Copertina
Autore Alessandro Cellerino
Titolo Eros e cervello
SottotitoloLe radici biologiche di sessualità, estetica, amore
EdizioneBollati Boringhieri, Torino, 2002 [2000], Saggi Scienze , pag. 220, dim. 146x220x15 mm , Isbn 978-88-339-1419-0
LettoreRenato di Stefano, 2003
Classe biologia , psicologia , evoluzione , scienze cognitive , natura-cultura
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Indice

  7 Prefazione
  9 Guida al lettore

    Parte prima - Sesso, evoluzione, cervello

 17 1.  Il mistero di uno scambio di carte.
        Evoluzione e riproduzione sessuale
 27 2.  Il parlamento degli istinti.
        Geni, ambiente e comportamento
 35 3.  Tam quam sidera multa.
        Neuroni e cervello

    Parte seconda - Il cervello sessuale

 51 4.  Il sottoscala del cervello. L'ipotalamo
        e il controllo del comportamento
        sessuale
 60 5.  Il profumo. Il controllo olfattivo del
        comportamento sessuale
 70 6.  Più che una costola mancante.
        Le differenze anatomiche e funzionali
        tra il cervello maschile e il cervello
        femminile
 88 7.  La ventitreesima coppia.
        Differenziamento psicosessuale
 99 8.  Variazioni sul tema.
        Orientamento sessuale e cervello
116 9.  Metamorfosi.
        Il cervello dei transessuali

    Parte terza - Bellezza e cervello

123 1O. Il giudizio di Paride.
        La rappresentazione cerebrale della
        bellezza
143 11. Non solo vanità. Selezione sessuale ed
        evoluzione della specie umana.

    Parte quarta - Emozioni, cervello, amore

157 12. «Fatti non foste a viver come bruti».
        Corteccia prefrontale, personalità e
        morale
164 13. La fucina dei sentimenti.
        Il cervello emotivo
172 14. Edonismo neuronale. La localizzazione
        cerebrale del piacere
178 15. Tristano e Isotta. I meccanismi
        ormonali del legame di coppia
185 16. Rari nantes in gurgite vasto.
        Cervello e amore
196 17. Finché morte non ci separi?
        Monogamia ed evoluzione dell'uomo

215     Glossario

 

 

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Pagina 9

Guida al lettore


Ancora oggi si tende a considerare il sesso, e ogni attività ad esso in qualche modo collegata, come una sfera del comportamento totalmente controllata da forze culturali e sociali che plasmano individui all'origine «neutri». Il nostro sentirsi uomini o donne, l'intuizione dell'esistenza di due sessi diversi e ogni tratto psicologico che appare differente in relazione ad essi, vengono interpretati come conseguenza di una diversa socializzazione di bambini e bambine. Un fenomeno meramente culturale senza alcuna relazione con la biologia della specie umana. Anche la struttura familiare viene considerata come una costruzione sociale. È certamente vero che ogni società ha elaborato regole proprie in fatto di etica sessuale e ancora più pesante è poi l'influenza che la «morale pubblica» e il timore del giudizio altrui esercitano sulla condotta dei singoli. Ma tutti questi aspetti, che possiamo intendere come convenzioni apprese, in realtà codificano l' espressione di comportamenti che hanno basi biologiche. Le convenzioni si sovrappongono quindi come un vestito, talvolta troppo stretto, al corpo vivo costituito dalle componenti innate del nostro comportamento. Esse sono il risultato di un lento processo evolutivo che in molte migliaia di anni, e generazioni, ha premiato i geni di chi riusciva a portare il maggior numero di figli all'età riproduttiva, e che ha forgiato non solo il corpo, ma anche la mente della razza umana. Questo libro si propone di riassumere le conoscenze odierne circa la biologia che sottende tutti questi aspetti della natura umana fondendo due livelli di analisi: quello della neurobiologia, lo studio dell'organizzazione anatomica e funzionale del cervello, e quello della biologia evoluzionistica che tenta di individuare le forze che presumibilmente hanno agito durante l'evoluzione della nostra specie.

[...]

Lo scopo di questo libro è di presentare in maniera sommaria la biologia che sottende il comportamento sessuale e affettivo della specie umana. Alcuni temi affrontati sono delicati e carichi di implicazioni morali ed è quindi importante separare il livello biologico da quello etico. I risultati di ricerche scientifiche indicano l'esistenza di differenze tra il cervello maschile e femminile che originano da una differente esposizione agli ormoni sessuali durante lo sviluppo embrionale. Qualcuno può vedere in ciò un sostegno alla discriminazione sessuale, ma il principio fondante della nostra società è l'uguaglianza nei diritti dei cittadini indipendentemente da quanto questi possano differire tra di loro biologicamente. La parità si raggiunge accettando e dando eguale dignità a tutte le diverse espressioni della natura umana e non negando che queste differenze esistano. Si cominciano a comprendere i meccanismi biologici che sono coinvolti nella diversità dell'orientamento sessuale. Chi vede in ciò la giustificazione morale dell'omosessualità, ammette implicitamente che l'accettazione del comportamento non convenzionale di una minoranza in una società libera debba essere subordinato alla dimostrazione di una sua base biologica, un principio inumano ed eticamente assurdo. Allo stesso modo, la semplice descrizione dell'esistenza di radici innate per un determinato tipo di comportamento non rappresenta una giustificazione morale: l'esistenza di una base biologica per la poligamia non giustifica l'infedeltà e l'inganno più di quanto il riconoscere l'aggressività come istinto giustifichi l'omicidio e le violenze personali. Non esiste un determinismo genetico e gli esseri umani non sono schiavi dei propri geni. Il nostro libero arbitrio o, se vogliamo, le strutture superiori del nostro cervello, hanno facoltà di veto verso comportamenti che ledano gli altri, indipendentemente da quanto forte possa essere la predisposizione innata per questi comportamenti.

Questo libro non è un'apologia della discriminazione sessuale, del culto della bellezza fisica, dei doppi standard o del tradimento. Il compito della biologia è cercare di comprendere quali comportamenti abbiano favorito i singoli durante l'evoluzione della nostra specie e quali tracce di questi adattamenti siano ancora riscontrabili nella mente umana. L'evoluzione è completamente centrata sull'individuo mentre il principio fondante della nostra società è l'uguaglianza di tutti. Nel discutere l'ammissibilità o meno di alcuni comportamenti, vanno posti su un piatto della bilancia il diritto dei singoli a esprimere la propria natura liberamente e sull'altro il danno che questo comportamento potrebbe causare ad altri. In questa discussione, il ruolo della biologia diventa marginale.

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Pagina 17

1.

Il mistero di uno scambio di carte. Evoluzione e riproduzione sessuale

[...]

L'evoluzione ha plasmato meccanismi efficientissimi e spietati per spingere i due sessi a cercarsi l'un l'altro, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dei singoli individui, o addirittura, nelle specie che concludono la loro esistenza dopo l'unica riproduzione (ad esempio i salmoni), facendo dell'accoppiamento lo scopo ultimo della vita stessa. Un biologo non può non chiedersi allora quali vantaggi comporti la riproduzione sessuale e cosa giustifichi quello che a una prima analisi appare come un immane spreco di risorse.

Per quanto possa sembrare paradossale, a questa domanda, apparentemente semplice, non è stata data ancora una risposta definitiva, e ilsesso rimane, a tutt'oggi, uno dei più grandi misteri della biologia dopo l'origine della vita stessa.

La riproduzione sessuale è legata a doppio filo ai meccanismi stessi dell'evoluzione. A ogni generazione, i geni devono essere duplicati per essere trasmessi alla generazione successiva. Questo meccanismo di copia, come quello degli amanuensi medievali, per quanto preciso e minuzioso, non è esente da errori. A ogni generazione, compaiono mutazioni casuali, alcune così invalidanti da provocare la morte dell'individuo, molte probabilmente irrilevanti, pochissime in grado di mettere l'individuo che le porta in reali condizioni di vantaggio. Alcuni individui moriranno senza riprodursi, altri si riprodurranno, trasmettendo i propri geni alla generazione successiva. A livello di singoli individui, la sopravvivenza è un fenomeno legato al caso; ma a livello di popolazioni, certe varianti di alcuni geni saranno selezionate rispetto ad altre, portando all'evoluzione del patrimonio genetico, e quindi delle caratteristiche fisiche della specie. L'evoluzione biologica è determinata dall'azione di queste due forze: mutazione e selezione; è risultato del lavorio cieco e incessante del caso e della necessità.

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Pagina 41

Riassumiamo: un neurone trasmette a livello delle sinapsi degli impulsi elettrici formati da potenziali d'azione tramite l'interazione tra neurotrasmettitori e recettori per i neurotrasmettitori. Abbiamo visto come neuroni diversi siano collegati tramite vie nervose diverse, per analizzare aspetti distinti dell'ambiente che ci circonda e per generare comportamenti appropriati, e quale sia il ruolo fondamentale dei neuromodulatori. In pillole, queste sono le basi del funzionamento del sistema nervoso a livello microscopico. Acquisite queste nozioni, è possibile dare uno sguardo all'organizzazione macroscopica del cervello umano.

Osservando un cervello, quello che si nota è una struttura molto convoluta vagamente somigliante al gheriglio di una noce e che, come il gheriglio di una noce, è chiaramente divisa in due parti simmetriche. Questa è la corteccia cerebrale, che nella nostra specie ha raggiunto uno sviluppo estremo. Gli osservatori più attenti noteranno anche una specie di noce più piccola e dai solchi più stretti e regolari, situata posteriormente, che è il cervelletto, una struttura legata principalmente al controllo del movimento. La complessità anatomica del cervello umano è impressionante, e rimane in larga misura inesplorata. Qui verranno descritte brevemente solo quelle strutture che sono coinvolte nel controllo del comportamento sessuale e affettivo.

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Pagina 96

Alla luce di questi dati, si è costretti a concludere che alle base delle differenze comportamentali tra bambini e bambine ci sia una diversa esposizione agli ormoni sessuali avvenuta nell'utero della madre e queste differenze sono da considerarsi, almeno in parte, «naturali». Se il contesto sociale sicuramente influenza pesantemente il modo in cui queste differenze si esprimono, alla base c'è un processo biologico e appare utopistica la possibilità di eliminarle totalmente. Stando alle conoscenze attuali, l'unica via praticabile per una completa parità psicologica tra i due sessi sarebbe esporre gli embrioni a concentrazioni controllate e identiche di testosterone; una possibilità che, molto prima della pubblicazione di questi studi, venne presentata con forza visionaria nel romanzo di fantascienza Brave New World (Il mondo nuovo) di Aldous Huxley.

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Pagina 124

1O.

Il giudizio di Paride. La rappresentazione cerebrale della bellezza


I nostri concetti di «bello» e «brutto» hanno un qualche significato biologico o sono costruzioni culturali? Queste problematiche, che possiamo definire come le basi biologiche del giudizio estetico, sono il tema del presente capitolo.

Il termine «giudizio estetico» è utilizzato qui non nel suo «comune» senso filosofico, ma in un'accezione «biologica» e non ristretta a quell'animale culturale che è l'uomo.

Contrariamente a quanto si potrebbe ingenuamente credere, gli animali spesso non si accoppiano tra di loro in maniera indiscriminata, ma scelgono il compagno al quale affidare in futuro metà dei propri geni per generare una prole. Il processo in base al quale alcuni individui vengono preferiti ad altri prende il nome di selezione sessuale. Quali sono i criteri che guidano questa scelta? Non si può certo chiedere a una femmina di una qualche specie di pesci quale tra vari maschi le sembri più bello. Se si osserva però una preferenza sistematica per maschi che mostrano una particolare caratteristica (ad esempio pinne più lunghe), si può ragionevolmente concludere che per i pesci di quella determinata specie la caratteristica in questione (pinne lunghe) dev'essere giudicata «attraente». Questa è la base dell'estetica darwiniana. Una caratteristica fisica è attraente se aumenta il successo riproduttivo di chi la porta, e il «giudizio estetico» è quel meccanismo (innato) che riconosce e analizza queste particolari caratteristiche anatomiche. Tale giudizio estetico non si applica a quadri, costruzioni architettoniche o panorami, ma, esclusivamente, a membri della stessa specie.

Si potrà obiettare che quando non sono pesci, ma uomini e donne a essere coinvolti nel gioco, il giudizio estetico non rappresenta l'unico parametro nella scelta di un compagno. Questo è certamente vero, ma se esistono predisposizioni innate, per quanto piccole, nel corso delle generazioni esse avranno modificato l'aspetto del viso umano. Per individuare tali predisposizioni, è necessario studiare l'impressione immediata evocata da un viso sconosciuto, quel giudizio istantaneo e istintivo espresso esclusivamente sulla base di caratteristiche fisiche. La rapidità di questo processo è impressionante. In uno studio in cui sono stati mostrati a dei soggetti una serie di visi cercando possibili variazioni sistematiche dell'elettroencefalogramma associate alla presentazione di un bel volto, si è potuta individuare una risposta con un ritardo di 30 centesimi di secondo, poco più del doppio del tempo che impiega un centometrista a scattare dai blocchi di partenza dopo lo sparo. Si tratta di un giudizio «animale», ma proprio per questo assume significato biologico. Probabilmente, le preferenze estetiche rappresentano un criterio utilizzato per la scelta del partner che ha influenzato (e forse tuttora influenza) l'evoluzione delle caratteristiche fisiche della nostra specie, l'espressione di una componente innata e geneticamente programmata del nostro comportamento.

La capacità di classificare le persone secondo una scala di bellezza, di selezionare cioè un certo tipo di caratteri somatici rispetto ad altri, implica l'esistenza nel nostro cervello di modelli ideali, per usare le parole di Konrad Lorenz di templates (stampi), con i quali, di volta in volta, vengono confrontate le persone che abbiamo di fronte. Questo modello ideale, al quale viene fatto inconsciamente riferimento, è appreso e soggetto a condizionamento culturale o è innato? Quali sono le regioni del cervello che vengono attivate quando si giudica la bellezza di una persona? Oltre a postulare l'esistenza di un modello ideale, è possibile individuare qualche sua caratteristica? A queste domande si è cercato di rispondere, usando strategie varie che spaziano dalla registrazione di attività neuronale alla psicologia sperimentale.

Per quanto concerne la forma del corpo, ciò che viene giudicato più o meno attraente dipende molto dalle diverse culture, dalle mode del momento, e anche dai gusti personali. Facendo riferimento solo alla cultura occidentale, si spazia dalla preferenza per un fisico emaciato, quasi anoressico, tipico di tante modelle, fino alla predilezione per bellezze opulente come quelle rappresentate nei quadri di Rubens. È però possibile fare una interessante osservazione. Le donne «bene in carne» sono state l'ideale sino a quando procurarsi una alimentazione completa e bilanciata era il problema principale della maggior parte della popolazione. Una donna bene in carne era dunque sinonimo di salute, benessere e buono stato sociale. Nella società consumistica il cibo altamente calorico è diventato alla portata di tutti e un fisico slanciato richiede esercizi ginnici, dedizione e diete: di nuovo sinonimi di buono stato sociale. Quindi, la percezione del fisico ideale può essere influenza dal concetto corrente di status symbol. E un'attenzione estrema ai segnali di status è esattamente quanto ci si attende da una specie sociale e gerarchicamente organizzata come la nostra.

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