Copertina
Autore Gianni Celati
Titolo Recita dell'attore Vecchiatto nel teatro di Rio Saliceto
EdizioneFeltrinelli, Milano, 1996, I Narratori
LettoreRenato di Stefano, 1997
Classe narrativa italiana
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al sito dell'editore








 

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Pagina 5 [ inizio libro ]

Attilio Vecchiatto è morto tra il 26 e il 28 novembre 1993, in una piccola locanda di Sandon di Fosso, sulla provinciale sud a una ventina di chilometri da Venezia.

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Pagina 75 [ furia-di-sapere ]

CARLOTTA Sai Attilio, venendo qua ho visto un'aia in mezzo alle campagne... c'erano delle oche e io pensavo: Se potessimo fermarci qui a parlare alle oche, senza più cercare, senza più sforzarci... Se potessimo recitare solo per gli animali, almeno loro ci ascolterebbero...

ATTILIO Sì, forse più degli uomini... Gli uomini pensano solo ai quattrini, dicono sempre cose che non pensano, e ti mordono peggio dei cani se vedono che non sei come loro...

CARLOTTA Senti la fisarmonica?... Ma chi sarà?

ATTILIO Sarà uno come noi. Nessuno lo ascolta, allora suona la fisarmonica per non sapere più niente...

CARLOTTA Non sapere più niente, che sollievo... Attilio, ma tutta questa furia di sapere, di conoscerre, cos'è? Non viene dal cuore...

ATTILIO Neanche dalla testa. È solo una'ansia di non essere perduti...

CARLOTTA Mi sembra d'essere in una tomba, in questo teatro...

ATTILIO I teatri sono tombe e noi siamo anime dei morti che cercano di parlare ai vivi...

CARLOTTA Sì, Attilio.

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Pagina 81

Sonetti di Attilio Vecchiatto

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Pagina 94

10. Secondo sonetto sulla televisione

Bastano trenta serate davanti
All'apparecchio di televisione,
E non avrete più alcuna passione
Per le cose sottili e dissonanti.

Ammirerete sol l'ostentazione,
Le becere battute accattivanti,
Il culo e le tette debordanti
D'una oca stridula da esposizione.

E vi parranno davvero esaltanti
Le grida più triviali d'un cialtrone,
Che voi applaudite tutti in soggezione
Mentre vi tratta da idioti ignoranti.

Abbrutiti, grama esca dei bisogni,
Navigherete in un mare senza sogni.

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Pagina 97

13. Sulle attese di gioventù

Da giovane io pensai poter scrollare
La gretta cassa del borghese mondo,
Che un filo d'aria mai lascia passare
Nel suo comfort blindato ed infecondo.

Da giovane io pensai che il recitare
Grandi opere con cuore ardente e mondo,
Potesse un sacro fuoco suscitare,
Senza più boria o avidità di fondo.

Viaggiai cosI tra delusioni amare,
Accolto dall'uomo umile e profondo,
Ma nauseato da borghesi tare
Che sono ovunque i cardini del mondo.

Or con la mente alfin dal sogno desta,
Vecchiatto si dà pugni sulla testa!

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Pagina 117

33. Vituperio dei libri

Tu farabutto editore che vendi
I libri come fosser saponette,
E con pubblicitaria mente intendi
Farne soltanto merci maledette;

Tu venditore venduto che rendi
Tutte l'opere che non hai mai lette
Uguali ai quei borghesi libri orrendi
Ed ogni libro qual salame a fette;

Tu ignominioso libraio che attendi
Le chiacchere che sono in tivù dette
Per trovare interesse in ciò che vendi,
Più bestia delle bestie meno elette;

Tu che dei libri badi solo al prezzo,
China ora il capo sotto il mio disprezzo!

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Pagina 122

38. Fine d'anno

La povertà in vecchiaia m'accompagna,
Dunque la solitudine non sento.
Secco è il corpo che quasi non si bagna,
Dunque di lui neppure mi lamento.

La nebbia tutto intorno qui ristagna,
La lascio entrar in spiffero col vento:
M'avvolge, mi distrae, che è una cuccagna
Anche esser nella stanza a fuoco spento.

Mia moglie dorme, dunque non si lagna.
Io scrivo al tavolo, poi m'addormento.
Un tarlo rode, fa la sua magagna.
Finisce l'anno e non sono contento.

Nel sonno non so più quale anno sia.
Ma che importa? Sia uno purchessia!

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Pagina 123

39. Lode del niente di speciale

Di legger libri non sono mai stanco,
Ma se ne leggo troppi mi intontisco.
Perché non trovo più quel gusto franco
Di quando con le frasi anch'io fluisco.

Getto via il libro, seccato, al mio fianco;
Le sue parole mi sembrano pietrisco.
Io e lui ora sogniamo un libro bianco,
Senza quel bla bla bla in cui mi stordisco.

Poi lo riapro e come un saltimbanco
Cerco qua e là: ecco un brano che gradisco!
Il cuore si rallegra, mi rinfranco,
Che mistero c'è sotto? Non capisco.

Provo la gioia del niente di speciale,
E contento poso il libro sul guanciale.

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