Copertina
Autore Jorge Luis Borges
Titolo Storia universale dell'infamia
EdizioneAdelphi, Milano, 1997 [1995], Biblioteca 348
OriginaleHistoria universal de la infamia [1935]
TraduttoreVittoria Martinetto, Angelo Morino
LettoreRenato di Stefano, 1998
Classe narrativa argentina
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Pagina 17 [ inizio libro ]

L'ATROCE REDENTORE
LAZARUS MORELL
LA CAUSA REMOTA
Nel 1517 padre Bartolomé de Las Casas provò grande compassione per gli indiani che si sfinivano nei laboriosi inferni delle miniere d'oro delle Antille, e propose all'imperatore Carlo V l'importazione di negri che si sfinissero nei laboriosi inferni delle miniere d'oro delle Antille. A questa curiosa variazione di un filantropo dobbiamo infiniti eventi: i blues di Handy, il successo ottenuto a Parigi dal pittore e dottore uruguayano Pedro Figari, la buona prosa selvatica del pure uruguayano Vicente Rossi, la statura mitologica di Abraham Lincoln, i cinquecentomila morti della Guerra di Secessione, i tremilatrecento milioni spesi in pensioni militari, la statua dell'immaginario Falucho, l'inclusione del verbo linchar nella tredicesima edizione del Diccionario de la Academia, l'impetuoso film Hallelujah, la gagliarda carica alla baionetta guidata da Soler alla testa dei suoi «Negri e Mulatti» al Cerrito, [...]

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Pagina 28

L'IMPOSTORE INVEROSIMILE
TOM CASTRO
Gli do questo nome perché con questo nome fu noto in ogni angolo di Talcahuano, di Santiago del Cile e di Valparaíso intorno al 1850, ed è giusto che lo assuma di nuovo ora che fa ritorno in queste terre - sia pure in qualità di semplice fantasma e di passatempo del sabato. L'anagrafe di Wapping lo chiama Arthur Orton e lo registra alla data del 7 giugno 1834. Sappiamo che era figlio di un macellaio, che la sua infanzia conobbe l'insulsa miseria dei quartieri poveri di Londra e che sentì il richiamo del mare. Il fatto non è insolito. Run away to sea, fuggire verso il mare, è per gli inglesi la tradizionale infrazione dell'autorità paterna, l'eroica avventura iniziatica. La geografia la raccomanda, e persino la Scrittura: «Coloro che solcavano il mare sulle navi e commerciavano sulle randi acque, videro le opere del Signore, e i suoi prodigi nel mare profondo» (Salmi, 107, 23-24). Orton fuggì dal suo deplorevole sobborgo rosa fuligginoso, scese al mare su una nave, contemplò con l'abituale delusione la Croce del Sud e, giunto nel porto di Valparaíso, disertò. Era un uomo di placida idiozia. A rigor di logica avrebbe potuto (e dovuto) morire di fame, ma la sua confusa giovialità, il suo eterno sorriso e la sua infinita mitezza gli valsero il favore di una certa famiglia Castro, di cui adottò il nome. Di tale episodio sudamericano non rimangono tracce, ma la sua gratitudine non si attenuò, giacché ricompare nel 1861 in Australia con lo stesso nome: Tom Castro. A Sydney conobbe un certo Bogle, un domestico negro. Bogle, senza essere bello, aveva quell'aria quieta e monumentale, quella solidità da opera d'ingegneria che hanno i negri carichi di anni, di adipe e di autorità. Aveva un'altra qualità, che taluni manuali di etnografia hanno negato alla sua razza: il colpo di genio. Ne avremo in seguito la prova. Era un uomo morigerato e ammodo, in cui l'uso e l'abuso del calvinismo avevano opportunamente corretto atavici appetiti africani. A parte le visite del dio (che descriveremo più avanti) era un uomo assolutamente normale, con l'unica singolarità di un pudico e lungo timore che lo bloccava agli incroci, diffidente dell'Est, dell'Ovest, del Sud e del Nord, e del violento veicolo che avrebbe messo fine ai suoi giorni.

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Pagina 41

I ragguagli forniti dai prigionieri attestano che il rancio dei pirati consisteva principalmente in gallette, obesi topi messi all'ingrasso e riso bollito; nei giorni di combattimento mescolavano all'alcol polvere da sparo. Carte e dadi truccati, la coppa e il rettangolo del fantan, la visionaria pipa da oppio e la lanterna magica occupavano le ore d'ozio. Due spade, da usare simultaneamente, erano le loro armi preferite. Prima dell'arrembaggio, si cospargevano gli zigomi e il corpo con un infuso d'aglio - infallibile talismano contro le offese delle bocche da fuoco.

L'equipaggio viaggiava con le donne al seguito, ma il capitano aveva il suo harem, che ne contava cinque o sei e che le vittorie rinnovavano.

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Pagina 46

IL FORNITORE DI INIQUITA
MONK EASTMAN
QUELLI DI QUESTA AMERICA
Stagliati sullo sfondo di pareti celesti o di un cielo alto, due guappi inguainati in solenni abiti neri ballano su scarpe da donna un ballo serissimo, che è quello dei coltelli uguali, finché un garofano non salta via da un orecchio: il coltello è penetrato in un uomo, che con la sua morte orizzontale chiude il ballo senza musica. Rassegnato, l'altro si sistema il cappello a larghe tese e consacra la sua vecchiaia al racconto di quel duello tanto rigoroso. Questa è la storia dettagliata e completa della nostra malavita. Quella delle rissose canaglie di New York è più vertiginosa e rude.

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Pagina 57

GO WEST!
Se negli affollati teatri della Bowery (i cui spettatori vociavano «Su lo straccio!» al minimo ritardo del sipario) abbondavano quei melodrammi di cavalieri e sparatorie, la ragione era semplicissima: l'America subiva allora il fascino dell'Ovest. Al di là dei tramonti c'era l'oro del Nevada e della California. Al di là dei tramonti c'era la scure che abbatte i cedri, l'enorme faccia babilonica del bisonte, il cappello a larghe tese e il trafficato letto di Brigham Young, i riti e l'ira dell'uomo rosso, l'aria limpida dei deserti, la sconfinata prateria, la terra essenziale la cui vicinanza accelera il battito del cuore come la vicinanza del mare. L'Ovest chiamava. Un rumore continuo e cadenzato popolò quegli anni: erano le migliaia di americani che occupavano l'Ovest. In mezzo a loro, intorno al 1872, c'era il sempre allampanato Bill Harrigan, in fuga da una cella rettangolare.

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