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| << | < | > | >> |IndiceIntroduzione di Giuliano Fanelli 7 Prefazione alla prima edizione di Sandro Pignatti 9 Il giardino ecologico Ringraziamenti 16 1. L'ecologia e il giardino 17 2. Il clima, il tempo e il giardino 25 3. Le rocce, il suolo e il giardino 49 4. Le piante e il giardiniere 77 5. La vegetazione naturale e il giardino 103 6. La coltivazione e le piante coltivate 141 7. La vita animale e il giardino 201 8. L'ecologia nella storia del giardino e nello stile del giardinaggio 217 Appendice 239 |
| << | < | > | >> |Pagina 171. L'ecologia e il giardinoQuesto è un libro di giardinaggio un po' insolito: nelle sue pagine si parla di balenottere azzurre, di elefanti e del partito dei "verdi"; vi troverete le sequoie della California, la scienza della serra, la spaziatura delle pastinache, Capability Brown e l'ultima era glaciale. Ma un incontro con tutte queste cose rientra nell'ambito del lavoro di giardiniere che avete intrapreso. Ecologia, conservazione e ambiente costituiscono un trio dei termini più ampiamente usati, più fraintesi e peggio impiegati del nostro tempo. Tuttavia ben raramente se ne adopera qualcuno in rapporto ai giardini e al giardinaggio. In un certo senso questo libro riguarda tutti e tre questi concetti ed è quindi importante che io definisca come li intendo. Il più semplice è forse l'ambiente: etimologicamente indica l'area circostante e, per gli intenti di questo libro, significa il territorio che circonda da vicino l'uomo sotto forma del suo giardino, anche se più di una volta oltrepasserò il cancello del giardino, per collocare il giardino stesso e i suoi abitanti nel contesto dell'ambiente più vasto costituito dal paesaggio circostante, dalle isole britanniche e addirittura dal mondo intero. Conservazione è "l'atto di conservare integro", ma comunemente si usa nel senso di "lasciare in pace" o "tutelare"; e solo in quest'ultima accezione può riferirsi al giardinaggio poiché, come cercherò di dimostrare, un giardino lasciato in pace cesserà ben presto di essere un giardino per diventare una selva. E un giardino non può neppure venir "conservato integro" o "tutelato" perché, come spero sarà evidente, è un luogo dinamico e sempre mutevole, e pretendere di arrestare il suo incessante flusso e riflusso sarebbe andare in cerca del disastro. Sarà possibile preservare qualche elemento individuale del giardino, ma nella sua totalità esso non è mai statico. Perciò è proprio per descrivere questa natura del giardino, sempre in movimento e in evoluzione, che mi riferisco al terzo di quei termini, ecologia, che è il mio concetto centrale, ed è forse il più frainteso di tutti. Se c'è al mondo una parola di cui si può dire che appena scoperta è stata "assassinata" dalla gente, questa è "ecologia". Essa appare attualmente nei titoli dei giornali come "Disastro Ecologico", un'espressione per tutti gli usi, per descrivere gli eventi che vanno dall'inquinamento del mare, col petrolio delle navi cisterna, alle esigenze di progettazione delle nuove autostrade. Ha invaso anche il campo della politica, poiché molti paesi vantano già un partito ecologico, benché si debba notare che oggi alcuni di questi preferiscano chiamarsi partiti verdi; forse intendendo con ciò che si preoccupano delle piante, ma non degli animali o del suolo. Ma le petroliere, le autostrade e la politica non sono l'argomento di questo libro; e per il mio concetto di ecologia ritorno alla definizione che ne ebbi da studente: "Tutto quel che vive, dove e perché". La parola ha la stessa radice greca oikos, casa, che troviamo anche in economia e indica lo studio del modo in cui si gestiscono le attività della vita, siano esse umane o finanziarie o vegetali e animali. L'ecologia infatti è stata talora chiamata sociologia animale o vegetale. Estendete il vostro concetto di casa fino a comprendere il luogo dove ogni organismo vive e capirete la validità della mia definizione. Benché i principi ecologici siano evidenti tutt'intorno a noi, i processi relativi del mondo che vediamo e di cui parliamo sono elementi assai mal compresi. Consideriamo anzitutto la distribuzione delle specie. I leoni si trovano in Africa, ma non si trovano più in Inghilterra. In Irlanda non esistono serpenti né talpe. La scarpetta della madonna è un'orchidea rara dei boschi nordici (in Italia cresce rarissima al nord e, nell'Appennino centrale, sulla Majella e nel Parco d'Abruzzo). Il Rhododendrum ponticum ha una diffusione assai vasta in tutta Europa, ma non cresce spontaneo in Gran Bretagna (benché vi cresca vigoroso se piantato deliberatamente). La Gentiana verna in certi luoghi fiorisce meno bene che in altri. Sfortunato colui che si disinteressa di tali osservazioni considerandole inesplicabili, o peggio ancora di scarso rilievo. Esse hanno tutte una spiegazione, ma questa è in rapporto al clima o al suolo? O è forse conseguenza dell'opera dell'uomo? E in che modo tali elementi hanno influito sugli organismi che ci interessano: direttamente o indirettamente? Se indirettamente, qual era l'ambiente in cui si sviluppavano? E tali effetti possono spiegare perché alcuni organismi si presentano insieme mentre altri non lo sono mai? Perché il gatto selvatico europeo è generalmente assente nelle zone in cui vive la lince, e perché è raro trovare scoiattoli rossi e scoiattoli grigi insieme? Perché il fungo Leccinum scabrum si trova sempre sotto le betulle, e le campanule crescono in così grande abbondanza vicino alle querce? Se la scienza dell'ecologia non ha le risposte a tutte queste domande, sa però in che modo ci si deve accingere a scoprirle, come analizzare la distribuzione e il comportamento, come osservare e registrare l'azione e l'interazione. Riconosce la distinzione fra autoecologia, l'ecologia di una singola specie, e sinecologia, l'ecologia delle interazioni fra le specie. Gli esseri umani hanno la tendenza a giudicare il comportamento di piante e animali riferendosi alle attività di una sola specie, la propria. Ma l' Homo sapiens è un animale assai insolito per molti aspetti, in particolare per i criteri che sembra adottare per l'associazione, tanto nell'ambito della propria specie che verso le altre. Le piante e gli animali si raggruppano fra loro soltanto per ragioni di difesa, di alimentazione e/o di riproduzione; viceversa, ma non sempre, la resistenza al raggruppamento può a sua volta essere provocata da uno di quei motivi fondamentali. Il fungo con la betulla, la campanula col legno di quercia, sono casi rispettivamente di esigenze nutritive e, in parte, di difesa. La separazione geografica del gatto selvatico dalla lince, e dello scoiattolo rosso da quello grigio, può avere anche un motivo alimentare nel fatto che specie diverse hanno diete simili. Ma chi mai potrà analizzare l'ecologia e stabilire la finalità biologica di una folla di tifosi di calcio, di un appassionato osservatore di uccelli o, appunto, di un moderno giardiniere di periferia che si aggira attorno alla sua aiola di rose? La prima lezione da apprendere quando si analizza il comportamento di altri esseri viventi è di non tentare di giudicarli secondo i nostri modelli umani. L'ecologia mi è sempre sembrata una classica scienza analitica, e ritornerò più volte sul concetto che il primo passo dell'analisi è l'attenta osservazione, e che l'analisi conduce alla comprensione. | << | < | > | >> |Pagina 20Il proposito di questo libro è proprio di tentare una analisi di questo tipo, poiché la comprensione della moltitudine di forze che concorrono a formare il vostro giardino, e a potenziare o a frustrare la vostra attività di giardiniere, vi consentirà di lavorare con maggiore efficacia e, indubbiamente, con più soddisfazione.Il giardiniere non è il solo che si dedichi a governare altri organismi; è una funzione che condivide in maggiore o minor grado con l'agricoltore, l'orticoltore commerciale, la guardia forestale, il guardiacaccia, l'allevatore di pesci e il pescatore. Tuttavia il giardiniere è quello che forse ha scelto l'ambiente più difficile in cui lavorare, poiché interessa un'enorme quantità di organismi. Un piccolo giardino domestico tipico ospita probabilmente almeno cento diverse specie o qualità di piante; un giardino "grande" molte migliaia, mentre anche le tenute agricole e le foreste più complesse non comprendono che una piccola frazione di tale varietà. Inoltre, poiché il giardino di casa ha una superficie relativamente piccola, l'effetto di tutte le sue componenti e di tutte le sue caratteristiche risulta ingigantito; in moltissimi giardini la nota dominante sarà un piccolo albero, che passerebbe completamente inosservato in un podere o in un bosco. In modo ancor più evidente qualsiasi deficienza nel controllo delle erbacce sarà assai più vistosa e grave in un giardino domestico che in un podere di qualche ettaro. È ben vero che il giardiniere non ha in gioco il proprio sostentamento, nell'aspetto e nel rendimento del suo giardino; ma se consideriamo l'importanza che ha per lui ogni palmo del suo terreno, l'esigenza di comprensione dei principi ecologici diventa per lui altrettanto importante come per chiunque altro. Nei capitoli successivi tratterò una per una le varie influenze ecologiche che un giardiniere dovrebbe conoscere, ma c'è un importante principio generale che è meglio enunciare fin d'ora. Ho già accennato alla reazione a catena che si produce ogniqualvolta imponiamo la nostra volontà a un habitat naturale, se turbiamo quello che viene popolarmente chiamato "equilibrio della natura". | << | < | > | >> |Pagina 774. le piante e il giardiniereFino a poco tempo fa, nei manuali scolastici di biologia e nell'uso quotidiano, gli organismi viventi erano divisi in due regni: il regno vegetale e il regno animale. Questa divisione consentiva di classificare facilmente gli organismi visibili nell'uno o nell'altro gruppo; ma c'erano sempre delle zone d'ombra in cui venivano confinati gruppi di organismi minuscoli e submicroscopici. I funghi, le alghe, le muffe mucillaginose, i batteri, i protozoi e soprattutto i virus erano fra quelli che creavano difficoltà; ed era più per tradizione che per una ragione scientifica se i botanici si occupavano di un gruppo e gli zoologi dell'altro. Dra si è riconosciuto che a livello degli antichi regni si devono introdurre diverse gerarchie tassonomiche e nella tabella 5 abbiamo presentato un tipico schema moderno. Rappresentanti di tutti questi gruppi si trovano a svolgere la loro azione nell'ecologia del giardino, anche se per alcuni sarà necessaria una ricerca molto minuziosa. Qui intendo concentrare l'attenzione sulle piante superiori in senso moderno, trattando brevemente i membri più importanti di quelle che sono chiamate le piante inferiori a p. 101. Della vita animale nel giardino si tratterà nel capitolo 7.
Sarà opportuno ricordare dapprima due importanti suddivisioni nel gruppo
delle piante superiori. La prima suddivisione distingue fra le piante dette da
fiore (angiosperme) da una parte, e le conifere e le loro affini (gimnosperme)
dall'altra. La seconda suddivisione riguarda le piante da fiore, divise fra
monocotiledoni (piante il cui embrione ha un solo lobo) e dicotiledoni (piante
il cui embrione ha due lobi). Le prime sono di solito caratterizzate da foglie
strette a forma di nastro e comprendono famiglie importanti come le graminacee,
i gigli e i giaggioli. Strutturalmente vi sono differenze importanti fra
monocotiledoni e dicotiledoni; ma i principi ecologici generali sono applicabili
a entrambe.
Tabella 5 - Prospetto di una classificazione degli organismi viventi in cinque regni Regno I più familiari fra i principali gruppi costituenti I Monera Alghe verdi-azzurre Batteri II Protisti Vari organismi microscopici, unicellulari o coloniali, comprendenti alghe dorate, amebe, ciliati, euglenoidi III Funghi Tutti i funghi, compresi i funghi mangerecci, i funghi velenosi, le muffe e le ruggini IV Piante Alghe rosse, brune e verdi Alghe caroficee Muschi ed epatiche Piante vascolari (comprendenti felci, equiseti, conifere e piante da fiore - monocotiledoni e dicotiledoni -) V Animali Spugne Meduse Nematodi Lombrichi Artropodi (compresi gli insetti) Cordati (uccelli, rettili, pesci, anfibi, mammiferi) Strutture vegetali Una pianta possiede parti strutturali e funzionali ben definite: le radici, gli steli, le foglie e i fiori. Mentre ognuna di queste parti è facilmente riconoscibile nella maggior parte delle piante, un breve esame di ogni giardino rivelerà che differiscono largamente fra loro come tipo. Il fiore di una peonia è assai diverso dall'inflorescenza a spiga di una Kniphofia, ma entrambi sono evidentemente dei fiori. Anche il capolino dei broccoli e il cuore edule di un carciofo sono da riconoscere come parti fiorali, ma molti giardinieri resterebbero perplessi se dovessero identificare la vera natura di un "fiore" di poinsettia (o stella di Natale) o dovessero trovare i fiori di una lenticchia d'acqua. Le foglie e gli steli nella maggior parte dei casi sono molto distinti ed evidenti; ma il cactus, il Ruscus, le ginestre e alcune conifere potrebbero mettervi in imbarazzo. Le radici variano meno di altre parti della pianta: ma alcune strutture vegetali sotterranee sono steli modificati e persino certe radici possono trovarsi sospese a diversi metri dal suolo! Le radici, gli steli, le foglie e i fiori sono gli organi della pianta. Sono composti di tessuti distinti, ripartiti in diverse zone, ciascuna delle quali comprende molte cellule e ha una funzione chiaramente definita. Sono poche le cellule vegetali che si possono facilmente discernere a occhio nudo: le loro dimensioni sono spesso molto diverse, ma la cellula tipica è una minuscola vescicola di forma irregolare, piena di un fluido acquoso, del diametro di circa un decimo di millimetro; una membrana plasmatica la limita verso l'esterno. Nel fluido, chiamato citoplasma, galleggia il nucleo, che ha il controllo generale delle funzioni della cellula, e vi si trovano inoltre diversi altri corpuscoli microscopici che presiedono ai vari processi vitali. La membrana può essere più o meno rigida e tesa, secondo gli scopi specifici cui è destinata; le cellule di un petalo, per esempio, non richiedono la robustezza di quelle che formano il legno. Per crescere, una pianta deve aumentare di grandezza e ciò è ottenuto non con un aumento delle dimensioni delle singole cellule, ma con la formazione di nuove cellule, prodotte dalla divisione di quelle esistenti. Questa nuova crescita avviene in zone particolari chiamate meristemi, o punti di crescita, e la posizione dei meristemi di una pianta ha alcune importanti conseguenze ecologiche. Per esempio, la ragione per cui non si può fare un tappeto erboso di Delphinium è che il suo meristema si trova sulla punta dei virgulti; se si taglia un Delphinium lo si priva del suo punto di crescita. Una graminacea invece cresce dal basso verso l'alto: ha il suo meristema alla base e perciò quando viene falciata o brucata dagli animali non perde la capacità di produrre nuove cellule. Vi sono nella pianta tre distinte funzioni che è importante esaminare più da vicino: la capacità di produrre le sue proprie sostanze nutritive, la capacità di servirsi di tali sostanze per la crescita e la capacità di riprodursi. | << | < | > | >> |Pagina 210Tabella 22 - Gli animali da giardino più frequentemente confusi o ingiustificatamente accusatiLombrichi - Sono accusati di rovinare il tappeto erboso coi loro escrementi, ma solo alcune specie (due su venticinque in Gran Bretagna) ne sono responsabili, mentre il beneficio che apportano nel favorire la decomposizione delle sostanze organiche e nel migliorare l'aerazione e il drenaggio del suolo compensa qualsiasi danno possano causare. Cento piedi - Simili ai dannosi millepiedi che sono erbivori e spesso danneggiano la vegetazione, ma con meno zampe; carnivori, si cibano di diversi insetti dannosi. Ragni - Tipici animali che ispirano repulsione; le otto zampe li differenziano dagli insetti, che ne hanno sei. Carnivori, divorano mosche, bruchi e molti insetti nocivi dei giardini. Vespe - Malviste perché pungono e danneggiano i frutti sul finire dell'estate, ma per gran parte dell'anno hanno un ruolo benefico cibandosi di altri insetti, comprese specie nocive. Syrphidae - le sirfidi, o mosche dei fiori, spesso confuse e condannate con le vespe, sono invece decisamente benefiche; le loro larve sono fra i più importanti predatori di afidi. Opilioni - Condannati insieme a gran parte delle creature dalle zampe lunghe; sono confusi con la tipula alata (forma adulta della larva omonima), ma possiedono otto zampe; sono affini ai ragni e ugualmente benefici. Rane e rospi - I rospi in particolare sono tradizionalmente detestati dagli uomini e una volta erano associati alla stregoneria; ma tanto i rospi che le rane si cibano di insetti e altri invertebrati e svolgono un ruolo importante nel controllo delle popolazioni degli insetti nocivi. Orbettino - Rettile sauro privo di arti, ispira repulsione per la sua superficiale somiglianza a un serpente; è un importante predatore di insetti e altri animali nocivi del giardino. Tortora - Indubbiamente fa qualche danno ai raccolti, ma mai come quel vero flagello che è il suo parente più grosso, il colombaccio. Toporagni - Simili nell'aspetto ai topi, ai topi di campagna e ad altri roditori, ma in realtà del tutto diversi: sono insettivori e distruggono grandi quantità di insetti nocivi. Riccio - Insettivoro. Raramente è perseguitato, ma spesso la notte viene schiacciato dai veicoli nelle strade di campagna. Scoiattolo rosso - Malvisto, come "ratto d'albero", insieme al suo parente importato, lo scoiattolo grigio. Qualche eventuale danno arrecato agli alberi dovrebbe essere perdonato nell'interesse di conservare un così bel mammifero. Gatti - Argomento appassionante per molti: ma in compenso un gatto bene allevato potrebbe compensare largamente i danni arrecati dai graffi degli unghioni, mantenendo sotto controllo la popolazione dei roditori. Tuttavia un gatto addestrato che non sia naturalmente un cacciatore di topi può risultare una grossa molestia. | << | < | > | >> |Pagina 233Tabella 25 - Alcuni importanti giardini italiani Giardino Periodo di Istituzione - Progetto Caratteristiche principali Villa d'Este, Tivoli (Roma) 1550 - Pirro Ligorio Giardino all'italiana con scenografici giochi d'acqua Giardino di Boboli, Firenze 1549-1561 - Niccolò Pericoli detto il Tribolo, in seguito Davide Fortini e Giorgio Vasari, Bartolomeo Ammannati e Bernardo Buontalenti Uno dei primi esempi di giardino all'italiana Villa Borghese, Roma 1621 - Flaminio Ponzio, Giovanni Besanzio La più celebre delle grandi ville storiche romane, con antichi giardini all'italiana e una parte più recente all'inglese; uno dei primi giardini a essere aperti al pubblico Orto botanico di Padova 1545 - Daniele Barbaro e Pietro da Noale, realizzato da Andrea Moroni Il più antico orto botanico del mondo Orto botanico di Palermo 1795 - Léon Dufourny Uno dei più importanti orti botanici italiani, con ricche collezioni di clima caldo Orto botanico di Napoli 1807 - Giuliano de Fazio e V. Paoletti sotto la direzione del grande botanico Michele Tenore Importanti collezioni botaniche, tra cui quella di Cycadee Villa Trissino Marzotto Sistemato nel 1700 - Francesco Muttoni, Girolamo Frigimelica e Girolamo Dal Pozzo Giardini all'italiana e giardini all'inglese Villa Taranto (Lago Maggiore) 1935 - Disegnato dal capitano scozzese Neil McEacharn Uno degli esempi di giardini disegnati da appassionati inglesi di giardinaggio nel favorevole clima italiano e dei numerosi giardini che sorgono lungo i grandi laghi prealpini Villa Hanbury (Liguria) Inizi del 1900 Giardino all'inglese ricco di specie rare Oasi di Ninfa (Latina) 1922 Giardino all'inglese, caratteristico soprattutto per l'abbondanza d'acqua | << | < | |