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| << | < | > | >> |IndicePrefazione 5 Parte prima LA SCOPERTA FREUDIANA Capitolo primo Freud, il conquistatore di uno spazio ignorato 9 Prima della psicoanalisi 10 Gli anni di formazione 10 Breuer e Anna O. 12 La nascita della psicoanalisi 13 L'invenzione freudiana: le associazioni libere 13 La regola fondamentale 15 La simbolizzazione 16 Le lettere a Fliess 17 Il Progetto 20 L'interpretazione dei sogni 21 Resistenza e rimozione 21 Lo studio dei sogni 22 L'auto-analisi di Freud 22 La regressione e i1 lavoro del sogno 24 Processi primari e processi secondari 28 Capitolo secondo Questioni cliniche 31 Per quanto riguarda il sogno 31 Lapsus e atti mancati 31 Dora 32 La Gradiva 35 La sessualità infantile 35 L'infantile nel sogno 35 Tre saggi sulla teoria sessuale 36 Il piccolo Hans 37 La nevrosi infantile dell'uomo dei lupi 38 I fantasmi originari 41 I ricordi di copertura 42 Transfert e contro-transfert 43 Il transfert 43 La dinamica del transfert 44 Il contro-transfert 46 Questioni di tecnica 47 Psicopatologia della vita quotidiana 48 Il motto di spirito 48 La malattia nervosa dei tempi moderni 49 La psicologia della vita amorosa 50 La nevrosi ossessiva 52 L'uomo dei topi 52 Il carattere anale 53 Religione e nevrosi ossessiva 54 Dalla parte della psicosi 54 Il caso Schreber 54 I rapporti con Jung e Bleuler 56 Capitolo terzo Allievi e collaboratori 57 Dall'isolamento alla creazione dell'Associazione psicoanalitica internazionale 57 La Società psicoanalitica di Vienna 57 Le sere del mercoledì 58 I primi congressi 60 La creazione dell'Associazione internazionale 61 Il viaggio in America 61 La rottura con Adler 62 L'insegnamento 62 Jung 63 Il delfino 63 Gli indugi di Jung 63 Lo studio dei simboli e dei miti 64 L'inconscio collettivo e la rottura con Freud 65 Il divenire del pensiero junghiano 66 Karl Abraham 67 Il fedele secondo 67 Studi clinici, mitologici, estetici 67 Teoria degli stadi 68 Da Abraham a Melanie Klein 68 Ferenczi o l'audacia analitica 69 Un allievo fervente... e deluso 69 Le teorie audaci 70 Fecondità clinica 71 Le innovazioni teoriche 72 Diversità e conflitti 73 Pfister, Tausk, Groddeck e Binswanger 73 Il comitato segreto 75 Capitolo quarto Dal narcisismo alla distruttività 77 Estetica 77 La creazione letteraria e il sogno da sveglio 77 Leonardo 79 Michelangelo 80 Il tragico 81 Mito, religione, civiltà 83 Racconti e miti 83 Totem e tabù 84 Attualità sulla guerra e la morte 89 La metapsicologia nel 1915 91 L'introduzione del narcisismo 91 Le pulsioni 95 Rappresentazioni di cose e rappresentazioni di parole 99 Lutto e malinconia 105 Altri testi metapsicologici 106 L'introduzione della pulsione di morte 107 Al di là del principio di piacere (1920) 107 Dalla parte della clinica 110 Paranoia e gelosia 112 Capitolo quinto Elaborazioni teorico-cliniche 117 Le seconda topica. Testi teorici 117 L'Io e l'Es (1923) 117 La negazione 123 Inibizione, sintomo, angoscia 125 Il Compendio 127 Psicologia collettiva 128 Psicologia delle folle 128 La critica delle idee religiose 131 Il pessimismo freudiano? 134 Le perversioni 137 Il masochismo 137 Il feticismo 139 Nevrosi e psicosi 141 La distinzione tra nevrosi e psicosi 141 La scissione 142 La sessualità femminile 145 La femminilità precoce 145 Il continente nero 147 Altri punti interrogativi sui processi libidici 148 La terapia 148 Quali analisti? 148 Il processo analitico e i suoi obiettivi 149 La verità nell'analisi 149 Mosè 151 Le circostanze 151 La tesi dei due Mosè 151 Scissione e trauma 152 Le circostanze 152 Trasmissione delle idee religiose 152 Giudaismo e Cristianesimo 152 La malattia e l'esilio 153 La malattia 153 La sistemazione a Londra 153 Parte seconda GLI AUTORI POSTFREUDIANI Capitolo sesto Reich e il freudo-marxismo 157 Wilhelm Reich (1897-1957) 157 L'analisi del carattere 157 L'orgasmo e la liberazione sessuale 157 L'orgone 158 Destini del freudo-marxismo 158 In Ungheria e in Russia 158 Marcuse (1898-1979) 159 Psicoanalisi e cultura 159 Capitolo settimo La psicoanalisi americana 161 Hartmann e la Psicologia dell'Io 161 La comunità psicoanalitica americana 161 Hartmann (1894-1970) 161 Influenza della Psicologia dell'Io 162 Psicoanalisi dei bambini 163 Margaret Mahler (1897-1985) 163 Bettelheim (1903-1990) 164 Erikson (1902-1994) 166 Psicoanalisi della prima infanzia e salute pubblica 167 Kohut e il transfert narcisistico 169 L'ascolto del narcisismo 169 Il self e il self-oggetto 169 Kohut e Freud 170 Stato dei luoghi 170 Il linguaggio di azione e l'intersoggettività 170 L'influenza kleiniana 171 La pressione medica, scientifica e sociale 172 La psicoanalisi in America Latina 172 Capitolo ottavo La psicoanalisi in Inghilterra 175 Melanie Klein (1882-1960) 175 Una pioniera della psicoanalisi dei bambini 175 Pulsione di morte e fantasmi del bambino 176 La posizione schizo-paranoide 178 La posizione depressiva 179 Le difese maniacali 180 L'identificazione proiettiva 180 L'invidia 181 Anna Freud 182 La figlia di Freud 182 Le linee di sviluppo 183 I meccanismi di difesa 184 Normale e patologico 185 Il bambino nella società 186 Le grandi controversie 186 Gli avversari 186 I meccanismi 187 Soluzioni istituzionali 187 Il gruppo degli Indipendenti o middle group 188 Posizioni comuni 188 Michaél Balint (1896-1979) 189 John Bowlby (1907-1990) 190 Ronald Fairbairn (1889-1964) 190 Diversità delle ricerche 191 Winnicott 193 Un franco-tiratore inimitabile 193 «Un neonato, non esiste» 194 L'illusione primaria 195 Il quadro analitico e il contro-transfert 196 Il self 196 Il timore del crollo 197 Oggetto e spazio transizionali 197 I post-kleiniani 198 Hanna Segal 198 Herbert Rosenfeld 199 Donald Meltzer 199 Martha Harris ed Esther Bick 200 Wilfred Bion 200 I piccoli gruppi 200 L'apparato per pensare i pensieri 201 Il lavoro di astrazione e di formalizzazione 201 L'attacco dei legami 202 Capitolo nono La psicoanalisi in Francia 203 Inizi lenti e difficili 203 Resistenze mediche 203 La creazione della Società psicoanalitica di Parigi (SPP) 204 Durante la guerra 205 Orientamenti 206 La scissione 206 E altrove in Europa? 209 Il pensiero di Jacques Lacan 210 L'apporto di Lacan 210 Il significante e le tre categorie strutturali 211 Scissione e forclusione 215 Pulsioni, affetto, desiderio 216 Modificazioni nella metapsicologia 218 La terapia, i suoi fini e la formazione dello psicoanalista 219 A proposito dell'epistemologia 221 Il movimento lacaniano 222 Correnti teoriche attuali della psicoanalisi francese 226 Dalla parte del Quarto Gruppo 226 Béla Grunberger 228 Didier Anzieu 228 Jean Laplanche 232 André Green 234 Capitolo decimo Metodologie contemporanee e dibattiti attuali 241 Il quadro e le tecniche 241 La teoria della terapia 241 Psicoanalisi gruppale e terapie familiari 242 Lo psicodramma analitico 245 Studi clinici 246 Il trauma, l'allucinatorio e il negativo 246 Nevrosi e psicosi 248 Casi-limite e disturbi del comportamento 249 La psicosomatica 250 La psicopatia. La violenza 251 Settori di studio e cantieri in corso 251 La psicoanalisi dei bambini. L'adolescenza 251 Maschile, femminile 253 Psicoanalisi, arte, letteratura 254 Aperture della psicoanalisi 255 La storia e l'avvenire della psicoanalisi 256 La psicoanalisi in Italia 257 Appendice di Sabina Lambertucci Mann 257 Panorama della psicoanalisi in Italia 257 Appendice di Sabina Lambertucci Mann Panorama della psicoanalisi in Italia 257 Dalle origini alla nascita delle Società di psicoanalisi257 La seconda generazione di analisi 261 Terza generazione 262 Paesaggio psicoanalitico contemporaneo 267 Alcuni punti della ricerca psicoanalitica italiana 270 Breve excursus: analisti e contributi analitici 271 Lessico 277 Bibliografia 303 Indice dei nomi 331 |
| << | < | > | >> |Pagina 5PrefazioneDestinata a tutti gli studenti che hanno bisogno di dati e punti di riferimento sulla psicoanalisi, così come ad un pubblico più vasto che desidera comprendere il pensiero contemporaneo oltre che la posizione degli apporti del metodo psicoanalitico nel trattamento delle sofferenze psichiche, questa opera vorrebbe essere: una chiara e maneggevole sintesi, che si sforza di mettere in relazione gli elementi tra loro e di stabilire dei collegamenti in grado di sostenere e guidare la comprensione di concetti e preoccupazioni talvolta complessi; uno studio preciso che fornisca i nomi, le date, le definizioni e le spiegazioni di cui lo studente può avere bisogno. Lessico e indice permettono di trovare in ogni momento l'informazione necessaria; una suggestiva iniziazione a quel «pensiero disturbante» che fa sì che l'inconscio, oggetto della psicoanalisi, possa solo disturbare il nostro pensiero, metterci fuori strada, ma allo stesso tempo aprirci orizzonti inaspettati e insperati, che raggiungono ed esplicitano una dimensione di esperienza che per noi è intima ed essenziale; una esposizione esatta e chiara delle tesi essenziali delle più importanti correnti psicoanalitiche attuali, così come delle tecniche psicoanalitiche (il metodo psicoanalitico precede e sostiene sempre le teorizzazioni che non ne sono altro che le applicazioni e i supporti); una presentazione succinta ma documentata dei principali dibattiti che hanno attraversato la storia della psicoanalisi o che sono attualmente in corso. Il testo è completato da un approfondito Lessico, a fine volume, che spiegherà ai lettori meno specialisti il significato dei termini più tecnici. | << | < | > | >> |Pagina 9Capitolo primo
Freud, il conquistatore di uno spazio ignorato
Sigismund Freud, detto Sigmund, nacque a Friburgo, in Moravia, nel 1856, paese che la sua famiglia abbandonò per Vienna, quando il bambino aveva tre anni, per problemi finanziari del padre, il negoziante ebreo Jakob Freud. La struttura della famiglia era particolare in quanto suo fratello maggiore Emanuele, nato da un precedente matrimonio, aveva vent'anni più di lui, ed era dunque per età molto vicino alla giovane mamma Amalia, seconda o forse terza moglie di Jakob Freud, che era decisamente più vecchio. Un altro personaggio importante della prima infanzia di Freud fu la sua Nania, balia cattolica che gli raccontava innumerevoli storie e leggende, ma che fu licenziata per furto. Dobbiamo ricordare, infine, lo zio Giuseppe, altro punto nero dell'ambiente nel quale viveva il bambino, che fu compromesso in un traffico di falsari. Tutti questi personaggi appaiono direttamente o indirettamente nei sogni che Freud accettò di rivelare al pubblico nel 1900, per sostenere le sue idee sull'interpretazione dei sogni: conosciamo, dunque, non soltanto gli avvenimenti, ma la maniera attraverso la quale essi hanno segnato la realtà psichica del bambino, con la rilettura che ne fece Freud al momento della sua auto-analisi, una parte della quale ci è rivelata con L'interpretazione dei sogni (1900). Un'altra fonte diretta ci è fornita dall'abbondante corrispondenza di Freud durata tutta la vita. Le Lettere della giovinezza ci fanno scoprire l'adolescente e in seguito il giovane ricercatore. L'innamorato si rivela, nelle lunghe lettere, a Marta, la fidanzata, durante i quattro lunghi anni nei quali rimasero separati, questo fino a quando Freud non trovò i mezzi finanziari necessari per sposarsi, facendo il neurologo e rinunciando alla ricerca. Le ipotesi di ricerca furono esposte a Fliess, un amico otorinolaringoiatra dalle idee alquanto audaci, che si interessava alla bisessualità degli esseri umani e che costruì teorie complesse sui cicli vitali dell'uomo e della donna.
La fonte indefinibile di ogni studio fatto sulla vita di Freud rimane
tuttavia la biografia in tre volumi redatta dal suo discepolo,
Ernst Jones, la
Vita e opere di Freud.
Anche se i biografi moderni possono trovare lacune o proposte azzardate Jones
aveva preferenze e gelosie nei riguardi degli altri discepoli di Freud l'opera
rimane un insieme di conoscenze che permette non solo di rappresentare la storia
personale di Freud, ma anche i primi decenni del movimento psicoanalitico.
Prima della psicoanalisi Gli anni di formazione Freud frequenta Medicina e diventa biologo specialista nello studio del sistema nervoso le «neuroscienze» agli esordi. Dei brillanti studi al liceo, conserva un interesse per la cultura greca e le opere classiche. Se si paragona volentieri ad Annibale, il generale cartaginese, è Cervantes, l'autore del Don Chisciotte, che gli fornisce la possibilità di identificarsi in maniera eccelsa, poiché Freud e Silberstein, un suo amico, firmavano le lettere che si inviavano con il nome dei due cani, Cipio e Berganza, che figurano in una interessantissima novella di Cervantes racconto che mette particolarmente in evidenza la questione dell'identità femminile. Fu la lettura di un poema di Goethe, Sulla natura, che fece decidere il giovane Freud, ancora esitante sul suo orientamento professionale, ad indirizzarsi verso la medicina. Alla fine degli studi, entrò nel laboratorio di fisiologia del sistema nervoso di Brόcke, ricercatore verso il quale manifestò sempre un grande rispetto. Freud, condivide l'ideale scientifico del suo tempo, di stampo positivista e piuttosto scientistico (concepì sempre il funzionamento psichico come il funzionamento fisiologico in termini energetici, ed il riferimento al principio di costanza dell'energia, posto da Fechner, fu una chiave importante della sua opera). Gli studi sul sistema nervoso di animali non evoluti, le osservazioni preziose sui disturbi del linguaggio che comparivano nelle diverse forme di afasia, uno studio comparato delle paralisi isteriche e delle paralisi dovute a lesioni nervose, dimostrano la fecondità di quel periodo di ricerca neurologica. Freud si occupò anche degli effetti della cocaina, ma turbato da ciò che era successo al suo amico Fleisch, anche lui impegnato in tali ricerche e diventato dipendente da quella droga, tardò a pubblicare i suoi studi facendosi superare da un altro ricercatore. Nella Vienna cosmopolita ma antisemita del 1890, il mestiere del ricercatore non permetteva di vivere. Occorreva una rendita personale. L'università rimaneva chiusa ai giovani talenti, soprattutto se erano ebrei. Freud poteva, quindi, guadagnarsi da vivere e farsi una famiglia solo lavorando come medico specialista delle «malattie nervose». Fu così che, senza aver avuto molti contatti con la psichiatria propriamente detta, Freud si interessò all'isteria. Uno stage a Parigi, da Charcot, fu di capitale importanza. Freud ottenne una borsa di studio per trascorrere sei mesi alla Salpκtrière, dove, durante le lezioni pubbliche, costituite dalla presentazione di malati, Charcot scatenava e calmava, a suo piacimento, spettacolari crisi isteriche. Abbiamo dettagli precisi di quel soggiorno, grazie alle lettere di Freud alla fidanzata Marta. In privato, Charcot ammetteva il carattere sessuale delle crisi e delle patologie isteriche, ma non ne faceva cenno nelle sue pubblicazioni. Cercò di definire con l'ipnosi la spiegazione fisica, da lesione, dell'isteria e le «presentazioni di malati» che facevano scaturire «lezioni di morale» divennero celebri; non contestava la teoria, allora dominante della degenerazione, o quella di Janet, medico e filosofo, addetto al suo laboratorio, che vedeva nelle isterie e nelle «psicoastenie» forme di debolezza della sintesi psichica, dunque dei malati fondamentalmente deficitari. Se Charcot fu un uomo dello sguardo che faceva vedere, Freud fu un uomo dell'ascolto, capace di capire.
Durante il soggiorno a Parigi, Freud ebbe, d'altra parte, contatti con la
medicina legale e le ricerche allora in corso sul maltrattamento e gli abusi
sessuali. Fu influenzato anche dalla scuola di Nancy, riunita intorno a
Bernheim, che studiava sistematicamente le possibilità terapeutiche della
suggestione ipnotica. Freud si trovò dunque per la sua formazione, all'incrocio
tra la scienza tedesca, inerente la biologia del sistema nervoso, e le ricerche
di punta della psichiatria francese.
Breuer e Anna O. La comunità ebraica di Vienna era attivamente solidale. Un medico ebreo più vecchio di Freud, Josef Breuer, lo aiutò non solo a sistemarsi, ma anche finanziariamente, favorendo il costituirsi della sua clientela. Breuer aveva in terapia una giovane isterica, Anna O., che aveva sintomi spettacolari: «assenze» psichiche durante le conversazioni, contratture della mano, impossibilità a parlare la lingua materna mentre poteva esprimersi in inglese, disgusto davanti a tutte le bevande, cambiamenti imprevedibili di umore... Breuer applicò su di lei la tecnica dell'ipnosi. Ogni giorno addormentava Anna invitandola a parlare di ciò che le occupava la mente, cosa questa che la impegnava nei momenti di «assenza»: lei raccontava tristi fantasticherie, lasciava che i suoi stati di animo si esprimessero e, al risveglio, si sentiva sollevata. Un momento decisivo in quella terapia basata sulla parola che la ragazza chiamava anche «pulizia del camino» sopraggiunse quando Anna si ricordò di un episodio che l'aveva scioccata senza che lei avesse potuto dire niente: la sua governante aveva lasciato bere il suo cagnolino, detestato da Anna, in un bicchiere. Il racconto fatto sotto ipnosi fu riferito con emozione e segni espressivi di disgusto. Al risveglio, Anna chiese da bere: era stata guarita da quel sintomo che Breuer e Freud chiamarono, dal termine greco catharsis, abreazione, purificazione dalle emozioni violente e dai disturbi attraverso la rappresentazione e la verbalizzazione. Il punto di partenza era il concetto stesso di Aristotele per il quale lo spettacolo tragico era una catharsis che liberava gli uomini dalla violenza distruttrice delle loro passioni. I due medici non compresero, tuttavia, nella stessa maniera il fenomeno attraverso il quale Anna era stata meglio. Per Breuer, se il sintomo scompariva grazie all'ipnosi, significava che era in un secondo stadio, «ipnotico» (stato vicino al sonno), che Anna aveva vissuto di nuovo l'episodio che si era rivelato traumatico: l'isteria era dunque una debolezza dell'unità psichica e i sintomi erano le tracce e gli effetti di quei momenti di dissociazione. Freud non era invece soddisfatto né della tecnica dell'ipnosi, della quale non si sapeva come agiva, né di quella spiegazione; fu distinguendo la sua tecnica di trattamento da quella di Breuer, e in particolare nel cercare di ottenere lo stesso risultato, senza ricorrere all'ipnosi, che arrivò a formulare nuove ipotesi. Prima di presentarle, è importante fare riferimento alla fine del trattamento di Anna anche se non è facile distinguere, nell'esposizione di questo caso essenziale, i fatti veri da quelli della leggenda. Durante le visite quotidiane, Breuer si interessò, dunque, al caso di quella paziente, giovane abbastanza graziosa. Sua moglie ne avrebbe avuto il sospetto. Breuer non vi fece tuttavia molto caso, fino al giorno in cui lo stesso comportamento di Anna evidenziò l'ambiguità di quelle visite frequenti: in occasione di una violenta ricaduta, Anna accusò male al ventre e tutti i sintomi tipici di una gravidanza isterica, non nascondendo il desiderio di avere un bambino dal dottor Breuer. Quest'ultimo, spaventato dalla violenza delle emozioni che aveva scatenato, interruppe il trattamento. La leggenda ci dice che fuggì correndo, e che condusse immediatamente sua moglie a fare un viaggio nel corso del quale avrebbero concepito un bambino questa volta reale. Ma la nascita della bambina di Breuer tre mesi, e non nove mesi, dopo quel viaggio smentisce questa interpretazione. Quello che è sicuro è che l'interruzione del trattamento non risolse lo stato di salute immediato di Anna, e che Breuer fu per molto tempo reticente davanti alle sollecitazioni di Freud a pubblicare quel caso clinico. Anna rimase nubile con il vero nome di Berta Pappenheim ed ebbe per tutta la vita momenti più difficili di altri elemento questo che recentemente è servito come argomentazione nella polemica americana contro la psicoanalisi. Essa fu capace, tuttavia, di affermare la propria personalità e i propri progetti: è lei la fondatrice principale del mestiere di assistente sociale. | << | < | > | >> |Pagina 13La nascita della psicoanalisiL'invenzione freudiana: le associazioni libere
Freud non era soddisfatto dell'interpretazione che Breuer aveva
dato ai disturbi di Anna O., anche se riteneva essenziale ciò che
quella terapia aveva portato alla luce. Per parecchi anni, spinse
Breuer a pubblicare insieme a lui gli
Studi sull'isteria
che avrebbero presentato il caso di Anna, alcuni esempi di terapie, così come
una riflessione sui princìpi della psicoterapia. Il libro finì per essere
pubblicato nel 1895, ciascun collaboratore firmò separatamente il proprio
contributo. Dopo la pubblicazione degli
Studi,
i rapporti tra i due uomini si raffreddarono notevolmente.
L'opera si compone di tre parti. Una comunicazione preliminare firmata sia da Breuer che da Freud, riprende un testo pubblicato due anni prima, che presenta «il meccanismo psichico dei fenomeni isterici». Una seconda parte presenta storie di malati: Anna O. il cui trattamento fu raccontato da Breuer; nel 1909, la prima delle Cinque conferenze sulla psicoanalisi fornisce una versione freudiana dello stesso caso clinico. Emmy von N., una madre di famiglia, una donna imperiosa di una quarantina di anni che Freud trattò con l'ipnosi. Lucy R., giovane governante, che soffriva di rinite cronica e di allucinazioni olfattive (un odore di cibi bruciati) che si rivelarono essere una forma di conversione isterica. Katharina, una giovane contadina incontrata da Freud durante un soggiorno in montagna: fu solo nell' après-coup, che sorprendendo un rapporto sessuale tra lo zio e la cugina, comprese, durante la pubertà, ciò che le era capitato diverse volte (nel racconto di Freud, si trattava dello zio; le ricerche storiche confermarono che l'autore del tentativo incestuoso era stato lo stesso padre di Katharina). Elisabeth von R., 24 anni, soffriva di forti dolori alle gambe che la rendevano quasi invalida, dopo essere stata a lungo la badante del padre, ormai deceduto. Fu lei che, in un momento subito represso, si era augurata di sposare il cognato improvvisamente rimasto vedovo. I suoi sintomi manifestavano la colpa inconscia che dominava ormai la sua vita. L'opera termina con contributi teorici, uno di Breuer e uno di Freud, dedicato alla «Psicoterapia dell'isteria», nel quale presenta la sua tecnica. Freud rinunciò all'ipnosi: era un progetto oscuro, che non era possibile giustificare; non tutti i pazienti si prestavano a sostenerla. Ma allora come far ritornare alla memoria i ricordi significativi? Freud poteva discutere, o agire tramite la suggestione, mettendo la mano sulla fronte della paziente, rassicurandola sul fatto che la prima idea che le fosse venuta sarebbe stata quella giusta. Ma nessuna tecnica era soddisfacente.
Fu una paziente che Freud trattò con l'ipnosi, Madame Emmy
von N., che lo mise sulla strada giusta. A più riprese, durante il
trattamento, e in particolare quando riportava un racconto che la
angosciava o la emozionava, gridava: «Non muovetevi! Non dite
niente! Non toccatemi!». Freud accettava di rispettare l'ingiunzione. D'altra
parte, anche fuori dall'ipnosi ed in particolare durante i massaggi che le erano
stati prescritti, Emmy von N. parlava liberamente soprattutto se non veniva
interrotta, e le sue proposte contribuivano a formare il quadro della sua vita
familiare e della sua malattia. Era dunque possibile ritrovare ciò che il medico
ignorava mentre la malata lo sapeva senza riconoscerlo, o addirittura lo aveva
dimenticato a patto che i pensieri seguissero liberamente il loro corso, senza
interruzione né censura. Erano nate
le associazioni libere («dite tutto ciò che vi viene in mente»).
La regola fondamentale Θ importante capire bene che si tratta della regola fondamentale della psicoanalisi. Lasciar ritornare alla mente, e dire a qualcuno, scelto o investito del ruolo del terapeuta, tutto quello che si pensa, così come viene, senza la preoccupazione di essere criticato razionalmente o per convenienza, è ciò che permette di ritrovare non soltanto i ricordi dimenticati, che spesso sono alla base dei sintomi che portano all'analisi, ma anche di scoprire aspetti di se stessi e del proprio funzionamento psichico abitualmente occultato o sottovalutato. Le associazioni libere sono così al tempo stesso la fonte e la condizione per scoprire i processi inconsci, la tecnica che si impone per accedervi e la caratteristica essenziale della terapia. Gli altri elementi del dispositivo analitico che successivamente si imposero un poco alla volta (posizione distesa, analista fuori dalla vista di colui che parla, sedute con ritmo regolare e ripetute più volte alla settimana) divennero, dunque, al servizio delle associazioni libere e del processo analitico. Occorre notare che si tratta di una imposizione paradossale, poiché il paziente è invitato, ed e un ordine, a parlare in tutta libertà, cosa questa che invita ad una spontaneità che si oppone all'obbligo di formulare; la difficoltà della regola sta naturalmente nell'esigenza di dire tutto, di superare, dunque, vergogne e inibizioni, e di formulare anche i pensieri aggressivi che riguardano il terapeuta, cosa che contribuisce al sovrainvestimento affettivo di quest'ultimo. Il silenzio diventa trasgressione, questo non vuol dire che ogni parola sia immediatamente di natura associativa; stranamente, la volontà di parlare liberamente presuppone il superamento di innumerevoli resistenze e priorità. Da parte dell'analista, la regola che fa pendant con le associazioni libere è quella dell'astenersi: questo non significa necessariamente un silenzio rigido, ma presuppone che l'analista si astenga da ogni giudizio e da ogni consiglio, che non intervenga sugli elementi reali della vita del paziente e non influenzi le sue decisioni. L'idea di neutrale benevolenza, anch'essa paradossale, proviene da questa esigenza interna della terapia: lasciare che le associazioni libere fioriscano senza interferenze. Θ così che la psicoanalisi nata dalla suggestione ipnotica si definisce immediatamente in opposizione a quest'ultima: si tratta di staccarsi da ogni idea di suggestione e di costruire un contesto che permetta di non ricorrervi più. | << | < | > | >> |Pagina 48Psicopatologia della vita quotidianaIl motto di spirito Lo studio del sogno o le considerazioni sul transfert hanno portato Freud a fare continui resoconti sulla parte più specifica di una terapia e di quella che quotidianamente si presenta.
Fin dal 1902, un lavoro importante fu dedicato al motto di spirito,
studiandone sia le modalità che gli effetti psichici. Il motto di
spirito è un risparmio del dispendio psichico perché permette di
scaricare l'eccitazione, evitando l'inibizione; esso implica la presenza di un
terzo preso come testimone e la sua intenzionalità è
spesso tendenziosa e particolarmente aggressiva. Lo studio della
sua tecnica mette in evidenza processi di spostamento e di condensazione in atto
(come nel sogno). Esso è da distinguere dal comico che non implica né la stessa
economia di mezzi, né la stessa intenzionalità, allo stesso modo dell'humor, al
quale Freud consacra nel 1932 un lavoro.
Freud inizia lo studio sul motto di spirito citando un personaggio di Heine, Hirsch-Hyacinth, che assegnava biglietti della lotteria gloriandosi dei rapporti che aveva con il ricco barone Rotschild e che finiva per dire: «Ero seduto vicino a Salomon Rotschild che mi ha trattato come un suo pari in un modo assolutamente familionario». L'effetto mentale scompare se si evita di condensare la formula per esplicitarla: Rotschild mi ha trattato in maniera assolutamente familiare cioè come un milionario è capace di fare. La forma del motto di spirito gli è dunque indispensabile ed è essa che, esprimendo l'intenzione, la maschera provocando il riso o il sorriso e che permette l'effetto economico e l'ottenimento di piacere provato dall'apparato psichico. Si veda anche il commento di Lacan, in Il seminario, libro V, Le formazioni dell'inconscio. La malattia nervosa dei tempi moderni Lo studio della cultura (o della civiltà, perché è delicato tradurre il termine tedesco di Kultur) occupa un posto particolarmente importante nella seconda metà dell'opera freudiana. Θ importante sapere che la sua tesi essenziale «la nostra civiltà è costruita sulla repressione delle pulsioni» è formulata fin dal 1908. Assemblaggio di pulsioni parziali, la pulsione sessuale è presente nell'uomo liberato dalle costrizioni della periodicità e mette a disposizione del lavoro culturale una straordinaria quantità di forze. Essa ha in effetti la capacità di «spostare il proprio scopo senza perdere essenzialmente in intensità. Si chiama capacità di sublimazione quella capacità di scambiare lo scopo che è all'origine sessuale con un altro che non è più sessuale ma che, psichicamente è affine al primo» La pulsione sessuale può tuttavia subire una fissazione che la rende inutilizzabile per la sublimazione e che può produrre anomalie. La forza originaria della pulsione è con molta probabilità più o meno intensa a livello costituzionale, a seconda degli individui, e il sostegno consacrato alla sublimazione vi è fluttuante. Una certa dose di soddisfazione diretta della pulsione sessuale sembrerebbe indispensabile, così come un eccesso di frustrazioni può far comparire sintomi patologici. La morale sessuale civilizzata ammette come unico scopo solo quello sessuale autorizzato per la riproduzione legittima, fatto inaccessibile per molti individui. Perversioni e omosessualità (quando lo scopo sessuale è stato distolto dal sesso opposto) sono le scappatoie riservate ad alcuni, spesso a costo della marginalizzazione, se la pulsione sessuale è abbastanza debole possono reprimerla ma a costo di un dispendio eccessivo di forze e di una generale inibizione; l'inibizione è anche ciò che causa l'esigenza di repressione delle pulsioni, al di là delle relazioni socialmente legittime, e l'esigenza di astinenza ha ripercussioni negative sia sugli individui che sulle forze che essi possono dedicare alla civiltà.
Freud giustifica così un indebolimento delle esigenze costrittive della
morale sessuale e dell'educazione che riguarda i giovani (ignoranza delle
ragazze, masturbazione dei giovani) nei confronti di una sessualità sana,
supporto necessario per le vere sublimazioni.
La psicologia della vita amorosa Nel primo dei Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910), Freud studia «Un particolare tipo di scelta d'oggetto nell'uomo». Si tratta di uomini che si innamorano solo quando si verificano certe condizioni: 1) una donna sulla quale un altro uomo, marito, fidanzato o amico può far valere dei diritti; occorre dunque che sia creata una rivalità tra uomini; 2) una donna che ha una cattiva reputazione per quanto riguarda la vita sessuale e della quale si può dubitare che sia degna di fiducia. Tali donne suscitano in certi uomini sentimenti molto intensi, passionali e compulsivi. Non solo le considerano esseri di grande valore, ma il loro amore si prefigge lo scopo di salvare la donna amata. Θ a una fissazione relativa alla madre che bisogna ricollegare una tale passione. Quando il bambino scopre che deve la vita ai genitori, che gli hanno dato la vita, il fantasma di salvarli a sua volta spesso si fa avanti, assicurando in tale maniera l'indipendenza e l'acquisizione di un valore uguale al loro. Se si tratta di salvare il padre, si tratta prima di ogni altra cosa di un sentimento di sfida, facilmente spostabile su qualche grande uomo. Se è la volontà di salvare la madre che lo preoccupa, il tono è spesso più tenero, e il senso scivola inconsciamente verso l'idea di fare con lei un bambino. «Il figlio dimostra la sua riconoscenza sviluppando il desiderio di avere dalla madre un figlio, simile a lui stesso: così nel fantasma di salvare, egli si identifica completamente con il padre». Al tempo stesso, tramite il fantasma di essere il proprio padre vengono soddisfatte le aspirazioni all'autonomia e la tendenza alla sfida (questo è quanto Paul-Claude Racamier ha chiamato l'Antiedipo). Anche il desiderio di salvare il padre si accompagna, talvolta, a sentimenti di tenerezza, camuffandosi nel desiderio di un figlio che sia come il padre. Per questa ragione la tendenza a salvare la donna costituisce un tratto essenziale di questo tipo di amore.
Due anni dopo, in un altro articolo, si interessa alla «più generale
svalutazione della vita amorosa». Questa volta, Freud studia l'idealizzazione
della donna amata, e la svalutazione concomitante di sé che può arrivare fino
alla deliberata umiliazione. Si riferisce al caso particolare della scissione
tra la corrente erotica della libido e la corrente della tenerezza: certi uomini
possono adorare solo da lontano la donna amata, rispettandola al punto che le
loro passioni sessuali si ritrovano inibite, e possono desiderare solo
donne che disprezzano. Vediamo come questi contributi allo studio della vita
amorosa cerchino di spiegare le componenti della libido e della scelta degli
oggetti di amore, distinguendo in particolare tra la corrente della tenerezza e
le mozioni erotiche che derivano tutte dal primario attaccamento ai genitori
durante la prima infanzia. In un ultimo articolo, pubblicato nel 1918, vengono
analizzate le forme del tabù della verginità in certe culture, dimostrando così
anche i paradossi dell'attrazione sessuale.
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