Copertina
Autore William Seward Burroughs
Titolo Vicolo del tornado
EdizioneNuovi Equilibri, Viterbo, 1997, 1 euro , pag. 30, cop.fle., dim. 10,4x14,2x0,2 cm , Isbn 978-88-7226-392-1
TraduttoreRoberto Fedeli
LettoreFlo Bertelli, 2011
Classe narrativa statunitense
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Pagina 6

                                                A John Dillinger
                                         con la speranza che sia
                                                     sempre vivo



Giorno del Ringraziamento.
28 novembre 1986



Grazie per il tacchino e i piccioni viaggiatori, destinati ad essere cacati attraverso le sane budella americane —

grazie per un Continente da saccheggiare e avvelenare - grazie per gli Indiani che ci procurano quel tanto di stimoli e di pericoli —

grazie per le immense mandrie di bisonti da uccidere e scuoiare, lasciando le carcasse a marcire —

grazie per le laute ricompense sui lupi e i coyotes — grazie per il SOGNO AMERICANO da involgarire e falsificare fin quando la nuda menzogna non vi risplenda attraverso —

grazie per il KKK, per gli uomini di legge che incidono una tacca per ogni negro ucciso, per le rispettabili signore casa-e-chiesa con le loro facce meschine, smunte, sgradevoli, perverse —

grazie per gli adesivi "Ammazza un frocio in nome di Cristo" —

grazie per l'AIDS di laboratorio —

grazie per il Proibizionismo e la Lotta contro la Droga —

grazie per un paese dove a nessuno è dato di badare ai fatti propri —

grazie per una nazione di spie-sí, grazie per tutti i ricordi... va bene, facci vedere le tue braccia... sei sempre stato un problema, c'hai proprio rotto i coglioni —

grazie per l'ultimo e piú grande tradimento dell'ultimo e piú grande dei sogni umani.

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Un fetido vicolo cieco



"Voglio avvertirla, dottore. Beh, vede, c'è qualcosa in lui che sta crescendo. Una cosa viva, una...".

"Non dire sciocchezze. Dov'è la sua tenda? Tu aspetta fuori".

Trascorsi pochi secondi, il dottore riapparve barcollando, l'aspetto era di chi sia stato appena colpito alla giunzione delle gambe.

"Allora, l'ha visto?"

Sconvolto, accennò di sí con il capo. "Una via di mezzo tra un centopiedi e una pianta, cresce negli intestini, le sue radici si stanno propagando".

"Potremmo avvelenarlo, magari. Con un'iniezione".

"Una situazione delicata. È collegato al flusso sanguigno di Reggie, poveraccio. Beh, o cosí, oppure...".

Ci rivolgemmo uno sguardo d'intesa. Fortunatamente avevamo del rotenone. Il dottore riempi la siringa ed entrammo dentro. Il tanfo era tale da stendere un uomo con il culo per terra, ti penetrava in gola e nei polmoni soffocandoti.

Mio Dio, adesso possiamo vederlo, si agita dappertutto sotto la pelle. Gli somministriamo una dose massiccia di morfina e largactile.

Il dottore, rapido, incide la carne e affonda le pinze per tentare di afferrarlo; la testa è investita da un orribile spruzzo rossastro - la creatura si agitò e si contorse, ovunque spuntarono radici e testoline. Il dottore prese la siringa e gliela conficcò a fondo, ma l'ago fu strappato via. Fece un balzo all'indietro.

"Via di qui, sta sputando uova e larve". Reggie perdeva ogni sembianza umana a mano a mano che le testoline e le radici spuntavan fuori da ogni centimetro del suo corpo, inondando l'ambiente di larve con denti aguzzi e trasparenti.

Mi fermai, il tempo di sparare alla testa di Reggie. Poi fuggimmo difilato per salvarci la pelle, ma era troppo tardi, eravamo ricoperti di larve che si infilavano avide dentro gli occhi, il naso e tutti gli orifizi aprendosi la strada con i loro dentini affilati...

Ma riuscimmo a salvarci. Ci cospargemmo di kerosene che fortunatamente era a portata di mano. Come tutti gli organismi mutanti, anch'esso era particolarmente suscettibile ad agenti biologici e chimici, in quanto privo di immunità – una zaffata di kerosene e il mio naso è pulito. La tenda e il campo attorno li trasformammo in una pozzanghera di fuoco purificatore. Fuori discussione accamparci qui.

Camminiamo finché la fatica e l'oscurità ci impongono la sosta. Dopo una cena a base di carne in scatola, Wilson si accende la pipa.

"Quel tipo deve essere inciampato in qualcosa".

"Vuoi dire che quella creatura infernale è stata prodotta in laboratorio?"

"Ho paura di si, vecchio mio".

"Allora nessuno di noi è in salvo!"

"Temo di no, vecchio mio. Sai cos'è che fa saltare il fagiolo saltellante? È il baco saltellante che sta dentro".

"Cosa proponi?"

"Cercheremo il laboratorio e lo distruggeremo".

"Con cosa? Con tre rivoltelle e un fucile?"

"Quest'opera completa di Shakespeare è impregnata di modernissimi agenti implosivi. Molto piú distruttivi di qualsiasi formulazione estroversa ed espansiva".

"Come si attiva?"

"In svariati modi. Se vieni catturato e sei di fronte a... non devi far altro che dire: 'fuori! fuori! candelina', oppure puoi attivare il libro con il controllo telepatico a distanza".

"Sai dov'è il laboratorio?"

"Certo. Ho le mie disposizioni e le coordinate".

Partimmo all'alba. Fine di un vicolo cieco - è questo che stiamo cercando.

1) Tre indizi. Pareti alte. Una specie di volto stampato su una camera d'aria.

2) Un museo. Ero in una sala dove erano esposti oggetti d'arte – niente uscite. Mi volto alla mia destra e vedo in lontananza uno spazio aperto, e una parete illuminata dal sole a trenta metri di distanza. C'è qualcosa di strano nella parete. È un dipinto. Una parete affrescata. Ma non è esterna al museo.

3) Il fetido vicolo cieco, che puzza di tempo e di luce putrefatti.

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