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| << | < | > | >> |IndiceNiente di speciale 7 Cosa ti compri di migliore 9 Acqua corrente 30 Impresa viva 35 Un asino e un fagiano 59 Sequenza infinita 70 Pesci a pallini 75 Tutto in ordine 78 Il disegno di Dio 83 Decime 89 Partita doppia 92 Analisi di bilancio 103 Sick 117 L'impresa compra se stessa 123 Aziende in vendita 128 Gaffe infinita 141 Alterum non laedere 147 Colpo su colpo 154 Arancia candita 164 Profumo e colore 169 Panini per Santiago 173 Se la Terra girasse all'inverso 178 Topi d'azienda 183 Impresa: numeri e immagine 198 La risposta del pulcino 205 Cerchio quadrato 213 Non sappiamo 231 Chi ringraziare 239 Improbabile sordità 243 Il primo premio della lotteria 246 Gioco della vita 260 Stupidità 269 Controlli irrituali 278 Millennium 288 Fiat lux 291 Stelle brillarelle 305 Appendice 311 |
| << | < | > | >> |Pagina 7Sono riuscito a ridurre il mio lavoro concreto a trenta minuti al giorno. Questo mi lascia diciotto ore per progettare. Charles Steinmetz Il direttore del personale era nei guai. Non riusciva a far capire al padrone che per far funzionare un'azienda non vale avere tanta gente intorno. Non aveva voglia di tornare a casa; voleva ancora riflettere, in solitudine. Girò per una strada nuova, che lo portò nei pressi di quello che sembrava un cantiere. Enorme! Lo avreste detto un formicaio. Si fermò un po', a guardare. Lo colpiva quella fila ininterrotta di uomini, ciascuno con una carriola carica di mattoni. Voglio interrogarne qualcuno, magari mi verrà un'idea. — Ehi, che cosa stai facendo? — disse rivolto al primo della fila. — Niente di speciale. Trasporto mattoni. La risposta non gli sembrò illuminante. Chiese al successivo: — Ehi tu, che cosa stai facendo? — Niente di speciale. Mi guadagno da vivere. Ancora uno: — Ehi tu, che cosa stai facendo? — Io ho un incarico speciale. Sto collaborando alla costruzione del viadotto. Vede quell'arco altissimo che si staglia nel cielo? Ne facciamo uno uguale.
Ora il direttore del personale aveva la soluzione. Andò a dormire, perché
sapeva che il tesoro era già in azienda. Il giorno dopo avrebbe convocato i
collaboratori e avrebbe fatto emergere il valore di ciascuno. Li avrebbe
entusiasmati al loro lavoro, spiegando progetti, ascoltando suggerimenti, e
mettendo in comune valori che, se condivisi, non solo non diminuiscono, ma
aumentano: le idee. Solo allora si ricordò di una frase attribuita a Antoine de
Saint-Exupéry: "Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere
il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito".
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Uno degli errori più comuni è prendere ciò
che segue a un avvenimento per la sua conseguenza.
Duca di Lévis
Vorrei che mi parlassi ancora del caso e delle sue leggi, anche perché mi sembrano termini contraddittori. Posso parlarti della cosiddetta "emergenza". Il concetto, abbastanza recente, si basa sulla seguente osservazione: dato un qualsiasi sistema, a partire da una certa soglia di complessità, questo inizia a manifestare proprietà che non sono riconducibili alle proprietà degli elementi costitutivi del sistema stesso. L'emergenza è un principio che descrive il comportamento dei sistemi complessi. Può anche essere definita come il processo di formazione di schemi complessi a partire da regole più semplici. Ovviamente restano da definire concetti importanti come "sistema", "complessità", "proprietà", ecc. ma per ora accontentiamoci del significato intuitivo, che è sufficiente per i nostri scopi. Una proprietà emergente può comparire quando un numero sufficiente di entità semplici, operando in quanto pluralità, danno origine a comportamenti complessi. Puoi fare degli esempi? Esempio principe di sistema complesso che presenta proprietà emergenti è la vita. Una cellula vivente è composta da molecole a volta composte dagli stessi atomi di idrogeno, carbonio e ossigeno che potremmo riscontrare in un minerale (per esempio il petrolio) o alla stessa cellula, una volta morta. Il comportamento della cellula che chiamiamo vita non può essere spiegato semplicemente a partire dalle proprietà dei singoli atomi; anzi sarebbe già al di là delle possibilità pratiche inferire le proprietà di una singola molecola organica a partire dalle proprietà dei singoli atomi che la costituiscono. Continuando su questa strada, è illusorio pensare di calcolare il comportamento di un animale, o di un uomo, partendo dalle proprietà delle singole cellule. Un fenomeno definito emergente è inatteso e imprevedibile o incalcolabile a partire da un livello di osservazione più basso. Spesso ai livelli più bassi il fenomeno è presente in minima parte o non sussiste affatto. E allora cos'è che da la vita? Non torneremo all'idea dell'élan vital, spero. Certamente no. L' élan vital è un concetto "tappo" creato appositamente per mascherare la nostra ignoranza sul funzionamento di certi meccanismi. È un po' l'equivalente di un hic sunt leones intellettuale. E merita di fare la stessa fine dei suoi cugini somari Flogisto e Etere, che sono già stati spazzati via dalla comprensione scientifica dei fenomeni che dovevano spiegare. Curiosamente, Molière nel suo Malato immaginario canzonava il medico saccente che spiegava al paziente la proprietà sedativa di una medicina come l'effetto di una vis dormitiva. Senza arrivare agli eccessi di difficoltà connessi al fenomeno "vita", possiamo osservare che anche l'economia è un sistema complesso e presenta proprietà che, se da un lato derivano inequivocabilmente dal comportamento dei singoli individui, dall'altro non possono essere spiegate solo nei termini di tali comportamenti. Quasi tutti i sistemi, a rigore, sono complessi e presentano proprietà emergenti. Per nostra fortuna, la maggior parte dei sistemi reali presenta caratteristiche che sono pur sempre conoscibili e dominabili. Se non sbaglio, queste idee hanno dato un colpo fatale alle teorie riduzionistiche detta fisica classica. Sì. Fino a cent'anni fa si riteneva che ogni fenomeno potesse essere studiato in dettaglio scomponendolo nei suoi elementi fondamentali e che, viceversa, partendo dagli elementi costitutivi si potessero calcolare tutte le proprietà del sistema complessivo. Oggi sappiamo che nella maggioranza dei casi non è così. Occorre trovare e capire anche le leggi che governano il sistema, al suo livello. Anzi, normalmente si verificano molti livelli successivi di complessità, ognuno con le sue leggi e i suoi comportamenti. Questa tendenza va sotto il nome di olismo. Ma cosa da origine alle leggi a livello del sistema? da dove arrivano? chi le impone? Alla luce delle conoscenze attuali, tali leggi emergono spontaneamente e necessariamente ogni volta che il sistema supera un certo livello di complessità. Questo fatto può essere di natura puramente statistica, in quanto deriva dall'effetto cumulativo di numerosissime azioni da parte degli elementi fondamentali, oppure può essere implicito nella natura del sistema, in modo necessario e quindi inevitabile. È interessante rilevare che i sistemi che generano proprietà o strutture emergenti sembrano in grado, ma solo apparentemente, di ridurre il livello di entropia e quindi sconfiggere la seconda legge della termodinamica, visto che creano o aumentano l'ordine complessivo del sistema. Quest'apparente violazione è dovuta al fatto che i sistemi cosiddetti "aperti" sono in grado di estrarre l'ordine dall'ambiente circostante. In realtà, se si prende in considerazione un sistema più ampio che comprende sia il sistema aperto sia il suo ambiente, si vede che l'entropia complessiva è comunque aumentata, in accordo con la seconda legge. | << | < | > | >> |Pagina 198I venti e le onde sono sempre dalla parte dei navigatori più abili. Edward Gibbon Sono oramai molti anni che l'istituto della revisione contabile dei bilanci ha effetti legali in Italia. A partire dal 1975, anno in cui è stato istituito l'obbligo della certificazione per le società quotate in Borsa, numerose leggi hanno gradualmente esteso tale obbligo a categorie sempre più ampie di imprese e, praticamente, quasi tutte le norme che modificano il diritto societario prevedono anche la revisione dei bilanci. La tendenza è destinata necessariamente a continuare. L'Italia dovrà recepire completamente, nel proprio ordinamento giuridico, le norme delle direttive europee in materia di controllo legale dei conti che, così come sono attualmente formulate, estenderebbero l'obbligo della revisione contabile letteralmente a decine di migliaia di altre imprese, medie e piccole. Sono tante le imprese che fanno revisionare il bilancio? Sì, sono parecchie migliaia. Sono quelle di maggiori dimensioni. Io, da piccolo imprenditore, considero la revisione un ulteriore aggravio e, nel migliore dei casi, la considero una seccatura. Oggi anche numerosissime aziende di dimensioni medie e piccole, non obbligate per legge, si rivolgono tuttavia alla revisione. Come mai? Qual è la molla che spinge un'azienda a sottoporsi a profonde verifiche e, in definitiva, a raccontare le proprie vicende, anche delicate, a operatori esterni, sia pure vincolati dal segreto professionale? Per capirlo occorre fermare l'attenzione su due aspetti particolari, tra i tanti che possono motivare un'azienda a questa scelta: la verifica interna e l'immagine. Parlami degli aspetti della verifica. Le vicende economiche degli ultimi anni hanno messo le imprese italiane a dura prova. Oggi qualsiasi imprenditore è oramai convinto che la sopravvivenza della propria azienda è sempre più legata alla capacità di decidere sulla base di informazioni affidabili e tempestive e al concetto di efficienza aziendale, inteso in senso lato come controllo di gestione, contenimento dei costi e pianificazione degli obiettivi. Inoltre, non appena un'azienda superi una certa dimensione, l'imprenditore avverte di dover contare anche su un sistema di procedure aziendali affidabili. Vuole essere sicuro di rispettare le sempre più numerose e complicate norme societarie e vuole sapersi difendere dagli errori e dalle infedeltà dei dipendenti. L'occhio esperto del revisore, sottoponendo a verifica e a critica ogni area aziendale, condizione necessaria per pervenire alla espressione di un giudizio sul bilancio, non tarda a identificare aree di miglioramento nelle procedure aziendali. Forte della propria esperienza maturata nel corso di incarichi presso numerose società, il revisore non esaurisce la sua opera in interventi puramente ispettivi ma collabora con l'imprenditore formulando suggerimenti atti a migliorare concretamente la gestione della società. In breve tempo, attuando i suggerimenti del revisore, l'imprenditore è normalmente in grado di ottenere un sistema informativo aziendale affidabile, un sistema di procedure aziendali atte a prevenire o scoprire con ragionevole sicurezza errori o frodi da parte dei dipendenti e una ragionevole sicurezza sull'adempimento ai vari obblighi societari. | << | < | > | >> |Pagina 291La regola d'oro è che non ci sono regole d'oro. Bernard Shaw All'economia si applicano leggi e regolarità che sembrano proiezioni di leggi fisiche e naturali. Possiamo dare una definizione sintetica di legge di natura? È inevitabile. Senza regolarità, il mondo sarebbe incomprensibile, e forse non esisterebbe la vita. L'ipotesi fondamentale della ricerca scientifica — senza la quale non è possibile fare né ricerca né scienza — è che i fenomeni naturali siano caratterizzati da poche leggi naturali necessarie e preesistenti nel senso che, se esistesse una legge diversa per ciascun fenomeno osservato, ricadremmo nel caos primigenio. Sarebbe tuttora valido lo spirito dei filosofi presocratici tesi alla ricerca dell'immutabile "uno" dietro l'apparente "molteplice"? Talete era uno di questi. Non sai quanto sia moderno questo approccio. Oggi è di gran moda la ricerca della teoria del tutto, il santo Graal della scienza, cioè quella legge che stabilisce che il mondo fisico deve esistere necessariamente e, necessariamente, nella forma in cui si trova. L'idea di legge di natura si può concepire in due modi: come un'astrazione, anche arbitraria, compiuta dal ricercatore a partire dai dati osservati, ossia come una creazione della mente umana; oppure come la scoperta di un principio d'ordine preesistente — il ricercatore si limiterebbe a riconoscerlo, a estrarlo dalla massa dei dati osservati, eventualmente dopo l'eliminazione dei fattori di disturbo — ossia come la scoperta di una realtà indipendente ed esterna all'uomo. Sul piano filosofico, so che esiste un dibattito simile, riguardo agli oggetti della matematica, tra i cosiddetti platonisti, che sostengono quest'ultima tesi, e i formalisti secondo i quali le strutture della matematica, poiché derivano da assiomi definiti in modo arbitrario, sono solo un prodotto della mente umana. Le leggi di natura, e del resto anche le leggi dell'economia, vengono espresse in forma matematica. C'è chi indaga sulla "irragionevole adeguatezza della matematica" a descrivere il mondo. In effetti, non si vede il motivo per cui il mondo debba comportarsi in modo matematico e, in secondo luogo, per quale motivo le leggi siano esprimibili in un linguaggio matematico relativamente semplice, tanto da essere comprensibile all'uomo. Una risposta potrebbe essere questa: una legge fisica, o una legge economica, in generale una teoria espressa in linguaggio matematico, non è la realtà ma solo un modello, più o meno fedele, della realtà. Si usa dire che "la mappa non è il territorio".
È una buona osservazione. La mente umana è un prodotto del mondo, quindi può
e deve rispecchiarlo. La scienza è essenzialmente la ricerca di modelli semplici
(non semplicistici né semplificati perché non si può rendere semplice ciò che
non lo è). Questo principio ha ispirato in modo pervasivo l'attività di tutti
gli scienziati moderni. Si tratta di capire l'essenziale, come dicevano Galileo
e Einstein. Il passo successivo potrebbe essere quello di rivolgersi a monte
della matematica, a sua maestà la logica, e chiedersi per quale motivo il mondo
debba essere logico. Anche qui si può obiettare che l'uomo, ragionando secondo
logica, la proietta sul mondo stesso e la trova dappertutto. Ma potrebbe anche
darsi che il mondo, essendo logico, abbia strutturato la mente umana a sua
immagine. Visto che la logica c'entra in qualche modo, la ricerca si svolge
all'identificazione di quella struttura logica che, sola, spiegherebbe l'intero
universo. Secondo questa impostazione, l'origine e l'esistenza dell'universo
sarebbero logicamente necessari (un ente fisico illogico, ossia avente proprietà
incoerenti, non può esistere). Altra cosa è un ragionamento illogico, cioè
un'accozzaglia di parole incoerente dal punto di vista sintattico e semantico,
che può esistere, ma solo come segno grafico o come suono.
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