Copertina
Autore Massimo Centini
CoautoreFranco Sacconier [fotografie]
Titolo Feste del Piemonte
SottotitoloI luoghi della tradizione
EdizionePriuli & Verlucca, Torino, 2013 , pag. 144, ill., cop.fle., dim. 19x27x0,9 cm , Isbn 978-88-8068-577-7
LettoreLuca Vita, 2013
Classe regioni: Piemonte , storia sociale , fotografia
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Indice


    Piemonte in festa...                                 10

1.  Alagna: Processione del Rosario fiorito              12
2.  Alba: Palio degli asini                              16
3.  Assietta: Festa del Piemonte                         22
4.  Asti: Il Palio                                       26
5.  Avigliana: II Palio                                  30
6.  Bagnasco: Bal do sabre                               34
7.  Bannio Anzino: Festa delle Milizie                   37
8.  Barbania: Badia di san Giuliano                      40
9.  Bognanco: Processione delle «Cavagnette»             42
10. Borgosesia: Mercu Scùrot                             44
11. Canelli: Rievocazione dell'assedio                   46
12. Cannobio: Festa dei «lumieri»                        49
13. Cantoira: La battaglia delle «regine»                52
14. Caresana e Asigliano: Corsa dei buoi                 54
15. Carrù: Fiera del bue grasso                          56
16. Cassine: Festa medievale                             58
17. Castelmagno: Processione di san Magno                61
18. Colloro - Premosello: Rito della Carcavegia          64
19. Coumboscuro: Roumiage de Setembre                    66
20. Cuorgnè: Torneo di maggio. Alla corte di re Arduino  68
21. Fenestrelle: Arlecchino e la danza armata            71
22. Fossano: Palio dei borghi e Giostra dell'oca         74
23. Giaglione e Venaus: Gli Spadonari                    78
24. Ivrea: Carnevale storico                             82
25. Marano Ticino: Palio degli asini                     86
26. Melazzo: Sagra dello stoccafisso                     88
27. Oleggio: Corsa della torta                           90
28. Pragelato: Festa della ghironda                      93
29. Rocca Grimalda: La Lachera                           96
30. Romagnano Sesia: Venerdì Santo                      100
31. Sampeyre: La Baìo                                   104
32. San Giorio: Tutti contro il tiranno                 108
33. Sordevolo: La Passione di Cristo                    112
34. Spinetta Marengo: Rievocazione della battaglia      116
35. Tonco: Giostra del pitu                             120
36. Torino: Festa della Consolata                       122
37. Torino: Festa di san Giovanni                       126
38. Urbiano: Ballo dell'Orso                            130
39. Val Soana: Le processioni per san Besso             132
40. Val Vigezzo: Festa degli spazzacamini               135
41. Varallo Sesia: Processione delle sette Marie        138
42. Villanova d'Asti: L'Infiorata                       140


 

 

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Pagina 10

PIEMONTE IN FESTA...


Nella nostra Regione le cosiddette «feste popolari» sono numerose: anche se definirle esclusivamente feste risulta scorretto, poiché in queste espressioni della tradizione vi sono manifestazioni tra loro molto diverse, che richiedono definizioni appropriate. Per semplicità continueremo a chiamarle feste, anche se tra breve porremo in evidenza alcune indispensabili differenze.

In questo libro ne proponiamo un certo numero, non tutte naturalmente, poiché sarebbero necessarie centinaia di pagine per dare al lettore almeno una breve indicazione sulla tipologia di tutte le singole manifestazioni che si tengono nell'arco dell'anno in Piemonte. E poi, ha senso dire «tutte»? Infatti ne sorgono spesso di nuove e altre vanno in pensione poiché insostenibili dalle comunità che le organizzano, sia per i costi, che per l'impegno richiesto.

Il nostro sarà un itinerario attraverso tutte le province, che ci consentirà di osservare un'espressione vitale del folklore piemontese, offrendoci l'opportunità per ripensare al passato, alla tradizione, alle nostre radici. Infatti, c'era un tempo in cui la festa popolare (in passato detta anche genericamente patronale) era tutto. In uno o più giorni, tutta la comunità si riuniva intorno alla statua del santo, al santuario, o semplicemente sulla piazza del paese per mettere in scena la tradizione antica di un rito le cui origini quasi sempre non erano note a nessuno. Ma era il momento clou dell'anno e accanto alle fasi consacrate alla celebrazione vi erano quelle della convivialità, del ballo a palchetto, dell'albero della cuccagna, della corsa degli asini, o della sfilata di improbabili «contesse e marchesi»: maschere inventate dove la storia era stata avara di memorie.

Ma non mancavano neppure rituali che trasudavano religiosità precristiana rimasta impigliata tra le maglie di un folklore che, come la vita, trova sempre il modo per vincere, per non morire. Purtroppo però, forse a seguito della corsa alla modernizzazione, per le bizze delle ideologie, o semplicemente per la paura che tutto ciò che odorava di antico fosse da chiudere in soffitta, molte feste sono andate perdute, cacciate nella parte più buia del solaio in cui spesso le cose finiscono nel dimenticatoio. Ma per fortuna, dopo decenni di oblio, da quel solaio molte feste sono state recuperate, ritrovate come una fotografia degli avi, come un quaderno dei bisnonni o una raccolta di lettere che prima di parlarci di vicende personali e familiari, sono uno spaccato di microstoria eccezionale. Finiti i tempi in cui ci si vergognava del passato contadino, oggi sono proprio i centri contadini a dare un impulso nuovo alle proprie tradizioni, rimettendo in gioco il loro passato, la loro cultura, il loro modo di porsi davanti alle cose della vita, della natura, della quotidianità e del soprannaturale.

Alla riscoperta delle origini hanno contribuito per anni gli studiosi locali, autentici salvagente della storia minore, che con il loro paziente e appassionato lavoro hanno saputo mantenere vive esperienze culturali e tradizioni altrimenti perdute. Le feste popolari, dalle più grandi e note alle più piccole e sconosciute, sono parte importante per la cultura locale: in quelle di tradizione religiosa, che costituiscono circa il 70% del corpus totale delle feste popolari, può succedere di cogliere i riverberi e peculiarità di un mondo pagano non completamente sopito. Non dimentichiamo, inoltre, che la festa offre un territorio fertile sul quale impostare un dialogo con il sacro, ma anche con la natura, l'ambiente, lo spirito; si conforma quindi un linguaggio comprensibile a tutti, una sorta di dialetto rituale, capace di consentire ad ognuno di noi di utilizzare il proprio sistema culturale per esprimere o ritrovare la propria identità. Primum vivere, deinde philosophari, dicevano i latini: cioè bisogna prima vivere e poi pensare alla filosofia. Nelle nostrane feste le due necessità antagoniste convivono senza attrito alcuno, poiché corpo e spirito, passato e presente sono a stretto contatto e si autoalimentano creando un «luogo» sempre fertile. Sempre in festa...

Dalle montagne alla pianura, passando per laghi e risaie, le feste del Piemonte si presentano ricche di differenze culturali, anche se possono essere poste all'interno di alcuni generici blocchi tematici:


• Feste religiose (dalla «semplice» processione alla sacra rappresentazione)

• Feste collegate alla ritualità del Carnevale

• Feste di ambientazione storica, in cui è ricorrente il modello «medievale»

• Feste focalizzate intorno al tema del palio

• Feste che hanno come centro di gravità pratiche rituali, connesse alla periodizzazione stagionale e tipiche della cultura contadina

• Rievocazioni storiche.


Questi blocchi tematici non sono però compartimenti stagni, poiché vi sono feste che stanno un po' strette in un solo blocco, essendo animate da istanze diverse e di conseguenza ascrivibili, per esempio, sia tra quelle religiose che tra quelle ad ambientazione storica.

Questa caratteristica si esprime limpidamente nella «manifestazione medievale», in cui sono presenti modelli coreografici e aspetti culturali tipici di quel Medioevo un po' aulico, mitico e fantastico, che pare giungere da un ambito fuori della storia. Elementi provenienti dalla tradizione sacra e profana si sposano con altri più facilmente teatralizzabili, in grado di assegnare alla festa vera e propria una fisionomia destinata a renderla leggibile con minore difficoltà per il pubblico, anche se complessa da analizzare sul piano scientifico.

La giostra e il palio esprimono un aspetto particolare della festa medievale, in quanto rievocano situazioni culturali dominate da un antagonismo campanilistico, spesso autentico motore di numerose celebrazioni. Il tema dell'antagonismo, che qui possiamo solo accennare, è uno degli elementi di grande interesse della tradizione rituale popolare, dal quale, ancora una volta, abbiamo modo di cogliere il peso dominante assegnato all'identità. Possiamo vederlo nitidamente osservando quella foresta di stendardi che spesso sventolano incessantemente tra i cortei e le rievocazioni: è un segno molto chiaro della volontà di «marchiare» il proprio bisogno di essere nella storia, definendone caratteristiche e peculiarità.

Quell'universo di colori si trasforma in elemento simbolico fondamentale nel dedalo di una comunicazione che pone in rilievo la volontà di identificarsi, di essere portatori di un ben preciso patrimonio culturale da difendere, da strappare all'oblio.

La festa è quindi anche questo: è occasione per mantenere salda la propria autonomia culturale, il proprio modo di porsi nei confronti degli altri, dell'ambiente, anche dello spazio metafisico. Nella sostanza, è capace di condurci alle radici delle nostre tradizioni.

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Pagina 16

Alba: Palio degli asini

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Pagina 26

Asti: Il Palio

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Pagina 82

Ivrea: Carnevale storico

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Pagina 93

Pragelato: Festa della ghironda

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Pagina 104

Sampeyre: La Baìo

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Pagina 135

Val Vigezzo: Festa degli spazzacamini

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