|
|
| << | < | > | >> |Pagina 9 [ inizio libro ]C'era una guerra contro i turchi. Il visconte Medardo di Terralba, mio zio, cavalcava per la pianura di Boemia diretto all'accampamento dei cristiani. Lo seguiva uno scudiero a nome Curzio. Le cicogne volavano basse, in bianchi stormi, traversando l'aria opaca e ferma.- Perché tante cicogne? - chiese Medardo a Curzio - dove volano? Mio zio era nuovo arrivato, essendosi arruolato appena allora, per compiacere certi duchi nostri vicini impegnati in quella guerra. S'era munito d'un cavallo e d'uno scudiero all'ultimo castello in mano cristiana, e andava a presentarsi al quartiere imperiale. - Volano ai campi di battaglia, - disse lo scudiero, tetro. - Ci accompagneranno per tutta la strada. Il visconte Medardo aveva appreso che in quei paesi il volo delle cicogne è segno di fortuna; e voleva mostrarsi lieto di vederle. Ma si sentiva, suo malgrado, inquieto. - Cosa mai può richiamare i trampolieri sui campi di battaglia, Curzio? - chiese.
- Anch'essi mangiano carne umana, ormai, - rispose lo
scudiero, - da quando la carestia ha inaridito le campagne e
la siccità ha seccato i fiumi. Dove ci son cadaveri, le
cicogne e i fenicotteri e le gru hanno sostituito i corvi e
gli avvoltoi.
|