Copertina
Autore Pino Caruso
Titolo Nasco improvvisamente a Palermo
EdizioneA & B, Acireale, 2011, Talia 1 , pag. 212, cop.fle., dim. 13,8x21x1,7 cm , Isbn 978-88-77282-98-9
LettoreDavide Allodi, 2011
Classe umorismo
PrimaPagina


per l'acquisto su IBS.IT

per l'acquisto su BOL.IT

per l'acquisto su AMAZON.IT

 

| << |  <  |  >  | >> |

Indice


PREFAZIONE di Enfio Tortora                                  9

AUTOBIOGRAFIA SINTETICA                                     11


PARTE PRIMA                                                 13
SKETCH TELEVISIVI

 1. L'uomo dalla parola facile                              15
 2. Il playboy                                              17
 3. Venga a prendere il caffè da noi                        20
 4. Cinque interviste al direttore generale della F.A.M.E.
    (Fabbrica Autonoma Manufatti 'E niente)                 22
      I I buchi                                             22
     II Il marmo                                            24
    III Il legno                                            26
     IV Il caffè                                            29
      V Cicche e costumi da bagno                           31
 5. Una signora per bene                                    34
 6. Lei è morto, non insista!                               36
 7. Ufficio case popolari                                   42
 8. Ufficio di collocamento                                 47
 9. L'immaginazione                                         59
10. Franceschiello, un Borbone re d'Italia                  63
11. La statua della libertà                                 65
12. La legge                                                67
13. La psicanalisi                                          71
14. L'economia                                              74
15. La medicina                                             77
16. Le poste                                                81
17. La politica                                             84


    PARTE SECONDA
    GLI ASTERISCHI DEL TG2 (1988/1990)                      87
    INTRODUZIONE di Alberto La Volpe                        89

    [...]


    PARTE TERZA
    INTERVISTA AL PROFESSOR LUPARELLA
    SULLE ORIGINI E LO SVILUPPO DELLA MAFIA.
    BREVE MA VERIDICA STORIA DI COSA NOSTRA                129


    PARTE QUARTA
    IL CINEMA IN TV.
    SCENE DA AGRODOLCE - RAI TRE                           143


    PARTE QUINTA
    LA PUBBLICITÀ.
    IL CAFFÈ TORRISI IN TELEVISIONE (1981-1994)            171

    [...]


 

 

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 11

AUTOBIOGRAFIA SINTETICA



Nasco improvvisamente a Palermo. Perché improvvisamente? Perché non me l'aspettavo, nessuno mi aveva avvertito. Vengo al mondo, quindi, a tradimento, di notte (i bambini nascono quasi sempre di notte: li pigliano nel sonno) il 12 ottobre dell'anno di grazia del 1934.

Appena nato, è scoppiata la seconda guerra mondiale. Quasi che Hitler e Mussolini stessero aspettando me: "È nato?", "Sì", "Allora possiamo cominciare".

Cresco, dunque, sotto le bombe, in mezzo alle sirene d'allarme e trascorro molte ore di notte nei rifugi sotterranei. Era bellissimo: quando gli americani bombardavano e tremavano le lampadine colorate del rifugio, come fossero luci psichedeliche, sembrava di stare in una discoteca. Ne consegue che, oggi, vado matto per le discoteche. Quando ho nostalgia della guerra, vado subito in discoteca. È lo stesso che stare in mezzo ai bombardamenti. La musica, tanto, sempre quella americana è.

Inoltre, la mia era una famiglia povera, ma così povera che, nella scala sociale, dopo di noi, venivano soltanto gli animali da cortile. Ed è a causa della povertà che fotografie dell'infanzia io non ne ho. Non potevamo permettercelo, il fotografo, in famiglia. E allora facevamo a memoria: papà ci riuniva in salotto e diceva: "Guardiamoci bene in faccia". E noi, con gli occhi, clic! scattavamo le fotografie. Ce l'ho tutte qua. Peccato che le possa vedere solo io.

Da sei a dieci anni frequento le scuole elementari. E lì mi fermo. La cultura, si sa, costa, mentre l'ignoranza è gratis (ecco perché è così diffusa). E io non mi sono lasciato sfuggire l'occasione. Ma, attenti, non sono ignorante in un settore specifico, la mia ignoranza spazia in vari campi: io non so un po' di tutto. Ho, insomma, quella che si dice una ignoranza enciclopedica.

[...]

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 22

4
CINQUE INTERVISTE AL DIRETTORE GENERALE DELLA
F.A.M.E. (FABBRICA AUTONOMA MANUFATTI 'E NIENTE)



I
I buchi
(in forma di racconto)
Era un uomo senza età e senza baffi. Non era calvo e non aveva gli occhi celesti. Un tipo indefinibile.

Lo studio in cui mi ricevette non aveva niente di lussuoso, anzi non aveva niente: non aveva divani, non aveva poltrone, non aveva quadri alle pareti, né di valore né di poco conto. Lui stava dietro a un tavolo e fingeva di essere seduto: il suo sedere si teneva sospeso nell'aria, nemmeno inquinata (che, come si sa, è più densa) della stanza. Mi aveva invitato a prendere posto, indicandomi lo spazio vuoto davanti a sé. Mi sembrò indelicato chiedergli se non avesse qualcosa di meno scomodo e mi sistemai anch'io col sedere poggiato (si fa per dire) sul vuoto. Con un gesto si scusò e rispose al telefono che non aveva squillato.

– Pronto! qui parla la FAME: Fabbrica Autonoma Manufatti 'E niente... sì, sono il direttore generale... no, quella partita di ghiaccio al forno non è ancora partita... sì, il ghiaccio noi lo mettiamo nel forno, poi, però, quando andiamo ad aprire il forno, quello, il ghiaccio, non ci sta più... è un fatto curioso, lo so... deve esserci qualche inconveniente. Ci riproveremo, va bene? Arrivederci.

E riattaccò.

– Caro dottore, sono a sua disposizione, Purtroppo, posso concederle soltanto pochi minuti. Siamo sotto pressione: dobbiamo consegnare entro la fine del mese duecentocinquantamila buchi...

L'intervista era cominciata. Gli chiesi:

– Ha detto buchi?

– Sì, ho detto buchi.

– È difficile fare i buchi?

– Dipende dal buco. Mi spiego: il buco di solito tutti lo fanno con qualcosa intorno che lo caratterizza; difatti, si dice buco di muro, buco di scarpa, buco di pantalone e per decenza mi fermo qua. Noi, invece, ecco la novità, il buco lo facciamo senza niente intorno, allo stato puro, in modo che l'acquirente se lo mette dove gli pare a lui: sulla maglietta, sulle mutande, sulla punta del calzino...

– E come li fabbricate?

– Fabbricarli? Li troviamo.

– Dove?

– Nell'aria... ecco, vede, questo è un buco... questo, un altro buco – e infilzava con l'indice teso l'aria, che effettivamente, si rivelava prodiga di buchi – attento, dottore, attento, ha un buco nell'orecchio, ecco, l'ho preso.

L'aveva preso, ma poco mancò che nell'entusiasmo non prendesse anche il mio occhio. Continuò:

– L'aria è piena di buchi, dottore. Basta saperli estrarre.

– Si trovano solo nell'aria?

– Nossignore, si trovano pure nell'acqua; anzi, i buchi nell'acqua sono proprio quelli che ci riescono meglio. E ne vendiamo, sa? – e fece con la mano un gesto per indicare una quantità enorme – Sapesse quanti ne vendiamo. La Cassa del Mezzogiorno, tanto per dirne una, è il nostro cliente più forte: quanti ne consuma! Mamma mia quanti ne consuma! Purtroppo, siamo costretti a fare tutto da soli. Lo stato latita. Dicono sempre che devono aiutare il mezzogiorno, promettono di sostenere il mezzogiorno... ma quale mezzogiorno e mezzogiorno?! Guardi qua – e mi mostrò l'orologio da polso – sono quasi le due e ancora non si vede nessuno.

Capii che l'intervista era finita. Mi alzai e lo salutai. Varcavo la soglia della porta, quando il Direttore Generale, lanciandomi la voce dietro, urlò:

– Non chiuda la porta, per favore.

Mi fu facilissimo accontentarlo: non c'era nessuna porta.

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 63

10
FRANCESCHIELLO, UN BORBONE RE D'ITALIA
SE L'UNITÀ D'ITALIA, INVECE DEI SAVOIA, L'AVESSERO FATTA I BORBONI.



Il re è seduto su un trono sistemato nel mezzo di una pedana. Accanto ha un tavolino, e si sta versando il caffè. Canticchia.

Chi bella cosa 'na jurnata 'e sole, l'aria serena doppo la tempesta, pe' l'aria fresca pare già 'na festa, chi bella cosaaa... E dire che si potrebbe vivere tanto bene qua: il sole ce l'abbiamo, le industrie ce l'abbiamo, il Vesuvio ce l'abbiamo, a Eduardo De Filippo ce l'abbiamo... che ci manca? Ci manca che, mannaggia me e a quando mi sono lasciato convincere a diventare re d'Italia. Io, un Borbone, declassato così!...

Glielo avevo pure detto a don Peppino Garibaldi: "Peppino, lascia perdere, lascia stare... guarda, ti faccio re di Capri", "Nossignore, io sono l'eroe dei due mondi e non mi va di diventare Peppino di Capri...". E ha sbagliato, ché se avesse accettato canterebbe ancora. Invece ha fatto una fesseria lui e m'ha 'nguaiato a me. Si è preso mille uomini e con tre navi: la Nina, la Pinta e la Santamaria... no, un momento mi sto confondendo... quello è un altro (un altro che ha combinato nu bellu guaio) il tenente Colombo, il poliziotto che ha scoperto l'America, mentre Garibaldi ha fatto l'unità d'Italia. Ma, dico io, guarda tu questi italiani: uno scopre l'America, un altro fa l'unità d'Italia... ce ne fosse mai uno che si fa i cazzi suoi!

Insomma, Garibaldi è sbarcato a Torino con i Mille, direttamente dal Po, sui Murazzi, e mi ha annesso tutto il settentrione. M'ha regalato 'nu regno, dice lui; m'ha regalato 'na rogna! Altro che 'nu regno! Disoccupazione, inflazione, emigrazione, brigantaggio della Bassa Padana, mafia veneta, latifondo piemontese, 'ndrangheta emiliana, camorra ligure, abigeato lombardo... e che Madonna! Tutte a me!

Ora, i settentrionali dicono che è colpa mia; ma che ci posso fare io se al nord sono per natura indolenti? lo dice pure il Mantegazza: "È la razza!". E lo conferma Gianni Brera: "È l'atmosfera".

E, mentre io mi danno l'anima, gli altri si prendono le soddisfazioni. Don Peppino Garibaldi, tanto per dirvene una, ha vinto il Festival dei Due Mondi di Spoleto, per la regia dell'Unità d'Italia. Opera Prima. E ultima; perché io a quello regie non gliene faccio fare più.

Sono insidiato, questa è la verità, sono insidiato. Mazzini, tanto per dirvene un'altra, ha fondato contro di me il Partito Repubblicano Italiano, il PRI... (con tutto il rispetto pare pure 'na pernacchia).

E non è finita: a Nizza, in Francia c'è un fuoruscito, un certo Sandro Pertini, che di giorno fa il muratore e di notte congiura per diventare presidente della repubblica. Questo, prima o poi, mi scalza, questo ci riesce, questo è 'nu fetentone!

Ma io lo sai che faccio? Lo nomino io Presidente della repubblica, con decreto reale. Così passo alla storia come il primo re repubblicano del mondo. E lo frego. Tiè! Gli lascio tutti i guai a lui e io me ne vaco in vacanza. A Capri!


(canta) O sole, o sole miooo, sta 'nfront'a tee, sta 'nfront'a teeeeeeeee!

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 65

11
LA STATUA DELLA LIBERTÀ



Caruso, immobile su di un piedistallo, è vestito e truccato come la statua della libertà di New York, con una tunica bianca come il marmo. Ha il braccio teso in alto e regge la famosa fiaccola.

A un certo punto, abbassa il braccio e sedendosi sul piedistallo dice:


Aaahhh, che bello! Che sollievo! Pare niente, ma questa fiaccola pesa, eh!... Mussolini, buonanima, me la voleva levare, mi aveva detto: "Ma perché non resti così (la statua mima il saluto fascista), che è meglio? Poi sono arrivati gli americani e non se ne è fatto niente. Gli americani arrivano sempre. Sono arrivati persino in America: con quella barca a vela, il Mayflower, messa su da una agenzia di viaggi religiosa... insomma, hanno organizzato tutto i preti: quelli di Comunione e Occupazione. Un'associazione cattolica di Padri Pellegrini: i Pilgrim Fathers. Sono sbarcati tutti insieme. Perché quello che più conta in America è l'associazionismo, l' association. Lo stare insieme. Qui ci sono associazioni di tutti i tipi. Che nascono spontaneamente. Per esempio, metti che tu ci hai in testa un cappello di paglia di Firenze — capita che uno ci ha un cappello di paglia di Firenze — e incontra un altro che ci ha in testa un cappello di paglia di Firenze: "Ma che ci ha un cappello di paglia di Firenze?", "Sissignore, ci ho un cappello di paglia di Firenze", "E perché non facciamo un'associazione di tutti quelli che ci hanno un cappello di paglia di Firenze?". E così appena si accorgono di avere un cappello di paglia di Firenze, fanno subito l'associazione di tutti quelli che hanno un cappello di paglia di Firenze.

Ma c'è anche l' Association dei Solitari Men. Cioè l' association delle persone sole; che ha, però, qualche difficoltà a costituirsi perché è obbligatorio essere persone sole per entrare; sennonché, appena si riuniscono, diventano persone in compagnia e le espellono dall'associazione; appena sono espulse ridiventano sole e possono rientrare, ma appena rientrano le espellono, e così via...

Non è come in Italia, dove l'unica associazione che funzionava l'hanno sciolta: P2, cioè pi due persone soltanto. Perché gli altri erano innocenti: non sapevano a che associazione erano iscritti. Difatti, i giudici li hanno assolti, dicendo: che senso ha un'associazione dove gli iscritti non sono in condizioni di intendere e di volere a che associazione sono iscritti? Non ci stanno, insomma, con la testa.

E poi in America c'è l'associazione, la più importante di tutte: l' Association White Men. L'Associazione degli uomini bianchi, che poi sono quelli che hanno inventato i film a colori, perché non sopportavano, nei film in bianco e nero, di non potere separare il nero dal bianco.

Insomma, in America c'è di tutto e, soprattutto, c'è l'America, il più grande paese d'Europa. Paese forte, pacifico... ché il presidente americano glielo ha detto a quello sovietico: "Noi, è vero, abbiamo un grande esercito, ma è per la difesa, non vogliamo aggredire nessuno". E il presidente sovietico, a sua volta, ha detto: "Anche noi non vogliamo aggredire nessuno, il nostro esercito è per la difesa", "Ma siamo nella stessa situazione!", "Ma tu guarda che situazione!...". C'era un signore di passaggio che aveva sentito tutto. Non c'è migliore occasione, pensò, ora approfitto e glielo domando: "Scusate, io non vorrei interferire...", "No, prego, dica!", "Ma se nessuno dei due vuole aggredire l'altro, da che cosa vi dovete difendere?", "Che tipo spiritoso! Glielo dici tu?", "Glielo dico io: senta lei ce l'ha presente a Zorro?", "Ma chi quello spadaccino che segnava con la spada una erre sulla fronte dei suoi nemici?", "Quello; Quello!", "Ma che ha fatto?", "Sino a ora niente; ma ci può aggredire da un momento all'altro!".

Roba che uno ci resta di sasso!


Pino Caruso si rimette in piedi, inalberando la fiaccola, e canta, insieme a Frank Sinatra (registrato): "Strangers in the night (straniero nella notte) exchanging glances wond'ring in the night what were the chances we'd be sharing love before the night was through... ".

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 71

13
LA PSICANALISI



Esistono nella psiche umana dei processi d'involuzione, dovuti a una transazione analogica tra formazione simbolica del sogno e sviluppo delle forze meccaniche interne dell'aggressività da depressione...
Detto questo, però, si può anche dire
tanto per chiarire
che un caso patologico da definire
è quasi sempre dato
da un soggetto umano traumatizzato
dal peccato
sin dal suo più lontano passato.
Vale a dire che anch'io,
che pure ho studiato
sono rimasto alquanto impressionato
quando appena nato,
mi sono ritrovato
tutto denudato.
Tanto che, lo confesso
mi sono messo
a strillare come un ossesso
per lo scandaloso eccesso
e mi è venuto pure il complesso
di essere stato generato da un amplesso.
Insomma per dirla in vernacolo,
sarebbe stato meglio fossi
nato sotto un cavolo
che è un più decente abitacolo
e non ci sarebbero state conseguenze.
Mentre ora per via
di tutte queste interferenze,
mi ritrovo con le tendenze
motrici innate tutte alterate
e una evoluzione comportamentale tale
che il pensiero concettuale
allo stato prestrutturale
in relazione a una condizione caratteriale
di natura anche orale
mi scende lungo la cervicale
scivola sulla parete laterale
e palatale
e non c'è verso di poterla fermare.
Anche se sarà bene considerare
come questo sia solo quello che appare
a livello conscio
poiché se andiamo nel subconscio
e magari pure nel preconscio
dove tutto è inconscio
ci troviamo
secondo una diffusa diceria:
algolagnia, pedofilia,
pederastia, zoologia,
sodomia
e magari pure a mia zia
con tutta la dinastia
compresa sua figlia Rosalia
che siccome soffre di claustrofobia
ci l'avi puru cu mia
e pretenderebbe che mi facessi l'autopsia
senza anestesia.
Il che comunque sia
non mi parrebbe ben fatto
poiché di fatto,
sarebbe come se un chirurgo
si facesse da solo l'autoritratto.
E nessuno è così matto.
Ma torniamo all'antefatto,
Io non so come è successo:
so solo che a un tratto
non ho più trovato me stesso.
E dire che mi sono cercato
come un ossesso:
al senato, al sindacato, al supermercato
dentro il portierato
di un palazzo diroccato
e persino all'Istituto poligrafico dello Stato
ma senza risultato.
Ho soltanto incontrato:
una professoressa
che anche lei cercava se stessa
un magistrato
che invece
cercava un poco di bicarbonato
un avvocato
che si era perso l'unico imputato
che gli avevano affidato
e un deputato
dimenticato dall'elettorato...
Tanto che siamo tutti finiti
all'Ufficio Oggetti Smarriti.
Ora chi me l'ha fatto fare a mia
di studiare psicopatologia
che me ne potevo stare
a casa mia
con mia zia,
invece di venirne via
per fare lo studente
che me ne sono pentito amaramente
e chissà dove sono andato a finire
che sarebbe come dire
chi s'è visto s'è visto
e vuoi vedere che magari non esisto?

| << |  <  |  >  | >> |

Pagina 107

10
UN BAMBINO DI ZERO CHILI



Ho letto le norme che regolano l'allacciamento, in auto, delle cinture di sicurezza per gli adulti e dei seggiolini per i bambini. C'è tutto un articolato.

"Seggiolini di prima categoria: bambini da zero a nove mesi e da zero a dieci chili...".

E già un moto di raccapriccio, e di pietà, me lo suscita questa creatura di zero chili: mai visto un bambino così deperito. Ma a chi pensava il legislatore? A un essere incorporeo e trasparente? E avrebbe bisogno del seggiolino? E come legarglielo? Con corde invisibili? Proseguiamo.

"Seggiolini di seconda categoria: bambini da nove mesi a quattro anni e dai nove ai diciotto chili. Terza categoria: dai quattro ai sei anni e dai quindici ai venticinque chili. Quarta categoria: dai sei ai dieci anni e dai ventidue ai trentasei chili". Problema: avendo un bambino di quattro anni (che rientra tanto nella seconda categoria — che va dai nove ai diciotto chili — quanto nella terza — che va dai quindici ai venticinque chili) e pesando esso bambino diciotto chili e trecento grammi, a quale categoria appartiene questo bambino? Intanto serve sapere se il bambino va pesato al netto o al lordo; cioè: se nudo o vestito. E, soprattutto, se dopo o prima che abbia fatto i suoi bisognini, piccoli e grandi.

Altro problema: un automobilista si mette in viaggio con un bambino di tre chili. Detto bambino mangia s'appesantisce e sconfina da una categoria all'altra. Al primo controllo, la polizia lo pesa. Come fa il genitore a dimostrare d'essere partito con un bambino regolamentare? Che può fare un povero padre se non praticargli un clisterino per farlo rientrare nel peso. O una povera madre per indurlo a fare la cacchina prima dell'arrivo della polizia?

"Devi fare la cacchina, Robertuccio; falla per mammina tua (il ricatto), sennò a paparino gli pigliano la multa (altro ricatto)".

Erode! Erode! Almeno tu li ammazzavi senza farli soffrire. Offro alla vostra pietà il caso del mio bambino: come chili appartiene alla seconda categoria, come età alla terza. Cosa dovrei fare? Squartarlo? Un pezzetto in un seggiolino, l'altro pezzetto in un altro? Si vuole forse una strage degli innocenti? Leggi inumane!

Comprensibilmente le nascite calano.

| << |  <  |