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Pagina 7
[ inizio libro ]
Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito
di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i
paladini. Già da più di tre ore erano li; faceva caldo; era
un pomeriggio di prima estate, un po' coperto, nuvoloso;
nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco
lento. Non è detto che qualcuno in quell'immobile fila di
cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse
assopito, ma l'armatura li reggeva impettiti in sella tutti
a un modo. D'un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei
cimieri sussultarono nell'aria ferma come a uno sbuffo di
vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che
s'era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di
guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi.
Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo,
Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del
naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo della
sella. Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài,
pareva un po' invecchiato, dall'ultima volta che l'avevano
visto quei guerrieri.
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