Copertina
Autore Massimiliano Capella
Titolo Il teatro alla moda
SottotitoloCostume di scena. Grandi stilisti
EdizioneAllemandi, Torino, 2010 , pag. 210, ill., cop.ril.sov., dim. 24,5x28,7x2,4 cm , Isbn 978-88-422-1942-2
CuratoreMassimiliano Capella
LettoreElisabetta Cavalli, 2010
Classe moda , arte , teatro italiano
PrimaPagina


al sito dell'editore


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


 17 Il Made in Italy diventa teatro
    MASSIMILIANO CAPELLA

 30 Danza, poesia e moda nel costume di scena moderno
    ROGER SALAS

 35 Splendidi feticci
    VITTORIA CRESPI MORBIO

 40 I tessuti nel costume teatrale
    VALERIA MANGANI

 45 Atelier sartoria: abito costume
    CLARA TOSI PAMPHILI

 49 Catalogo
    A CURA DI MASSIMILIANO CAPELLA

201 Allestire il teatro alla moda
    MASSIMO MARCOMINI

203 Cronologia
    A CURA DI MASSIMILIANO CAPELLA

209 Bibliografia


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 17

Il Made in Italy diventa teatro

MASSIMILIANO CAPELLA

«Non costringiamo personaggi e miti nella gabbia della tradizione». Il pensiero di Gianni Versace rivela al meglio il senso del rapporto moda-teatro, fin dall'origìne contraddistinto dalla necessità degli stilisti di imprimere all'evento teatrale un marchio di unicità, imponendo il segno inconfondibile di un linguaggio preciso, quello della loro griffe. Trasponendo l'azione al proprio mondo e andando oltre la ricostruzione filologica di un vero costumista, lo stilista usa infatti l'abito per reinventare la scena narrata, per dare una nuova connotazione alla vicenda, ecco quindi Il Flauto Magico di Gigli, la Lucia di Lammermoor di Missoni, il Capriccio e la Salome di Versace, il Così fan tutte di Armani, perché l'Opera viene ricreata dalla cifra stilistica del couturier. I caratteri dei personaggi vengono reinventati e, molto spesso, si inseriscono nel tessuto narrativo con un'incisività inedita, con una dirompente modernità. Ed è proprio l'esigenza di creare un varco contemporaneo nella tradizione teatrale che permette all'alta moda di accedere al palcoscenico già nella seconda metà dell'Ottocento, con Charles Frederick Worth, Paul Poiret, Mariano Fortuny e Lucile, e, soprattutto, nel 1924 quando Coco Chanel, su invito di Sergej Pavlovich Diaghilev (1872-1929), disegna i costumi per Le Train Bleu, nuovo balletto per la mitica compagnia Les Ballets Russes, ironica idea di Jean Cocteau di tratteggiare ì passatempi balneari del bel mondo parigino in vacanza su una spiaggia alla moda della Costa Azzurra. In un momento storico di straordinaria sperimentazione artistica e culturale Darius Milhaud compone una musica arguta e raffinata, Henry Laurens ambienta l'azione su una spiaggia cubista con i costumi da bagno in jersey indossati da giovanotti e ragazze che portano la firma di Chanel, mentre il sipario dello spettacolo ha per soggetto due donne che si rincorrono sulla spiaggia, trasposizione di un celebre quadro di Picasso. Diaghilev, Cocteau, Milhaud, Picasso e Chanel insieme, per siglare, in un unico contesto, una vera e propria condivisione delle arti, dalla pittura alla moda, dalla musica al gesto teatrale alla danza.

Dopo questo importante debutto, nel corso del XX secolo, l'affascinante liaison tra moda e teatro si rafforza e grazie a eventi-spettacolo di particolare interesse, seguiti con curiosità da critica e pubblico, il coinvolgimento dei grandi nomi della moda nel teatro è sempre più vasto: a partire dagli anni venti ritroviamo nei cartelloni delle più prestigiose compagnie d'Opera e balletto Jeanne Lanvin, Pierre Balmain, Maggy Rouff, Christian Dior, Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, John Galliano, Jean-Paul Gaultier, Thierry Mugler, Vivienne Westwood, Christian Lacroix, Rei Kawakubo e gli italiani Elsa Schiaparelli, negli anni trenta, e, dagli anni ottanta, Fendi, Armani, Versace, Missoni, Capucci, Coveri, Gigli, Ferretti, Valentino, Marras e Ungaro.

La prima incursione teatrale della moda italiana, dopo la brevissima parentesi della Schiaparelli, risale al 1980, una dichiarazione d'amore delle sorelle Fendi e del loro direttore creativo Karl Lagerfeld per l'Opera lirica: subbito è Traviata, a Roma, con la regia di Mauro Bolognini. Violetta è un amore costante, per lei vengono realizzate le pellicce delle versioni cinematografiche di La vera storia della dama delle Camelie diretta nel 1980 da Bolognini, con Isabelle Huppert, e quella della Traviata di Franco Zeffirelli con Teresa Stratas nel 1983.

L'Opera si mette quindi in pelliccia: costumi con inserti di pelliccia, manicotti, mantelle, tutta l'eleganza delle Fendi esibita in numerose produzioni, da Verdi a Puccini, da Mozart a Bizet, con una continuità che non ha eguali. Nel teatro Fendi riesce a sperimentare e a fare ricerca di linee, materiali e tecniche, costanti che ritroviamo anche nella produzione quotidiana della maison.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 30

Danza, poesia e moda nel costume di scena moderno

ROGER SALAS

Il confine e le influenze reciproche tra la moda e le arti sceniche (opera, teatro e balletto) devono essere necessariamente individuati nel tempo. Si tratta di determinare il momento in cui inizia la moda concepita come tale in epoca moderna. E, con un'operazione più semplice e schematica, di individuare il momento in cui le arti sceniche diventano anche un'industria artistica moderna. È il caso di tracciare linee immaginarie, di fissare date precise, e così facendo appare evidente che il periodo tardoromantico individua zone estetiche molto concrete.

I vasi comunicanti che collegano la moda e la danza sono presenti in tutte le testimonianze iconografiche di cui disponiamo fin dall'antichità classica. Ma per concentrarci concretamente sull'argomento che ci riguarda, possiamo trovare alcuni esempi di come le mode o le correnti del gusto passassero dalla scena alla vita comune e viceversa nell'epoca dei grandi balletti romantici. La prima di La Sylphide, balletto del milanese Filippo Taglioni che debutta all'Opéra di Parigi nel 1832, genera immediatamente una moda di sottigliezza e diffonde una serie di particolari che fanno riferimento al personaggio principale del balletto, dal trucco fino a un sapone profumato a forma di ala di farfalla. Il riferimento all'etereo tutù diviene evidente in alcuni vestiti da sera (dove erano permesse tali stravaganze) e la stoffa del kilt scozzese e le sue imitazioni fanno furore. Si ricordi che il balletto è ambientato nei boschi della Scozia e che il suo protagonista maschile, James, è un giovane contadino che indossa il kilt, la gonna maschile tradizionale. Già in epoca neoclassica, quando Antonio Canova aveva disegnato e scolpito Maria Medina, compagna d'arte e di vita del coreografo Salvatore Viganò, erano diventate di moda le trasparenze (ritenute scandalose da alcuni) e le avvolgenti tuniche di ascendenza grecolatina.

Ma bisogna arrivare ai convulsi inizi del XX secolo e ai tempi dei Ballets Russes di Sergej Pavlovic Diaghilev, per trovare una manifestazione concreta dei passaggi reciproci tra il campo della moda e quello della danza scenica. È anche il momento in cui nascono e si diffondono le prime avanguardie nel campo della pittura, della musica, del disegno e dell'architettura. Ed è importante notare come tutta questa effervescenza si manifestasse contemporaneamente in diversi focolai eruttivi, anche se il centro indiscutibile del fermento era Parigi.

I TEMPI DI DIAGHILEV

Tre balletti del repertorio storico dei Ballets Russes mettono in evidenza il legame con la moda nella sua origine moderna:

Jeux (Vaclav Nizinskij, 1913, recuperato da un vero e proprio lavoro archeologico compiuto da Millicent Hodson e Kenneth Archer nel 1996);

Parade (Léonide Massine, 1917; incluso nel repertorio attivo nella ricostruzione canonica di Susane Della Pietra);

Le Train Bleu (Bronislava Nizinska, 1924; oggi incluso nel repertorio dell'Opéra di Parigi).


In Jeux compaiono per la prima volta in scena due tennisti che indossano gli abiti comuni dell'epoca e imitano i movimenti della racchetta. Le palle sfrecciano di continuo sul palcoscenico.

In Parade la fantasia cubista-strutturale dei vestiti dell'Impresario europeo (Manager in frac) e di quello americano (Manager di New York) si alterna con l'abito civile e contemporaneo della Bambina americana,-scarpe comprese.

In Le Train Bleu i vestiti di Coco Chanel (che finanzia in buona misura anche l'allestimento dello spettacolo) sono la cosa più rabbiosamente moderna del momento: i costumi da bagno elastici per uomini e donne. Il rapporto con la moda è così evidente, letterale, che non c'è bisogno di aggiungere altro.

| << |  <  |