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Pagina 27
Il signor Hungerbach si
comportava esattamente così. Bussò
alla porta e 'di colpo' fu nella
stanza. Strinse con forza la mano
di mia madre ma, invece di guardare
lei, mi fisso negli occhi e si mise
ad abbaiare. Non era possibile
fraintendere le sue frasi
brevissime e spezzate; ma non
parlava, abbaiava. Dal momento del
suo ingresso fino a quello del
congedo - si trattenne un'ora
intera - non smise un attimo di
abbaiare. Non faceva domande e non
si aspettava risposte. Neppure una
volta domandò alla mamma, che dopo
tutto ad Arosa era stata in cura
insieme a lui, come stesse in
salute. Non mi chiese il mio nome.
In compenso potei riascoltare da
cima a fondo tutto ciò che un anno
prima mi aveva tanto inorridito nel
corso del mio violento colloquio
con la mamma. Una dura disciplina
il più presto possibile, ecco la
cosa migliore. Niente università. I
libri buttarli via, dimenticare
quell'inutile ciarpame. Nei libri
ci son solo sciocchezze, conta solo
la vita, l'esperienza e il lavorar
sodo. Lavorare finché fan male le
ossa. Tutto il resto non è lavoro.
Chi non ce la fa, chi è troppo
debole, che vada pure a fondo, non
merita altro. Non è il caso di
starci a piangere sopra. Di uomini
al mondo ce ne sono anche troppi. I
buoni a nulla devono soccombere. Ma
forse, non si poteva escludere,
sarei ancora riuscito a combinare
qualcosa. Malgrado gli inizi
completamente sbagliati. In primo
luogo, però, dovevo dimenticare
tutte quelle sciocchezze che non
avevano niente a che fare con la
vita, la vita com'è davvero. La
vita è lotta, lotta senza
quartiere, ed è un bene che sia
così. L'umanità, altrimenti, non
potrebbe progredire. Una razza di
deboli si sarebbe estinta da un
pezzo, senza lasciare traccia.
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Pagina 103
[ massa ]
«Ma allora quel che conta è
solo credere nella propria causa. E
magari l'avversario crede nella
causa opposta!».
Lo dissi esitando, tastando il
terreno, non avevo intenzione né di
criticarlo né di metterlo in
imbarazzo. Non ci sarei riuscito,
del resto, era troppo sicuro di sé,
volevo solo arrivare a una cosa che
sentivo in maniera indistinta e
che, dall'epoca di Francoforte, non
aveva cessato di occupare la mia
mente anche se non riuscivo a
capirla bene. Ero stato "afferrato"
dalla massa, era un'ebbrezza, nella
massa ti perdevi, dimenticavi te
stesso, ti sentivi immensamente
dilatato e al tempo stesso
appagato, qualsiasi cosa sentissi,
non la sentivi per te stesso, era
l'esperienza più altruistica che tu
avessi mai conosciuto, e poiché
l'egoismo che ti era stato
inculcato da tutti ti circuiva di
continuo e in fondo ti
"minacciava", avevi bisogno di
quella frastornante esperienza
altruistica come dello squillo di
tromba del Giudizio Universale, e
dunque ti astenevi dal disprezzare
la massa o dallo sminuirla. Al
tempo stesso sentivi però di non
essere più padrone di te, di non
essere libero, ti stava succedendo
qualcosa di inquietante, per metà
vertigine, per metà paralisi,
com'era mai possibile tutto questo
insieme? Che cos'era?
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Pagina 131
[ massa/personalità ]
L'illuminazione che ricordo con
tanta chiarezza ebbe luogo nella
Alserstrasse. Era notte, nel cielo
mi colpiva il riverbero rosso della
città, lo contemplavo guardando in
alto. Dato che non facevo
attenzione a dove mettevo i piedi,
incespicai lievemente più volte e,
proprio mentre stavo incespicando,
la testa in su, il cielo rosso
sopra di me (che in realtà così non
mi piaceva), mi balenò
improvvisamente l'idea che
esistesse una pulsione di massa in
perpetuo contrasto con la pulsione
della personalità e che tutto il
corso della storia umana potesse
essere spiegato mediante il
conflitto fra queste due pulsioni.
Magari non sarà stata un'idea
nuova; ma per me lo era, perché mi
colpì con violenza inaudita. Mi
sembrava che tutto ciò che stava
capitando nel mondo si potesse
ricondurre a quel principio. La
massa esisteva: l'avevo già
constatato a Francoforte, e a
Vienna l'avevo sperimentato di
nuovo; qualcosa costringeva gli
uomini a farsi "massa", era un
fatto evidente, inconfutabile; poi
la massa si scomponeva di nuovo nei
singoli, questo era altrettanto
evidente; e così pure che quei
singoli aspiravano a ridiventare
massa.
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