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| << | < | > | >> |IndiceINTRODUZIONE pag. 14 RAZZE E RITRATTI pag. 28 IRRESISTIBILI INCONTENIBILI pag. 266 SOGNI A QUATTRO ZAMPE pag. 426 CUGINI SELVATICI pag. 490 CANI, GATTI & CO pag. 550 COMPAGNI DI VITA pag. 592 ATTEGGIAMENTI E ABITUDINI pag. 648 BIOGRAFIA, INDICE pag. 728 |
| << | < | > | >> |Pagina 14"Abbiamo avuto civiltà senza cavallo, persino civiltà senza ruota, mai civiltà senza cane. Senza cane, niente uomo". La riflessione è di Piero Scanziani, scolpita con lo stesso piglio di un teorema nel suo "il cane utile" (ed. Pan - Roma), e incide profondamente nel lettore che, se si ferma a pensare e chiede soccorso alla scienza, si accorge che non è un paradosso né una frase a effetto ma è la verità. Se così non fosse, se cioè non fosse vero che "senza cane, niente uomo", bisognerebbe chiedersi perché l'uomo, di ogni tempo e di ogni luogo, abbia tenuto con sé un cane, e non solo da 14/15.000 anni, come si è creduto fino a oggi, ma da quasi 100.000, come hanno dimostrato i recenti studi sul DNA mitocondriale di questo nostro compagno a quattro zampe. Se l'uomo ha condiviso la sua vita e la sua stessa storia evolutiva con questo animale, senza soluzione di continuità, una ragione ci deve essere e va senz'altro ricercata nella straordinaria capacità del cane di interagire con la vita degli umani in modo così incisivo da renderlo indispensabile per la stessa sopravvivenza dell'uomo. Lo scoprirono presto i popoli primitivi quando s'accorsero di poter dormire sonni più tranquilli se c'era lui a vegliare davanti alle caverne o attorno agli accampamenti, di poter mangiare meglio e di più se c'erano le sue capacità olfattive e uditive ad aiutarli nella caccia. Più avanti, quando smisero di essere erranti e si fermarono per allevare anziché cacciare gli animali di cui nutrirsi e per coltivare la terra anziché affidarsi all'incerta ricerca di frutti e radici che essa spontaneamente poteva offrire, scoprirono che il cane poteva aiutarli a difendere gli armenti dai predatori e il territorio dagli invasori. Poi, appagati i bisogni primari, l'uomo divenne conquistatore ed esploratore, e qui il cane si rivelò eccellente soldato, quindi agile e instancabile portatore e perfino astronauta. Ma non finisce qui. Anche quando è passato il tempo dei bisogni primari l'uomo non ha dimenticato il cane e, a mano a mano che andava affinando il suo stile di vita, la sua civiltà, insomma, ha affinato l'aspetto e le capacità stesse del suo fedele compagno fino a plasmarlo nel corpo in modo così differente come ci mostrano oggi le quasi 400 razze riconosciute e fino a farne un esercito di specialisti per ogni esigenza che non fosse solo quella della caccia o della difesa. Ci accorgiamo ora che la storia evolutiva del cane è stata decisamente segnata dall'uomo, ma non sarebbe azzardato pensare che anche la storia evolutiva dell'uomo sia stata, almeno per un po', segnata dal cane. L'uno e l'altro si sono insomma così fortemente integrati da farci pensare a una singolare co-evoluzione piuttosto che a due diverse evoluzioni. | << | < | > | >> |Pagina 30Uno che si fermasse un po' a guardare la faccia di un cane vi potrebbe leggere la sua storia, ma anche il suo carattere, la sua personalità. Eh già! Perché se è vero che ogni razza ha una storia da raccontare è anche vero che ciascun cane ha poi ancora la sua storia personale da proporre, quella cioè che lo rende un essere a sé, unico e irripetibile, differente da ogni altro. Per capire basta lasciarsi guidare dall'emozione che ti dà quando lo guardi. È come con i ritratti: l'abito, lo sguardo, la postura, la prestanza o la gracilità del corpo, bastano a dire chi è, come è, da dove viene e chi ha frequentato. C'è quello con il volto segnato dalle rughe, come nei grandi vecchi che hanno colto il senso della vita consumata a lottare per difese a oltranza, o come quello dei guerrieri della compagnia dei veterani scampati alle insidie delle guerre. C'è quello col piglio del fiero, impavido e rustico ranger che non s'è fatto piegare dall'astuzia dei briganti né da quella dei predatori. C'è quello che ostenta una naturale regalità e capisci che la fierezza di portamento e di modi non può che averla maturata frequentando principi e re. Il cane del pastore e del contadino lo riconosci dall'abito più dimesso, essenziale e protettivo, e dall'aria indaffarata di chi sa che non c'è tempo per le frivolezze quando si deve badare al gregge, all'aia, alla masseria, ai raccolti. Quant'è diverso il ritratto del piccolo coccolato cagnetto che deve badare all'umore di casa: i suoi occhi, che guardino o no da sotto al pelo, sono quelli attenti del regista che dirige il film della vita di casa. Anche la faccia anonima di un meticcio, se la guardi col cuore, saprà raccontare una storia di angherie, o dirti di un destino che non ha potuto contare sui privilegi del sangue blu, ma sempre dirà di una devozione che non conosce vendette né rancori. Avrà, anzi, assai spesso quei segni di vissuto e di scaltrezza che maturano sulle facce di chi ha dovuto farsi da sé. | << | < | |