Copertina
Autore Elias Canetti
Titolo Il cuore segreto dell'orologio
SottotitoloQuaderni di appunti 1973-1985
EdizioneAdelphi, Milano, 1987, Biblioteca 186
OriginaleDas Geheimherz der Uhr [1987]
TraduttoreGilberto Forti
LettoreRenato di Stefano, 1998
Classe narrativa tedesca , narrativa bulgara , aforismi
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Pagina 15

Chi ha troppe parole non può che essere solo.

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Pagina 17

E' già difficile sopportare il proprio autocompiacimento. Ma quello degli altri!

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Pagina 18

Questo è un aforisma, dice, e si affretta a richiudere la bocca di scatto.

Nella sua settimana introduce due giorni senza giornali, ed ecco, le ultime notizie durano di più.

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Pagina 28

Sono sempre più convinto che le mentalità sorgono dalle esperienze di massa. Ma gli uomini hanno colpa delle loro esperienze di massa? Non vi incorrono assolutamente indifesi? Come dev'essere fatto un uomo per potersene proteggere? Ecco quello che veramente m'interessa in Karl Kraus. Bisogna forse poter formare masse proprie per essere immuni dalle altre?

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Pagina 30

Si può vivere soltanto se, con una certa frequenza, non si fa quello che ci si propone. L'arte consiste nel proporsi la cosa giusta da non fare.

Chi obbedisce a se stesso soffoca non meno di chi obbedisce ad altri. Soltanto l'incoerente non soffoca, colui che si dà ordini ai quali si sottrae.

Talvolta, in circostanze particolari, è giusto soffocare.

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Pagina 31

I respiri non si lasciano condensare in conclusioni.

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Pagina 35

Un mondo senza anni.

Il Kitsch della sensibilità esibita.

Casi complicati erano spesso risolti da dotti uomini di legge: per esempio, quando uno schiavo apparteneva a due padroni ed era dichiarato libero da uno dei due. Persia

Osservare il declino nel quale si manifesta la vecchiaia, annotarlo senza emozione né esagerazione.

Infiacchirsi di tutte le passioni, ma soprattutto di quella per l'eternità. L'«immortalità» diventa molesta e inquietante. Potrebbe dipendere dal fatto che si abbandonerà soltanto qualcosa di dubbio e di cui si farebbe a meno volentieri.

Più disprezzo per sé, ma non è abbastanza doloroso. Ci si augura di viaggiare, di muoversi, ma senza cambiare posto. Reazioni più dure alle offese, si è più intrattabili. Le infatuazioni si attenuano, il loro impeto si riduce.

La memoria si blocca. Ma è ancora lì tutta intera. Anche le cose più dimenticate si ripresentano, ma quando vogliono loro.

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Pagina 39

Mi sono insopportabili gli scrittori che collegano sempre tutto con tutto. Amo gli scrittori che si limitano, quelli che scrivono, per così dire, al di sotto della propria intelligenza, che cercano di ripararsi dal loro raziocinio, che se ne defilano, ma senza buttarlo via o perderlo. O quelli per i quali il raziocinio è nuovo, qualcosa che hanno acquistato o scoperto molto tardi.

C'è chi si fa illuminare da cose di poco conto, all'improvviso: meraviglioso. C'è chi è incessantemente illuminato da cose «importanti»: tremendo.

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Pagina 40

E' illusoria l'idea che con la vecchiaia subentri una maggiore tolleranza. Non si è diventati più magnanimi, soltanto sensibili ad altro.

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Pagina 48

Non venire a capo di nulla, iniziare e lasciare in sospeso; o non sarà semplicemente un'astuta ricetta dell'uomo anziano che tiene aperte mille cose per non conchiudersi?

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Pagina 57

Ho riflettuto abbastanza sulla sopravvivenza? Mi sono troppo concentrato su un aspetto particolare, quello connesso con la natura del potere, e in questa smania ho trascurato altri aspetti, forse non meno importanti? C'è qualcosa cui si possa pensare, in generale, senza lasciar fuori la maggior parte delle cose? Non è così, lasciando fuori l'essenziale, che sono nate tutte le invenzioni e tutte le scoperte? Forse è questo uno dei motivi principali per cui scrivo la mia vita con la massima completezza possibile. Dovrei mettere i pensieri nella culla della loro origine, perché appaiano più naturali. Può darsi che così io dia loro un accento diverso. Non voglio correggere niente, ma voglio ricuperare la vita che accompagna quei pensieri, richiamarla e farla rifluire in essi.

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Pagina 58

Non c'è niente di più impressionante dell'improvviso ammutolire di un uomo che in altri tempi sapeva dire molte cose. Non mi riferisco all'ammutolire della saggezza, la quale tace per senso di responsabilità. Mi riferisco all'ammutolire della delusione, la quale ritiene inutile la propria vita come tutto il passato. Mi riferisco alla vecchiaia, la quale non è diventata qualcosa di più di tutto ciò che è stato prima; alla vecchiaia che preferirebbe non aver vissuto, perché si sente sminuita, non dilatata.

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Pagina 62

1978

John Aubrey, interessato fin da giovane a ogni attività artigianale, ma nello stesso tempo anche alle tradizioni orali di un mondo anteriore ai libri.

Ha la curiosità dell'uomo moderno, ma nel secolo in cui la modernità inventava se stessa e non si era ancora ridotta a una caricatura. Questa curiosità si rivolge a tutto, non fa distinzioni, ma la curiosità più grande è quella per le persone, - a Aubrey sta a cuore ciò che determina le differenze tra loro, ed è incredibile il numero di persone che egli ci tramanda. Ciò che annotava sugli uomini era sempre un inizio: lasciava spazio per aggiunte che potevano venire in un secondo tempo. Poteva essere una frase sola o si arrivava a cento, ognuna trasmetteva qualcosa di concreto e di singolare. Ciò che oggi qualsiasi imbecille rende spregevole sotto forma di aneddotica era la ricchezza di Aubrey. Basti pensare a questo singolo volume, pieno di notizie su circa centocinquanta persone, in cui c'è più sostanza che in venti romanzi.

Aubrey non era capace di portare a termine qualcosa, ed era questo il suo vero talento. Una parte di questo talento sarebbe da augurare a tutti, anche a coloro che hanno preso l'abitudine di concludere i propri lavori.

Nel suo caso si arrivava a un punto tale che di lui non esiste propriamente neanche un libro. Tanto più eccitante è rimasto tutto ciò che egli ha annotato. Quello che nei libri invecchia più in fretta sono le rifiniture. In Aubrey tutto rimaneva fresco. Ogni notizia si regge di per sé. Si avverte la curiosità con cui è stata accolta. Anche sulla carta continua a suscitare curiosità.

E' una notizia eccitata, perché non serve a nient'altro, è fine a se stessa, anzi non è neanche questo, non è altro che se stessa. Aubrey, che raduna da tutte le parti le innumerevoli notizie che registra, è un anti-collezionista. Non cataloga, non riordina. Vuole sorprendere, non vuole catalogare. E' qualcosa che forse ricorda ciò che oggi è il contenuto di un giornale, ma è tutt'altro. Perché Aubrey è solo, un singolo individuo che raduna le notizie; e non le destina a un solo giorno. Al contrario, vuole conservarle. Ciò che lo riempie di collera è che le cose vengano distrutte o dimenticate. Così si muove instancabilmente e riesce nell'impresa di far coincidere quello che vale per la novità e quello che vale per l'eternità.

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Pagina 65

Se tu avessi viaggiato di più, sapresti di meno.

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Pagina 67

Dare vita ai concetti, col veleno.

Giornali, per dimenticare il giorno prima.

Morì in ossequio alle ultime volontà del suo denaro.

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Pagina 68

Vive per disturbare se stesso. Pericolo della longevità: che si dimentichi ciò per cui si è vissuto.

Un suono che non si spegne mai.

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Pagina 81

Non voglio sapere che cos'ero; voglio diventare quel che ero. Ha vestito d'aria la speranza.

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Pagina 100

Nessuna poesia può essere l'immagine fedele del nostro mondo. La fedele, la tremenda immagine del nostro mondo è il giornale. E' un pozzo di sapere. Non sa niente. Continua a voler sapere.

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Pagina 112

Senza il disordine delle letture non esiste scrittore.

Il modesto compito dello scrittore è forse, alla fine, il più importante di tutti: trasmettere ciò che ha letto.