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| << | < | > | >> |IndicePrologo 11 Storia dell'eternità 13 Le "Kenningar" 39 La metafora 61 La dottrina dei cicli 67 Il tempo circolare 81 I traduttori delle Mille e una notte 87 Due note 115 LA RICERCA DI ALMOTASIM 115 ARTE DELL'INSULTO 123 Nota al testo 131 |
| << | < | > | >> |Pagina 13| << | < | > | >> |Pagina 20Presumo che l'eterna Leoninità possa essere accettata dal mio lettore, che proverà un maestoso sollievo dinanzi a quell'unico Leone, moltiplicato negli specchi del tempo. Non mi aspetto lo stesso per il concetto di eterna Umanità: so che il nostro io lo rifiuta, e che preferisce riversarlo senza timore sull'io degli altri. Brutto segno; forme universali molto più ardue sono quelle proposteci da Platone. Per esempio, la Tavolinità, o Tavolo Intelligibile che sta nei cieli: archetipo quadrupede che perseguono, condannati all'illusione e alla frustrazione, tutti i falegnami del mondo. (Non posso negarla del tutto: senza un tavolo ideale non saremmo giunti a tavoli concreti). Per esempio, la Triangolarità: eminente poligono di tre lati che non esiste nello spazio e rifiuta di degradarsi a equilatero, scaleno o isoscele. (Neppure questo ripudio: si trova nei manuali di geometria). Per esempio, la Necessità, la Ragione, la Posposizione, la Relazione, la Considerazione, la Dimensione, l'Ordine, la Lentezza, la Posizione, la Dichiarazione, il Disordine. Di queste comodità del pensiero elevate a forme non so che opinione avere; ritengo che nessun uomo le possa intuire senza l'aiuto della morte, della febbre o della pazzia. Stavo per dimenticare un altro archetipo che tutti comprende ed esalta: l'eternità, la cui copia frammentata è il tempo.| << | < | > | >> |Pagina 27L'eternità rimase come attributo dell'illimitata mente di Dio, ed è risaputo che generazioni di teologi hanno plasmato quella mente a loro immagine e somiglianza. Nessuno stimolo fu più vivace del dibattito sulla predestinazione "ab aeterno".| << | < | > | >> |Pagina 31Fin qui, nel suo svolgimento cronologico, lo sviluppo dialettico e curiale dell'eternità. La concepirono uomini remoti, uomini barbuti e mitrati, pubblicamente per confondere eresie e difendere la distinzione delle tre persone in una; segretamente per arrestare in qualche modo il trascorrere delle ore. «Vivere è perder tempo: nulla possiamo recuperare o serbare se non sotto forma di eternità» scrive lo spagnolo emersonizzato Jorge Santayana. Al quale basta giustapporre quel terribile passo di Lucrezio sulla fallacia del coito: «Come l'assetato che in sogno vuol bere e vuota recipienti d'acqua che non lo saziano e muore dilaniato dalla sete in mezzo a un fiume: così Venere inganna gli amanti con simulacri, e la vista di un corpo non dà loro sazietà, e nulla possono ricavare o ottenere, benché si esplorino reciprocamente i corpi con mani indecise. Infine quando nei corpi vi è un presagio di felicità e Venere è sul punto di seminare i campi della donna, gli amanti si stringono con ansietà, dente amoroso contro dente; ma invano, perché non riescono a perdersi nell'altro né a essere un unico essere». Gli archetipi e l'eternità - due semplici parole promettono possessi più saldi. Il fatto è che la successione temporale è un'intollerabile miseria, e che i desideri magnanimi bramano tutti i minuti del tempo e tutta la varietà dello spazio.
E' noto che l'identità personale risiede nella memoria,
e che l'annullamento di questa facoltà comporta l'idiozia.
Lo stesso si può pensare dell'universo. Senza un'eternità,
senza uno specchio delicato e segreto di ciò che accadde
nelle anime, la storia universale è tempo perso, e con essa
la nostra storia personale - il che ci rende fastidiosamente
spettrali. Non bastano il disco del grammofono di Berliner
o il perspicuo cinematografo, mere immagini di immagini,
idoli di altri idoli. L'eternità è un'invenzione più
copiosa. E vero che non è concepibile, ma non lo è neppure
l'umile tempo successivo. Negare l'eternità, supporre il
vasto annientamento degli anni carichi di città, di fiumi e
di gioie, non è meno incredibile che immaginare la loro
completa salvazione.
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