colonnello
    Francisco Borges (1833-1874)       139

In memoriam A.R.                       140
In memoriam A.R.                       141

Los Borges                             146
I Borges                               147

A Luis de Camoens                      148
A Luis de Camoens                      149

Mil novecientos veintitantos           150
Millenovecentoventi e rotti            151

Oda compuesta en 1960                  152
Ode composta nel 1960                  153

Ariosto y los árabes                   156
Ariosto e gli arabi                    157

Al iniciar el estudio de la gramática
    anglosajona                        164
Iniziando lo studio della grammatica
    anglosassone                       165

Lucas, 23                              168
Luca, 23                               169

Adrogué                                172
Adrogué                                173

Arte poética                           176
Arte poetica                           177

Museo                                  180
Museo                                  181

  Del rigor en la ciencia              180
  Del rigore nella scienza             181

  Cuarteta                             182
  Quartina                             183

  Límites                              184
  Limiti                               185

  El poeta declara su nombradía        186
  Il poeta dichiara la sua fama        187

  El enemigo generoso                  188
  Il nemico generoso                   189

  Le regret d'Héraclite                190
  Le regret d'Héraclite                191

In memoriam J.F.K.                     192
In memoriam J.F.K.                     193

Epílogo                                194
Epilogo                                195

Nota al testo                          197
Ulisse a Itaca
    di Tommaso Scarano                 205

 

 

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Pagina 23

DIALOGO SU DI UN DIALOGO



A «Intenti a discutere dell'immortalità, avevamo lasciato che annottasse senza accendere la lampada. Non distinguevamo i nostri volti. Con una indifferenza e una dolcezza più convincenti del fervore, la voce di Macedonio Fernández ripeteva che l'anima è immortale. Mi assicurava che la morte del corpo è assolutamente insignificante e che morire dev'essere l'evento più trascurabile che può accadere a un uomo. Io giocavo col coltello di Macedonio; lo aprivo e lo chiudevo. Una fisarmonica vicina diffondeva all'infinito La Cumparsita, quella sciocchezza tristanzuola che piace a molti, perché gli hanno fatto credere che è antica... Proposi a Macedonio di suicidarci, per poter discutere senza essere disturbati».

Z (scherzoso) «Penso che alla fine non lo abbiate fatto».

A (ormai in piena mistica) «Francamente non ricordo se quella notte ci siamo suicidati».

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Pagina 69

MUTAZIONI



In un corridoio vidi una freccia che indicava una direzione e pensai che quel simbolo inoffensivo era stato un tempo un oggetto di ferro, un proiettile inevitabile e mortale, che si era conficcato nella carne degli uomini e dei leoni e aveva oscurato il sole alle Termopili e dato a Harald Sigurdarson, per sempre, sei piedi di terra inglese.

Giorni dopo, qualcuno mi mostrò la fotografia di un cavaliere magiaro; un laccio avvolgeva più volte il petto della sua cavalcatura. Capii che il laccio, che in passato era volato nell'aria e aveva soggiogato i tori della prateria, altro non era che un fregio insolente della bardatura domenicale.

Nel cimitero dell'Ovest vidi una croce runica, scolpita nel marmo rosso; i bracci erano ricurvi e si allargavano e li cingeva un cerchio. Quella croce costretta e limitata raffigurava l'altra, dai bracci liberi, che a sua volta raffigura il patibolo sul quale un dio soffrì, la «macchina vile» oltraggiata da Luciano di Samosata.

Croce, laccio e freccia, antichi utensili dell'uomo, oggi ridotti o elevati a simboli; non so perché mi meravigliano, quando non c'è su questa terra una sola cosa che l'oblio non cancelli o che la memoria non trasformi e quando nessuno sa in quali immagini lo muterà il futuro.

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Pagina 93

BORGES E IO



È all'altro, a Borges, che accadono le cose. Io cammino per Buenos Aires e mi soffermo, forse ormai meccanicamente, a osservare l'arco di un androne e il cancello del cortile; di Borges ho notizie dalla posta e vedo il suo nome in una terna di professori o in un dizionario biografico. Mi piacciono gli orologi a sabbia, le carte geografiche, la tipografia del XVIII secolo, le etimologie, il sapore del caffè e la prosa di Stevenson; l'altro condivide queste preferenze, ma in un modo vanitoso che le trasforma in attributi d'attore. Sarebbe esagerato affermare che fra noi c'è ostilità; io vivo, io mi lascio vivere, perché Borges possa tramare la sua letteratura e quella letteratura mi giustifica. Non mi costa nulla confessare che è riuscito a ottenere alcune pagine valide, ma quelle pagine non possono salvarmi, forse perché ciò che hanno di buono ormai non è di nessuno, neppure dell'altro, ma della lingua o della tradizione. Del resto, io sono destinato a perdermi, definitivamente, e solo qualche istante di me potrà sopravvivere nell'altro. A poco a poco gli sto cedendo tutto, anche se conosco bene la sua perversa abitudine di falsare e ingigantire. Spinoza capì che tutte le cose vogliono perseverare nel loro essere; la pietra eternamente vuole essere pietra e la tigre una tigre. Io resterò in Borges, non in me (ammesso che io sia qualcuno), ma mi riconosco meno nei suoi libri che in molti altri o nel laborioso arpeggio di una chitarra. Qualche anno fa ho cercato di liberanni di lui passando dalle mitologie dei sobborghi ai giochi col tempo e con l'infinito, ma quei giochi ora sono di Borges e io dovrò ideare altre cose. Così la mia vita è una fuga e io perdo tutto e tutto è dell'oblio, o dell'altro.

Non so chi di noi due scrive questa pagina.

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Pagina 177

ARTE POETICA



Guardare il fiume che è di tempo e acqua
e pensare che il tempo è un altro fiume,
saper che ci perdiamo come il fiume
e che passano i volti come l'acqua.

Sentire che la veglia è un altro sonno
che sogna di esser veglia e che la morte
che il nostro corpo teme è quella morte
d'ogni notte che noi chiamiamo sonno.

Avvertire in un giorno o un anno il
                                  simbolo
dei giorni d'ogni uomo e dei suoi anni,
dell'oltraggioso scorrere degli anni
fare una musica, un sussurro, un simbolo,

vedere un oro triste nel tramonto
e nella morte il sonno è la poesia,
che è povera e immortale.  La poesia
torna come l'aurora ed il tramonto.

Talora nelle grigie sere un volto
ci guarda dal profondo d'uno specchio;
l'arte dev'esser come quello specchio
che ci rivela il nostro stesso volto.

Ulisse, è fama, stanco di prodigi,
pianse d'amore quando scorse Itaca
umile e verde.  L'arte è questa Itaca
di verde eternità, non di prodigi.

È anche come il fiume interminabile
che passa e resta, e replica uno stesso
Eraclito incostante ch'è lo stesso
e un altro, come il fiume interminabile.

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Pagina 181

MUSEO


DEL RIGORE NELLA SCIENZA


... In quell'Impero, l'Arte della Cartografia raggiunse tale Perfezione che la mappa di una sola Provincia occupava un'intera Città, e la mappa dell'Impero un'intera Provincia. Col tempo, queste Mappe Smisurate non soddisfecero più e i Collegi dei Cartografi crearono una Mappa dell'Impero che aveva la grandezza stessa dell'Impero e con esso coincideva esattamente. Meno Dedite allo Studio della Cartografia, le Generazioni Successive capirono che quella immensa Mappa era Inutile e non senza Empietà l'abbandonarono alle Inclemenze del Sole e degli Inverni. Nei deserti dell'Ovest restano ancora lacere Rovine della Mappa, abitate da Animali e Mendicanti; nell'intero Paese non vi sono altre reliquie delle Discipline Geografiche.

SUAREZ MIRANDA, Viajes de varones prudentes, Libro Quarto, cap. XLV, Lérida, 1658

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Pagina 185

LIMITI



C'è un verso di Verlaine che non ricorderò mai più,

c'è una strada vicina ormai vietata ai miei passi,

c'è uno specchio che mi ha visto per l'ultima volta,

c'è una porta che ho chiuso sino alla fine del mondo.

Tra i libri della mia biblioteca (li sto vedendo)

ce n'è qualcuno che non tornerò ad aprire.

Questa estate compirò cinquanta anni;

la morte, incessante, mi consuma.

Da Inscripciones (Montevideo) 1923, di JULIO PLATERO HAEDO

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Pagina 195

EPILOGO



Voglia Dio che la monotonia essenziale di questa miscellanea (che il tempo ha compilato, non io, e che raccoglie vecchi testi che non ho osato emendare, perché li scrissí con un altro concetto della letteratura) sia meno evidente della diversità geografica o storica dei temi. Di tutti i libri che ho dato alle stampe, nessuno, credo, è personale quanto questo raccogliticcio e disordinato zibaldone, proprio perché abbonda di riflessi e di interpolazioni. Poche cose mi sono successe e molte ne ho lette. O meglio, poche cose mi sono successe più degne di memoria del pensiero di Schopenhauer o della musica verbale dell'Inghilterra.

Un uomo si propone di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di vascelli, di isole, di pesci, di case, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto.

J.L.B.

Buenos Aíres, 31 ottobre 1960

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