, con l'accompagnamento
dei due organi; nei giorni feriali, invece, si suona un solo organo. Gli organisti
sono due, uno di loro era M. J. Bach, prima che si recasse in Inghilterra;
attualmente primo organista è il signor G. Corbeli che è considerato un
professionista assai esperto. Lo ascoltai parecchie volte; suona con uno stile
grave e sapiente, che si addice al luogo ed allo strumento.
La musica è assai coltivata in questa grande e popolosa città. Il signor Battista
San Martini è organista in due o tre chiese; il signor Giardini mi aveva
procurato per lui una lettera di presentazione, e per merito suo fui accolto
assai cordialmente.
È fratello del famoso Martini di Londra che ci deliziò per tanto tempo con i
suoi concerti per oboe e con altre sue composizioni. La musica di Battista San
Martini di Milano è assai nota in Inghilterra.
Ma quel che più mi interessava qui era il canto ambrosiano, cioè il servizio
liturgico, caratteristico di Milano, secondo lo stile instaurato da S. Ambrogio,
duecento anni prima del canto romano o di S. Gregorio che dir si voglia.
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Farinelli.
Giovedì 23 agosto - Tutti coloro che amano la musica e soprattutto
quelli che hanno avuto la ventura di ascoltare il signor Farinelli, si
rallegreranno nell'apprendere che è tuttora in buone condizioni di salute
e di spirito. Abita a circa un miglio fuori città; e poiché non ero certo
di trovarlo in casa gli feci sapere che dovevo consegnargli una lettera ed
alcune stampe da parte di Mr. Strange, il celebre incisore inglese, e che
gliele avrei portate quando gli fosse stato comodo ricevermi. Non era
trascorsa un'ora da quando il mio messaggero era partito, che il signor
Farinelli stesso giunse da Padre Martini presso il convento francescano,
per incontrarsi con me. È alto, magro. ma porta molto bene i suoi anni.
Entrando nella biblioteca di Padre Martini mi venne incontro prendendomi
le mani e mi disse che era impaziente di conoscere l'inglese che gli
aveva inviato un messaggio. Conversammo a lungo e mi chiese notizie
di parecchie persone della nobiltà e dell'alta borghesia inglese che erano
stati suoi protettori, in particolare del duca e della duchessa di Leeds
e di lord Cobham. Nel corso della conversazione avendo io detto che
da lungo tempo avevo desiderato conoscere due persone divenute così
eminenti in campi diversi dell'arte musicale, e che questo era lo scopo
principale del mio soggiorno a Bologna, il signor Farinelli, indicandomi
Padre Martini disse: "Ciò che egli sta facendo resterà, mentre il poco
fatto da me è già passato e dimenticato". Gli risposi che in Inghilterra
molti ricordano tuttora così bene le sue esecuzioni da non voler più
ascoltare nessun altro cantante; che in tutto il regno ancora non si era
spenta l'eco della sua fama e che ero certo che essa sarebbe stata
tramandata fino alla più lontana posterità.
Venerdì, 24 agosto - Ricorrendo la festa di S. Bartolomeo mi recai
nella chiesa dedicata a questo Santo, dove mi era stato detto che si
sarebbe eseguita della buona musica. Fui però deluso. Maestro di cappella
è il signor Gibello; cantarono parecchi cantanti, ma non mi piacquero
né la musica né l'esecuzione perché mancavano alla composizione
i requisiti posti dal Buranello: chiarezza e buona modulazione e
l'esecuzione era sciatta e scorretta.
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L'opera italiana e l'opera francese
Il palcoscenico è immenso, le scene, i costumi e le decorazioni sono
di una straordinaria magnificenza; penso che questo teatro sia superiore,
per le attrezzature sceniche come per la musica, al grande teatro d'opera di
Parigi. M. de la Lande, invece, dopo aver ammesso che l'"opera in Italia
è ottima quanto alla musica e ai libretti", conclude affermando "che non è tale
per altri riguardi ed in particolare per le seguenti ragioni:
1. Sulle scene italiane non esiste quasi alcun macchinario
2. I costumi non sono così numerosi né così ricchi come a Parigi
3. Minore è il numero e la varietà degli attori
4. I cori sono meno numerosi e meno elaborati
5. E' trascurata l'unione tra il canto e la danza
A tutte queste obbiezioni un vero intenditore di musica potrebbe
forse rispondere: tanto meglio.
M. de la Lande ammette, tuttavia, che l'orchestra è più numerosa e
più varia, ma deplora peraltro che nell'opera italiana le buone voci siano
troppo poche e troppo impegnate dalla musica e dagli abbellimenti
per curare la declamazione e l'azione scenica.
Per quanto riguarda quest'ultima accusa trovo che è del tutto ingiusta:
poiché chi ricordi Pertici e Laschi nelle burlette rappresentate a
Londra una ventina d'anni fa, o abbia assistito di recente in quella città
alla rappresentazione de
La buona figliuola
con i cantanti Guadagni,
Lovatini e Morigi, o ricordi ancora nelle opere serie dei tempi passati
Monticelli, Eisi, Mingotti, Colomba, Mattei, Manzoli, e soprattutto
abbia ascoltato nelle opere d'oggi il signor Guadagni, deve riconoscere
che molti italiani non solo recitano bene ma sono eccellenti attori.
Offrite ad un appassionato di musica una rappresentazione d'opera,
in un magnifico teatro, grande almeno il doppio di quello della capitale
francese, dove la poesia e la musica siano buone e le parti strumentali e
vocali siano eseguite bene; rinuncera a tutto il resto senza protestare,
anche se il suo orecchio sarà meno stordito di quanto lo sarebbe a Parigi
dai cori ed i suoi occhi meno abbagliati dal macchinario, dai costumi
e dalle danze.
Ma, ritornando al teatro San Carlo che in fatto di spettacolo supera
tutto ciò che la poesia o le storie fantastiche hanno potuto descrivere,
nostante tutto cio si deve constatare che la vastità dell'edificio e il
chiasso del pubblico sono tali da non lasciar udire distintamente né le
voci né gli strumenti. Mi fu detto, però, che la presenza del re e della
regina valse stavolta a smorzare il consueto chiasso degli spettatori.
Durante tutta la rappresentazione non ci fu un solo applauso quantunque
fosse evidente che il pubblico godeva della musica. Devo confessare che
mi piacque meno che alla prova; i cantanti, per quanto facessero del loro
meglio, risultarono inferiori rispetto alle prove precedenti. E' vero
che nessuna delle loro voci è abbastanza potente per un simile teatro
quando è così affollato e rumoroso. La prima donna, signora Bianchi,
che era piaciuta tanto a me ed a molti altri alle prove, per la sua voce
dolce e per il suo stile spontaneo nel canto, non appagò i napoletani che
sono stati abituati alla voce forte e brillante di una Gabrielli, di una
Teiber, di una de Amici. C'è troppa semplicità nei suoi modi per soddisfare
il gusto depravato di questi
enfants gatés
che provano piacere solsanto di fronte a chi riesce a stupirli.
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