Copertina
Autore Charles Bukowski
Titolo Il Capitano è fuori a pranzo
Sottotitoloe i marinai prendono il comando
EdizioneFeltrinelli, Milano, 2000, I Canguri , pag. 138, dim. 140x222x12 mm , Isbn 978-88-07-70118-4
OriginaleThe Captain is out to lunch and the sailors have taken over the ship [1998]
PrefazioneCon illustrazioni di Robert Crumb
TraduttoreAndrea Buzzi
LettoreRenato di Stefano, 2000
Classe narrativa statunitense
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Pagina 7 [ inizio libro ]


28/8/91                           11:28 PM

Ottima giornata alle corse, maledettamente vicino a fare il colpaccio.

Eppure, anche quando si vince, è noioso. Quei trenta minuti di attesa fra una corsa e l'altra, la vita ti sgocciola via nello spazio. Tutti sembrano grigi, calpestati. E io sto lì con loro. Ma dove altro potrei andare? In un museo d'arte? Dovrei starmene in casa tutto il giorno a fare lo scrittore? Potrei mettermi una sciarpetta. Mi ricordo quel poeta, che nei suoi vagabondaggi passava sempre da queste parti. Camicia senza bottoni, vomito sui pantaloni, capelli negli occhi, stringhe slacciate, però aveva quella lunga sciarpa sempre pulitissima. Era quello il segnale dell'essere un poeta. Le sue opere? Be', lasciamo perdere...

Sono arrivato, due bracciate in piscina, poi nell'idromassaggio. La mia anima è in pericolo. Lo è sempre stata.

Ero seduto sul divano con Linda, la buona notte scura stava calando, quando hanno bussato alla porta. È andata ad aprire Linda.

"Hank, meglio se vieni tu..."

Mi sono diretto alla porta, a piedi nudi, in accappatoio. Un giovane biondo, una ragazza grassa e una di taglia media.

"Vogliono un autografo..."

"Non voglio vedere nessuno," ho detto.

"Vogliamo solo il suo autografo," ha ribattuto il tizio biondo, "poi le prometto che non torneremo mai più."

Poi ha cominciato a ridacchiare, portandosi le mani alla testa. Le ragazze si limitavano a guardare.

"Ma non avete nemmeno una penna o un pezzo di carta," ho detto io.

"Oh," ha replicato il ragazzo biondo, scostando le mani dalla testa, "torneremo con un quaderno! Magari in un momento migliore..."

L'accappatoio. I piedi nudi. Forse il tipo pensava che fossi un eccentrico. Forse lo ero.

"Non venite di mattina," gli ho detto.

Li ho guardati allontanarsi e ho richiuso la porta...

Ed eccomi qua a scrivere di loro. Con quelli bisogna essere piuttosto decisi, o ti arrivano addosso a frotte. Chiudere quella porta mi è costato più di un'esperienza orribile. Molti pensano che magari li inviterai a entrare e passerai la serata a bere con loro. Io preferisco bere da solo. Uno scrittore non ha niente da dare se non quello che scrive. Al lettore non deve nient'altro che la disponibilità della pagina stampata. E il peggio è che molti di quelli che bussano alla porta non sono nemmeno lettori. Hanno solo sentito parlare di te. Il miglior lettore e il miglior essere umano sono quelli che mi fanno la grazia della loro assenza.

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6/11/92                           12:08 AM

Stasera mi sento intossicato, scazzato, usato, logoro fino al midollo. Non sarà tutta colpa della vecchiaia, ma qualcosa c'entrerà anche lei. Penso che la gente, quella gente, l'Umanità che per me è sempre stata difficile, quella gente alla fine stia vincendo. Penso che il problema grosso sia che per loro è tutto quanto una replica. Nessuna freschezza. Non un minimo prodigio. Semplicemente, continuano a macinarmi. Se un giorno vedessi anche UNA SOLA persona che fa o dice qualcosa di insolito, mi aiuterebbe a tirare avanti. Invece sono stantii, grigi. Non c'è slancio. Occhi, orecchie, gambe, voci ma... niente. Rinchiusi dentro se stessi, si prendono in giro, fingendo di essere vivi.

Quando ero giovane era meglio, cercavo ancora. Vagavo per le strade di notte cercando, cercando... socializzando, litigando, frugando... Non trovavo niente. Ma la scena totale, la nullità, non aveva ancora preso piede del tutto. Non ho mai trovato un vero amico. Con le donne, ogni volta era una nuova speranza, ma quello succedeva i primi tempi. Lo capii subito, smisi di cercare la "ragazza dei sogni"; me ne bastava una che non fosse un incubo.

Nella gente, i vivi li trovavo solo fra quelli che ormai erano morti: nei libri, nella musica classica. Comunque, per un po', mi fu d'aiuto. Ma di libri vivaci e magici ce n'era un certo numero, poi finirono. La musica classica era il mio baluardo. La ascoltavo quasi sempre alla radio, lo faccio ancora adesso. E sono sempre sorpreso, anche oggi, quando sento qualcosa di forte, di nuovo e di mai sentito prima, e succede piuttosto spesso. Mentre scrivo queste righe ascolto alla radio una cosa che non ho mai sentito prima. Ogni nota è come un banchetto per un uomo che anela a un nuovo flusso di sangue e a un significato ed eccolo lì. Sono assolutamente sbalordito dalla quantità di grande musica, secoli e secoli. Evidentemente un tempo vivevano molte grandi anime. Non so spiegarlo, ma la grande fortuna della mia vita è avere tutto ciò, sentirlo, nutrirmene e celebrarlo. Non scrivo mai nulla senza la radio sintonizzata sulla musica classica, è sempre stata parte integrante del mio lavoro, sentire questa musica mentre scrivo. Magari un giorno qualcuno mi spiegherà perché la musica classica contenga tutta quell'energia del Miracolo. Dubito che qualcuno me lo dirà mai. Resterò qui a chiedermelo. Perché, perché, perché non sono i libri a possedere questa forza? Che cos'hanno gli scrittori che non va? Perché quelli bravi sono così pochi?

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