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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione 9 Dall'indignazione alla speranza 11 Il 15M e la costruzione di una nuova politica 27 di Rafael Díaz-Salazar 15M: movimento storico in costruzione 35 di Óscar Mateos Non siamo merce nelle mani di politici e bancari: 45 gli slogan del 15M di Jesús Sanz Il 15M e le sue sfide 53 di Jaume Botey Conclusioni 59 |
| << | < | > | >> |Pagina 9Non è un compito facile raccontare le mobilitazioni verificatesi in Spagna a partire dal 15 maggio 2011: da quella data e nei giorni seguenti, la manifestazione convocata dai social network ha segnato l'inizio di un movimento di protesta sorprendente e originale. Gli indignados, così denominati, hanno significato un'esplosione d'energia creativa, dettata dal colore delle forme di manifestazione e dagli inni di protesta scelti: una forma di mobilitazione nuova, dalle molte sfaccettature, in molti casi complementari e alle volte contraddittorie tra di loro. Un movimento che ha la pretesa di essere ricordato nella memoria di un paese schiaffeggiato da una grave crisi economica. Questo libro non vuole essere un'analisi esaustiva degli indignados; non vuole nemmeno essere un'interpretazione definitiva di tale movimento. Semplicemente, vuole essere un insieme di interpretazioni legate a esperienze dirette, una prima guida scorrevole e veloce del 15M. | << | < | > | >> |Pagina 11Domenica 15 maggio 2011, migliaia di persone manifestano a Madrid e in più di cinquanta città spagnole, convocate dalla piattaforma Democracia Real Ya e da altri soggetti, con queste parole d'ordine: Noi disoccupati, sottopagati, con contratti indegni, precari, giovani [...] vogliamo un cambiamento e un futuro dignitoso. Siamo stufi di riforme antisociali, di essere abbandonati alla disoccupazione; che le banche che hanno provocato la crisi aumentino i mutui e ci tolgano le nostre case; stufi di subire delle leggi che limitano la nostra libertà a beneficio dei potenti. Accusiamo i potenti politici e gli economisti della nostra situazione precaria ed esigiamo un cambio di direzione. S'invita a scendere per strada e s'incoraggiano le persone a intervenire senza simboli rappresentativi, di carattere politico o sindacale, a sottolineare la dimensione plurale e aperta dell'indignazione nei confronti del panorama politico, economico e sociale esistente. Un manifesto nel quale si esige un cambiamento nell'ordine delle priorità, riaffermando l'esistenza di diritti basilari: la casa, il lavoro, la salute, l'educazione. Una rivoluzione etica, per mettere il denaro al servizio delle persone e non il contrario. Inoltre, si chiede l'eliminazione dei privilegi della classe politica, la lotta contro la disoccupazione, servizi pubblici di qualità, un maggior controllo sulle banche e una tassazione progressiva. In definitiva, un cambiamento radicale per una vera e propria democrazia.
Queste sono alcune misure che, in quanto cittadini, consideriamo essenziali
per la rigenerazione del nostro sistema politico-economico.
Eliminazione dei privilegi della classe politica Controllo stretto sull'assenteismo delle cariche elette nei rispettivi ruoli. Sanzioni specifiche per l'abbandono delle proprie funzioni. Soppressione dei privilegi nel pagamento delle tasse, degli anni di quotazione e dell'ammontare delle pensioni. Equiparazione del salario dei rappresentanti eletti al salario medio spagnolo, più le sovvenzioni necessarie e indispensabili all'esercizio delle proprie funzioni. Eliminazione dell'immunità associata alla carica. Imprescrittibilità dei delitti di corruzione. Pubblicazione obbligatoria del patrimonio di quanti ricoprono cariche pubbliche.
Riduzione degli incarichi di libera designazione.
Contro la disoccupazione Ripartizione del lavoro, promuovendo le riduzioni della giornata lavorativa e la conciliazione dell'orario di lavoro con la vita familiare, riducendo sempre più la disoccupazione di tipo strutturale (vale a dire, far sì che la disoccupazione scenda al di sotto del 5 per cento). Età pensionabile a 65 anni e non oltre, dando precedenza alla risoluzione del problema della disoccupazione giovanile. Agevolazioni per le imprese con meno del 10 per cento di contratti temporali. Assicurazione nel lavoro: impossibilità di licenziamento collettivo o per causa oggettiva nelle grandi imprese, fino a quando siano favorevoli e vigenti i benefici per le stesse; tassazione delle grandi imprese per assicurare che non coprano l'attività lavorativa con una forza lavoro di tipo temporaneo, dando l'opportunità di favorire l'impiego di lavoratori regolarmente stipendiati e messi in regola.
Ristabilire il sussidio di 426 euro per tutti i disoccupati da
lungo tempo.
Diritto alla casa Espropriazione da parte dello Stato delle case costruite in stock che non si sono vendute per metterle sul mercato ad un regime di affitto accessibile anche a persone con reddito basso. Sostentamenti per favorire l'affitto ai giovani e a tutte quelle persone che dispongano di basse risorse.
In caso di inadempienza di pagamento rateale, si permetta la
restituzione della casa alla banca per estinguere il mutuo.
Servizi pubblici di qualità Soppressione delle spese inutili nell'amministrazione pubblica, stabilendo un controllo indipendente dei preventivi e delle spese. Contrattazione del personale sanitario per diminuire - fino ad eliminarle - le liste di attesa. Contrattazione di professori per garantire la ratio degli alunni nelle classi, favorendo gruppi di rinforzo allo studio e gruppi di sostegno. Riduzione del costo di immatricolazione all'università, equiparando le tasse di iscrizione all'università per laureandi e laureati; questi ultimi infatti godono di uno sconto nel caso vogliano conseguire una seconda laurea. Finanziamento pubblico della ricerca per garantirne l'indipendenza. Trasporto pubblico economico, di qualità ed ecologicamente sostenibile: ristabilimento dei treni che si stanno sostituendo con l'Ave con i prezzi originari, sconti sugli abbonamenti del trasporto, restrizione della circolazione dei veicoli privati nel centro delle città, costruzione di strade ciclabili.
Ricorsi sociali locali: applicazione effettiva della legge di Dipendenza,
reti municipali di assistenza, servizi locali di mediazione e tutela.
Controllo delle entità bancarie Proibizione di qualsiasi tipo di riscatto o apporto di capitale a entità bancarie: le entità in difficoltà devono fallire o essere nazionalizzate per permettere la costruzione di una banca pubblica sotto controllo sociale. Aumento delle tasse alla banca in modo direttamente proporzionale al consumo sociale in relazione alla crisi generata dalla sua cattiva gestione. Restituzione delle casse pubbliche da parte delle banche di tutto il capitale pubblico apportato. Divieto alle banche spagnole di investire nei paradisi fiscali.
Regolazione di sanzioni per movimenti speculativi e laddove
la prassi bancaria appare inquinata.
Tassazione Aumenti dei tassi di imposta dei grandi capitali e delle entità bancarie. Eliminazione delle Sicav. Recupero delle tasse sul patrimonio. Controllo effettivo della frode fiscale e della fuga dei capitali nei paradisi fiscali.
Promozione a livello internazionale dell'adozione di una tassa
alle transazioni internazionali (tassa Tobin).
Libertà cittadine e democrazia partecipativa No al controllo su internet. Abolizione della legge Sinde. Protezione della libertà di informazione e del giornalismo informativo. Referendum obbligatori e vincolanti per le questioni di grande peso che modificano le condizioni di vita dei cittadini. Referendum obbligatori per ogni misura legislativa introdotta dall'Unione europea. Modifica della legge elettorale per garantire un sistema autenticamente rappresentativo e proporzionale che non discrimini nessuna forza politica né la volontà sociale, dove il voto in bianco e il voto nullo siano rappresentati nel sistema legislativo vigente.
Stabilire meccanismi effettivi che garantiscano la democrazia
interna dei partiti politici.
Riduzione fondi destinati all'esercito
L'ultimo punto, considerato essenziale, era la riduzione della spesa militare. L'adesione va oltre le previsioni più ottimistiche: la manifestazione del 15M diventa una delle maggiori mobilitazioni cittadine, più numerosa della tradizionale manifestazione sindacale del primo maggio, di due settimane prima. | << | < | > | >> |Pagina 22Il 5 e 6 giugno, un incontro tra i delegati dei vari accampamenti convoca per il 19 giugno una manifestazione contro il "Patto dell'euro":Siamo gli indignati, gli anonimi, i senza voce. Eravamo in silenzio, ma stavamo ascoltando e osservando. Non per guardare in alto, dove ci sono coloro che hanno in mano le redini del mondo, ma per guardare ai margini, dove ci troviamo tutti e tutte noi, aspettando il momento opportuno per unirci. No, non ci rappresentano i partiti o i sindacati. Tanto meno vogliamo che sia così, perché ognuno di questi rappresenta se stesso. Prima di tutto vogliamo pensare come creare un mondo dove le persone e la natura siano al di sopra degli interessi economici. Vogliamo ideare e costruire il miglior mondo possibile. Insieme possiamo e lo faremo. Senza paura. [...] Il 19 giugno convochiamo la Global-revolution. È un richiamo all'occupazione pacifica delle piazze pubbliche e alla creazione di spazi d'incontro, di dibattiti e di riflessioni. È nostro dovere recuperare lo spazio pubblico e decidere insieme il mondo che vogliamo. Scendi in piazza! Scendi in strada!. Il percorso d'avvicinamento al 19 è scandito da una manifestazione davanti al parlamento, l'11 giugno, contro la riforma del lavoro, con numerosi sit-in davanti al Comune e con la manifestazione al Ministero del Lavoro, contro la riforma dei contratti nazionali. Il 14 giugno, inoltre, 2 mila indignados si concentrano davanti al parlamento della Catalogna, per protestare contro i tagli allo stato sociale: il presidente della Generalitat è costretto a entrare in parlamento con l'elicottero («hanno superato i limiti della convivenza», dichiarerà) e c'é qualche scontro con la polizia. Il movimento 15M emette un comunicato stampa, nel quale prende le distanze dagli atti violenti accaduti, indicando un infiltrato della polizia quale responsabile degli avvenimenti. Con il dibattito aperto dai media sulla violenza del 15M e i possibili effetti che questa potrebbe avere sull'appoggio al movimento, la manifestazione del 19 diventa una sorta di rivalsa. E l'appoggio sarà massiccio: Barcellona vede più di 100 mila persone per le strade; a Madrid, sei cortei partono da punti differenti della città, cui si uniscono le diverse assemblee di quartiere, in una lunga marcia pacifica, fatta di abbracci, di musica e di slogan chiassosi. Giunge a piazza Nettuno, mentre il coro e l'orchestra sinfonica interpretano la Nona di Beethoven. Dopo aver consumato un picnic popolare, tradizione del movimento, si svolgono decine di attività, laboratori e assemblee, in altrettante piazze del centro. Il giorno seguente, altre marce partono da tutta la Spagna, direzione Madrid, mentre a partire dal 17 giugno il movimento introduce nuove azioni: su tutte, il blocco degli sfratti. S'incoraggia la popolazione a concentrarsi sotto le case delle persone sotto sfratto esecutivo, al fine di fermarne l'esecuzione. La sera del 23 luglio, le sei marce entrano a Madrid: lungo il loro cammino di centinaia di chilometri percorsi a piedi, si è unita tanta gente, sono nate molte assemblee e sono state raccolte numerosissime richieste di cambiamento della società. Questi alcuni slogan: «Diritti sociali, nemmeno un passo indietro», «trasparenza politica», «democrazia partecipativa», «eliminazione dei privilegi della classe politica», «riforma della legge elettorale», «banca pubblica e trasparente». Alle nove di sera, i sei cortei confluiscono in un'affollatissima Puerta del Sol, il luogo dove tutto è iniziato e dove si ritorna, per ricostruire parte dell'accampamento: in un'assemblea, ogni marcia racconta la sua esperienza, in streaming con varie città. L'indomani, più di 35 mila persone marciano da Atocha fino a Puerta del Sol, con lo slogan: «Non è la crisi: è il sistema». Il premio Nobel Joseph Stiglitz esprime il suo appoggio agli indignados, si dichiara impressionato dall'energia che trasmette e li incoraggia a «rimpiazzare le cattive idee con quelle buone». | << | < | > | >> |Pagina 27Due grandi esplosioni politiche hanno avuto luogo in Spagna, tra il 15 maggio 2011, giorno delle manifestazioni che hanno dato origine agli accampamenti di protesta, e il 22 maggio 2011, giorno delle celebrazioni delle elezioni municipali e autonome. Siamo schizofrenici noi spagnoli? È ora di dare una risposta a questa domanda e di riflettere sugli antagonismi esistenti tra i cittadini, che hanno reagito in modi ben differenti. Siamo davanti a un'insurrezione del precariato: disoccupati, lavoratori con bassi salari, giovani ai quali si nega la possibilità di avere una casa, pensionati, immigrati sfruttati, laureati senza impiego o con lavori sottopagati, coppie senza alcuna prospettiva di poter formare una famiglia, prepensionati residenti nei quartieri operai senza strutture. Finora, questi cittadini vivevano la propria disgrazia con rabbia repressa o con disperazione dettata dall'impotenza, sopportando la situazione con l'aiuto della famiglia, disposti a sopravvivere nella giungla del "si salvi chi può". La società si è divisa in due: da una parte i soddisfatti e gli integrati, ai quali la crisi ha provocato unicamente la diminuzione del proprio consumo, dall'altra gli emarginati dalla società del benessere. Il 15M rappresenta, dunque, l'esplosione dell'eco sociale dei precari, umiliati e offesi dai dettami della nuova esclusione sociale; hanno preso coscienza che partiti e sindacati rappresentano prima di tutto i cittadini soddisfatti e integrati. Di fronte all'imborghesimento generale di coloro che hanno voce e potere (politici, sindacalisti, giornalisti, docenti), hanno deciso di farsi portavoce della propria situazione e delle proprie richieste; hanno attaccato il potere politico e quello economico, reclamando più democrazia, più partecipazione popolare, più potere cittadino. Il deficit della democrazia e l'obsolescenza delle organizzazioni politiche e sindacali costituiscono il senso profondo del 15M. Il suo radicalismo non nasce da ideologie di sinistra, ma, citando Mounier, dal «realismo come estremismo», in risposta alla tiepidezza delle politiche sociali ed economiche realizzate dai rappresentanti dei soddisfatti, di sinistra e di destra, ciechi alle condizioni di vita del precariato. La nostra democrazia soffre: al suffragio universale non consegue la sovranità popolare in ambito economico, sociale e culturale. Questa democrazia si identifica unilateralmente con il parlamentarismo, del cui degrado sono responsabili partiti e sindacati. La critica contro di essi manifesta, con grande ricchezza di linguaggio e di simboli, la scarsa fiducia verso di loro, esternata dalla maggior parte degli spagnoli, come emerso dallo studio di Metroscopia, Pulso de España 2010: su 28 istituzioni e gruppi sociali, i sindacati si piazzano al 26° posto, i partiti al 27°, le multinazionali al 28°. Il potere economico-finanziario è stato smascherato, quale forza dominante sugli altri: non si lasciano coinvolgere dai cambi di governo, né dalle mobilitazioni sindacali; sono capaci d'allearsi con poteri politici e mediatici, occultando il loro sistema di sfruttamento, mascherato da opere sociali e culturali; sottomettono i partiti alle banche a causa dei loro debiti; pressano più dei sindacati il Governo; utilizzano meccanismi finanziari per ridurre i loro contributi allo Stato; si muovono utilizzando i paradisi fiscali; hanno ottenuto che le università non investigassero sul potere dei ricchi. Ma il movimento 15M si è, invece, interessato a loro, pretendendo di conoscere l'accumulo di ricchezza ed esigendo che questa si redistribuisse equamente. | << | < | > | >> |Pagina 53Una raccomandazione fatta nel maggio del Sessantotto in Francia fu: «Siate realisti, chiedete l'impossibile». Per gli indignados c'è bisogno di qualcosa di simile: la maggior parte dei cittadini prova indignazione e rabbia per un sistema politico che non li rappresenta e per i tagli allo stato sociale. Per questo motivo il 15M ha guadagnato il rispetto di molti cittadini. Il potere non appartiene al parlamento: la crisi è causata dagli organismi extraparlamentari, i banchieri mafiosi, le agenzie di valorizzazione o di rischio e dalle multinazionali. La troika del neoliberalismo in Europa: la Commissione europea, la Banca centrale e il Fmi-Bm. Gli Stati ricevono ordini da questi poteri diffusi, anonimi, non eletti e pertanto antidemocratici. È una crisi politica non comune: i politici non avevano mai usato il loro potere così tanto a sfavore del proprio popolo. Non cé da meravigliarsi del grido "non ci rappresentano". Questo processo comincia negli anni Ottanta: i settori politici vicini al liberalismo economico iniziano una lotta contro l'interventismo statale, progettata per la prima volta in un incontro di intellettuali, economisti, politici e filosofi, nel 1947, in una piccola località della Svizzera, Mont Pèlerin. Oggi, il neoliberalismo si è imposto come modello economico egemonico. Eppure, i premi Nobel Stiglitz e Krugman ci hanno avvertito più volte dei rischi di un'economia sregolata e virtuale, sottomessa al fondamentalismo del mercato, in un mondo senza organismi politici capaci di prendere decisioni al di sopra delle oscillazioni monetarie. Addirittura George Soros, il finanziere speculatore, già nel 1999 prevedeva il rischio della dittatura dei mercati e la volontà d'ampliare la loro influenza su terreni non propri: «Senza regole, non solo il capitalismo, ma anche i miei benefici e la società in generale sono in pericolo». Quando più di 1,5 miliardi di persone vive sotto il peso della povertà e se paesi finora centrali, come Italia e Spagna, si vedono minacciati, non si può dire che siamo solo davanti a una crisi finanziaria: non è possibile prevedere quando sorgeranno nuovi modelli economici e culturali, ma qualcosa di nuovo sta nascendo. Il Sessantotto, si diceva: ma le differenze sono sostanziali. Il Sessantotto volle essere una rivoluzione e il suo obiettivo, soprattutto a Parigi e in Cecoslovacchia, era quello di guadagnare il potere per stabilire nuovi valori; al contrario, la rivendicazione del 15M accetta la democrazia, ma esige che funzioni. Il Sessantotto non mise in discussione il modello dello sviluppo indefinito; al contrario, gli indignados denunciano l'impossibilità di questo modello.
Dai comunicati e dalle dichiarazioni del 15M, si ha l'impressione che si
parta da zero, lontano dal linguaggio ideologico dei partiti classici di
sinistra o del movimento No global: termini semplici, naïf, in questo vicini al
maggio del Sessantotto. È la forza degli
indignados,
ma allo stesso tempo è la sua debolezza: non ci sono grandi riferimenti
ideologici, a parte il pamphlet di
Héssel.
Testo letto a Puerta del Sol il 21 maggio 2011
Ci chiedono proposte, coloro che non hanno mai avuto proposte. Ci chiedono programmi politici, coloro che scavalcano sistematicamente i loro programmi politici. Ci chiedono trasparenza, coloro che non ci hanno mai raccontato nulla. [...] Ci chiedono proposte, perché il potere non appartiene più a loro, [...] perché hanno fretta e hanno fretta perché hanno paura. Però noi uomini e donne non abbiamo fretta, perché il tempo [...] è nostro. Abbiamo pazienza perché sappiamo che tutto questo crescerà. Abbiamo pazienza, perché non abbiamo paura. [...] Siamo abituati a sfidare la paura, la disoccupazione, i licenziamenti e il sopravvivere da precari. I banchieri e i politici hanno paura. Non sono abituati a vedere il potere che viene dal basso. [...] Migliaia di persone si stanno svegliando dal sonno individuale per tornare a sognare insieme. [...] Accettiamo la sfida.
Questa è l'autorizzazione che necessitiamo. Quella che ci concedono milioni
di persone piene di speranza, che ci spronano
a resistere in questa piazza. A questi obbediamo, ai loro cuori,
e a questi diciamo: il miglior modo di mostrare solidarietà
con gli accampamenti di Puerta del Sol, è occupare altre
piazze. Occupate le piazze. Vi aspettiamo.
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